Il "santino" che vi propongo questa settimana, è una litografia di scuola napoletana della fine del XIX secolo,misure 13,8 x 18,8 cm. alla stampa 9,6 x 13,5 stampata da una tra le più importanti Tipografie, situata nel popoloso quartiere di Spaccanpoli e precisamente in Via San Biagio dei Librai.
Palazzo Marigliano Via San Biagio dei Librai n°39 |
Venerato per la sua virtù taumaturgica, difendere la gola da tutti i possibili malanni, il busto del santo è oggi esposto nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, più avanti sulla strada.
‘Dei Librai’ per i padri che la custodivano, esperti in questa arte, come ricorda la scritta su palazzo Marigliano: “Qui presso la casa di San Gennaro … sorgeva la basilica augustale … e qui … ebbe origine l’arte dei maestri librai”.
Il santino fu stampato come detto, alla fine del XIX secolo dalla Litografia Francesco Apicella che nasce in Largo San Biagio al numero 38 nel 1837 vicino, appunto a Palazzo Marigliano.
"Nel 1895 il Rev. don Antonio Lombardi, tritantese, si metteva in contatto con la litografia e calcografia Francesco Apicella, casa fondata nel 1837 con sede a Napoli in via San Biagio de Librai n°38; ordinava " 600 grandi stampe di Sant'Atenogene in carta rosata, con 100 colorite più 400 piccole tutte per lire 40,00".
(fonte http://www.parrocchiamaropati.it/s_atenogene.html)
A pochi passi di distanza, al numero 31, un’altra iscrizione ricorda che:
“In questa cameretta nacque il XXII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico.
"Qui vi dimorò fino a diciassette anni e nella sottoposta piccola bottega del padre libraio usò passare le notti nello studio vigilia giovanile della sua opera sublime”.A pochi passi di distanza, al numero 31, un’altra iscrizione ricorda che:
“In questa cameretta nacque il XXII giugno MDCLXVIII Giambattista Vico.
La litografia Apicella si annovera insieme a quella degli Scafa e Rinaldini tra le ditte tipografiche più importanti del XIX secolo napoletano che più concentrarono in parte o in toto la loro produzione su temi religiosi dai libri di catechesi alla bibbia alla produzione di santini.
Ricordiamo ancora per esempio la Casa D’Auria editore pontificio in Napoli fondata anch'essa nel 1837, e negli stessi anni la Tipografia del beato Lodovico Pavoni (di fatto il precursore dell’editrice Àncora).
A Napoli, l’arte sacra fu mantenuta viva dagli incisori della scuola di San Biagio dei Librai, con le loro botteghe operanti fino alla fine degli anni quaranta-cinquanta del Novecento.
A Napoli, l’arte sacra fu mantenuta viva dagli incisori della scuola di San Biagio dei Librai, con le loro botteghe operanti fino alla fine degli anni quaranta-cinquanta del Novecento.
Nelle opere dei maestri incisori napoletani riviveva, l’arte del Cinquecento, secolo classico per eccellenza dell’arte sacra.
Nelle incisioni dei madonnari di San Biagio dei librai, quasi sempre monocrome, le figure di Santi guerrieri o di Madonne in trono, venivano sorrette da contorni robusti e da armoniosi impianti di natura bidimensionale.
Sotto il profilo valutativo, alcuni esemplari delle botteghe degli Scafa e degli Apicella raggiungono valenze artistiche elevate, anche se lo stile faceva riferimento all’arte popolare,trattandosi, appunto, di immagini devote.
Qui di seguito una litografia dell' Immacolata prodotta dalla Litografia Apicella.
Litografia fine XIX secolo raffigurante la Madonna Immacolata venerata a Portici in provincia di Napoli misure 70x50 da: http://www.marcianoarte.com/stampe-antiche/vergine-immacolata |
Prendiamo ora in esame il "nostro santino" che ci riserverà una importante scoperta.
Come già accennato i Maestri incisori napoletani nelle loro opere rivivevano i fasti della pittura barocca , ne è appunto dimostrazione questa litografia di Apicella che si rifà alla Immacolata Concezione dipinta da Andrea Bordone nel 1625, pittore romano attivo in puglia dal 1596 al 1629 .
Come possiamo notare dal confronto il richiamo all'opera del Bordone è palese.
Sia nel quadro del Bordone che nel santino di Apicella vi ritroviamo un elenco figurato degli attributi conferiti all'Immacolata Concezione.
.
La Chiesa di San Severino è annoverata fra le più belle Chiese di Napoli, per la sua storia vi rimando a:
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_dei_Santi_Severino_e_Sossio
Come già accennato i Maestri incisori napoletani nelle loro opere rivivevano i fasti della pittura barocca , ne è appunto dimostrazione questa litografia di Apicella che si rifà alla Immacolata Concezione dipinta da Andrea Bordone nel 1625, pittore romano attivo in puglia dal 1596 al 1629 .
Come possiamo notare dal confronto il richiamo all'opera del Bordone è palese.
Sia nel quadro del Bordone che nel santino di Apicella vi ritroviamo un elenco figurato degli attributi conferiti all'Immacolata Concezione.
Il quadro attualmente è collocato nella Cappella dell'Ateneo di Bari.
