Perché Santi tra le mani

Vi siete mai trovati fra le mani un santino?
Naturalmente non quelli odierni, magari che conservava vs nonna?
Bene voglio farvi riflettere su un punto .
Quel santino è molto più di un "pezzo di carta".
Non rappresenta solo un immagine da coservare .
Immaginate solo per un momento perchè vi ritrovate quel santino, perchè qualcuno lo ha conservato gelosamente !
Perchè magari gli è stato donato da una persona cara, o solo perchè era devoto a quel santo.
*Ma la cosa affascinante è il ritrovare su alcuni di essi scritte in bella o brutta grafia, frasi di preghiera, di augurio, di ricordo o di dedizione o magari solo una firma o una data.
Per lo più a volte sono parole semplici o anche forbite poesie magari in rima . Quindi testimoniano una fede autentica e un epoca che è passata.*(frase del collezionista Mario Tasca)
Per non parlare poi della loro bellezza intrinseca santini fatti a mano, disegnati e colorati da mani leggere e esperte, da artisti per lo più ignoti che hanno creato piccoli capolavori .
In questo mio blog, oltre a presentare la mia collezione che potete visionare nella slide a destra settimanalmente, prenderò in esame un santino o un argomento che mi sta più a cuore cercando di darvi più notizie possibili.
Ovviamente si accettano commenti critiche suggerimenti e approvazioni.
Buona lettura!

FRASI CELEBRI

"Chi è
capace di creare immagini,
come e quando vuole,
non conosce la tristezza
della realtà quotidiana
e può dar libero sfogo
alla magia delle sue allucinazioni"
S.Dalì

Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità
Daniel Barenboim

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
Vivere nel mondo senza diventare consapevoli del suo significato è come aggirarsi in una grande biblioteca senza toccarne i libri.
[Manly P. Hall]
"Il SAPERE rende LIBERI è l'Ignoranza che rende PRIGIONIERI".
Socrate


PREFAZIONE
LA FILICONIOMANIA DI GIOVANNI BATTISTA BONDESAN

E' l'interesse per la cultura in generale, e la forte passione per un prezioso settore storico ed artistico purtroppo trascurato che a partire dal 2002 ha impegnato con fervore singolare Giovanni Battista in una rigorosa, approfondita e puntuale ricerca.
La quale non si è svolta in un ambito ristretto, ma via via si è estesa ai Santuari, alle Chiese, agli Archivi, alle Biblioteche, ecc. ecc. fino alle persone interessate e sensibili, da quelle colte e titolate alle più semplici, depositarie "spesso" di Immaginette devozionali, conservate gelosamente e ordinate per il gusto di collezionare e per il piacere di conservare il ricordo tramandato.
Si tratta a mio avviso di una "mania" encomiabile, che va molto apprezzata e sostenuta per un duplice motivo.
Il primo consiste nel fatto che Bondesan con le sue originali ricerche, sempre rigorosamente documentate, sta arricchendo con nuovi contributi questo significativo settore dimostrando tra l'altro, come l'arte "dei Pezzettini di Carta" non è "Minore" ma esprime con la più alta dignità l'evoluzione della cultura e l'intreccio tra la componente Cattolica Cristiana e l'influenza di impliciti elementi del Classicismo Greco e del Giudaismo sino a cogliere talvolta sottili implicanze con alcune espressioni della cultura Massonica.
Ritengo che siano soprattutto validi i suoi efficaci interventi chiarificatori sui significati della complessa ricca ed insieme misteriosa simbologia ricorrente.
Il secondo motivo, anche da lodare sta nella opportuna e instancabile divulgazione degli esiti via via acquisiti con le sue faticose ricerche e con studi approfonditi sia attraverso il dialogo con tutti coloro che si interessano di queste problematiche sia in occasione dei convegni che nei chiari e frequenti interventi sul Blog.
In conclusione auguro a Giovanni Battista di raccogliere finalmente tutte le soddisfazioni che merita, in quanto giovane studioso e che possa continuare ad arricchire con il suo esemplare entusiasmo.
Professor Vittoriano Caporale
Ordinario in quiescenza di Storia della Pedagogia Università di Bari e già Docente di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Taranto sede distaccata di Bari.

Cerca nel blog

venerdì 19 ottobre 2012

La Madonna della Neve e Don Stanislao De Pascale

 
 
L'incisione che prendiamo in esame oggi non fa parte della mia collezione ma è tratta da internet.
 
