Agostino Gemelli fondatore |
Armida Barelli co-fondatrice |
Sfogliando il catalogo dei santini del '900 della Unificato mi sono imbattuto in una imprecisione .
Nel capitolo dedicato agli editori del'900 a pagina 440 dove si parla della casa editrice "Opera della Regalità di N.S. Gesù Cristo" si scrive come segue:
...ed iniziò la sua attività di stampa di santini intorno alla metà del XIX secolo.
Pensavo ad un errore di stampa, ma tale anno è anche scritto tra parentesi nel titolo (1850 - attiva).
Ora mi domando quanti altri errori vi sono nel catalogo?
Possibile che l'autore, i collaboratori ,chi ha curato le traduzioni, chi ha fornito il materiale e infine i curatori di bozza, non si sono accorti dell'errore o sono fermamente convinti di ciò che è stato stampato?
Qui di seguito riporto la storia della casa editrice Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.
così come scritto nel sito:
Associazione Opera della Regalità ( per trovarlo,inserite questo titolo su google cliccare poi sulla prima voce home page visualizzerete il sito dell'Associazione.)
santini in offset 1940-46 della Opera della Regalità di N. S. Gesù Cristo mia collezione |
Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo
IL SORGERE DELL’O.R.: IDEA, SCOPO, FINALITA’
L’Opera della Regalità di N.S.G.C. affonda le sue lontane radici in un’iniziativa che padre Agostino Gemelli e Armida Barelli organizzarono nel 1916-17 durante la prima guerra mondiale: “L’opera della consacrazione dei soldati al Sacro Cuore”. Gemelli era in quel periodo cappellano militare e sulla scia di una simile iniziativa realizzata in Francia e nel Belgio pensò a una consacrazione simultanea in tutto l’esercito. Ottenuto il parere favorevole del Comando Supremo, del vescovo castrense e di Benedetto XV, dopo un’intensa preparazione di propaganda e di sensibilizzazione, lo scopo venne raggiunto.
«Il primo venerdì del gennaio 1917 infatti in tutti i reggimenti, in tutti gli ospedali, in tutte le navi, in molti presidi di città e dislocamenti, nei villaggi, in Italia, in Albania, in Macedonia, in Libia, ovunque si trovassero soldati italiani si fece la solenne consacrazione del nostro esercito al Sacro Cuore (...). Non fu una cerimonia di parata: molti si accostarono ai sacramenti. Oltre 500 uomini fecero la loro prima comunione. Più e meglio di una Pasqua, dichiarò mons. Bartolomasi, il vescovo castrense»1Lo stesso Gemelli, alcuni anni più tardi, commentando l’enciclica Quas primas, riconobbe che la consacrazione dei soldati al Sacro Cuore nel 1917 fu quasi un preludio al riconoscimento della Regalità di Cristo2.
Ma le origini prossime dell’OR sono costituite dalla già citata enciclica di Pio XI, che aveva iniziato il suo pontificato sotto il motto “Pax Christi in regno Christi”, al termine dell’anno santo 1925 aveva indetto un referendum mondiale per l’istituzione della festa liturgica della Regalità di Cristo al quale risposero atenei cattolici, istituti teologici. Anche l’Università Cattolica in pochi mesi raccolse dieci grossi volumi di firme che furono presentati a Pio xi, insieme ad una supplica dettata dalla facoltà di filosofia che chiedeva l’istituzione della festa della Regalità3.
Il programma di detto Pontefice, espresso nelle sue due più importanti encicliche: Ubi arcano Dei, del 1922 e Quas primas, partendo dalle concrete preoccupazioni dei suoi contemporanei, vedeva nel riconoscimento della sovranità spirituale di Cristo e in una più profonda vita religiosa la condizione indispensabile per una pace vera e duratura. La soluzione per contrastare il laicismo, il materialismo, il nazionalismo stava — per il papa — nell’accettazione della dottrina di Cristo e nell’osservanza della sua legge. La società poi avrebbe dovuto riconoscere la sovranità di Cristo nei propri ordinamenti e la missione della Chiesa come maestra e guida al bene soprannaturale, e per ciò stesso anche temporale dell’umanità. Ecco allora che la proclamazione della Regalità universale di Cristo avrebbe contribuito alla restaurazione della cristianità in terra, opponendo alle esigenze del laicismo i diritti del cristianesimo di penetrare non solo nella vita privata degli uomini, ma pure in quella sociale 4.
