“Non c’è nell’arte cristiana,
una vera rappresentazione del cuore umano con le sue forme naturali, in modo
certo e continuo prima del secolo XIII […] e bisogna arrivare fino alla fine del
XIV secolo per trovare un’immagine del Sacro Cuore che valga la pena di citare”
scrive il conte Grimouard di Saint-Laurent nella sua opera “Le immagini del
sacro Cuore” (Parigi, Ufficio dell’opera del voto nazionale, 1880).
Esistendo degli studi
iconografici completi sul soggetto (oltre a quello citato qui sopra ricordiamo
il notevole lavoro di Charbonneau-Lassay: Iconografia del Sacro Cuore) noi ci
accontenteremo di riportare qui i primi schizzi realizzati durante la vita della
santa Margherita Maria Alacoque.
20 luglio 1685: immagine esposta
al Noviziato
Rappresenta appunto l’immagine
del Cuore del Salvatore sormontato da una croce, dalla sommità del quale
sembrano scaturire delle fiamme: tre chiodi circondano la piaga centrale, che
lascia sfuggire gocce di sangue ed acqua; in mezzo alla piaga è scritta la
parola “Charitas”.
Una larga corona di spine circonda il Cuore, ed i nomi della
Santa Famiglia sono scritti tutt’intorno: in alto a sinistra Gesù, in mezzo
Maria, a destra Giuseppe, in basso a sinistra Anna e a destra Gioacchino.
L’originale è attualmente
conservato nel convento della visitazione di Torino, a cui il monastero di Paray
lo cedette il 2 ottobre 1738. È stata più volte riprodotta ed è oggi una delle
più diffuse.
11 gennaio 1686: miniatura
inviata dalla Madre Greyfié.
Circa sei mesi dopo l’11 gennaio
1686, la madre Greyfié, superiora della visitazione di Semur, fece pervenire a
margherita Maria una riproduzione miniata del quadro del Sacro Cuore venerato
nel proprio monastero, (un quadro ad olio dipinto probabilmente da un pittore
locale) accompagnata da dodici piccole immagini a penna: “… invio questo
biglietto per posta, alla cara madre di Charolles, perché non stiate in
pensiero, aspettando che io mi sia un po’ liberata del cumulo di documenti che
devo fare per l’inizio dell’anno, dopodiché, mia cara bambina, io vi scriverò in
lungo ed in largo, per quanto possa ricordare il tenore delle vostre lettere.
Nell’attesa vedrete da quella che ho scritto alla Comunità a Capodanno come
abbiamo solennizzato la festa presso l’oratorio dov’è il quadro del Sacro Cuore
del Nostro Divino Salvatore, di cui v’invio un disegno in miniatura.
Ho fatto fare una dozzina
d’immaginette solo col Cuore divino, la piaga, la croce ed i tre chiodi,
circondato dalla corona di spine, per fare un regalino alle nostre care sorelle”
lettera dell’11 gennaio 1686 tratto da Vita ed Opere, Parigi, Poussielgue, 1867,
vol. I
Margherita Maria le risponderà
piena di gioia:
“…quando ho visto la rappresentazione
dell’unico oggetto del nostro amore che m’avete inviato, m’è sembrato di
cominciare una nuova vita […] non posso dire la consolazione che m’avete dato,
tanto inviandomi la rappresentazione di questo amabile Cuore, quanto
aiutandoci ad
onorarlo con tutta la vostra comunità. Ciò mi procura una gioia mille volte
maggiore che se mi donaste il possesso di tutti i tesori della terra” lettera
XXXIV alla madre Greyfié, Semur (gennaio 1686) in Vita ed opere, vol. II
“ecco la lettera promessa
attraverso il biglietto che vi aveva fatto pervenire la cara madre di Charolles,
dove vi avevo rivelato ciò che provo per voi: amicizia, unione e fedeltà, in
vista dell’unione dei nostri cuori con quello del nostro adorabile Maestro.
Ho
inviato delle immaginette per le vostre novizie ed ho immaginato che non vi
dispiacerebbe averne una tutta per voi, da conservare sul vostro Cuore.
La
troverete qui, con l’assicurazione che farò del mio meglio perché da parte mia,
come da parte vostra ci sia l’impegno di diffondere la devozione al Cuore sacro
del nostro Salvatore, perché si senta amato ed onorato dai nostri amici ed
amiche…” lettera del 31 gennaio 1686 alla madre Greyfié, Semur in Vita ed opere,
vol. I.