Come abbiamo visto, esaminando un santino, questi può raccontarci molte cose, non solo legate a ciò che vi è rappresentato e quindi l'eventuale incisore o tipografia che l'ha stampato, ma a volte ci permette di capire da quale luogo proviene e il nome di chi l'ha posseduto o ancora il periodo storico in cui collocarlo.
In questo caso specifico, questo "Santino", ci permetterà di raccontare un periodo della nostra storia italiana.
 

 
Il cartiglio sottostante l'immagine della Madonna della Neve così riporta:
VERA MIRACOLOSA EFFIGE DELLA MADONNA DELLA NEVE CHE DA MOLTI SECOLI SI VENERA NEL CONVENTO DE RIFORMATI DI SAN FRANCESCO IN MONTELLA.
A DIVOZIONE DEL SIGNORE  D. STANISLAO PASCALE DI MONTELLA.
                                                                                                                                    A.D. 1850
 

 
Montella è un paese in provincia di Avellino, famosa per la produzione di castagne IGP ha una storia che risale già al neolitico.
Il Convento menzionato nel cartiglio è monumento nazionale e sembra sia stato fondato dallo stesso San Francesco nel 1222.
Il cartiglio oltre a permetterci di collocare geograficamente il "Santino" ci svela anche l'anno in cui tale santino fu stampato nel 1850, ma cosa ancora più importante chi ne fu il committente:
A Divozione del Signor  D. Stanislao Pascale.
Chi era costui? Proviamo a scoprirlo.
Se leggiamo la frase notiamo che davanti al nome vi è una D. che dovrebbe essere l'abbreviazione di DON.
Tale aggettivo deriva dal latino DOMINUS cioè SIGNORE, titolo d'onore premesso un tempo al nome dei soli PRINCIPI, quindi per usanza ricevuta dagli spagnoli, anche a quello dei NOBILI CITTADINI, il quale uso si mantiene  in alcune province d'Italia, ed è rimasto oggi come proprio ai soli sacerdoti.
Dalla spiegazione etimologica quindi possiamo intuire che DON STANISLAO PASCALE doveva essere una persona molto influente e importante a Montella e lo si deduce, oltremodo, dal fatto che venga menzionato nel cartiglio del santino, come committente dello stesso.
Tale ipotesi ci viene confermata da:
Domenico Ciociola, Canonico della Insigne Battesimale di Santa Maria del Piano, fu oratore di grande talento chiamato a svolgere la sua attività panegirica in tutti i comuni dell’Irpinia, che parla di Don Stanislao in una suo libro dal titolo:
"Breve elogio funebre pronunciato sul feretro del Cav. Stanislao Pascale il 24 Novembre 1878 nella Battesimale di Montella" (scritto ad Avellino, nel 1879), che ci permette di scoprire la data di morte del Cavaliere.
Un ulteriore conferma la troviamo in una
 Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia (per vedere clicca sulla foto) datata:
15 maggio 1878
 
 in cui
ORDINE DELLA CORONA D'ITALIA
S.M. si compiacque nominare nell'Ordine della Corona d'Italia
Sulla proposta del Ministro dell'Interno con decreti in data 2 e 13 dicembre 1877
a Cavaliere:
Pascale Stanislao di Montella 
Deduciamo così  dalle date, che il Pascale, fu fatto Cavaliere d'Italia solo un anno prima della sua morte.
Ma chi era veramente Don Pascale?
Faceva parte di una Famiglia di origini nobiliari e ricco proprietario terriero che insieme ad altre Famiglie si dividevano il territorio di Montella, ricordando molto da vicino quelle Famiglie "Gattopardesche" siciliane della metà dell'800 che ben furono evidenziate nel film di Luchino Visconti "Il Gattopardo" appunto.
 
Il 17 marzo 1861 fu fondato il Regno d'Italia ma lungi dall'aver fatto gli italiani così come disse in una famosa frase  Camillo Benso Conte di Cavour.
Nel Regno delle Due Sicilie  che fu governato  dai Borboni le grandi famiglie aristocratiche che avevano vissuto nei privilegi concessi dal RE, si accorsero che il loro potere cominciava a sgretolarsi e quindi cercarono di osteggiare tale unificazione, favorendo il brigantaggio.
Ed è proprio di questo, che il Cavalier Stanislao viene accusato in una lettera del 1868 dal Prefetto di Avellino indirizzata all'allora Ministro degli Interni.   
 