La Quas primas presenta la Regalità di Cristo tentando di analizzarne sinteticamente i contenuti muovendo dall’analisi della regalità umana, come figura di sovranità giuridica. Vi ritroviamo così lo schema dei tre “poteri”: legislativo, esecutivo, giudiziario, trasposto a Cristo. In sintesi si afferma che di per sé e direttamente la Regalità di Cristo è salvifica, si svolge quindi nell’ambito del soprannaturale, ma include anche un dominio, una sovranità assoluta sulle realtà temporali e sul mondo. Cristo però mantiene attuale il suo potere sull’ordine temporale in funzione dell’ordine soprannaturale. Di fatto dunque la regalità temporale di Cristo-Re si esercita solo come potere “indiretto”.
Oggi una tale impostazione, rischiando di contenutizzare la Regalità di Cristo solo nel parallelo istituzionale – giuridico delle “sovranità” umane, mostra con evidenza i suoi limiti, che il Moioli riduce soprattutto a due:
«La solidificazione-ipostatizzazione degli “ordini” e la riconduzione dei loro rapporti ad un unico quadro interpretativo, quello di tipo giuridico, delle “autonomie” e delle “subordinazioni” che in definitiva sembrano armonizzarsi soltanto in una specie di autolimitazione di sovranità, da parte di Dio e da parte di Cristo, nei confronti di ciò che non è formalmente “spirituale”, o “soprannaturale”, o “salvifico”, o “ecclesiale”.
Ricuperata la prospettiva cristocentrica, quell’impostazione non può più essere tenuta: senza che con questo venga legittimato eccedere né nel senso di dare interpretazioni pancristiche della realtà, né nel senso di ipotizzare delle sfere di completa autonomia e di estraneazione»5.
Padre Gemelli in ogni caso fu entusiasta della decisione del Papa e in un articolo sulla rivista “Vita e Pensiero” manifestò la sua soddisfazione6. Subito all’Università Cattolica venne organizzato un congresso su questo tema che si svolse dal 20 al 23 maggio 1926 sotto la presidenza del card. Laurenti7, e si concluse con una solenne processione eucaristica che da Piazza Sant’Ambrogio sfilò fino a Piazza del Duomo dove il card. Laurenti — legato pontificio — al termine della Messa benedisse la folla che rispose con un applauso e con un grido solo: “Viva Cristo Re”8. Quel congresso apri l’avvio dell’OR. Nel 1927 si costituì un primo comitato promotore che preparò una bozza di statuto e presentò l’idea al card. Tosi, arcivescovo di Milano, il quale l’approvò e la incoraggiò9.
L’approvazione definitiva venne però il 16 novembre 1928 quando la S. Congregazione per il Concilio ne accettò lo statuto. Il nuovo comitato promotore, insediatosi il 20 dicembre 1928 sotto la presidenza di padre Gemelli, decise di lanciare l’Opera il giorno dell’Epifania del 1929, inizialmente nella diocesi di Milano e poi nell’Italia intera. Già vengono delineate quelle che saranno le attività fondamentali:
«Il primo posto si darà alle attività dirette al diffondere la dottrina della Regalità, l’onore al Sacro Cuore e la riparazione»10.
Così il 6 gennaio 1929 l’Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo si presentò ufficialmente e il 1° giugno 1929 iniziava le pubblicazioni il bollettino “Adveniat”. Collaborarono con Gemelli alla direzione dell’Opera «persone che hanno già dato prova di saper lavorare per la causa di Dio e di aver attitudini alle attività organizzatrici. Esse sono: mons. Alfredo Cavagna, assistente generale della GFCI, mons. Francesco Olgiati, padre Arcangelo Mazzotti, comm. Ludovico Necchi, comm. Pietro Panighi, sig.na Armida Barelli, Presidente generale della GFCI, marchesina Teresa Pallavicino. Fa parte del Comitato anche il rev. padre Matéo Crawley, promotore dell’opera dell’Adorazione notturna nelle famiglie, che è una delle attività della nuova Opera»11.
L’esistenza dell’OR si rivelò poi provvidenziale quando nel 1931 il governo fascista sciolse le associazioni giovanili di Azione Cattolica. Le presidenti diocesane e parrocchiali della GF divennero le delegate diocesane e parrocchiali dell’OR, continuando così a lavorare efficacemente per la formazione delle giovani.
