Da questo post in poi prenderemo in considerazione la storia la vita le leggende di alcuni santi particolari esistiti e non.
Incominciamo la ns. carrellata con un santo "templare" San Bevignate.
Chi fu in realtà Bevignate, il monaco eremita che nonostante la mancata canonizzazione da parte della Santa Sede, continuò ad essere venerato come un santo dal popolo di Perugia?
Il mistero che avvolge questo enigmatico “santo non santo”, e la sua storia, si lega in qualche modo a quella dell’ordine dei cavalieri templari.
La chiesa templare a lui intitolata: è un imponente edificio costruito intorno al 1260 alle porte di Perugia, decorato all’ interno con interessanti affreschi tuttora ben conservati. Considerata tra le più importanti testimonianze architettoniche e artistiche dell’ordine dei cavalieri templari, la chiesa di San Bevignate venne edificata al posto di un’antica cappella – già dedicata a San Girolamo – appartenuta alla ricca e potente domus templare perugina. Presso quell’antico oratorio Bevignate era vissuto da eremita (non si sa bene in quale epoca), e per i suoi molti miracoli fu sempre venerato come un santo dalla popolazione di Perugia.
Alcuni studiosi consultando le rare fonti agiografiche che parlano di Bevignate, era vissuto in età paleocristiana, oppure era stato egli stesso un monaco templare, vissuto e morto all’inizio del XIII secolo ? E in tal caso come è possibile che il suo culto, radicato e sentito a livello locale, sia rimasto circoscritto soltanto nel territorio di Perugia? Non è invece più probabile che il culto per la sua figura si sia diffuso anche oltre i confini del contado perugino?
Lungo l’antica via Francigena fino a giungere a Modena, presso l’Archivio capitolare del duomo, un antico codice liturgico del XII secolo: il Missale vetus ad usum templariorum. Nelprezioso manoscritto : l’eremita perugino non fu un santo conosciuto solo a livello locale, ma fu invece venerato anche al di fuori del territorio perugino.
L’analisi testuale del codice medievale prova infatti che Bevignate fu venerato dai monaci templari che risiedevano nel monastero da cui proveniva il manoscritto: una domus templare situata lungo l’importante e trafficata via Francigena, dove verosimilmente transitarono e furono ospitati migliaia di pellegrini, che a loro volta ebbero quindi modo di conoscere e venerare il santo eremita perugino.
Il manoscritto utilizzato dai Templari, sul cui fronte è scritto Missale Vetus ad Usum Templariorum, è costituito da duecentoventuno fogli in pergamena, introdotti da un interessantissimo calendario liturgico. Ed è proprio sfogliando le prime sette pagine di questo calendario che introduce il messale, che si è potuto verificare l’esistenza delle note obituarie, aggiunte a mano in un periodo successivo alla stesura del codice da almeno dieci diversi monaci templari amanuensi.
Particolarmente emozionante è stato scoprire che, in corrispondenza delle rispettive ricorrenze funebri, sono riportati i nomi di ben tredici Gran Maestri dell’ordine templare, dal primo fondatore Ugo de Payns, fino a Guglielmo de Chartres. Non meno interessante è stato trovare annotato, in corrispondenza del giorno 17 maggio, il nome del templare Pietro da Monte Cucco, allora rettore della domus di Modena. Un’altra sorpresa che questo manoscritto ha riservato agli studiosi è la nota obituaria del re di Francia Filippo II Augusto, registrata in corrispondenza del 14 giugno, dove si legge chiaramente: “obiit venerabilis Philippus Rex Francie“.
Sorpresa ancora piu grande questo manoscritto la riservata alla scoperta che al giorno 12 di maggio, laddove il calendario liturgico ricorda i santi Nereo, Achilleo e Pancrazio, una nota obituaria aggiunta a mano con scrittura gotica corsiva segnala il decesso di “S. Benvegnati”.
Dall’analisi ortografica e fonetica delle aggiunte e delle correzioni postume, gli studiosi hanno potuto stabilire l’appartenenza del codice liturgico di Modena all’area dell’Italia del nord. San Bevignate non è ovviamente il solo santo aggiunto nel calendario liturgico nel corso del XIII secolo. Ci sono ad esempio anche i nomi di San Francesco (al 4 di ottobre) e quello di San Tommaso Becket (anch’egli venerato dai templari).