La Chiesa di San Severino è annoverata fra le più belle Chiese di Napoli, per la sua storia vi rimando a:
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_dei_Santi_Severino_e_Sossio
Nella raffigurazione l'immacolata è attorniata da 14 angeli, riferimento voluto ed esplicito all'Apocalisse capitolo 14 e alla Madonna dell'Apocalisse, di cui parleremo più avanti nel post, la parola Angelo la troviamo nei versetti 6,8,9,15,17,18,19, ma vengono nominati anche in:
2Samuele 14,17 e 14,20
Esodo 14,19
Zaccaria 1,14
Corinzi 11,14
Galati 4,14 e ancora nell'Apocalisse nei capitoli 3,14 e 9,14
In alto al centro, troviamo raffigurato Dio tra due Angeli,così come nel quadro del Bordone, che sostengono un drappo su cui vi è uno scritto in latino, ma la poca chiarezza dei dettagli , - il santino nella sua fattura, è molto approssimativo nei tratti, e questo ne indica l'uso prettamente popolare, in quanto veniva probabilmente donato dal parroco ai fedeli- non permette una chiara lettura dei particolari.
Lo scritto in latino in questo caso, nel drappo centrale è fortunatamente abbastanza chiaro e leggibile:
es amica mea et
Questa frase la troviamo, nel Cantico dei Cantici capitolo IV versetto 7 ed è il seguente:
Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te;
favus distillans labia tua; mel et lac sub lingua tua;
odor unguentorum tuorum super omnia aromata:
jam enim hiems transiit, imber abiit et recessit.
Flores apparuerunt; vineae florentes odorem dederunt,
et vox turturis audita est in terra nostra:
surge, propera, amica mea: veni de Libano, veni, coronaberis.
favus distillans labia tua; mel et lac sub lingua tua;
odor unguentorum tuorum super omnia aromata:
jam enim hiems transiit, imber abiit et recessit.
Flores apparuerunt; vineae florentes odorem dederunt,
et vox turturis audita est in terra nostra:
surge, propera, amica mea: veni de Libano, veni, coronaberis.
La traduzione è la seguente:
Sei tutta bella, amica mia, non vi è in te nessuna macchia.
cola dalle labbra tue come da un favo il nettare, miele e latte sotto la tua lingua.
L'odore del tuo profumo supera tutti gli aromi.
Per ora l'inverno è passato, la pioggia è cessata.
I fiori sono apparsi, i rampicanti in fiore hanno dato via la loro fragranza,
e la voce della tortora si ode nella nostra terra.
Alzati, amica mia, mia una fiera, vieni dal Libano, vieni, sarài incoronata
Ai lati dell'Immacolata troviamo due soli, presenti anche nell'opera pittorica.
Sul drappo del sole di sinistra è scritto:
svetta il sol.
Mentre sul drappo del sole di destra, in latino leggiamo:
purich rei est l(i)unix(s)
che tradotto dovrebbe essere:
-la pureza è a Giugno -
chiaro riferimento, alla festività del Cuore Immacolato della Vergine Maria, che si festeggia il 16 giugno .
Per quanto riguarda, invece, la frase "svetta il sol" dobbiamo raccontare la nascita dell'immagine dell'Immacolata Concezione, vi riporto di seguito, per intero, la spiegazione, che ne dà il Cardinale Gianfranco Ravasi biblista teologo ed ebraista.
La donna vestita di sole.
Una delle melodie mariane più popolari ha un avvio che in latino suona così:
tratto da: Lasciamoci Guidare La donna Vestita di sole.
Dopo i due soli, troviamo due Angeli , il primo a sinistra sorregge un piccolo albero dalle sembianze di un salice piangente, ma perchè proprio un salice ?
Ious horto sum
che tradotto è:
Io sono il Giardino
Il drappo reca la scritta:
Porta clausa
Uno degli attributi dati all'Immacolata, insieme all'hortus conclusus che ne enfatizzano la verginità.
Il riferimento è alle Litanie dell'Immacolata Concezione litanie che furono approvate dal papa Sisto V nel 1587 :
Per vedere le litanie coplete vai sul sito:
http://www.preghiereagesuemaria.it
Ora passiamo alla terza coppia di Angeli, in quello di sinistra, oltre il drappo che contiene la frase latina:
Speculum sine macula
che tradotto è:
Specchio Senza macchia ( Immacolato)
La presenza di uno specchio nelle mani dell'angelo, indica appunto uno degli appellativi attribuiti alla Madonna che può essere chiamata anche «specchio di giustizia» e «onnipotenza supplicante».
Specchio di Giustizia perché Dio l’ha tanto amata fino a concentrare in Lei tutte le perfezioni che in una creatura si possono avere, e per questo in nessuna Lui si specchia così perfettamente come in Lei.
L'Angelo di destra ha in mano una rosa e nel drappo troviamo la frase :
Cantavenera
con questa iconografia si fa riferimento alla Vergine della Rosa il primo attributo della storia dell'Immacolata Concezione, infatti:
Il tempio della Vergine della Rosa in Lucca è importante per la particolare indulgenza riservata a chi visitava la chiesetta.
Passiamo ora alla quarta coppia di Angeli, in questo caso l'interpretazione della frase scritta sul drappo dell'Angelo di sinistra risulta impossibile, comunque vi è raffigurato un albero;
l'Albero di Jessè.
Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza,........
Il leone si ciberà di paglia, come il bue ..
Isaia,XI°
L’albero di Jessé rappresenta l’albero genealogico della famiglia reale alla quale appartengono Maria e Gesù; così infatti commenta nel XII° secolo Herveus, Patrol., t.CLXXXI :“ Il patriarca Jesse appartiene alla famiglia reale, ed è per questo motivo che il ceppo di Jesse significa la linea dei re. Quanto al germoglio, questi simboleggia Maria, come il fiore simboleggia Gesù ”.Oltre a rappresentare l'albero di Jesse, fa sicuramente riferimento al Platano che troviamo menzionato nella lettera ai Siracidi capitolo 24 versetto 14 .
[14] Sono cresciuta come una palma in Engaddi,
come le piante di rose in Gerico,
come un ulivo maestoso nella pianura;
sono cresciuta come un platano.