La riproduzione della miniatura
inviata dalla Madre Greyfié fu esposta da suor Maria Maddalena des Escures il 21
giugno 1686 su un piccolo altare improvvisato nel coro, invitando le suore a
rendere omaggio al Sacro Cuore.
Questa volta tutta la Comunità rispose
all’appello e dalla fine di quell’anno l’immagine fu sistemata in una piccola
nicchia nella galleria del convento, nella scala che conduce alla torre del
Noviziato.
Questo piccolo oratorio sarà in pochi mesi decorato ed abbellito
dalle novizie. Purtroppo la miniatura andò perduta durante la Rivoluzione
Francese.
Nel settembre del 1686 fu realizzata una
nuova immagine, che fu inviata da Margherita Maria alla Madre Soudeilles di
Moulins: “Mi fa grande piacere” scriveva
“o cara Madre, fare una piccola
rinuncia a vostro favore, inviandovi, con l’approvazione della nostra
onorabilissima Madre, il libro del ritiro del Padre De La Colombière e due
immagini del sacro Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo che ci hanno regalato. La
più grande è da mettere ai piedi del vostro Crocifisso, la più piccola potrete
tenerla su di voi." Lettera n. 47 del 15 settembre 1686.
Solo la più grande delle
immagini si è conservata: dipinta sulla velina, forma un tondo di 13 cm di
diametro, dai margini ritagliati, al centro del quale si vede il Sacro Cuore
circondato da otto piccole fiamme, trafitto da tre chiodi e sormontato da una
croce, la piaga del Cuore Divino lascia scappare delle gocce di sangue e d’acqua
che formano, a sinistra, una nuvola sanguinante.
In mezzo alla piaga è scritta
la parola “carità” in lettere d’oro.
Intorno al Cuore una piccola corona a nodi
intrecciati, poi una corona di spine.
L’intreccio delle due corone forma dei
cuori. L'originale si trova oggi al monastero di Nevers.
Per iniziativa di Padre
Hamon si è fatta nel 1864 una cromolitografia di dimensioni ridotte,
accompagnata dal fac-simile della “piccola consacrazione” a cura dell’editore:
M.
Bouasse-Lebel a Parigi.
Dal mese di marzo 1686
margherita Maria invita la madre Saumaise, allora superiora del monastero di
Dijon
(L’Ancien Couvent des Bernadines convento di suore medioevale situato sulla rue Ste-Anne.
Mentre vi aggirerete per il convento, potrete toccare con mano l’atmosfera storica del posto nel suo chiostro, la sua cappella e gli altri edifici del complesso. Il convento ospita due musei, tra cui vale la pena visitare il Museo delle Arti Sacre.
La collezione di arte sacra che ospita proviene da chiese regionali di tutta la Borgogna ed è eccezionale)
di riprodurre in gran numero le immagini del Sacro Cuore: “… come voi
siete stata la prima a cui Egli ha voluto che trasmettessi il suo desiderio
ardente d’essere conosciuto, amato e glorificato dalle sue creature… io mi sento
spinta a dirvi da parte Sua che desidera che voi facciate una tavola
dell’immagine di questo Sacro Cuore affinché tutti quelli che vorranno rendergli
omaggio possano averne delle immagini nelle loro case e di piccoline da portare
addosso…” lettera XXXVI alla M. Saumaise inviata a Dijon il 2 marzo 1686.
“Non posso esprimere il dolce
trasporto di gioia causato dalla vostra immagine, che è proprio come la
desideravo.
La consolazione che provo per l’ardore che voi testimoniate per il
Sacro Cuore è superiore a qualsiasi espressione.
Continuate così, cara sorella;
io spero che regnerà, questo Divino Cuore, malgrado tutte le opposizioni ed io
non posso sopportare di tacere!”
lettera LXI a, suor Joly, Dijon 1687.
La suora passa dunque il suo
schizzo ad un pittore, che realizza la tavola per inviarla a Paray.
Sono così
aggiunti particolari nuovi: una colomba, qualche angelo, e Madre Desbarres invia
al monastero di Parigi il disegno originario per farne anche delle stampe: il
Cuore è sormontato da una croce, circondato di fiamme e coronato di spine: dalla
ferita aperta escono delle gocce di sangue.