Sarebbe interessante poter scoprire il nome e la provenienza del monaco templare amanuense che registrò Bevignate come santo, nonostante l’eremita non risultasse canonizzato dalla Santa Sede. Ad aggiungere il nome di Bevignate nel manoscritto potrebbe essere stato un templare della magione piacentina, o forse un monaco di quella modenese. Di certo si sa che ben dieci mani diverse si alternarono negli anni aggiungendo via via nuove note obituarie. Inoltre l’analisi ortografica conferma che il nome di San Bevignate fu trascritto da quella stessa mano che annotò pure, al 4 di ottobre, il nome di san Francesco di Assisi. Il che ci fornisce un’ utile informazione sulla datazione della nota obituaria, verosimilmente non inserita prima del 1226, anno di morte del santo di Assisi la cui canonizzazione avvenne nel 1228.
E’ dunque confermato che Bevignate fu conosciuto anche fuori dei confini del contado perugino, e soprattutto che fu venerato all’interno dell’ambiente dei cavalieri templari. Lo dimostrerebbe non solo il fatto che il suo nome risulta annotato accanto ad eminenti personaggi come i gran maestri dell’ordine cavalleresco e il re di Francia, ma anche il fatto che nella magione templare da cui proveniva il messale, era conservata una reliquia di Bevignate.
Accanto al suo nome annotato al 12 maggio, si nota chiaramente una rasura dove precedentemente qualcuno aveva scritto: “Hic est reliquie“. Forse si trattava di un osso del corpo di Bevignate, in ogni caso di una reliquia a lui appartenuta che fu conservata e venerata in un monastero templare situato lungo la via Francigena. Come dubitare allora che essa sia stata oggetto di venerazione per i molti devoti che transitavano lungo la famosa via di pellegrinaggio? Forse la preziosa reliquia venne in seguito trafugata, o più semplicemente fu portata in un altro monastero, e questo potrebbe aver indotto i fruitori del messale a cancellare successivamente dalla pergamena la notizia riguardante la reliquia.
Ecco la vera storia del misterioso eremita perugino che non fu mai canonizzato dalla Chiesa, nonostante le numerose e continue richieste che i Perugini e i Templari formularono in tal senso.
Per approfondimenti:
Missale Vetus ad Usum Templariorum di Cristina Dondi, in Aevum, Rassegna di scienze storiche linguistiche e filologiche, Anno LXVIII maggio-agosto 1994.
Templari e ospitalieri in Italia. La chiesa di S. Bevignate a Perugia, a cura di M. Roncetti, P. Scarpellini, F. Tommasi, Milano, Electa/Editori Umbri Associati, 1987.
“Bevignate il santo di templari e flagellanti” di A. Bazzoli, in www.evus.it
“Il mistero della canonizzazione negata” di A. Bazzoli, in www.evus.it
“La chiesa templare che sorse nel bosco sacro” di A.Bazzoli, in www.evus.it
Il Templare e il flagellante di A. Bazzoli in Fuaié n. 6 Giugno 2005
Anche un re tra i cavalieri del tempio. Articolo di A. Bazzoli in La Provincia (Corriere dell’Umbria) 29 gennaio 2005
Gianni Bondesan
Il mistero che avvolge questo enigmatico “santo non santo”, e la sua storia, si lega in qualche modo a quella dell’ordine dei cavalieri templari.
La chiesa templare a lui intitolata: è un imponente edificio costruito intorno al 1260 alle porte di Perugia, decorato all’ interno con interessanti affreschi tuttora ben conservati. Considerata tra le più importanti testimonianze architettoniche e artistiche dell’ordine dei cavalieri templari, la chiesa di San Bevignate venne edificata al posto di un’antica cappella – già dedicata a San Girolamo – appartenuta alla ricca e potente domus templare perugina. Presso quell’antico oratorio Bevignate era vissuto da eremita (non si sa bene in quale epoca), e per i suoi molti miracoli fu sempre venerato come un santo dalla popolazione di Perugia.
Alcuni studiosi consultando le rare fonti agiografiche che parlano di Bevignate, era vissuto in età paleocristiana, oppure era stato egli stesso un monaco templare, vissuto e morto all’inizio del XIII secolo ? E in tal caso come è possibile che il suo culto, radicato e sentito a livello locale, sia rimasto circoscritto soltanto nel territorio di Perugia? Non è invece più probabile che il culto per la sua figura si sia diffuso anche oltre i confini del contado perugino?
Lungo l’antica via Francigena fino a giungere a Modena, presso l’Archivio capitolare del duomo, un antico codice liturgico del XII secolo: il Missale vetus ad usum templariorum. Nelprezioso manoscritto : l’eremita perugino non fu un santo conosciuto solo a livello locale, ma fu invece venerato anche al di fuori del territorio perugino.
L’analisi testuale del codice medievale prova infatti che Bevignate fu venerato dai monaci templari che risiedevano nel monastero da cui proveniva il manoscritto: una domus templare situata lungo l’importante e trafficata via Francigena, dove verosimilmente transitarono e furono ospitati migliaia di pellegrini, che a loro volta ebbero quindi modo di conoscere e venerare il santo eremita perugino.