L'Angelo di destra, ha tra le mani un ramoscello d'olivo, ma come per il precedente l'interpretazione dello scritto sul drappo è difficoltosa, l'unica parola chiara che vi riusciamo a leggere è olivo, anche qui il riferimento è alla lettera ai Siracidi capitolo 24 versetto 14.
Fin dall'antichità l'olivo fu sempre associato al significato di pace e di concordia: nella mitologia greca e latina legato alla dea Atena/Minerva, raffigurata con un ramoscello di olivo nelle mani, nella tradizione cristiana collegato a episodi e personaggi diversi.
cola dalle labbra tue come da un favo il nettare, miele e latte sotto la tua lingua.
L'odore del tuo profumo supera tutti gli aromi.
Per ora l'inverno è passato, la pioggia è cessata.
I fiori sono apparsi, i rampicanti in fiore hanno dato via la loro fragranza,
e la voce della tortora si ode nella nostra terra.
Alzati, amica mia, mia una fiera, vieni dal Libano, vieni, sarài incoronata
Ai lati dell'Immacolata troviamo due soli, presenti anche nell'opera pittorica.
Sul drappo del sole di sinistra è scritto:
svetta il sol.
Mentre sul drappo del sole di destra, in latino leggiamo:
purich rei est l(i)unix(s)
che tradotto dovrebbe essere:
-la pureza è a Giugno -
chiaro riferimento, alla festività del Cuore Immacolato della Vergine Maria, che si festeggia il 16 giugno .
Per quanto riguarda, invece, la frase "svetta il sol" dobbiamo raccontare la nascita dell'immagine dell'Immacolata Concezione, vi riporto di seguito, per intero, la spiegazione, che ne dà il Cardinale Gianfranco Ravasi biblista teologo ed ebraista.
La donna vestita di sole.
di Gianfranco
Ravasi
Una delle melodie mariane più popolari ha un avvio che in latino suona così:
Tota pulchra es, Maria, et macula
originalis non est in te,
"Tutta bella sei, Maria, e in te non c'è la macchia originale" del peccato.
"Tutta bella sei, Maria, e in te non c'è la macchia originale" del peccato.
La frase, che
esalta l'Immacolata Concezione la cui
proclamazione ufficiale, avvenne nel 1854 fatta da Pio IX, è la rielaborazione di un
versetto del Cantico dei cantici in cui l'amato
dice alla sua donna:
"Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia!" (4,7).
(versetto che ritroviamo nell'immagine, nel drappo, tra le mani di Dio)
dice alla sua donna:
"Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia!" (4,7).
(versetto che ritroviamo nell'immagine, nel drappo, tra le mani di Dio)
La rilettura mariana del
Cantico era iniziata nel Medio Evo ed era il segno di una prassi diffusa che
coinvolgeva altri testi biblici.
Per l'Immacolata Concezione fu adottato un altro passo della S. Scrittura, oltre a questo del Cantico e a quello di Genesi 3,15 .
Per l'Immacolata Concezione fu adottato un altro passo della S. Scrittura, oltre a questo del Cantico e a quello di Genesi 3,15 .
Si tratta di Apocalisse 12,1, un versetto divenuto celebre anche nella storia
dell'arte sacra:
"Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di
sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici
stelle".
(spiegato il perchè dei 14 angeli e il riferimento all'Apocalisse)
(spiegato il perchè dei 14 angeli e il riferimento all'Apocalisse)
Forse l'autore dell'Apocalisse pensava alla Chiesa al cui interno
Cristo nasce continuamente attraverso la Parola e l'Eucaristia.
Tuttavia era
facile e spontanea anche la trasposizione mariana operata dalla successiva
tradizione ecclesiale: la donna è la madre pura e feconda che genera il Figlio
Salvatore.
Contro di essa si scatena il male personificato dal drago demoniaco (ritorna il segno del serpente come in Genesi 3,15).
Contro di essa si scatena il male personificato dal drago demoniaco (ritorna il segno del serpente come in Genesi 3,15).
Il suo colore è
rosso sangue perché provoca violenza, guerra e oppressione.
Con le sue sette teste, le sue dieci corna, segno di potenza orgogliosa, con le sue sette corone rappresenta la brutalità del potere, soprattutto di quello imperiale romano.
Con le sue sette teste, le sue dieci corna, segno di potenza orgogliosa, con le sue sette corone rappresenta la brutalità del potere, soprattutto di quello imperiale romano.
L'azione del drago è sacrilega, è una sfida al cielo: la sua coda possente,
infatti, abbatte le stelle del cielo, luogo divino.
Forse si allude ai fedeli
strappati dalle imprese sataniche alla loro comunione con Dio; altri pensano
all'apostasia degli angeli ribelli.
Certo è che Giovanni attribuisce a Satana un
potere soprannaturale.
Ma il racconto ha il suo acme proprio nel conflitto che
si apre tra il drago demoniaco e la donna col suo figlio neonato.
Lo scontro tra
Bene e Male è aperto.
Il figlio partorito dalla donna è descritto come il
re-Messia contro cui si accanisce Satana.
Ma Dio protegge la Madre e il Figlio da quell'assalto.
Ma Dio protegge la Madre e il Figlio da quell'assalto.
"Appena scaraventato a terra, il drago si avventò sulla
donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma la donna ricevette da Dio due
ali di grande aquila per volare nel deserto, nel rifugio preparatole per essere
nutrita lontano dal serpente.
Il drago vomitò dalla sua bocca contro la donna un
fiume d'acqua per poterla travolgere con le sue acque impetuose.
Ma la terra
venne in soccorso della donna: si aprì una voragine e il fiume dalla bocca del
drago fu inghiottito" (Apocalisse 12,13-16).