 
Carteggio segreto tra il Prefetto di Avellino ed il Ministro degli Interni 1868 sul Brigantaggio a Montella .
Il Prefetto di Avellino si porta a Montella dal 5 al 14 Ottobre 1868 relazionando poi al Ministro dell’Interno sullo stato del paese e su i suoi problemi legati al brigantaggio .
Un documento eccezionale visto da un uomo delle istituzioni senza posizioni di parte che apre uno spaccato vero e crudo di un periodo che deve essere riletto con obbiettività e serietà di giudizio.
 Di Edmondo Marra (Autore di  romanzi storici  sul Brigantaggio nelle terre Irpine alle soglie dell'Unità d'Italia è stato anche sindaco di Montella nel 2008)

18 Ottobre 1868
L'esibizione dei risultati di un rastrellamento: otto soldati posano con quattro briganti catturati. La foto però è truccata: i briganti in realtà sono già morti e i soldati li tengono dritti con le mani perché non cadano a terra.

Le notizie sempre più insistenti che le condizioni di sicurezza pubblica in Montella si rendevano di giorno in giorno peggiori , per essersi ai danni del brigantaggio congiunti la diffidenza e la discordia fra le diverse autorità locali mi determinarono a muovere per quel Comune , onde scrutarvi da vicino la origine dei mali lamentati , ed escogitare i modi meglio efficaci a farli cessare o diminuire.
Con proposito così fatto partii la notte del 4 andante alla volta di quel paese dove giunsi alle 7 antimeridiane del 5 , e dove ebbi a trattenermi per necessità di cose e per interesse del servizio fino al giorno 14 .
Ed ora verrò esponendo all’E.V. quanto mi occorse osservare ed indagare durante la mia dimora colà, e terrò parola di uomini e di circostanze con quella franchezza di linguaggio e con quella imparzialità di apprezzamenti che sono state sempre nelle mie abitudini , acciò i Rettori dello Stato possano fermare i loro criteri in maniera meno dubbia ed incerta.