Il manoscritto utilizzato dai Templari, sul cui fronte è scritto Missale Vetus ad Usum Templariorum, è costituito da duecentoventuno fogli in pergamena, introdotti da un interessantissimo calendario liturgico. Ed è proprio sfogliando le prime sette pagine di questo calendario che introduce il messale, che si è potuto verificare l’esistenza delle note obituarie, aggiunte a mano in un periodo successivo alla stesura del codice da almeno dieci diversi monaci templari amanuensi.
Particolarmente emozionante è stato scoprire che, in corrispondenza delle rispettive ricorrenze funebri, sono riportati i nomi di ben tredici Gran Maestri dell’ordine templare, dal primo fondatore Ugo de Payns, fino a Guglielmo de Chartres. Non meno interessante è stato trovare annotato, in corrispondenza del giorno 17 maggio, il nome del templare Pietro da Monte Cucco, allora rettore della domus di Modena. Un’altra sorpresa che questo manoscritto ha riservato agli studiosi è la nota obituaria del re di Francia Filippo II Augusto, registrata in corrispondenza del 14 giugno, dove si legge chiaramente: “obiit venerabilis Philippus Rex Francie“.
Sorpresa ancora piu grande questo manoscritto la riservata alla scoperta che al giorno 12 di maggio, laddove il calendario liturgico ricorda i santi Nereo, Achilleo e Pancrazio, una nota obituaria aggiunta a mano con scrittura gotica corsiva segnala il decesso di “S. Benvegnati”.
Dall’analisi ortografica e fonetica delle aggiunte e delle correzioni postume, gli studiosi hanno potuto stabilire l’appartenenza del codice liturgico di Modena all’area dell’Italia del nord. San Bevignate non è ovviamente il solo santo aggiunto nel calendario liturgico nel corso del XIII secolo. Ci sono ad esempio anche i nomi di San Francesco (al 4 di ottobre) e quello di San Tommaso Becket (anch’egli venerato dai templari).
Sarebbe interessante poter scoprire il nome e la provenienza del monaco templare amanuense che registrò Bevignate come santo, nonostante l’eremita non risultasse canonizzato dalla Santa Sede. Ad aggiungere il nome di Bevignate nel manoscritto potrebbe essere stato un templare della magione piacentina, o forse un monaco di quella modenese. Di certo si sa che ben dieci mani diverse si alternarono negli anni aggiungendo via via nuove note obituarie. Inoltre l’analisi ortografica conferma che il nome di San Bevignate fu trascritto da quella stessa mano che annotò pure, al 4 di ottobre, il nome di san Francesco di Assisi. Il che ci fornisce un’ utile informazione sulla datazione della nota obituaria, verosimilmente non inserita prima del 1226, anno di morte del santo di Assisi la cui canonizzazione avvenne nel 1228.
Accanto al suo nome annotato al 12 maggio, si nota chiaramente una rasura dove precedentemente qualcuno aveva scritto: “Hic est reliquie“. Forse si trattava di un osso del corpo di Bevignate, in ogni caso di una reliquia a lui appartenuta che fu conservata e venerata in un monastero templare situato lungo la via Francigena. Come dubitare allora che essa sia stata oggetto di venerazione per i molti devoti che transitavano lungo la famosa via di pellegrinaggio? Forse la preziosa reliquia venne in seguito trafugata, o più semplicemente fu portata in un altro monastero, e questo potrebbe aver indotto i fruitori del messale a cancellare successivamente dalla pergamena la notizia riguardante la reliquia.
Ecco la vera storia del misterioso eremita perugino che non fu mai canonizzato dalla Chiesa, nonostante le numerose e continue richieste che i Perugini e i Templari formularono in tal senso.
Per approfondimenti:
Missale Vetus ad Usum Templariorum di Cristina Dondi, in Aevum, Rassegna di scienze storiche linguistiche e filologiche, Anno LXVIII maggio-agosto 1994.
Templari e ospitalieri in Italia. La chiesa di S. Bevignate a Perugia, a cura di M. Roncetti, P. Scarpellini, F. Tommasi, Milano, Electa/Editori Umbri Associati, 1987.
“Bevignate il santo di templari e flagellanti” di A. Bazzoli, in www.evus.it
“Il mistero della canonizzazione negata” di A. Bazzoli, in www.evus.it
“La chiesa templare che sorse nel bosco sacro” di A.Bazzoli, in www.evus.it
Il Templare e il flagellante di A. Bazzoli in Fuaié n. 6 Giugno 2005
Anche un re tra i cavalieri del tempio. Articolo di A. Bazzoli in La Provincia (Corriere dell’Umbria) 29 gennaio 2005
Gianni Bondesan
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