Dio crea per la donna una via di
salvezza raffigurata simbolicamente nelle ali di aquila: è per questo che Maria
in certe antiche raffigurazioni dell'Apocalisse era disegnata con le ali.
Nel XII sec. uno scrittore cristiano, Adamo di S. Vittore, riprendeva così l'immagine del c. 12 dell'Apocalisse:
Nel XII sec. uno scrittore cristiano, Adamo di S. Vittore, riprendeva così l'immagine del c. 12 dell'Apocalisse:
"Come il sole fa impallidire la luna e la
luna le miriadi di stelle, così Maria, ineguagliabile, riluce su tutta la
creazione".
Bellezza e candore immacolato di Maria vengono celebrati attraverso
l'immagine della donna "vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul
suo capo una corona di dodici stelle".
Nascono, così, le famose "Immacolate",
statue o pitture che, a partire dal tardo XVI sec., trionferanno
nell'iconografia mariana:
alla falce di luna sotto i piedi della Vergine si
aggiungerà il serpente della Genesi, identificato col drago dell'Apocalisse.
Esso s'avvinghia sul globo terrestre che sorregge la falce di luna sulla quale
svetta Maria, raggiante di luce, col Bambino in braccio.
( riferimento alle parole nel drappo del sole a sinistra)
( riferimento alle parole nel drappo del sole a sinistra)
Essa è illuminata dai
raggi di un sole nascosto alle sue spalle, simbolo divino e messianico, mentre
le dodici stelle che fungono da aureola o corona incarnano le dodici tribù
d'Israele e gli apostoli.
L'immagine di Maria come donna dell'Apocalisse rimase, così, stampata nella mente popolare.
L'immagine di Maria come donna dell'Apocalisse rimase, così, stampata nella mente popolare.
Petrarca inizia la sua celebre
canzone alla Vergine, con questi versi famosi:
"Vergine bella, che di sol
vestita,/ coronata di stelle, al sommo Sole/ piacesti sì che in te sua luce
ascose...".
E Savonarola inizia così il suo sonetto Ad Virginem: "Salve, Regina, virgo gloriosa,/ ne la cui fronte el Sol sua luce prende,/ Madre di quel a cui l'onor si rende,/ e del suo Padre dolce figlia e sposa...".
E Savonarola inizia così il suo sonetto Ad Virginem: "Salve, Regina, virgo gloriosa,/ ne la cui fronte el Sol sua luce prende,/ Madre di quel a cui l'onor si rende,/ e del suo Padre dolce figlia e sposa...".
tratto da: Lasciamoci Guidare La donna Vestita di sole.
Dopo i due soli, troviamo due Angeli , il primo a sinistra sorregge un piccolo albero dalle sembianze di un salice piangente, ma perchè proprio un salice ?
Nel Medioevo lo si incontra talvolta come
simbolo di castità per questo in alcuni casi utilizzato come attributo dell'immacolata concezione.
Poiché gli si possono tagliare sempre nuovi rami, inesauribilmente, fu paragonato alla Bibbia come fonte di saggezza che non si esaurisce mai.
I rami di salice benedetti nella Domenica delle Palme erano ritenuti proteggere dal fulmine, dal maltempo e dagli influssi malefici.
Il Salice piangente, per la sua figura rivolta verso terra che ricorda fiumi di lacrime che scorrono, è spesso un simbolo del lamento funebre.
sul drappo vi è la scritta in latino:Poiché gli si possono tagliare sempre nuovi rami, inesauribilmente, fu paragonato alla Bibbia come fonte di saggezza che non si esaurisce mai.
I rami di salice benedetti nella Domenica delle Palme erano ritenuti proteggere dal fulmine, dal maltempo e dagli influssi malefici.
Il Salice piangente, per la sua figura rivolta verso terra che ricorda fiumi di lacrime che scorrono, è spesso un simbolo del lamento funebre.
Ious horto sum
che tradotto è:
Io sono il Giardino
Probabilmente tale rappresentazione fa riferimento all' hortus conclusus (latino, traducibile in italiano come "orto recintato") è la forma tipica di giardino medievale, legato soprattutto a monasteri e conventi.
Come dice il nome stesso si tratta di una zona verde, generalmente di piccole dimensioni, e circondata da alte mura, dove i monaci coltivavano essenzialmente piante e alberi per scopi alimentari e medicinali.
Nel campo dell'arte sacra europea l' hortus conclusus divenne presto simbolo della verginità di Maria e si trova spesso raffigurato, anche tramite pochi accenni simbolici, in dipinti quali le Annunciazioni ed altre scene della vita della Vergine.
L'immagine dell' hortus conclusus è ripresa da un passo biblico del Cantico dei Cantici (4, 12):
«Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata».
(quindi anche la rappresentazione della fontana che troviamo raffigurata in alcuni quadri e santini, vedi ad esempio quello di Sant'Anna. è un attributo iconografico riconducibile alla Madonna e alla sua verginità).
L'Angelo a destra porta tra le mani un Tempio a rappresentare la Domus Aurea di cui abbiamo già ampiamente parlato nel post su Sant'Anna.L'immagine dell' hortus conclusus è ripresa da un passo biblico del Cantico dei Cantici (4, 12):
«Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata».
(quindi anche la rappresentazione della fontana che troviamo raffigurata in alcuni quadri e santini, vedi ad esempio quello di Sant'Anna. è un attributo iconografico riconducibile alla Madonna e alla sua verginità).
Il drappo reca la scritta:
Porta clausa
Uno degli attributi dati all'Immacolata, insieme all'hortus conclusus che ne enfatizzano la verginità.