Quale fosse la scopo dell’OR nella mente del Gemelli lo ricaviamo dallo statuto dell’Opera che afferma «L’Opera della Regalità di NSGC vuole cooperare all’avvento di Cristo promuovendo negli individui, nelle famiglie e nella società la cognizione, l’amore e il servizio dovuto alla sovranità di Gesù Cristo, infinitamente buona e benefica, infinitamente signora e padrona».
Lo stesso statuto poi indica le attività tese a realizzare lo scopo, che possiamo sintetizzare in questo modo:
a) Promuovere la cognizione, l’amore e il servizio dovuto alla Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.
L’Opera della Regalità di N.S.G.C. affonda le sue lontane radici in un’iniziativa che padre Agostino Gemelli e Armida Barelli organizzarono nel 1916-17 durante la prima guerra mondiale: “L’opera della consacrazione dei soldati al Sacro Cuore”. Gemelli era in quel periodo cappellano militare e sulla scia di una simile iniziativa realizzata in Francia e nel Belgio pensò a una consacrazione simultanea in tutto l’esercito. Ottenuto il parere favorevole del Comando Supremo, del vescovo castrense e di Benedetto XV, dopo un’intensa preparazione di propaganda e di sensibilizzazione, lo scopo venne raggiunto.
«Il primo venerdì del gennaio 1917 infatti in tutti i reggimenti, in tutti gli ospedali, in tutte le navi, in molti presidi di città e dislocamenti, nei villaggi, in Italia, in Albania, in Macedonia, in Libia, ovunque si trovassero soldati italiani si fece la solenne consacrazione del nostro esercito al Sacro Cuore (...). Non fu una cerimonia di parata: molti si accostarono ai sacramenti. Oltre 500 uomini fecero la loro prima comunione. Più e meglio di una Pasqua, dichiarò mons. Bartolomasi, il vescovo castrense»1Lo stesso Gemelli, alcuni anni più tardi, commentando l’enciclica Quas primas, riconobbe che la consacrazione dei soldati al Sacro Cuore nel 1917 fu quasi un preludio al riconoscimento della Regalità di Cristo2.
Ma le origini prossime dell’OR sono costituite dalla già citata enciclica di Pio XI, che aveva iniziato il suo pontificato sotto il motto “Pax Christi in regno Christi”, al termine dell’anno santo 1925 aveva indetto un referendum mondiale per l’istituzione della festa liturgica della Regalità di Cristo al quale risposero atenei cattolici, istituti teologici. Anche l’Università Cattolica in pochi mesi raccolse dieci grossi volumi di firme che furono presentati a Pio xi, insieme ad una supplica dettata dalla facoltà di filosofia che chiedeva l’istituzione della festa della Regalità3.
Il programma di detto Pontefice, espresso nelle sue due più importanti encicliche: Ubi arcano Dei, del 1922 e Quas primas, partendo dalle concrete preoccupazioni dei suoi contemporanei, vedeva nel riconoscimento della sovranità spirituale di Cristo e in una più profonda vita religiosa la condizione indispensabile per una pace vera e duratura. La soluzione per contrastare il laicismo, il materialismo, il nazionalismo stava — per il papa — nell’accettazione della dottrina di Cristo e nell’osservanza della sua legge. La società poi avrebbe dovuto riconoscere la sovranità di Cristo nei propri ordinamenti e la missione della Chiesa come maestra e guida al bene soprannaturale, e per ciò stesso anche temporale dell’umanità. Ecco allora che la proclamazione della Regalità universale di Cristo avrebbe contribuito alla restaurazione della cristianità in terra, opponendo alle esigenze del laicismo i diritti del cristianesimo di penetrare non solo nella vita privata degli uomini, ma pure in quella sociale 4.
La Quas primas presenta la Regalità di Cristo tentando di analizzarne sinteticamente i contenuti muovendo dall’analisi della regalità umana, come figura di sovranità giuridica. Vi ritroviamo così lo schema dei tre “poteri”: legislativo, esecutivo, giudiziario, trasposto a Cristo. In sintesi si afferma che di per sé e direttamente la Regalità di Cristo è salvifica, si svolge quindi nell’ambito del soprannaturale, ma include anche un dominio, una sovranità assoluta sulle realtà temporali e sul mondo. Cristo però mantiene attuale il suo potere sull’ordine temporale in funzione dell’ordine soprannaturale. Di fatto dunque la regalità temporale di Cristo-Re si esercita solo come potere “indiretto”.