La venerabile Madre Luisa Eugenia de
Fontaine s’incarica di farlo stampare. Oggi la tavola originaria è conservata al
primo monastero della Visitazione di Parigi.
Si sa per certo che fu esposta a
Paray durante il ritiro di ottobre del 1688, ma la Rivoluzione costrinse le
monache a disperdersi, nascondendo tutto, tanto che suor Anna Margherita Fouley
la ritroverà da un rigattiere nei primi anni dell’800!
Sempre dalla miniatura
realizzata da madre Greyfié l’11 gennaio 1686 si realizza anche un quadro di
grandi dimensioni, a cura della madre Saumaise, che fa costruire una cappella
apposita nel giardino del monastero e la inaugura il 7 settembre 1688.
Misura m.
1,58 x 0,84 ed all’immagine tradizionale oltre alla colomba ed agli angeli
compare anche Dio Padre col globo nella mano sinistra ed una banderuola in cui
si legge: “ecco il Cuore che vi ha tanto amato”
Una copia, presumibilmente più
piccola, viene inviata anche a margherita Maria che scrive: “ vi ringrazio, o
cara Madre, per l’immagine che avete avuto la bontà d’inviarmi.
Non posso
esprimere il dolce trasporto di gioia che sente il mio cuore alla vista del
nostro quadro, che non mi stancherei mai di guardare, tanto lo trovo bello, e vi
dono mille e mille benedizioni… “ lettera LXXXVIII alla madre Saumaise.
Oggi il quadro originale è
custodito nella chiesa parrocchiale di Semour-en-Brionnais, 20 Km a sud di
Paray, mentre il monastero, spogliato durante la Rivoluzione, deve accontentarsi
di una copia.
Un secondo dipinto fu realizzato
poco prima della morte della santa, da suor Péronne-Rosalie de Farges e
sistemato nel 1688 da Margherita Maria stessa nel piccolo oratorio all’ingresso
della torre del Noviziato del convento:
“Vi direi che abbiamo un secondo
quadro del Sacro Cuore dove ci sono sul fondo, al posto degli angeli, la Santa
Vergine da un lato e San Giuseppe dall’altro e fra i due un’anima supplice. La
nostra cara sorella Farges l’ha fatto realizzare proprio come l’avevo desiderato
per questa piccola cappella, che è la prima che è stata eretta in onore del
Sacro Cuore ed è curata dalla cara sorella des Escures ed è un piccolo gioiello
tanto lei la tiene con cura.” Lettera LXXX alla Madre Saumaise di Dijon, aprile
1688.
Si tratta d’una raffinata
pittura ad olio di m. 0,40 x 0,30 col Cuore di Gesù in posizione centrale, il
Padre Celeste circondato dagli angeli in alto e sulla solita bandierina una
didascalia in latino: “questo è il Cuore del mio diletto Figlio, in cui mi sono
compiaciuto” mentre dalla bocca della Vergine escono le parole “amatelo ed Egli
vi amerà” e da quella di San Giuseppe “Venite, Egli è aperto a tutti”; infine
l’anima a mani giunte “Io spero e mi dono a Lui”
Anche questo quadro scomparve
misteriosamente durante la Rivoluzione, per essere poi restituito dagli eredi di
Madame Moncolon nel 1833. Da allora è gelosamente custodito al suo posto.
C’è poi il più antico quadro di Jean Boucher,
realizzato nel 1604 in occasione del
centenario
della morte di Santa Giovanna di Valois (1464 – 1505) fondatrice dell’Ordine
dell’Annunciazione, che è visibile anche oggi al museo della città: rappresenta
la santa in adorazione del Cuore di Gesù, circondato da nuvole ed angeli.
Con
lei adorano anche Maria e Giuseppe, mentre in basso a sinistra si trova il
fondatore dell’ordine: padre Gabriele Maria (1463-1532).
Le suore dell’Annunciazione di
Boulogne, oggi a Santa Margherita Bay, presso Douvres possiedono un quadro
simile, forse più antico, che rappresenta l’illustre fondatore in estasi, mentre
celebra la Messa e viene rapito in Cielo sotto lo sguardo perplesso delle suore.
