L'incisione che vi propongo oggi è fine 700 inizi 800 xilografia misure 9,1x14 alla stampa 5,3x6,7.
Al centro sotto l'incisione è riportato il nome dell'incisore un certo L. Checchini di cui però non si hanno notizie.
Nella cornice al centro un cartiglio che chiarisce il significato dell'immagine.
Il San Francesco nominato è il "Fraticello d'Assisi" che porta come nell'iconografia classica del santo una pergamena nella mano sinistra con una benedizione che come spiega il cartiglio fu donata da Dio a Mosè e da Gesù a San Francesco nel momento delle stimmate due anni prima di morire il 3 ottobre 1226.
Nelle interpretazioni soprattutto religiose la mano destra e la sinistra hanno significati diversi per l'ebraismo la mano sinistra è la mano di Dio e significa giustizia, mentre quella destra significa misericordia e infatti Francesco lo troviamo con la mano alzata in atto di benedizione (per il Taoismo la mano destra corrisponde all'azione quella sinistra alla saggezza)
Il 14 o 15 settembre 1224, insieme a frate Leone Francesco si recò sul Monte Verna.
frate Leone (che troviamo a destra in ginocchio. Negli archivi sono piuttosto esigui i dati biografici che lo riguardano: probabilmente era oriundo del contado di Viterbo; fece il suo ingresso nell’"Ordine" dopo il 1212 (molti sostengono, invece, nel 1210); morì in Assisi nel 1271.) vide una luce che arrivava dal cielo, era un angelo serafino che scese lentamente verso Francesco che stava pregando, Frate Leone potè vedere che portava le stimmate di Cristo, le quali furono impresse a Francesco: sulle mani, sul costato e sui piedi.
Nella parte alta al centro fra i due "Fraticelli" è posta l'immagine della Madonna.
Come possiamo vedere dal confronto la Madonna presente nell'incisione è molto simile alla Madonna di Guadalupe.
Infatti vi troviamo gli stessi attributi iconografici,l'irradiamento dei raggi tutt'intorno alla figura della Madonna, le mani giunte al petto e il capo reclinato e la mezzaluna ai piedi.
Ma se questi attributi ci fanno pensare alla Madonna di Guadalupe i capelli al vento e il serpente invece ci riportano alla rappresentazione dell'immacolata concezione attorniata dagli angeli .
Curiosità numerologica il numero dei cherubini che attorniano la madonna sono 17 nella numerogia il 17 è il numero della speranza, della grazia, dell'armonia, e rappresenta la sensibilità e l'innocenza o possono anche essere letti separatamente.
l'Uno(1) è l'inizio di ogni cosa: la Creazione, la forza generatrice, l'essenza della vita, della nascita e di tutto il creato.
In filosofia è associato al concetto di "monade" elemento singolo che significa "scintilla divina" in riferimento alla creazione del mondo.
Rappresenta il maschio, il materialismo, ma anche lo spirito.
Simbolo di potenza, individualità, passione, ambizione e di desiderio.
Per i pitagorici era il numero della ragione ed il generatore di tutti i numeri.
Gli Indoeuropei, per indicare il numero 1, usavano la parola SOL, che richiama alla mente il Sole, il dio per eccellenza dei popoli antichi.
In latino SOLUS indica solo, unico.
In matematica, perché l'Uno venga usato come numero, bisogna attendere il 100 d.C. con Nicomaco di Gerasa.
Prima, con Euclide ad esempio, l'Uno era solo un concetto astratto che non era né pari né dispari, ma che aveva la sola funzione di trasformare gli altri numeri da pari e dispari e viceversa.
Il 7 è il numero della fortuna ( spesso è invocato nel gioco delle carte il settebello a scopa, a tressette, e nel gioco del sette e mezzo, ) e un numero sacro, spesso richiamato insieme al tre nella Bibbia e in altri testi religiosi, e particolarmente studiato da astrologi e divinatori.