Oggi una tale impostazione, rischiando di contenutizzare la Regalità di Cristo solo nel parallelo istituzionale – giuridico delle “sovranità” umane, mostra con evidenza i suoi limiti, che il Moioli riduce soprattutto a due:
«La solidificazione-ipostatizzazione degli “ordini” e la riconduzione dei loro rapporti ad un unico quadro interpretativo, quello di tipo giuridico, delle “autonomie” e delle “subordinazioni” che in definitiva sembrano armonizzarsi soltanto in una specie di autolimitazione di sovranità, da parte di Dio e da parte di Cristo, nei confronti di ciò che non è formalmente “spirituale”, o “soprannaturale”, o “salvifico”, o “ecclesiale”.
Ricuperata la prospettiva cristocentrica, quell’impostazione non può più essere tenuta: senza che con questo venga legittimato eccedere né nel senso di dare interpretazioni pancristiche della realtà, né nel senso di ipotizzare delle sfere di completa autonomia e di estraneazione»5.
Padre Gemelli in ogni caso fu entusiasta della decisione del Papa e in un articolo sulla rivista “Vita e Pensiero” manifestò la sua soddisfazione6. Subito all’Università Cattolica venne organizzato un congresso su questo tema che si svolse dal 20 al 23 maggio 1926 sotto la presidenza del card. Laurenti7, e si concluse con una solenne processione eucaristica che da Piazza Sant’Ambrogio sfilò fino a Piazza del Duomo dove il card. Laurenti — legato pontificio — al termine della Messa benedisse la folla che rispose con un applauso e con un grido solo: “Viva Cristo Re”8. Quel congresso apri l’avvio dell’OR. Nel 1927 si costituì un primo comitato promotore che preparò una bozza di statuto e presentò l’idea al card. Tosi, arcivescovo di Milano, il quale l’approvò e la incoraggiò9.
L’approvazione definitiva venne però il 16 novembre 1928 quando la S. Congregazione per il Concilio ne accettò lo statuto. Il nuovo comitato promotore, insediatosi il 20 dicembre 1928 sotto la presidenza di padre Gemelli, decise di lanciare l’Opera il giorno dell’Epifania del 1929, inizialmente nella diocesi di Milano e poi nell’Italia intera. Già vengono delineate quelle che saranno le attività fondamentali:
«Il primo posto si darà alle attività dirette al diffondere la dottrina della Regalità, l’onore al Sacro Cuore e la riparazione»10.
Così il 6 gennaio 1929 l’Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo si presentò ufficialmente e il 1° giugno 1929 iniziava le pubblicazioni il bollettino “Adveniat”. Collaborarono con Gemelli alla direzione dell’Opera «persone che hanno già dato prova di saper lavorare per la causa di Dio e di aver attitudini alle attività organizzatrici. Esse sono: mons. Alfredo Cavagna, assistente generale della GFCI, mons. Francesco Olgiati, padre Arcangelo Mazzotti, comm. Ludovico Necchi, comm. Pietro Panighi, sig.na Armida Barelli, Presidente generale della GFCI, marchesina Teresa Pallavicino. Fa parte del Comitato anche il rev. padre Matéo Crawley, promotore dell’opera dell’Adorazione notturna nelle famiglie, che è una delle attività della nuova Opera»11.
L’esistenza dell’OR si rivelò poi provvidenziale quando nel 1931 il governo fascista sciolse le associazioni giovanili di Azione Cattolica. Le presidenti diocesane e parrocchiali della GF divennero le delegate diocesane e parrocchiali dell’OR, continuando così a lavorare efficacemente per la formazione delle giovani.
Quale fosse la scopo dell’OR nella mente del Gemelli lo ricaviamo dallo statuto dell’Opera che afferma «L’Opera della Regalità di NSGC vuole cooperare all’avvento di Cristo promuovendo negli individui, nelle famiglie e nella società la cognizione, l’amore e il servizio dovuto alla sovranità di Gesù Cristo, infinitamente buona e benefica, infinitamente signora e padrona».
Lo stesso statuto poi indica le attività tese a realizzare lo scopo, che possiamo sintetizzare in questo modo:
a) Promuovere la cognizione, l’amore e il servizio dovuto alla Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.
santini in offset 1940-46 della Opera della Regalità di N. S. Gesù Cristo mia collezione |
*Per raggiungere questo scopo l’OR ha curato la diffusione di stampa specializzata a carattere popolare, di immagini con la preghiera a Cristo Re;
ha prestato attenzione a solennizzare la festa di Cristo Re, organizzando congressi e manifestazioni pubbliche; ha favorito la devozione al Sacro Cuore dando poi aiuto a quelle opere che si propongono l’instaurazione del Regno di Gesù Cristo, in modo particolare l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Azione Cattolica, l’Opera delle vocazioni ecclesiastiche, le opere missionarie, l’opera dei Congressi Eucaristici Nazionali.