Indole degli abitanti di Montella in relazione con le condizioni locali
Montella è divisa in diciotto casali o rioni , i di cui abitanti vicendevolmente si attribuiscono appellativi di scherno. Una prima ragione dunque di avversione tra essi sta appunto nel frazionamento dell’abitato , onde ciascun rione vive una vita separata , s’informa ad un’attività economica peculiare , e sdegna quasi di aver comunanza d’interessi e di propositi con gli altri.
E poiché ogni rione conta uno o più proprietari influenti per dovizie o per scaltro ingegno è agevole comprendere come le gare , le gelosie , le ambizioni tengano gli animi divisi al pari delle case e come il popolo minuto si giovi delle discordie dei più cospicui , servendo ora l’uno ora l’altro , e terminando per dominarli tutti .
Né l’esperienza , né la sollecitudine del proprio vantaggio , né i richiami dell’autorità , né l’evidenza di danni sempre crescenti e maggiori han potuto indurre quei gentiluomini a rammorbidire gli odi reciproci ed a stringersi in saldo vincolo di amicizia per imporsi a quelle masse , dalle quali sono oggi costretti a ridursi fra le domestiche pareti prima che annotti ed a trascurare le faccende campestri .
Essendo poi i ricordati casali addossati ai monti , e le strade avvallate per muri altissimi che ricingono i giardini folti di alberi secolari , facili si rendono gli agguati , facilissimo lo scampo a gente corriva per indole alle vendette ed al sangue .
Di qui sorge una seconda ragione così della frequenza dei crimini , come della riluttanza a designarne gli autori e dell’impunità che spesso gli accompagna.
Da un dato statistico , allegato alla presente e derivato con scrupoloso esattezza da’ registri esistenti nella Pretura Mandamentale , si può desumere la pruova migliore della natura rapace vendicativa e violenta de’ montellesi , e del bisogno sentito in ogni tempo di spendervi cure e provvedimenti speciali.
Per toccare intanto delle individualità e de’ partiti , mi occorre far conto a V. E. che i De Stefano , i Rubini , gli Albiosi , i Colucci , i Marano , i de Pascale ecc per desiderio di preponderare ciascuno a sua volta , e per mostrarsi superiori ad ogni altro loro conterraneo , hanno indetta una guerra tenebrosa ed indefessa al Sig.r Scipione Capone , il quale solo ha osato dichiararsi apertamente ossequioso e confidente del Real Governo , quandoché essi se ne vantano poco riverenti e si confessano mal persuasi della durabilità dell’ordinamento politico attuale .
E poiché là , dove mancando l’affinità delle indecole alla formazione de’ solidi uopo è ricorrere alla compressione per ottenerla , l’esiguità delle forze e de’ mezzi spiegati finora onde ricondurre Montella allo stato di normalità è stata pretesto ed occasione ai tristi di miscredere il principio di Autorità , e mantenere la perturbazione nella coscienza pubblica .
Né sarà fuor di luogo accennare come fra tanti ricchi proprietari di quella terra , unicamente contro il summentovato Sig.r Capone siensi converse le minacce , gli appiattamenti e la industria de’ briganti per averlo nelle mani .
 La qual cosa , pienamente da me constatata , induce a ritenere , che più alla grossa taglia sperata dal sequestro di quel gentiluomo , i masnadieri mirino alla esecuzione di qualche iniquo mandato , secondoché è voce di popolo essersi praticato nella recente uccisione di Diego Moscariello .
Delineate sobriamente le prime origini del male , che dirò proprio del luogo , mi permetterò scendere al disame di quello dipendente da estranee cagioni .
Una delle piaghe tradizionali di Montella è stato sempre il brigantaggio , conciosiacché , per le cose dianzi notate circa l’indole degli abitanti e la opportunità de’ siti , si fossero in ogni tempo quivi deplorate le associazioni di malfattori in bande armate , talvolta eventuali , talvolta permanenti , sperperate e distrutte quando un nerbo straordinario ed imponente do forze veniva impiegato a perseguirle , le bande medesime potevano lungamente sottrarsi alle ricerche , quando i mezzi adoperati non erano al livello delle circostanze .
Ed allora il sistema delle spie , dell’astuzia , degli agguati ne scemava gradatamente il novero fino a purgarne del tutto il paese .
Or non essendo stato consentito porre a persecuzione delle comitive , ( che dal 1861 hanno infestato quello ed i territori contermini ) una forza regolare capace di circuirle e vietar loro qualsivoglia rifugio , mi sono , e con risultamenti favorevolissimi , attenuto agli accorgimenti , usando gli scarsi modi messi a mia disposizione con maturità di giudizio e con fermezza ed instancabilità di provvedimenti .
E se volessi avvalorare di esempi le mie affermazioni , mi gioverebbe richiamare alla memoria dell’E. V. i nomi de’ più famigerati assassini , de’ quali nel giro de’ primi quindici mesi della mia amministrazione ho potuto liberare il Principato Ulteriore , e massime le terre del montellese , dove dopo la morte del Cianci , la banda trovavasi ridotta unicamente a Pico e a due altri briganti . Ma due fatti ( ed io non mi periterò di rivelarli a V. E. ) venivano a fuorviare gli effetti finali delle mia diligenza , l’uno cioè di spiegare grande apparato di forze dal lato del Salernitano , lasciando che poche ed insufficienti ne fossero destinate dalla parte di questa Provincia ; l’altro di non definire apertamente il compito , la direzione e la responsabilità del Potere chiamato all’attuazione del disegno ; perocché questo, qualunque fosse stato l’accordo delle varie autorità ed il loro vicendevole appoggio e concorso , doveva di necessità naufragare nella indipendenza e nelle attribuzioni speciali di ciascuna di esse .