Il riferimento è alle Litanie dell'Immacolata Concezione litanie che furono approvate dal papa Sisto V nel 1587 :
Porta Immacolata che conduci a
Gesù, prega per noi
Vergine Immacolata che trionfi
sul peccato, prega per noi Per vedere le litanie coplete vai sul sito:
http://www.preghiereagesuemaria.it
Speculum sine macula
che tradotto è:
Specchio Senza macchia ( Immacolato)
La presenza di uno specchio nelle mani dell'angelo, indica appunto uno degli appellativi attribuiti alla Madonna che può essere chiamata anche «specchio di giustizia» e «onnipotenza supplicante».
Specchio di Giustizia perché Dio l’ha tanto amata fino a concentrare in Lei tutte le perfezioni che in una creatura si possono avere, e per questo in nessuna Lui si specchia così perfettamente come in Lei.
L'Angelo di destra ha in mano una rosa e nel drappo troviamo la frase :
Cantavenera
con questa iconografia si fa riferimento alla Vergine della Rosa il primo attributo della storia dell'Immacolata Concezione, infatti:
Il tempio della Vergine della Rosa in Lucca è importante per la particolare indulgenza riservata a chi visitava la chiesetta.
A tal proposito è opportuno
annotare che Papa Urbano VI concesse un’ indulgenza d’un anno ed una quarantena
per tutte le persone che facessero visita presso la chiesa di Santa Maria della
Rosa in tal giorno, come da Bolla -il cui originale conservasi nella Biblioteca
Arcivescovile- data in Lucca l’8 settembre 1387.
Occorre sottolineare che questa
particolare preziosissima indulgenza voluta dal Romano Pontefice assume la
valenza di prima celebrazione della Concezione di Maria pertanto la si può
assurgere al rango di antesignana delle successive, nonché dell’istiuzione della
festa della Immacolata Concezione. ((tratto dal sito www.antropologiaartesacra.it)
Passiamo ora alla quarta coppia di Angeli, in questo caso l'interpretazione della frase scritta sul drappo dell'Angelo di sinistra risulta impossibile, comunque vi è raffigurato un albero;
l'Albero di Jessè.
Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza,........
Il leone si ciberà di paglia, come il bue ..
Isaia,XI°
L’albero di Jessé rappresenta l’albero genealogico della famiglia reale alla quale appartengono Maria e Gesù; così infatti commenta nel XII° secolo Herveus, Patrol., t.CLXXXI :“ Il patriarca Jesse appartiene alla famiglia reale, ed è per questo motivo che il ceppo di Jesse significa la linea dei re. Quanto al germoglio, questi simboleggia Maria, come il fiore simboleggia Gesù ”.Oltre a rappresentare l'albero di Jesse, fa sicuramente riferimento al Platano che troviamo menzionato nella lettera ai Siracidi capitolo 24 versetto 14 .
[14] Sono cresciuta come una palma in Engaddi,
come le piante di rose in Gerico,
come un ulivo maestoso nella pianura;
sono cresciuta come un platano.
L'Angelo di destra, ha tra le mani un ramoscello d'olivo, ma come per il precedente l'interpretazione dello scritto sul drappo è difficoltosa, l'unica parola chiara che vi riusciamo a leggere è olivo, anche qui il riferimento è alla lettera ai Siracidi capitolo 24 versetto 14.
Fin dall'antichità l'olivo fu sempre associato al significato di pace e di concordia: nella mitologia greca e latina legato alla dea Atena/Minerva, raffigurata con un ramoscello di olivo nelle mani, nella tradizione cristiana collegato a episodi e personaggi diversi.
Uno dei più noti, e che si trova con una certa frequenza nelle catacombe romane, è sicuramente quello narrato nell'Antico Testamento quando dopo il diluvio la colomba tornò a Noè con un ramo di olivo nel becco, simbolo della pace ripristinata tra Dio e il genere umano.
Questo significato simbolico ci fa capire anche perchè l'olivo fu associato alla raffigurazione della Vergine Maria, la cui Immacolata Concezione sancisce la definitiva pace tra Dio e l'uomo dopo il peccato originale.
"sine labe originali concepta", cioè concepita senza macchia di peccato.
Nella quinta coppia di Angeli, quello a sinistra sostiene la rappresentazione di due alberi, riferimento alla lettera ai Siracidi capitolo 24 versetto 13.
[13] Sono cresciuta come un cedro sul Libano,
come un cipresso sui monti dell'Ermon.
L'Angelo di destra sorregge una chiesa e sul drappo riusciamo a leggere:
Civitas Vici
Citta Vittoriosa
Riferimento alla Civitas Dei (Città di Dio), Altro attributo dell'Immacolata, ma anche alla Chiesa della Madonna della Civita e allo scritto di Sant'Agostino De Civitate Dei scritto con la finalità di difendere il cristianesimo dalle accuse dei pagani.
Gli ultimi due Angeli della raffigurazione sostengono un lungo drappo su cui si riesce a leggere alcune parole latine che potrebbero far parte di una frase più complessa:
Speciosa facta es et suavis in deliciis tuis, Sancta Dei Genitrix.
Tale frase potrebbe essere stata presa da un Mottetto medievale ed è detta Antifona la sua funzione era quella di scandire a intervalli tra i brani un percorso spirituale attorno la figura di Maria.
A conclusione, come abbiamo potuto evidenziare nei vari passaggi di spiegazione, tutti gli attributi dell'Immacolata Concezione sono presi dal Cantico dei Cantici :
Pulchra ut luna, Electa ut sol, Flos campi, Lilium inter spinas, Turris David, Fons hortorum, Puteus aquarum viventium, Hortus conclusus, Palma.
Ancora da Ezechiele 44,1-2 viene attinto l'attributo di Porta clausa e da Sapienza 7,26 quello di Speculum sine macula.