I Babilonesi facevano risalire la loro origine sacrale alla presenza nel cielo dei sette pianeti (i cinque allora conosciuti: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno più Il Sole e la Luna, un tempo ritenuti anche loro dei pianeti).
La ragione del suo carattere sacro è da ricercare anche nella composizione stessa del numero che essendo uguale alla somma di 4+3 rispettivamente sinonimi della Trinità e del mondo fisico.
Questa somma è considerata come l'unione indiscindibile tra il mondo materiale e quello spirituale: è la massima perfezione che si esprime nelle arti, nei colori e nella musica.
"Sette volte sette" e "settanta volte sette" sono espressioni bibliche che volevano indicare un numero un numero grandissimo.
Per gli Ebrei l'importanza religiosa del sette era data dalla somma 6+1 per ricordare i sei giorni della creazione del mondo ed Uno che simboleggia l'unicità di Dio.
Nelle sinagoghe ebraiche, ancora oggi si adoperano i candelabri a sette braccia in ricordo dei candelabri custoditi nel tempio di Gerusalemme.
Nella Bibbia Dio ordina a Mosè di costruire un'arca perché dopo sette giorni avrebbe sconvolto il mondo con il diluvio, e di imbarcare sette coppie di ogni razza d'animale.
Sette sono ancora le vacche, grasse e magre (così come le 7 spighe colme di grani e 7 spighe vuote) del sogno del faraone che Giuseppe sa interpretare in 7 anni di abbondanza e 7 di carestia, accattivandosi così la simpatia e la fiducia del faraone.
Gli antichi lo consideravano un numero perfetto: perchè formato dalla somma 4+3 tanto che la piramide, solido perfetto ed enigmatico, è formata da una base quadrata (a quattro lati) e da triangoli (a 3 lati).
Gli Arabi avevano sette moschee sacre; gli Indù ritenevano che il mondo fosse delimitato da 7 penisole, e che fosse necessario attraversare sette caverne per ricercare la verità.
Nella mitologia scandinava erano adorate sette divinità ed i sacrifici agli dei erano composti sempre da sette vittime.
Curiosità numerologica il numero dei cherubini che attorniano la madonna sono 17 nella numerogia il 17 è il numero della speranza, della grazia, dell'armonia, e rappresenta la sensibilità e l'innocenza o possono anche essere letti separatamente.
l'Uno(1) è l'inizio di ogni cosa: la Creazione, la forza generatrice, l'essenza della vita, della nascita e di tutto il creato.
In filosofia è associato al concetto di "monade" elemento singolo che significa "scintilla divina" in riferimento alla creazione del mondo.
Rappresenta il maschio, il materialismo, ma anche lo spirito.
Simbolo di potenza, individualità, passione, ambizione e di desiderio.
Per i pitagorici era il numero della ragione ed il generatore di tutti i numeri.
Gli Indoeuropei, per indicare il numero 1, usavano la parola SOL, che richiama alla mente il Sole, il dio per eccellenza dei popoli antichi.
In latino SOLUS indica solo, unico.
In matematica, perché l'Uno venga usato come numero, bisogna attendere il 100 d.C. con Nicomaco di Gerasa.
Prima, con Euclide ad esempio, l'Uno era solo un concetto astratto che non era né pari né dispari, ma che aveva la sola funzione di trasformare gli altri numeri da pari e dispari e viceversa.
Il 7 è il numero della fortuna ( spesso è invocato nel gioco delle carte il settebello a scopa, a tressette, e nel gioco del sette e mezzo, ) e un numero sacro, spesso richiamato insieme al tre nella Bibbia e in altri testi religiosi, e particolarmente studiato da astrologi e divinatori.
I Babilonesi facevano risalire la loro origine sacrale alla presenza nel cielo dei sette pianeti (i cinque allora conosciuti: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno più Il Sole e la Luna, un tempo ritenuti anche loro dei pianeti).