L ‘ allegato B darà ragione del primo fatto ; e V. E. non vedrà senza meraviglia come alla persecuzione de’ malfattori sopra una zona di meglio che ottanta chilometri di lunghezza e venti di larghezza siansi creduti bastevoli 124 soldati parte distaccati a Bagnoli e Caposele , e parte stanziati in Montella , donde tre soli drappelli ciascuno di 15 uomini appena sono incaricati di perlustrare successivamente quella lunga catena de’ monti , que’ boschi e quelle valli .
Ragione del secondo fatto la daranno i miei reiterati rapporti a codesto Ministro , ne’ quali non solo ho ripetutamente espresso la previsione , che gli arresti in massa su semplici denunzie od indicazioni avrebbero stimolato molti a darsi al brigantaggio , diminuita negl’innocenti la fede nella protettrice salvaguardia delle leggi , ed aperto largo campo alle personali vendette , ma ho anche annunziato che le decisioni assolutorie del magistrato Ordinario avrebbero vulnerato il prestigio delle Autorità Militare ed Amministrativa , dalle quali gli ordini di cattura sarebbero stati emanati .
Ma checché altri abbia potuto opporre e far credere al riguardo gli eventi sono venuti a confermare il presagio : e mentre in sei mesi circa i numerosi arresti ( ai quali le ministeriali istruzioni mi facevano quasi un debito di assentire ) , sopra semplici liste , presentate al Comandante Militare e redatte da funzionari male informati e troppo credute , producevano il disgustoso frutto di tre omicidi , di un mancato omicidio , di un aumento di masnadieri , e di una assoluzione , anche se in massa, degli indiziati di manutengolismo.
Gli è vero , che non si è mancato di far le viste di attingere informazioni a questa Prefettura sul conto di detti manutengoli , de’ quali si indicavano i nomi , ma quando si era giunti alla insinuazione di attribuire gl’ insuccessi , sperimentati altrove a negligenza ed assonnamento delgi agenti Governativi di questa Provincia, respingere quelle liste e redarguirle d’inesattezza sarebbe stato lo stesso che ribadire l’opinione che si era voluto far filtrare nell’animo del Sig.r Ministro sulla inalterata sicurezza fin qui goduta da’ conniventi de’ briganti.
E poiché mi sono imposta la legge di esser franco , aggiungerò :
- Che il Maggiore comandante il 1° Battaglione del 39 ° Fanteria in Montella per quanto si mostri animato dall’interesse del servizio , altrettanto è lontano dall’adattamento de’ mezzi migliori a conseguire lo scopo .
Unitosi al Pretore Mandamentale ( di cui farò cenno in seguito ) e raggiunto da costui fin dal primo momento che arrivò a Montella , si pose in urto con gli agenti di Sicurezza Pubblica e co’ reali carabinieri , rendendo infruttuosa la loro opera , e facendone spiare gli atti e quelle pratiche segrete e riservate inerenti allo speciale loro compito .
Soverchiamente credulo si è sovente volte affidato ai complici de’ briganti , ed a coloro che erano decisi ad arruolarsi tra i malfattori.
Esempio di ciò Giuseppe Granese , Costantino Figliuolo , Salvatore Coscia e Generoso Pizza ( de’ quali i primi tre trovansi arrestati ) che avevan promesso la loro cooperazione al Sig.r Maggiore contro la banda Pico , cui in seguito eransi associati.
Violento ne’ modi , adopera minare percosse e carcere contro le persone , dalle quali inutilmente si è lusingato ottenere rivelazioni , o che sono da lui state sospettate di conniventi .
Ed è quanto avveniva non ha guari a Giovanni di Nolfi e Bartolomeo Ragone ,che erano per sospezione menate in carcere dopo gravi violenze patite, di cui però il Pretore rifiutavasi ricevere la querela , e stornava la pruova generica.
- Che il capitano de Benedetti toscano ( decorato della medaglia di oro da Pio IX per servigi contro il brigantaggio , allorché era al soldo del Gran Duca ) serba una condotta commendevole in ciò che concerne la militare disciplina , perniciosissima però in quel che si attiene alle sue private relazioni nel paese . E pervero , tanto egli che la moglie sono assolutamente ligi al sig.r Stanislao de Pascale
( cav .re dell’Ordine di Francesco II , borbonico nella sostanza e repubblicano nell’apparenza ); e si fanno facilmente accivettare dalle moine , da’ doni , da’ pranzi , dalle feste e da’ giuochi della casa De Pascale , dove convengono abitualmente e da mane a sera gli eccessivi de’ vari partiti che abitano Montella .
Si sospetta poi , e con fondamento , che molte disposizioni riguardanti arresti e sorprese di briganti non abbiano potuto avere effetto , per confidenze fattene dal de Benedetti al de Pascale e consorti , e con la convinzione forse che coloro fossero brava e buona gente.
- Che il Pretore del Mandamento , volendo vivere di accordo con tutt’i partiti , accarezzandoli successivamente , ha diminuita la propria autorità ed inacerbiti viemaggiormente gli odi preesistenti. Stretta amichevole intimità col de Pascale surriferito , e divenutogli compare , ne’ primordi delle sue funzioni colà confidava allo stesso le notizie più delicate al riguardo del brigantaggio e di quei che ne erano fautori , rendendo per tal modo infeconde tutte le cure delle Autorità per la ricerca e punizione de’ colpevoli .Altrettanto ossequioso verso il Comandante Militare , quanto avverso ai funzionari di Sicurezza Pubblica ed ai Reali carabinieri , mentre rivela al primo i segreti delle istruzioni processuali , nega ogni appoggio ai secondi e ne discredita gli atti .