In alto il Sacro Cuore è adorato anche dalla Santa Jeanne de Valois, la Vergine,
santa Caterina e san Lorenzo, san Francesco d’Assisi ed il Padre Giovanni de la
Fontaine e per finire quattro personaggi dell’ordine.
I due quadri
s’assomigliano tanto da far pensare che i due pittori fossero in contatto fra
loro.
Dunque alla fine del secolo la
devozione è ormai affermata in molti monasteri.
Alla morte della Santa i quadri
ad olio cominciano a moltiplicarsi: pastelli, veline, disegni a penna circolano
instancabilmente da un monastero all’altro e si cominciano ad inviare le stampe
alle Missioni.
A fine secolo la devozione è nota in tutto il paese.
Dal 1685 alla Rivoluzione il
Sacro Cuore è rappresentato in questo modo, legato alle persone della Santissima
Trinità, secondo un’ottica che sarà riproposta in seguito da Pio XII.
L’idea di
rappresentare Gesù a mezzo busto, col cuore in mano o addirittura in piedi sul
mondo è datata 1870 e strettamente legata al voto nazionale di costruire la
basilica di Montmatre.
In quest’epoca infatti, dopo gli orrori della Rivoluzione
Francese, la devozione al Sacro Cuore di Gesù viene proposta come sinonimo di un
ritorno ai valori cristiani, che spesso si colorano di valenze politiche
conservatrici.
Inutile dire che queste pretese non hanno nessun fondamento
dottrinale… anche se forse fan parte d’un disegno più vasto per portare gli
ideali cristiani sulla bocca di tutti, anche di coloro che non sanno nulla di
religione.
La Sacra Congregazione del Santo
Uffizio ancora il 26 agosto 1894 raccomandava questa immagine per la sola
devozione privata, proibendone l’esposizione sull’altare e qualsiasi forma
pubblica.
Il culto al Sacro Cuore infatti è proposto soprattutto ai peccatori e
rappresenta un valido strumento di salvezza anche per chi non ha i mezzi o la
salute di compiere grandi gesti, come hanno insegnato bene la beata Marie
Deleuil-Martiny o la famosissima Santa Teresa del Bambin Gesù.
L’intronizzazione del sacro Cuore deve
attendere il 1907, la consacrazione delle famiglie addirittura il 1918.
santino egim serie isonzo |
santino EB |
Nell'immaginario collettivo l'immagine del sacro cuore è una sola :
è il quadro più riprodotto, penso anche più della Gioconda, della storia dell’arte. E’ la suggestiva tela ovale, nota come il “Sacro Cuore di Gesù”, conservata nella chiesa del Gesù a Roma,
(La cappella del Sacro Cuore.Eretta sotto la direzione
del gesuita aquilano Giuseppe Valeriani, fu originariamente dedicata - da
S. Francesco Borgia - a S. Francesco d'Assisi, il che spiega i cinque dipinti ad
olio, su tavola e su tela, con gli episodi della vita di Francesco, opera di
almeno due pittori, G. Peniz , poco noto artista fiammingo o tedesco e di P.
Bril di Anversa (1554-1626), un paessaggista al quale è dovuto l'affresco del
soffitto, Tentazione di San Francesco, nel vestibolo che conduce dal transetto
alla cappella. Tre altre tavole sono in visione nel piccolo museo accanto
alla sacrestia .
Successivamente, crescendo la diffusione del culto al S. Cuore
di Gesù,
si volle convertire la cappella in santuario delle famiglie italiane consacrate al S. Cuore e sull'altare venne innalzato l'attuale dipinto su rame),
si volle convertire la cappella in santuario delle famiglie italiane consacrate al S. Cuore e sull'altare venne innalzato l'attuale dipinto su rame),
dove tra il 1765 e il 1767 ormai all’apice del suo successo;
Pompeo Batoni(1708-1787), rappresentò Cristo, giovane, bello e con lunghi capelli inanellati sulle spalle secondo, la più tradizionale delle iconografie, mentre con la mano sinistra mostra il proprio cuore irraggiato dalle fiamme che illuminano l’umanità.
E tutto il mondo è stato davvero percorso, attraverso miliardi di santini, da questa immagine indimenticabile.
Questa più che un’opera d’arte è diventata una sorta di grande reliquia popolare.