«Da questo apostolato il padre Gemelli si riprometteva due conseguenze pratiche molto importanti: un atteggiamento di fierezza e di dignità del cristiano incoraggiato anche da una certezza di vittoria; come pure un vincolo unificatore delle disparate pratiche di pietà»12.
b) L’adorazione notturna nelle famiglie in spirito di riparazione e l’adorazione diurna nelle chiese.
È una conseguenza logica della dottrina della Regalità di Cristo. L’adoratore non fa che imitare Cristo, il perfetto adoratore del Padre. L’adorazione notturna per quanti dimenticano o combattono il Redentore e si rifiutano di conoscerlo come Signore, vuole infatti essere una risposta concreta al suo immenso amore. L’iniziativa fu mutuata da quella del padre Matéo Crawley che padre Gemelli aveva invitato in Italia. Per gli iscritti all’Adorazione, che salirono ben presto a 90.000 veniva preparata un’ora di adorazione, pubblicata sul bollettino “Adveniat”.
c) L’apostolato liturgico per il popolo italiano e l’apostolato religioso mediante la diffusione di opuscoli ascetici popolari.
Su questo obiettivo si è polarizzata l’attività principale dell’OR. Non possiamo in ogni caso non ricordare quanto questo fatto mostri come padre Gemelli avesse intuito l’opportunità del Movimento Liturgico in Italia e come fosse consapevole del valore della liturgia per un efficace apostolato.
d) Corsi di esercizi spirituali per ogni ceto di persone in case appositamente costruite, dette “Oasi”.
Osserva il Profili che «anche in questo settore padre Gemelli ha lasciato un’impronta del suo senso pratico creando oasi di silenzio e di preghiera [...]. Spinta dal dinamismo del presidente l’OR ha compiuto anche qui notevoli progressi. Dai corsi di esercizi per vescovi, agli incontri di ripensamento per i “figli prodighi”; dagli esercizi specializzati per “anime consacrate”, a quelli generali per signore, signorine, impiegate; dalle giornate di preghiera e di studio delle delegate dell’OR, agli esercizi minimi degli operai»13.
Angelo Lameri
[Il testo è tratto da A. Lameri “L’attività di promozione liturgica dell’Opera della Regalità (1931-1945) -
____________________
NOTE
1 Sticco Maria, Padre Gemelli, Appunti per la biografia di un uomo difficile, OR, Milano, 1976, pp. 112-113.
2 Cf. Gemelli Agostino, La Regalità di Cristo, a proposito dell’enciclica «Quas Primas», VeP, 12 (1926), pp. 3-9. Cf. anche Gemelli Agostino, Una nuova iniziativa dell’Opera della Regalità di Cristo, «L’Italia», 30 ottobre 1927, p. 2 e l’intervento di Armida Barelli alla prima riunione del nuovo comitato promotore in: Milano, Archivio OR, Verbali, 20.12.1928.
3 Cf. Gemelli Agostino, Per la festa della regalità del S. Cuore. Un voto teologico dell’Università Cattolica, VeP, 11 (1925), pp. 449-461.
4 Cf. Tramontin Silvio, Un secolo di storia della Chiesa. Da Leone XIII al Concilio Vaticano II, Volume I, Studium, Roma 1980, pp-. 145-155.
5 Moioli Giovanni, Cristologia. Proposta sistematica, pro manuscripto, Milano 1978, p. 107.
6 «Qui scrivo con l’anima commossa, piena di gioia soprannaturale…», Gemelli, La regalità, p. 3.
7 Cf. La Regalità di Cristo. Atti e voti del Primo Congresso Nazionale della Regalità di Cristo, VeP, Milano 1926.
8 Cf. Sticco Maria, Padre Gemelli, p. 171,
9 Cf. La lettera del card. Eugenio Tosi e una prima presentazione dell’Opera da parte di Gemelli nel quotidiano cattolico «L’Italia» del 30 ottobre 1927, p. 2.
10 Milano, Archivio OR, Verbali, 20.12.1928.
11 Gemelli, Una nuova grande iniziativa, p. 70.
12 Profili Ludovico, L’Opera della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo e l’Opera Impiegate, VeP, 42 (1959), p. 687.