Ha trattenuto non pochi mandati di cattura da doversi eseguire dall’Arma , de’ quali però non si è restato dar contezza agl’interessati , agevolando così ai catturandi la via di porsi in salvo .
Ha trasandato di ammonire 32 individui ( fra quali Generoso Pizza e Salvatore Coscia datisi quindi al brigantaggio ) che l’Arma de’ Carabinieri aveva designati in apposito elenco , come colpevoli di vagabondaggio e di manutengolismo .
E si è mostrato del pari riluttante ad emettere ordini di arresto preventivo , che l’Arma in parola si era fatta a richiedere nel fine d’impedire che tristi uomini ( a ragion di esempio i detti Granese e Pizza ed Alessandro Lubirto ) si associassero alla banda Pico , emettendo tali mandati sol dopo che quelli già eransi costituiti in comitiva armata.
- Che il Regio Procuratore sostituto , sig.r Grisolia , fingendo di aderire e dopo un primo rifiuto alla preghiera da me datagli nel di 23 settembre or decorso , d’investigare cioè giuridicamente quali insidie si macchinavano in Montella a danno della persona e della proprietà del sig.r Capone , entrambe minacciate ed in pericolo , si recava colà in casa de Pascale donde , senza esame di sorta , facevasi a sputare sentenze e ad indicare fatti in opposizione di quelli che erano realmente .
Se debbe aggiustarsi fede alle persone meglio informate , pare che la piena e completa assoluzione del sig.r Alessandro Rubino , contro il quale parecchie prove di complicità co’ malfattori erano state raccolte e prodotte dall’Arma de’ Reali Carabinieri , sia tornata profittevole all’anzidetto Magistrato . Ed io non avrei esitato a respingere tali assertive , come calunniose insinuazioni , dove, consultando i precedenti che lo riguardano , non avessi rilevato gl’intrighi ed i brogli da lui usati nella elezione politica del Deputato di Avellino sig.r Montuori ( elezione che fu poi oggetto d’inchiesta dopo essere stata annullata ) , e non avesse rilevato del pari come egli , allora Pretore in Monteforte pretendesse Lire 255 per la liberazione di Raffaele Amodeo , brigante spontaneamente costituitosi alla giustizia , e come indettatosi col capo-banda Paris Piciocchi attendesse a derivare disonesti guadagni dalle indicazioni di costui .
Su di che potrà richiamarsi il rapporto di questa Prefettura del di 14 Agosto 1863 . Divisione Gabinetto , n° 399-allegato C.
Laonde non è ad avvisasi strano , se , mentre i gentiluomini si dilacerano scambievolente , e gli aderenti del Rubino festeggiano il suo ritorno , e il de Pascale trae partito dalla familiarità di alcune autorità Militari e Giudiziarie , ed i Reali carabinieri ed il delegato di Sicurezza Pubblica sono ostacolati , ed un impercettibile drappello di truppa muove in lontane perlustrazioni , i briganti talvolta osino rivedere le proprie abitazioni e trattenervisi parecchie ore della notte .
Vuolsi inoltre segnalare che in tanta copia di attriti e di discordie , come non mancano le pronte ed efferate vendette contro que’ che si adoperano a far incogliere i malviventi , così non mancano denari e doni a que’ che ne favoriscono in qualsiasi modo i passi .
E’ pure mestieri far noto a V.E. un altro gravissimo fatto , che si collega strettamente agli omicidi di Rosario Celetta e di Diego Moscariello , e che da la spiega degli addebiti fatti al maresciallo de’ carabinieri de Angela , di non aver serbato il segreto sul conto delle proprie spie .
Il Celetta ,che agendo per conto del D’Angela ( con la mia intelligenza ed a spese di questo ufficio ) aveva reso servizi interessanti ed altri e maggiori ne avrebbe prestati , fu designato , non si sa da chi al Tenente Colonnello De Levis come utile a guidare la truppa contro la banda Pico-Ferrigno , e come spia retribuita del maresciallo suddetto .
Usando allora il proprio grado , il sig.r De Levis obbligò quest’ultimo a porre il Celetta alla sua dipendenza , ed ebbe la malaccortezza di farne parola nella Casina , dove si riunivano i sedicenti repubblicani .
Tradotto così il sospetto in certezza sulle pratiche di quell’infelice contro i briganti , ed ingannato con false promesse il Maggiore del Battaglione stanziato in Montella , il Celetta veniva miseramente ucciso .
Rapporto di questa prefettura del di 22 Luglio ultimo Divisione Gabinetto n° 447.
Né dissimili fino ad un certo punto erano le circostanze che originavano la uccisione di Diego Moscariello .
Caduto anche esso in sospetto di fornire notizie , avvisi ed assistenza all’Arma surriferita , e volendo porsi al sicuro della vendetta de’ fautori della comitiva , contro i quali aveva coraggiosamente reso testimonianza nella compilazione degli atti processuali , chiedeva al Sindaco locale un passaporto per recarsi a vivere altrove .
Egli però sapeva troppe cose e troppi nomi erano stati compromessi colle sue rivelazioni , quindi la sera stessa dal giorno in cui aveva domandato il passaporto era morto a colpi di fucile nell’abitato del rione Santa Lucia .
Giudichi ora V. E. delle condizioni di Montella e delle cagioni che da pochi mesi in qua le hanno fatte sensibilmente peggiorare ; e nel contempo si degni paragonarle con quelle , se non del tutto normali almeno comportabili , cui man mano si era riuscito condurle.
Ne’ dieci giorni da me passati in quel Comune non ho circoscritto le mie occupazioni ad investigare unicamente le cose che ho avuto l’onore di rassegnare all’E. V , ma ho visitato le prigioni e gli uffici Municipali così del Comune anzidetto , come di Sant’Angelo Lombardi , di Bagnoli Irpino , di Montemarano , di Volturara Irpina e di Cassano .
