"Una delle tante "ossessioni" che contraddistingue il collezionista di "Santini" è quella di riuscire ad avere nella propria collezione un pezzo che oltre a risultare pregiato sia magari anche il più antico, quello di cui sto per parlarvi farebbe la felicità di molti e non soltanto in senso metaforico.
Anche se non propriamente un santino ma è forse la prima immagine di Cristo che si conosca in assoluto.
Nella Bibbia non sono presenti vere descrizioni fisiche del Cristo
”Gesù era senza difetto, per cui era senz’altro un uomo di bell’aspetto. (Giovanni 1:29; Ebrei 7:26) eccenzion fatta per quella allegorica fatta da Giovanni nell'Apocalisse 1,12-16 .
In un testo del XIII secolo, una lettera scritta da un certo Publio Lentulo al senato romano descrive così l’aspetto fisico di Gesù: “I suoi capelli hanno il colore delle noci di Sorrento molto mature e discendono dritti quasi fino alle orecchie; dalle orecchie in poi sono increspati e a ricci alquanto più chiari e lucenti ondeggianti sulle spalle; nel mezzo ha una riga . . . Ha barba abbondante dello stesso colore dei capelli: non è lunga, e sul mento è [leggermente] biforcuta. . . . I suoi occhi sono azzurri, vivaci e brillanti”.
Questa descrizione apocrifa influì su molti artisti dei secoli successivi. “Ciascun periodo”, afferma la New Catholic Encyclopedia, “creò il tipo di Cristo che desiderava”.
Ma è possibile anche che le fattezze del Cristo fossero conosciute dai primi Cristiani grazie anche alla presenza della Sacra Sindone.
Secondo l'ipotesi autenticista, queste le tappe salienti della sua Storia nei primi 13 secoli.
Inizialmente la Sindone viene conservata dalle prime comunità cristiane e a causa delle persecuzioni viene tenuta nascosta.
Successivamente nel IV secolo viene portata nella città di Edessa con il nome di Mandylion.
Nel 944 Edessa è occupata dai Mussulmani e il Mandylion viene trasferito a Costantinopoli.
Nel 1147 Luigi VII din Francia venera la Sindone a Costantinopoli.
Nel 1171 Manuele I Comneno mostra ad Amalrico re dei latini di Gerusalemme la Sindone.
Nel 1204 Costantinopoli viene saccheggiata e del Mandylion si perdono le tracce, ricompare in Francia 150 anni dopo.Fatta questa debita premessa sulle sembianze del Cristo parliamo della scoperta e della foto che presenta questo post, avvenuta nel 2007.
Un pastore arabo, frugando in una caverna della Giordania, in una zona selvaggia lungo il confine con Siria e Israele, trova dei codici sigillati, scolpiti in bronzo.
Hanno varie dimensioni il più piccolo grande come un pacchettto di sigarette.
Sono settanta libricini di una decina di pagine l' uno.
La zona del ritrovamento si chiama Saham, a cinque chilometri da un' antica sorgente dove duemila anni fa, nel primo secolo dell' era cristiana, si rifugiarono sette messianiche ebraiche dopo varie rivolte contro l' Impero romano a Gerusalemme.
Il pastore vende i codici a un piccolo commerciante beduino israeliano, Hassan Saida, che trafuga clandestinamente i preziosi libretti dalla Giordania allo Stato ebraico.
Saida prova a farli autenticare da Sotheby, dal British Museum, da altri, ma ottiene solo rifiuti perché la provenienza degli oggetti non è chiara e gli esperti temono un imbroglio. Poi, con l' aiuto di una coppia di archeologi britannici, David e Jennifer Elkington, fa pervenire alcuni dei codici alla Oxford University.
I primi test confermano che il piombo ha origine nel Mediterraneo, che è del primo secolo e che la corrosione è autentica.
Altri test fatti in Svizzera, dal National Materials Laboratory di Dubendorf, danno lo stesso esito.