Altre immagini coniate per l'Immacolata confluiranno poi nelle Litanie Lauretane (Stella del mare, Cedro, Olivo, Arbusto di rose, Città di Dio, Porta del Cielo, Scala di Giacobbe etc.).
Come affermato in precedenza, se il "santino" risulta avere un tratto approssimativo, conferendo all'immagine una non chiara lettura nella sua interezza, non è così per la costruzione iconografica, ricca di particolari che non sono stati ricopiati da illustri pittori, ma reinterpretati con aggiunte proprie, si guardi ad esempio alla raffigurazione dei 14 Angeli che circondano l'Immacolata, con il loro numero richiamano il capitolo 14 dell'Apocalisse legato a sua volta alla Madonna dell'Apocalisse, o ancora il riferimento al Salice Piangente, sicuramente un attributo iconografico poco conosciuto e utilizzato.
Tale costruzione iconografica degli attributi dell'Immacolata, rende il "Santino" unico nel suo genere e soprattutto, ci fa comprendere che i "Madonnari" oltre che essere esperti incisori, erano anche profondi studiosi e conoscitori delle Sacre Scritture e in questo caso specifico un grande studioso e conoscitore lo fu il litografo Francesco Apicella.
Vi avevo anticipato all'inizio del post che questo "Santino" ci riservava una sorpresa è arrivato il momento di svelarla.
Ora guardiamo il verso del "Santino" dove vi troviamo uno scritto a mano con calligrafia in corsivo.
Ora esaminiamolo attentamente
Lo scritto dice quanto segue:
Per 2000 figure come questa
22 Aprile 1894
questa frase ci dice due cose molto importanti.
La prima è un'indicazione importante, che ci permette di capire la mole di lavoro che la tipografia doveva avere per poter soddisfare i propri clienti infatti si parla di ben 2000 immaginette da stampare.
La seconda, forse la più importante è la data, 22 Aprile 1894 che ci consente per la prima volta nella Storia del collezionismo di Santini (a mio sapere!) di dare una data quasi certa alla produzione di tale immaginetta.
Sicuramente non fu stampata ovviamente il 22 di Aprile ma probabilmente ne possiamo collocare la stampa appunto nel mese di Aprile del 1894.
Troviamo poi una seconda frase:
che ci dice:
Per 734 figurine per abitini
L'Abitino non è altro che uno scapolare per non prolungare di più il post vi invito a leggere :
http://it.wikipedia.org/wiki/Scapolare
Quindi probabilmente, (siamo sempre nel campo delle ipotesi, non avendo ovviamente certezze),il litografo Apicella faceva produrre probabilmente da suore, degli Abitini che venivano poi abbelliti con l'inserimento dell'immagine della Madonna del Carmelo.
Questo spiegherebbe anche lo strano numero di 734 figurine che ovviamente venivano stampate in base agli Abitini prodotti.
Infine vi troviamo due firme che andremo a confrontare e ad analizzare per capire a chi appartengono.
Per fare questa operazione di confronto e per poter decifrare la scrittura ho cercato di documentarmi al meglio e con l'aiuto di un amico da poco laureatosi in scienze criminalistiche forensi (di cui, per motivi di Privacy non posso fare il nome) che nel suo piano di studi ha svolto un corso sulla grafologia, .sono riuscito ad arrivare alle conclusioni, che ora vi esporrò.
Dobbiamo, innanzitutto fare una premessa, dicendo che la propria firma è molto personale e personalizzata, in quanto esseri unici (o per lo meno crediamo d essere tali!), tendiamo a dare alla nostra firma un tocco che ci contraddistingue dagli altri e quindi, due persone omonime avranno una firma completamente diversa, che naturalmente è influenzata dal nostro stato sociale, dalla scolarizzazione, ma soprattutto dal nostro umore e dal nostro carattere, quindi la firma nei suoi tratti, potrà essere alquanto diversa dalle parole che normalmente scriviamo.
Facciamo un esempio prendiamo una parola semplice come CASA, ora scriviamola in corsivo con la prima lettera maiuscola come se stessimo scrivendo una semplice frase.
Avete fatto?
Ok! Ora riscrivete la stessa parola Casa così come scrivereste la vostra firma.
Adesso confrontatele noterete la differenza.
Chi ha un forte ego tenderà le proprie lettere verso l'alto, al contrario chi ha un carattere debole tenderà ad avere lettere piccole e tendenti verso il basso .
Ma ora, dopo questa premessa, che non intende essere un trattato sulla grafologia, ma solo un' informazione di base, passiamo alla firma sul "nostro santino".
Possiamo affermare con certezza che si tratta della lettera F maiuscola corsiva con una accennata R minuscola.
Quindi con molta probabilità le iniziali del nome puntato Fr. che potrebbe stare per Francesco o Franco.
Le prime tre lettere di questa parola che dovrebbe risultare essere il cognome di chi firma, dovrebbero essere le lettere A P e I a confutare ciò ci viene in aiuto un altra parola che si trova nella frase soprastante la parola APRILE
Messe a confronto si può notare la somiglianza della lettera A di Aprile con la A della firma con ricciolo appena accennato, di seguito la lettera P che potrebbe effettivamente invece sembrare una e nella firma, ma il rigo di congiunzione con partenza nello stesso punto ci induce a pensare che potrebbe essere una P, la successiva I che nella firma tende verso l'alto è riproposta nella parola Aprile staccata dalla prima parte e anche lei tendenzialmente verso l'alto.
Il resto delle lettere come è facimente intuibile sono C- E- L- L- A.
Quindi ricapitolando, se la mia intuizione è esatta, come mi auguro, forse siamo di fronte alla firma autografa del Litografista
Francesco Apicella
e questa è veramente una scoperta di notevole importanza, data anche la levatura dell'artista litografo, che fu tra i più importanti della fine del XIX secolo e di lui non esistono opere firmate.