Con rapporto speciale farò noto alla Direzione Generale della carceri gl’inconvenienti rilevati nelle summentovate prigioni ed i modi di eliminarli per l’avvenire , mentre vado a proporre a questa deputazione Provinciale altri modi per mettere in regolare assetto i locali.
Vista l’indifferenza e l’inerzia de’ preposti alla cosa pubblica locale , ho indotto la Giunta a far manifeste per bando e per affissi stampati le ricompense che sarebbero state concedute a chi avrebbe fatto cadere i briganti nelle mani della legittima Autorità. Allegato D
Ho chiamato in vigore ed osservanza la Ordinanza che inibiva ai pastori l’accesso ai monti , facendo ridurre ai rispettivi paesi que’ che tuttora vi pascolavano gli armenti ; e l’altra che vietava agli abitatori delle campagne di tenere cani fuori le case durante la notte.
Ho fatto riunire tutto il Consiglio Municipale e le persone più influenti di Montella e rivolto loro parole di concordia e di riavvicinamento , persuadendoli della necessità d’imporsi al popolo minuto coll’esempio. onde nella dimenticanza delle reciproche gare avessero riconquistata quella forza morale che avevano perduta , e che sarebbe valsa a sottrarli alle oppressioni , nelle quali continuamente vivevano.
Ho promosso vari miglioramenti da attuarsi nel Comune dipendente in gran parte dalla definitiva separazione de’ beni che sono tuttavia promiscui con quelli di Volturara Irpina , offrirò la mia mediazione all’uopo.
Ho vivamente raccomandato la organizzazione di una squadriglia composta essenzialmente e per volontaria sottoscrizione di gentiluomini del paese ; e ciò ad oggetto di stabilire fra essi una talquale solidarietà , e di avviarli ad un comune indirizzo.
Ho visitato le scuole maschili e femminili , ed ho avuto a plaudire così agl’insegnanti , come allo svogliato ingegno degli alunni che le frequentano in numero non scarso .
Ho udito moltissimi individui designatimi riservatamente come capaci di somministrarmi utili indicazioni contro i briganti ed i costoro fautori ; e così ho potuto scoprire che un Michele Basile , soprannominato mollicone sia depositario di lire 2550 ( che il capo-banda Francesco Cianci gli aveva consegnato ) e che aveva stimolato al brigantaggio il proprio nipote Alessandro Luberto .
che altre 1915 lire erano state dallo stesso Cianci depositate presso Michelangelo Gramaglia , e ciò per manifestazione di Diana Marano , vedova del detto capo-banda da me accuratamente interrogata. Ho potuto scoprire che un Vincenzo Spatola di Lioni era manutengolo della banda Pico-Ferrigno : epperò dopo averne ordinato l’arresto , l’ho messo alla dipendenza del potere giudiziario, cui ho ufficialmente comunicato le pruove raccolte .
 ho potuto scuoprire che i fratelli Angelo e… Pascale alias Cardinale porcaiuoli di Montella erano in relazione co’ malfattori , somministrando loro i viveri occorrenti : fattili ricercare insieme al summentovato Basile ( Mollicone) non è stato possibile rinvenirli nel paese; ma ho disposto il da farsi allorché vi ricompariranno .
Ho potuto scuoprire che un Pascale Basile fu Giovanni corrispondente della comitiva Pico veniva ricercato dal pretore di S. Cipriano ( Salerno ) per crimine quivi commesso in Agosto dello scorso anno , quando sotto mentito nome era entrato come guardiano ai servigi del sig.r Vincenzo Bellofatto di quel Comune .
Fattolo perciò arrestare , l’ho subito rimesso alla dipendenza del Pretore di Montella per le ulteriori pratiche con quelle di S. Cipriano .
Ho potuto scuoprire che Donato e Giuseppe Pico , l’uno padre, l’altro fratello del capo-banda Ferdinando hanno fatto de’ recenti acquisti di fondi , hanno toltoo ad enfiteusi una piccola selva , hanno preso con contratto di anticresi una casa del notaio Sig.r Antonio Vuotto , hanno mutuata la somma di lire 680 a Celestino Luberto , ed infine mostrano di godere una certa agiatezza, laddove prima che il Ferdinando si fosse dato al brigantaggio , Donato faceva il mestiere di becchino e Giuseppe espiava la pena de’ lavori forzati per reato di furto .
Ed è notevole al riguardo , che de’ diversi contratti stipulati , e degli acquisti fatti niun sentore se ne era dato finora a questa Prefettura .
Ho potuto scuoprire che Antonio Carbone , padre del ferocissimo malfattore Alfonso , ha istigato costui ad associarsi alla comitiva , onde migliorare la propria condizione e vivere nell’abbondanza . Possessore di 25 vacche e 3 vitelli , egli le faceva custodire dal guardiano Alessandro de Meo di Volturara e dall’altro suo figlio Paolo Carbone giovinetto di 13 anni , in un casone alla contrada Verteglia , cioè nella località appunto dove i briganti frequentemente si sono rifugiati .
E qui è notevole del pari come di questa essenziale circostanza , che poneva la comitiva , e massime l’Alfonso Carbone ad immediato contatto de’ propri congiunti e quasi nella propria casa , non si fosse dato a questo ufficio.
Ho fatto perciò immediatamente tradurre il bestiame in Montella , coll’espresso divieto di rimenarlo alla pastura ai monti ; e perché il guardiano De Meo aveva da molti mesi lasciato il servizio dell’Antonio Carbone, così ho fatto per poche ore trattenere nella caserma de’ Reali Carabinieri il paolo , facendolo poscia licenziare per un riguardo alla sua tenera età.
Ho potuto finalmente scuoprire un altro manutengolo nella persone del vecchio capraio Giuseppe Policino alias Speranza , il quale non aveva mancato di prostituire le proprie figlie a’ briganti , talché fattolo tradurre in carcere , è stato da me passato subito all’Autorità ordinaria .
Tale è stato il risultamento delle osservazioni e delle notizie attinte sul luogo .
 