La ragione del suo carattere sacro è da ricercare anche nella composizione stessa del numero che essendo uguale alla somma di 4+3 rispettivamente sinonimi della Trinità e del mondo fisico.
Questa somma è considerata come l'unione indiscindibile tra il mondo materiale e quello spirituale: è la massima perfezione che si esprime nelle arti, nei colori e nella musica.
"Sette volte sette" e "settanta volte sette" sono espressioni bibliche che volevano indicare un numero un numero grandissimo.
Per gli Ebrei l'importanza religiosa del sette era data dalla somma 6+1 per ricordare i sei giorni della creazione del mondo ed Uno che simboleggia l'unicità di Dio.
Nelle sinagoghe ebraiche, ancora oggi si adoperano i candelabri a sette braccia in ricordo dei candelabri custoditi nel tempio di Gerusalemme.
Nella Bibbia Dio ordina a Mosè di costruire un'arca perché dopo sette giorni avrebbe sconvolto il mondo con il diluvio, e di imbarcare sette coppie di ogni razza d'animale.
Sette sono ancora le vacche, grasse e magre (così come le 7 spighe colme di grani e 7 spighe vuote) del sogno del faraone che Giuseppe sa interpretare in 7 anni di abbondanza e 7 di carestia, accattivandosi così la simpatia e la fiducia del faraone.
Gli antichi lo consideravano un numero perfetto: perchè formato dalla somma 4+3 tanto che la piramide, solido perfetto ed enigmatico, è formata da una base quadrata (a quattro lati) e da triangoli (a 3 lati).
Gli Arabi avevano sette moschee sacre; gli Indù ritenevano che il mondo fosse delimitato da 7 penisole, e che fosse necessario attraversare sette caverne per ricercare la verità.
Nella mitologia scandinava erano adorate sette divinità ed i sacrifici agli dei erano composti sempre da sette vittime.
Tra il XV e XVI secolo si elabora il tipo della Immacolata, non a caso collegato con le prime apparizioni della Vergine (si pensi ad esempio a quella di Guadalupe nel 1531 in Messico).
L'Immacolata è di norma senza Bambino, con alcune eccezioni in ambito francescano in cui la presenza del Bambino si giustifica con l'affettuosa devozione di san Francesco.
Nella tradizione cristiana molti sono i santi protettori dai fulmini ricordiamo Santa Barbara, sant'Elia, San Vincenzo Ferreri, Santa Scolastica, Santa Columba di Iona, santa Eurosia e non per ultimo anche San Francesco d'Assisi , scopriamo allora come nasce questa devozione per San Francesco protettore dai fulmini.
Nel 1216 ad Ischitella Gargano vicino Foggia
Francesco d'Assisi, è di ritorno da un pellegrinaggio fatto a Monte Sant'Angelo.
Sosta ad Ischitella ed il feudatario tal Matteo Gentile, gli fa dono di un terreno su cui poi sorgerà il convento dei frati.
Francesco d'Assisi, è di ritorno da un pellegrinaggio fatto a Monte Sant'Angelo.
Sosta ad Ischitella ed il feudatario tal Matteo Gentile, gli fa dono di un terreno su cui poi sorgerà il convento dei frati.
Si racconta che il poverello d'Assisi piantò il suo bastone di pellegrino dinanzi alla chiesetta, ed ecco il prodigio! Il bastone mise radici e si trasformò in un cipresso poderoso...
Quell'albero, almeno secondo la tradizione, esiste tutt'ora. Pietrificato.
Quell'albero, almeno secondo la tradizione, esiste tutt'ora. Pietrificato.
Esiste un altro alberello, identico a quello foggiano ma privo di devoti.
Come privo dei frati che se ne andarono dal convento umbro della Scarzuola una sessantina di anni fa perché troppo isolato.
Il cipresso secco della Scarzuola oggi troneggia al centro di architetture costruite intorno alla metà degli anni '60.