13 Profili, L’Opera della Regalità, pp. 688-689.
«Da questo apostolato il padre Gemelli si riprometteva due conseguenze pratiche molto importanti: un atteggiamento di fierezza e di dignità del cristiano incoraggiato anche da una certezza di vittoria; come pure un vincolo unificatore delle disparate pratiche di pietà»12.
b) L’adorazione notturna nelle famiglie in spirito di riparazione e l’adorazione diurna nelle chiese.
È una conseguenza logica della dottrina della Regalità di Cristo. L’adoratore non fa che imitare Cristo, il perfetto adoratore del Padre. L’adorazione notturna per quanti dimenticano o combattono il Redentore e si rifiutano di conoscerlo come Signore, vuole infatti essere una risposta concreta al suo immenso amore. L’iniziativa fu mutuata da quella del padre Matéo Crawley che padre Gemelli aveva invitato in Italia. Per gli iscritti all’Adorazione, che salirono ben presto a 90.000 veniva preparata un’ora di adorazione, pubblicata sul bollettino “Adveniat”.
c) L’apostolato liturgico per il popolo italiano e l’apostolato religioso mediante la diffusione di opuscoli ascetici popolari.
Su questo obiettivo si è polarizzata l’attività principale dell’OR. Non possiamo in ogni caso non ricordare quanto questo fatto mostri come padre Gemelli avesse intuito l’opportunità del Movimento Liturgico in Italia e come fosse consapevole del valore della liturgia per un efficace apostolato.
d) Corsi di esercizi spirituali per ogni ceto di persone in case appositamente costruite, dette “Oasi”.
Osserva il Profili che «anche in questo settore padre Gemelli ha lasciato un’impronta del suo senso pratico creando oasi di silenzio e di preghiera [...]. Spinta dal dinamismo del presidente l’OR ha compiuto anche qui notevoli progressi. Dai corsi di esercizi per vescovi, agli incontri di ripensamento per i “figli prodighi”; dagli esercizi specializzati per “anime consacrate”, a quelli generali per signore, signorine, impiegate; dalle giornate di preghiera e di studio delle delegate dell’OR, agli esercizi minimi degli operai»13.
Angelo Lameri
[Il testo è tratto da A. Lameri “L’attività di promozione liturgica dell’Opera della Regalità (1931-1945) -
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NOTE
1 Sticco Maria, Padre Gemelli, Appunti per la biografia di un uomo difficile, OR, Milano, 1976, pp. 112-113.
2 Cf. Gemelli Agostino, La Regalità di Cristo, a proposito dell’enciclica «Quas Primas», VeP, 12 (1926), pp. 3-9. Cf. anche Gemelli Agostino, Una nuova iniziativa dell’Opera della Regalità di Cristo, «L’Italia», 30 ottobre 1927, p. 2 e l’intervento di Armida Barelli alla prima riunione del nuovo comitato promotore in: Milano, Archivio OR, Verbali, 20.12.1928.
3 Cf. Gemelli Agostino, Per la festa della regalità del S. Cuore. Un voto teologico dell’Università Cattolica, VeP, 11 (1925), pp. 449-461.
4 Cf. Tramontin Silvio, Un secolo di storia della Chiesa. Da Leone XIII al Concilio Vaticano II, Volume I, Studium, Roma 1980, pp-. 145-155.
5 Moioli Giovanni, Cristologia. Proposta sistematica, pro manuscripto, Milano 1978, p. 107.
6 «Qui scrivo con l’anima commossa, piena di gioia soprannaturale…», Gemelli, La regalità, p. 3.
7 Cf. La Regalità di Cristo. Atti e voti del Primo Congresso Nazionale della Regalità di Cristo, VeP, Milano 1926.
8 Cf. Sticco Maria, Padre Gemelli, p. 171,
9 Cf. La lettera del card. Eugenio Tosi e una prima presentazione dell’Opera da parte di Gemelli nel quotidiano cattolico «L’Italia» del 30 ottobre 1927, p. 2.
10 Milano, Archivio OR, Verbali, 20.12.1928.
11 Gemelli, Una nuova grande iniziativa, p. 70.
12 Profili Ludovico, L’Opera della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo e l’Opera Impiegate, VeP, 42 (1959), p. 687.
13 Profili, L’Opera della Regalità, pp. 688-689.
santini in offset 1940-46 della Opera della Regalità di N. S. Gesù Cristo mia collezione |
verso 1 |
verso 2 |
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