 
Da questa lettera, otteniamo un ulteriore notizia,  che Stanislao Pascale fu insignito del titolo di Cavaliere Reale Ordine di Francesco II, probabilmente tra il 1859 e il 1861.
Francesco II di Borbone, battezzato Francesco d'Assisi Maria Leopoldo (Napoli, 16 gennaio 1836 – Arco, 27 dicembre 1894), fu re del Regno delle Due Sicilie dal 22 maggio 1859 al 13 febbraio 1861.
Non sappiamo se tali pesanti accuse mosse dal prefetto fossero fondate o meno sicuramente però,  il Pascale ne uscì indenne  e dimostrando (di sicuro, falsamente!), attaccamento al nuovo Regno d'Italia, ormai anziano, fu nominato Cavaliere del Regno d'Italia.
 
Interessante carteggio che ci ha permesso di aprire una finestra su un periodo di storia importante di una zona d'Italia forse poco conosciuta.

Se volete conoscerne di più sulla storia del Brigantaggio

http://www.brigantaggio.net/brigantaggio/storia/regnoduesicilie/storia%20regno%20duesicilie.htm#sioni

http://www.dragonetti.pz.it/OldSitoDragoLiteVers//brigantaggio_meridionale1.htm



Con questo affascinante racconto, abbiamo potuto dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, l'importanza del collezionismo di santini  che non racchiudono in sè  solo Fede e Arte ma raccontano la "Storia degli uomini".



Come sempre mi auguro di avervi fatto scoprire un altro aspetto di questo "Fantastico Mondo".  


Giovanni Battista Bondesan


Nessun commento:

Posta un commento