Rimane ancora un ultimo dubbio da dipanare
a fianco della prima firma vi è ancora un altra parola, che potrebbe leggersi , Ratti e corrisponderebbe ad un ulteriore cognome anche questo di due incisori padre e figlio originari di Savona :
Giovanni Augusto Ratti Padre e Carlo Giuseppe Ratti
Furono anche loro incisori, pittori e ceramisti, Augusto (Savona, 1699 – Genova, 1775) fu un pittore italiano del Settecento che operò soprattutto in Liguria.
Il savonese Giovanni Agostino Ratti nella sua carriera di pittore ha prodotto numerosi quadri di soggetto sacro e profano che ornano chiese, oratori e palazzi di tutta la Liguria. Fu padre e maestro di Carlo Giuseppe Ratti che frequentò a Roma la scuola di Benedetto Luti.
Naturalmente, il cognome in questione, non sarebbe altro che un appunto del litografo, forse per la stampa di alcune immaginette con una Immacolata del Ratti.
Permettetemi di ringraziare tutti coloro che seguono il mio Blog, dopo questa ennesima ricerca mi prenderò anche io un pò di meritato riposo, tornando a scrivere per voi ai primi di settembre.
Vi esorto come sempre a fare i vostri commenti e per chi volesse scrivermi inviate email a jhon66@live.it
Questo significato simbolico ci fa capire anche perchè l'olivo fu associato alla raffigurazione della Vergine Maria, la cui Immacolata Concezione sancisce la definitiva pace tra Dio e l'uomo dopo il peccato originale.
"sine labe originali concepta", cioè concepita senza macchia di peccato.
Nella quinta coppia di Angeli, quello a sinistra sostiene la rappresentazione di due alberi, riferimento alla lettera ai Siracidi capitolo 24 versetto 13.
[13] Sono cresciuta come un cedro sul Libano,
come un cipresso sui monti dell'Ermon.
L'Angelo di destra sorregge una chiesa e sul drappo riusciamo a leggere:
Civitas Vici
Citta Vittoriosa
Riferimento alla Civitas Dei (Città di Dio), Altro attributo dell'Immacolata, ma anche alla Chiesa della Madonna della Civita e allo scritto di Sant'Agostino De Civitate Dei scritto con la finalità di difendere il cristianesimo dalle accuse dei pagani.
Gli ultimi due Angeli della raffigurazione sostengono un lungo drappo su cui si riesce a leggere alcune parole latine che potrebbero far parte di una frase più complessa:
Speciosa facta es et suavis in deliciis tuis, Sancta Dei Genitrix.
Tale frase potrebbe essere stata presa da un Mottetto medievale ed è detta Antifona la sua funzione era quella di scandire a intervalli tra i brani un percorso spirituale attorno la figura di Maria.
A conclusione, come abbiamo potuto evidenziare nei vari passaggi di spiegazione, tutti gli attributi dell'Immacolata Concezione sono presi dal Cantico dei Cantici :
Pulchra ut luna, Electa ut sol, Flos campi, Lilium inter spinas, Turris David, Fons hortorum, Puteus aquarum viventium, Hortus conclusus, Palma.
Ancora da Ezechiele 44,1-2 viene attinto l'attributo di Porta clausa e da Sapienza 7,26 quello di Speculum sine macula.
Altre immagini coniate per l'Immacolata confluiranno poi nelle Litanie Lauretane (Stella del mare, Cedro, Olivo, Arbusto di rose, Città di Dio, Porta del Cielo, Scala di Giacobbe etc.).
Come affermato in precedenza, se il "santino" risulta avere un tratto approssimativo, conferendo all'immagine una non chiara lettura nella sua interezza, non è così per la costruzione iconografica, ricca di particolari che non sono stati ricopiati da illustri pittori, ma reinterpretati con aggiunte proprie, si guardi ad esempio alla raffigurazione dei 14 Angeli che circondano l'Immacolata, con il loro numero richiamano il capitolo 14 dell'Apocalisse legato a sua volta alla Madonna dell'Apocalisse, o ancora il riferimento al Salice Piangente, sicuramente un attributo iconografico poco conosciuto e utilizzato.
Tale costruzione iconografica degli attributi dell'Immacolata, rende il "Santino" unico nel suo genere e soprattutto, ci fa comprendere che i "Madonnari" oltre che essere esperti incisori, erano anche profondi studiosi e conoscitori delle Sacre Scritture e in questo caso specifico un grande studioso e conoscitore lo fu il litografo Francesco Apicella.
Vi avevo anticipato all'inizio del post che questo "Santino" ci riservava una sorpresa è arrivato il momento di svelarla.
Ora guardiamo il verso del "Santino" dove vi troviamo uno scritto a mano con calligrafia in corsivo.
Ora esaminiamolo attentamente
Lo scritto dice quanto segue:
Per 2000 figure come questa
22 Aprile 1894
questa frase ci dice due cose molto importanti.
La prima è un'indicazione importante, che ci permette di capire la mole di lavoro che la tipografia doveva avere per poter soddisfare i propri clienti infatti si parla di ben 2000 immaginette da stampare.
La seconda, forse la più importante è la data, 22 Aprile 1894 che ci consente per la prima volta nella Storia del collezionismo di Santini (a mio sapere!) di dare una data quasi certa alla produzione di tale immaginetta.
Sicuramente non fu stampata ovviamente il 22 di Aprile ma probabilmente ne possiamo collocare la stampa appunto nel mese di Aprile del 1894.