Prima era un cipresso come gli altri ma un fulmine caduto nell'agosto del 1970 lo pietrificò.
Prima era un cipresso come gli altri ma un fulmine caduto nell'agosto del 1970 lo pietrificò.
Ma che l'albero pietrificato alla Scarzuola non fosse un caso isolato lo prova il borgo soprastante, Montegiove.
Anticamente pare esistesse un santuario sulla sua cima in cui si venerava Iuppiter Elicius, il Giove folgoratore dei Romani. Ecco il perchè del nome del paese!
Tutta la zona doveva essere luogo di culto dei fulmini, lo fa supporre non solo il vocabolo Montegiove ma i rinvenimenti archeologici che nel 1925 uno storico romano, tal Cesare Simoni, annotava nel suo libricino Il castello di Montegiove.
Anticamente pare esistesse un santuario sulla sua cima in cui si venerava Iuppiter Elicius, il Giove folgoratore dei Romani. Ecco il perchè del nome del paese!
Tutta la zona doveva essere luogo di culto dei fulmini, lo fa supporre non solo il vocabolo Montegiove ma i rinvenimenti archeologici che nel 1925 uno storico romano, tal Cesare Simoni, annotava nel suo libricino Il castello di Montegiove.
I frati s'insediano alla Scarzuola guidati da Francesco nel 1218, cioè poco dopo l'impresa di Ischitella.
Il cipresso secco della Scarzuola invece viene fulminato solo nel 1970, ma sappiamo che il suolo di Montegiove era sacro fin dall'antichità per i fulmini che gli abitanti dei dintorni credevano scagliati dal dio Giove.
In giro quindi dovevano esserci altri alberi fulminati come questo, alberi che evidentemente furono poi dimenticati con l'abbandono del convento.
Ad Ischitella Gargano invece il convento non fu mai abbandonato e l'albero folgorato continuò a ricevere le preghiere dei devoti ancora oggi.
La storia di Francesco è costellata di Alberi sacri.
Ad Ischitella Gargano invece il convento non fu mai abbandonato e l'albero folgorato continuò a ricevere le preghiere dei devoti ancora oggi.
La storia di Francesco è costellata di Alberi sacri.
Tutti gli eremi francescani ne hanno almeno uno.
Quando San Francesco cominciò la sua predicazione ne piantò ovunque lo ritenesse necessario.
La Chiesa di quell'epoca puniva chi venerava gli alberi sacri.
La Chiesa di quell'epoca puniva chi venerava gli alberi sacri.
Per secoli i concili intimarono di abbattere queste piante per combattere il paganesimo i predicatori cristiani, a partire da San Benedetto, erano noti come feroci disboscatori.
Perchè a Francesco fu permessa tale pratica? Perchè la chiesa capì che francesco era l'unico mezzo per far arrivare in quei lughi la parola di Cristo.
e di questo ne abbiamo un altro esempio a Narni, nel 1213 San Francesco esce da una grotta, pianta il suo bastone nel terreno e da questo bastone, come per magia, sorge un castagno enorme.
e di questo ne abbiamo un altro esempio a Narni, nel 1213 San Francesco esce da una grotta, pianta il suo bastone nel terreno e da questo bastone, come per magia, sorge un castagno enorme.
Gli uccelli lo sentono pregare, escono dalla foresta e si posano sui rami dell'albero per ascoltare la sua predica.
Quell'albero ancora oggi è conosciuto come « il Castagno Sacro » e sui suoi ricci da sempre molti pellegrini camminano a piedi nudi per penitenza.
Quell'albero ancora oggi è conosciuto come « il Castagno Sacro » e sui suoi ricci da sempre molti pellegrini camminano a piedi nudi per penitenza.
Come sempre mi auguro di avervi fatto conoscere particolari che ci/vi arricchiscono le ns/vs conoscenze su questo mondo fantastico che sono i santini.
Giovanni Battista Bondesan
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