A questo punto la Giordania grida al furto e rivuole indietro il materiale trafugato.
Il beduino scompare.
I due archeologi britannici che hanno alcuni dei codici dicono di essere pedinati e di avere ricevuto oscure minacce.
Nessuno ha ancora tradotto i testi dei libricini, tranne due parole: "Salvatore di Israele" e Yahweh - Dio.
E il fatto che in copertina ci sia un' immagine conferma il legame con il cristianesimo, perché per l' ebraismo è idolatria raffigurare la divinità e la presenza in uno dei libri anche di una mappa di Gerusalemme in cui compare incisa una croce testimonierebbe sempre secondo gli esperti, la provenienza di origine cristiana.
Alla luce di tale scoperta si può ipotizzare ad esempio veritiera la Passio dell'Apostolo Taddeo (e di conseguenza l'esistenza dello stesso citato nei vangeli di Matteo Marco e Luca) in cui si fa riferimento al fatto che egli portasse al collo durante l'opera di evangelizzazione, una tavoletta con incisa l'immagine del Cristo.
incisore JOHANN ANDREAS PFEFFEL
(biscoffingen 1674-augsbourg 1748)
CM 12,6 X 7,5
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Inoltre dato il numero elevato dei libri (70 per l'esattezza) si può supporre che siano quelli menzionati in molti passi delle Sacre Scritture.
Quindi se tale scoperta può dare veridicità alla figura dell'Apostolo San Giuda Taddeo o comunque all'utilizzo da parte dei primi cristiani di immagini riferite al Cristo è presumibile che le citazioni della parola "Libro" nelle Sacre Scrittura ben 166 si possano riferire appunto a questi 70 Libri in bronzo.
Uno dei passi che maggiormente può essere riferito a tali libri secondo gli studiosi lo troviamo nell'Apocalisse.
Apocalisse 5,1
E vidi sulla destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette suggelli.
Il libro che sta sulla mano destra di Dio Padre, come offerto a chi sarà stimato degno di riceverlo, è stato raffigurato in guisa diverse, come un codex legato a guisa dei nostri libri moderni, o come composto di sette fogli di pergamena o di papiro arrotolati gli uni agli altri intorno ad un cilindro e chiusi all'estremità ciascuno da un sigillo; ma in quel caso come avrebbe potuto il Veggente scorgere i sette sigilli e notare che i fogli erano scritti dalle due parti, quando l'ultimo foglio copriva tutti gli altri?
E più semplice considerare il libro come un rotolo comune, cioè un foglio più o meno lungo di pergamena o di papiro avvolto intorno ad un cilindro e sigillato lungo l'orlo suo esterno da sette sigilli.
Vero è che un tal rotolo non sarebbe leggibile se non dopo rotti tutti e sette i sigilli; ma non si dice nel testo che il rotolo sia stato letto; ma solo che, in occasione della rottura di ogni sigillo, vien rivelata una parte dei destini del mondo sotto forma di nuove visioni.
Il libro rappresenta non la soluzione dei misteri contenuti nelle profezie e nei simboli dell'Antico Testamento, come han creduto gli antichi interpreti, ma l'avvenire quale si presenta alla mente dell'onnisciente Iddio, l'avvenire della Chiesa e del mondo, la lotta tra la luce e le tenebre coi suoi risultati finali, l'avvenire quale lo descrive Apocalisse 6-21.
Mentre di solito non si scriveva che sulla facciata interna del rotolo, questo è scritto anche sul verso, perchè la materia abbonda e nulla d'importante è stato tralasciato.
E sigillato con sette sigilli ad indicare che l'avvenire è completamente impenetrabile agli occhi delle creature.
Se i codici dagli esami che si stanno effettuando risulteranno autentici, sarebbe una scoperta potenzialmente più importante dei Rotoli del mar Morto.
Se i codici dagli esami che si stanno effettuando risulteranno autentici, sarebbe una scoperta potenzialmente più importante dei Rotoli del mar Morto.
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