Incisione xilografica della metà del XIX secolo acquerellata a mano che mostra il martirio della ruota usato dall'inquisizione misure 9,5 X 14 estratta da:
STORIA GENERALE DELL'INQUISIZIONE
di Pietro Tamburini direttore della facoltà politico legale dell'Università di Pavia 1866
Tale tribunale ecclesiastico fu sostanzialmente adibito inizialmente ai processi contro catari e valdesi.
Con il passare del tempo, però si specificò sempre di più nel ricercare e giudicare tutti gli eretici.
I criteri con cui si attribuiva il reato di eresia possiamo affermare oggi che erano molto discutibili e spesso i capi d'accusa erano del tutto privi di fondamento tuttavia gli accusati arrivavano ad attribuirsi i più fantasiosi reati pur di porre fine alle atroci torture cui erano sottoposti.
Si ricordano 3 Inquisizioni: quella medievale, quella spagnola e quella romana.
Sebbene si collochino in luoghi ed epoche differenti, i loro metodi di procedura furono essenzialmente gli stessi.
Nel Medio evo si era convinti che il diavolo lasciasse un "marchio" sulla pelle del suo servo: segno invisibile, ma che rendeva insensibile la pelle in quel punto.
Per questo le carni degli accusati venivano torturati fino a identificare il punto in cui il "servo di Satana" non provava dolore ovvero non urlava poichè sfinito dalla tortura. Questa era considerata una prova sufficiente.
Nel medioevo fino al XVIII sec., vi erano diverse ruote utilizzate per il supplizio col quale venivano giustiziati i condannati a morte per reati "particolarmente gravi".
In Francia e in Germania la ruota era simile alla crocifissione il condannato veniva legato in posizione supina su una ruota fissata orizzontalmente alla sommità di un palo lasciandovelo morire, talvolta dopo avergli spezzato gli arti.
Una seconda variante prevedeva due ruote dentate poste una al petto l’altra alla schiena del torturato, le ruote cominciavano a girare e le carni del poveraccio cominciavano ad essere dilaniate.
La terza quella rappresentata nell'incisione prevedeva due ruote contrapposte al cui interno vi erano delle lame, il condannato veniva posto all’interno legato ad un palo e le ruote venivano infine fatte girare a mano da due boia.
Una quarta e ultima prevedeva la legatura del condannato sulla ruota che poi veniva lanciata da una rupe o fatto passare su punte conficcate nel terreno.
Questo è quanto viene raccontato, ma molti storici mettono in dubbio che l'inquisizione abbia potuto usare sistemi di tortura.
La tortura della ruota dentata in realtà non venne mai applicata.
Fu costruita escusivamente in una versione sola e tenuta solo per impaurire i condannati.
La leggenda vuole due versioni: la prima ( Disco di Norimberga ) che l'imputato venisse legato alla ruota e fatta velocemente girare (cosa alquanto poco plausibile) o altrimenti, venivano -tramite una mazza spezzate le braccia, le gambe e poi il costato.
Portando quindi il condannato a morte certa (cosa ancora più improbabile della prima).
Si dice che sia stata usata per Santa Caterina d'Alessandria (287-304) ma che la sua esistenzza venne messa in forte dubbio: tanto che la stessa Chiesa ne soppresse il culto nel 1969.
Si pensa che il personaggio di Caterina venne confuso con quello dell'eretica Ipazia, uccisa barbaricamente nel 415 d.C.
Le "torture medievali" a detta di alcuni storici sono false e non vennero mai messe in opera, e che molto spesso sono dei falsi inventati dai musei delle torture.
Le "torture medievali" a detta di alcuni storici sono false e non vennero mai messe in opera, e che molto spesso sono dei falsi inventati dai musei delle torture.
La visione medievale e post medievale voleva che l'imputato potesse sostenere il processo con tutte le proprie forze.
La massima tortura praticata "legalmente" (anche al tempo la tortura, seppur tollerata, veniva disprezzata perchè faceva confessare cose invere) era quella dove l'imputato veniva legato con le mani dietro la schiena e sollevato dal terreno per poi essere lasciato cadere di peso sul terreno.
Il massimo che gli poteva capitare erano delle slogatura alle braccia.
Non si voleva certo uccidere l'imputato, e ne tanto meno fargli uscire del sangue.
Un esempio eclatante è la Vergine di Norimberga: inventata nel 1700 e mai usata.
Ma leggenda vuole farla risalire ai tempi medievali.
Anche il suddetto Disco di Norimberga è molto tardo rispetto al medioevo.
Anche lui venne costruito nel 1700 da un "amante" delle torture e non venne mai "esportato" dal castello in cui ancora oggi risiede: Norimberga.
Nel Martirologo Romano sono presenti 5 santi che avrebbero subito tale supplizio
Incisore Agostino Carracci Roma 1581 Santa Caterina D'Alessandria
Santino cromolitografico inizi 900 di Santa Augusta
Incisione martirio di Santa Cristina
Santa eufemia affresco Monastero di Decani.
Il martirio di San Giorgio di Luca Cambiaso nella chiesa di San Giorgio seconda metà del 500.
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