A Roma il Batoni si distinse per la grazia,
la morbidezza delle forme, la preziosità del disegno e del colore. Il quadro del
Sacro Cuore di Gesù è ispirato alle visioni della santa monaca francese
Margherita Maria Alocoque.
E' il primo pittore che vi si riferisce nel 1780 circa, su richiesta di una regina del Portogallo e subito ampiamente diffusa: il Cristo sostiene con la sinistra un cuore fiammeggiante, con la destra fa un gesto come invito alla confidenza nella sua misericordia.
Il salvatore ha un Volto bellissimo, giovanile, con lunghi capelli e breve barba.
E' il primo pittore che vi si riferisce nel 1780 circa, su richiesta di una regina del Portogallo e subito ampiamente diffusa: il Cristo sostiene con la sinistra un cuore fiammeggiante, con la destra fa un gesto come invito alla confidenza nella sua misericordia.
Il salvatore ha un Volto bellissimo, giovanile, con lunghi capelli e breve barba.
L'effigie, come questa, veniva
esposta all'altare laterale, cappella centrale, della Prepositurale Pievana di
Santa Maria Assunta al fine di ricordare la citata pia pratica ed anche durante
il dedicato mese di Giugno...
Una devozione, quella del Sacro Cuore di Gesù, che scaturisce dal Vangelo. Devozione lodata dai Padri e dai Dottori della Chiesa e, successivamente, arricchita nei suoi significati più profondi di visioni mistiche di sante come S. Geltrude e S. Margherita Maria Alacoque. Nel secolo XVII Gesù apparve ripetutamente a S. Margherita Maria Alacoque, lamentandosi che gli uomini non si rivolgevano alla Sua infinita misericordia per implorare le grazie necessarie per la vita spirituale.
Una devozione, quella del Sacro Cuore di Gesù, che scaturisce dal Vangelo. Devozione lodata dai Padri e dai Dottori della Chiesa e, successivamente, arricchita nei suoi significati più profondi di visioni mistiche di sante come S. Geltrude e S. Margherita Maria Alacoque. Nel secolo XVII Gesù apparve ripetutamente a S. Margherita Maria Alacoque, lamentandosi che gli uomini non si rivolgevano alla Sua infinita misericordia per implorare le grazie necessarie per la vita spirituale.
Pompeo Batoni nasce a Lucca nel 1708 dal celebre orafo Paolino Batoni. Collabora
dapprima con il padre e, ancora giovanissimo, diventa famoso nella città per la
sua abilità nella decorazione e cesellatura dei metalli preziosi.
Nel 1727 all'età di 19 anni, Pompeo Batoni lascia il laboratorio del padre per andare a studiare pittura a Roma.
Batoni passa il suo tempo studiando le antiche sculture in Vaticano e gli affreschi di Raffaello e Annibale Carracci e disegnando da modelli viventi nelle accademie private degli artisti locali. Diventa subito famoso per la sua abilità nel copiare le sculture classiche. I suoi disegni destano l'interesse di antiquari inglesi e di collezionisti romani, fornendogli sia una fonte di reddito che l'inizio della fama. Nel 1729 sposa Caterina Setti.
Batoni deve la sua prima commissione pubblica ad un temporale nell'aprile del 1732. Cercando rifugio per un improvviso acquazzone, il Conte Forte Gabrielli Valletta di Gubbio si riparò nel porticato del Palazzo dei Conservatori, dove incontrò il giovane intento a disegnare un bassorilievo antico. Ammirato dalla sua abilità e precisione, Gabrielli gli chiese di poter vedere alcuni dei suoi dipinti e rimase così colpito dal talento di Batoni che gli offrì l'incarico per l'altare della cappella della famiglia Gabrielli in San Gregorio al Celio, Vergine con bambino e quattro Santi Camaldolesi.
Seguono ulteriori incarichi, La visione di San Filippo Neri, Il Trionfo di Venezia e Allegoria delle Arti.
La fama di Batoni è fortemente affermata come pittore storico, specialmente fra i nobili mecenati di Lucca, Firenze e Forlì, per i quali produce quadri mitologici e devozionali. La morte della moglie Caterina nel 1742 lascia Batoni con cinque figli da mantenere costringendolo a metter mano a diverse commissioni.