Troviamo poi una seconda frase:
che ci dice:
Per 734 figurine per abitini
L'Abitino non è altro che uno scapolare per non prolungare di più il post vi invito a leggere :
http://it.wikipedia.org/wiki/Scapolare
Quindi probabilmente, (siamo sempre nel campo delle ipotesi, non avendo ovviamente certezze),il litografo Apicella faceva produrre probabilmente da suore, degli Abitini che venivano poi abbelliti con l'inserimento dell'immagine della Madonna del Carmelo.
Questo spiegherebbe anche lo strano numero di 734 figurine che ovviamente venivano stampate in base agli Abitini prodotti.
Infine vi troviamo due firme che andremo a confrontare e ad analizzare per capire a chi appartengono.
Per fare questa operazione di confronto e per poter decifrare la scrittura ho cercato di documentarmi al meglio e con l'aiuto di un amico da poco laureatosi in scienze criminalistiche forensi (di cui, per motivi di Privacy non posso fare il nome) che nel suo piano di studi ha svolto un corso sulla grafologia, .sono riuscito ad arrivare alle conclusioni, che ora vi esporrò.
Dobbiamo, innanzitutto fare una premessa, dicendo che la propria firma è molto personale e personalizzata, in quanto esseri unici (o per lo meno crediamo d essere tali!), tendiamo a dare alla nostra firma un tocco che ci contraddistingue dagli altri e quindi, due persone omonime avranno una firma completamente diversa, che naturalmente è influenzata dal nostro stato sociale, dalla scolarizzazione, ma soprattutto dal nostro umore e dal nostro carattere, quindi la firma nei suoi tratti, potrà essere alquanto diversa dalle parole che normalmente scriviamo.
Facciamo un esempio prendiamo una parola semplice come CASA, ora scriviamola in corsivo con la prima lettera maiuscola come se stessimo scrivendo una semplice frase.
Avete fatto?
Ok! Ora riscrivete la stessa parola Casa così come scrivereste la vostra firma.
Adesso confrontatele noterete la differenza.
Chi ha un forte ego tenderà le proprie lettere verso l'alto, al contrario chi ha un carattere debole tenderà ad avere lettere piccole e tendenti verso il basso .
Ma ora, dopo questa premessa, che non intende essere un trattato sulla grafologia, ma solo un' informazione di base, passiamo alla firma sul "nostro santino".
Possiamo affermare con certezza che si tratta della lettera F maiuscola corsiva con una accennata R minuscola.
Quindi con molta probabilità le iniziali del nome puntato Fr. che potrebbe stare per Francesco o Franco.
Le prime tre lettere di questa parola che dovrebbe risultare essere il cognome di chi firma, dovrebbero essere le lettere A P e I a confutare ciò ci viene in aiuto un altra parola che si trova nella frase soprastante la parola APRILE
Messe a confronto si può notare la somiglianza della lettera A di Aprile con la A della firma con ricciolo appena accennato, di seguito la lettera P che potrebbe effettivamente invece sembrare una e nella firma, ma il rigo di congiunzione con partenza nello stesso punto ci induce a pensare che potrebbe essere una P, la successiva I che nella firma tende verso l'alto è riproposta nella parola Aprile staccata dalla prima parte e anche lei tendenzialmente verso l'alto.
Il resto delle lettere come è facimente intuibile sono C- E- L- L- A.
Quindi ricapitolando, se la mia intuizione è esatta, come mi auguro, forse siamo di fronte alla firma autografa del Litografista
Francesco Apicella
e questa è veramente una scoperta di notevole importanza, data anche la levatura dell'artista litografo, che fu tra i più importanti della fine del XIX secolo e di lui non esistono opere firmate.
Rimane ancora un ultimo dubbio da dipanare
a fianco della prima firma vi è ancora un altra parola, che potrebbe leggersi , Ratti e corrisponderebbe ad un ulteriore cognome anche questo di due incisori padre e figlio originari di Savona :
Giovanni Augusto Ratti Padre e Carlo Giuseppe Ratti
Furono anche loro incisori, pittori e ceramisti, Augusto (Savona, 1699 – Genova, 1775) fu un pittore italiano del Settecento che operò soprattutto in Liguria.
Il savonese Giovanni Agostino Ratti nella sua carriera di pittore ha prodotto numerosi quadri di soggetto sacro e profano che ornano chiese, oratori e palazzi di tutta la Liguria. Fu padre e maestro di Carlo Giuseppe Ratti che frequentò a Roma la scuola di Benedetto Luti.
Naturalmente, il cognome in questione, non sarebbe altro che un appunto del litografo, forse per la stampa di alcune immaginette con una Immacolata del Ratti.
Nella seconda parte sempre sul verso del santino, troviamo dei calcoli, e precisamente delle addizioni, che potrebbero riferirsi ai costi per la stampa di immaginette, scritti a mano dal litografista, che ha poi consegnato ad un committente come promemoria per un eventuale acquisto.
Ovviamente tutto il post e basato su mie personali deduzioni, che mi hanno portato alle conclusioni che avete fin qui letto.
Non vi sono certezze, che forse solo un esperto grafologo potrebbe dare, comunque l'unica certezza è l'esistenza di questo santino arrivato sino a noi, che mi ha permesso di fare questo fantastico cammino di ricerca.
Aiutandomi a scoprire l'iconografia Mariana, nuovi pittori e incisori di cui non conoscevo l'esistenza, e a studiare grafologia , tutto questo, Grazie a un rettangolino di carta che ho qui con me "tra le mani".
Permettetemi di ringraziare tutti coloro che seguono il mio Blog, dopo questa ennesima ricerca mi prenderò anche io un pò di meritato riposo, tornando a scrivere per voi ai primi di settembre.
Vi esorto come sempre a fare i vostri commenti e per chi volesse scrivermi inviate email a jhon66@live.it
E...
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