La
serie Apostoli e Dio Padre, La morte di Meleagro, Minerva infonde l'anima
nell'automa di Prometeo, sono tutti esempi di quel periodo, tuttavia le più
importanti commissioni degli anni '40 furono per la Chiesa, come L'estasi di
Santa Caterina da Siena di quell'anno, oppure Il Tempo ordina alla Vecchiaia di
distruggere la bellezza.L'enorme
pala d'altare di Batoni voluta per San Pietro - La caduta di Simon Mago
rappresenta l'apice del suo sviluppo come pittore storico. Il dipinto fu esposto
in San Pietro nel 1755, ma il progetto di trasformarlo in un mosaico fu
abbandonato nel giro di un anno e nel 1757 la tela rifiutata fu trasferita nella
sede attuale. E' questo un momento decisivo nella carriera di Batoni. Da quel
momento, l'equilibrio che aveva mantenuto fra la pittura religiosa/mitologica e
il ritratto si sposta rapidamente a favore di quest'ultimo, grazie anche ai
legami da lui creati coi visitatori inglesi e irlandesi in viaggio
a Roma.Nel 1727 all'età di 19 anni, Pompeo Batoni lascia il laboratorio del padre per andare a studiare pittura a Roma.
Batoni passa il suo tempo studiando le antiche sculture in Vaticano e gli affreschi di Raffaello e Annibale Carracci e disegnando da modelli viventi nelle accademie private degli artisti locali. Diventa subito famoso per la sua abilità nel copiare le sculture classiche. I suoi disegni destano l'interesse di antiquari inglesi e di collezionisti romani, fornendogli sia una fonte di reddito che l'inizio della fama. Nel 1729 sposa Caterina Setti.
Batoni deve la sua prima commissione pubblica ad un temporale nell'aprile del 1732. Cercando rifugio per un improvviso acquazzone, il Conte Forte Gabrielli Valletta di Gubbio si riparò nel porticato del Palazzo dei Conservatori, dove incontrò il giovane intento a disegnare un bassorilievo antico. Ammirato dalla sua abilità e precisione, Gabrielli gli chiese di poter vedere alcuni dei suoi dipinti e rimase così colpito dal talento di Batoni che gli offrì l'incarico per l'altare della cappella della famiglia Gabrielli in San Gregorio al Celio, Vergine con bambino e quattro Santi Camaldolesi.
Seguono ulteriori incarichi, La visione di San Filippo Neri, Il Trionfo di Venezia e Allegoria delle Arti.
La fama di Batoni è fortemente affermata come pittore storico, specialmente fra i nobili mecenati di Lucca, Firenze e Forlì, per i quali produce quadri mitologici e devozionali. La morte della moglie Caterina nel 1742 lascia Batoni con cinque figli da mantenere costringendolo a metter mano a diverse commissioni.
Nel 1747 Batoni sposa Lucia Fattori dalla quale avrà altri 7 figli. Tre dei suoi figli lo aiutarono nel suo laboratorio.
Dal 1750 al 1770 Batoni produce quasi esclusivamente ritratti, prima per nobili e facoltosi inglesi e irlandesi, e poi con la sua fama di ritrattista ormai consolidata nell' Europa continentale e in Inghilterra, seguono importanti commissioni da nobili e case reali europee, compreso Papa Clemente XIII.
Nel 1776 Batoni dipinge L'apparizione dell'angelo ad Agar per Lord Arundell dopodiché la sua produzione diminuisce.
Pompeo Batoni muore a Roma il 4 febbraio del 1787.
Tutte le magnifiche opere di Batoni le trovate sul sito a lui dedicato dalla citta di Lucca sua città natale www.pompeobatoni.it/
incisione a bulino di Faldóni, Giovanni Antonio. -
Spero come sempre di avervi dato notizie interessanti.
Vi piacerebbe trasformarvi in Indiana Jones alla ricerca dei 12 santini perduti?
Giovanni Battista Bondesan
Vi piacerebbe trasformarvi in Indiana Jones alla ricerca dei 12 santini perduti?
Giovanni Battista Bondesan
Vi ricordo che i post sono frutto di mie conoscenze e ricerche e qualsiasi forma di riproduzione di queste notizie deve essere autorizzata dall'autore che ne ha il copyright ogni violazione sarà perseguibile penalmente.
Grazie!!!!
RispondiEliminaInteressantissimo.
Da tanto volevo sapere di più sulla bella immagine del Sacro Cuore di Gesù che venero fin da bambina.
Carla