Premetto, che non essendo uno studioso, ma un semplice appassionato collezionista, prendendo in esame alcuni miei santini, potrei cadere in alcuni errori, dovuti alla mia inesperienza e di questo chiedo scusa ai lettori, che potrebbero essere fuorviati, da alcune mie descrizioni.
Pertanto vi prego di verificare sempre ciò che viene scritto e quindi eventualmente di segnalarmelo.
Quello che prendiamo in esame oggi, è un santino con misure 7,4x10,9 ma ho delle perplessità in merito che ora vi spiegherò.
Quindi analizziamolo insieme.
Per datare un santino (ovviamente parliamo di immaginette sacre del XVI -XVII - XVIII secolo) o una stampa in generale, se individuare la tecnica di incisione,l'autore dell'opera e l'incisore, ci permette orientativamente di collocarlo storicamente, per esserne veramente certi, bisogna analizzarne la carta su cui è stampato.
La carta
Il significato della parola carta è piuttosto incerto.
Secondo alcuni deriverebbe, attraverso il latino charta, dal greco charassò con il significato di incidere, scolpire.
I termini corrispondenti paper anglosassone, papel spagnolo e papier francese e tedesco, derivano invece dalla pianta del papiro, utilizzato per scrivere dagli antichi egizi fin dal 3000 a.C. e, successivamente, da greci e romani.
Durante la prima metà del XVI secolo Anversa, che fino al 1576, fu il maggior centro culturale dei Paesi Bassi, sostituì Genova e Venezia nel commercio della carta.
Nell'Europa nord-occidentale, invece, i torchi da stampa precedettero i mulini da carta; questi ultimi furono in attività permanente solo agli inizi del XVI secolo.
Poiché la domanda cresceva più in fretta dell'offerta, la carta restò a lungo una materia costosa.
E tuttavia, due secoli dopo la sua introduzione in Italia, la carta era diventata il supporto fondamentale della scrittura e della stampa per eccellenza.
Nel XVII secolo, tuttavia, la floridezza del settore cartario cessò di colpo, a causa dell'epidemia di peste del 1630-31.
L'effetto fu un blocco della produzione, perché la paura del contagio e le misure profilattiche, che contemplavano anche l'incendio degli stracci, paralizzarono la raccolta e la circolazione delle materie prime.
Passata la peste, si risentì a lungo della grande mortalità, che produsse da una parte una forte contrazione della domanda interna di carta, dall'altra, la diminuzione dell'offerta di stracci.
Inoltre la moria degli artigiani impedì la reazione e la tenuta delle posizioni sui mercati esteri.
La ripresa demografica, nella seconda metà del secolo, portò sollievo anche al settore cartario. Altri due fattori, tuttavia, vennero ad intralciare il pieno superamento dell'emergenza peste: l'introduzione dei dazi, e la crescita della concorrenza straniera.
I dazi volevano dire intralci e rallentamento in tre direzioni: sui mercati d'oltremare, sul mercato interno, nel rendere difficile e caro il rifornimento di stracci.
Il XVII secolo vide anche una notevole innovazione apportata in Olanda: un cilindro munito di lame metalliche che tagliavano, strappavano e riducevano gli stracci in poltiglia.
La triturazione degli stracci risultò più rapida e completa. Venne quindi abolita l'operazione di macerazione, che nuoceva alla buona qualità della carta e si ottenne così carta più raffinata in tempi più brevi.Il cilindro olandese fu tuttavia introdotto nelle fabbriche di carta italiane solo nel XVIII secolo.
Agli inizi del 1700, produttori e mercanti di carta subirono icontraccolpi delle occupazioni degli eserciti imperiali e gallo-ispani impegnati nella contesa per il trono spagnolo.
I loro movimenti bloccarono la circolazione di stracci e di carta per lunghi periodi, fecero rincarare i prezzi e scoraggiarono gli investimenti; di conseguenza la qualità della carta peggiorò.
Ma in seguito favorevoli occasioni per recuperare posizioni negli scali levantini e per ritentare le rotte di ponente furono offerte dalle riduzioni delle tariffe doganali dell'impero ottomano, dalla regolazione delle tariffe interne, dall'entrata in servizio di navi capaci di tenere a bada i corsari barbareschi e, specialmente, dagli eventi bellici che imbrogliarono i traffici delle nazioni concorrenti.
Nel 1799 Nicolas Louis Robert ideò la prima macchina continua, che fu costruita e brevettata in Francia, e successivamente perfezionata in Gran Bretagna.
La prima in Italia, nel 1807, è quella attivata da Paolo Andrea Molina nella sua fabbrica a Borgosesia; solo qualche anno più tardi ne compariranno altre in alcune cartiere piemontesi.
La macchina "sans-fin" non si limita, infatti, a rivoluzionare il ciclo produttivo - oltre che meccanizzando la fabbricazione del foglio, inglobando altre fasi, come l'asciugatura - ma richiede anche nuovi spazi. Si tratta infatti di una macchina non solo complessa ma anche di dimensioni notevoli.
A determinare l'affermazione dell'industria cartaria nella sua forma attuale contribuì anche l'importantissima scoperta di Federico Gottlob Keller che nel 1844 ottenne la pasta di legno meccanica sfibrando per la prima volta il legno con mole di pietra.
Alla scoperta della cellulosa sono legati i nomi di Meillier (1852) che pose a cuocere della paglia con soda caustica in un bollitore sferico e di Tilghman, che riuscì a produrre cellulosa partendo dal legno e usando una soluzione di bisolfito di calcio.
Al 1882 risale il procedimento Ritte-Kellner e al 1883 quello di Dahl, che aprì la via alla cellulosa e al solfato.
Dopo questa breve storia della carta,ecco cosa mi lascia perplesso, se per il "Santino" di C. Galle analizzato in precedenza (vedi post "incisori la famiglia Galle"), sono sicuro della datazione, in quanto appunto, me lo conferma la carta su cui è stampato, il "santino", preso in esame in questo post è stampato su carta priva di vergatura, (dal vocabolario Treccani: vergatura s. f. [der. di vergare]. – L’operazione di vergare, di listare una stoffa o una carta, e il risultato di tale operazione. Si usa soprattutto per indicare l’insieme delle linee orizzontali che si scorgono, guardando controluce, nella carta fabbricata a mano e in talune carte fabbricate a macchina. Anche, l’insieme dei fili orizzontali, sottili e uniti, che nel telaio per la fabbricazione della carta a mano costituiscono le vergelle).
Se Nel 1750 l'inglese John Baskerville introdusse una nuova tecnica per ottenere della carta priva dei segni della vergatura chiamata wove paper è plausibile quindi che tale "santino" possa essere stato stampato appunto successivamente al 1750, anche se l'autore e l'incisore sono del secolo precedente.
Infatti se guardiamo nella parte bassa del santino sulla cornice troviamo:
<><><><>![]() |
"morte della Vergine" in lingua tedesca e francese |
Altro indizio è il titolo dell'opera stampata sul santino, è scritto in due lingue tedesco e francese, questo fa supporre, che la distribuzione, possa essere avvenuta in ambedue i paesi e ovviamente, con una maggior tiratura.
quindi Probabilmente non siamo più di fronte a una incisione a bulino del XVII secolo con al massimo cento copie, ma bensi di copia litografica(tecnica nata nel 1796) o molto più probabilmente una siderografia del XIX secolo (come mi suggerisce il mio amico molto più esperto di me Ermanno Raio che ringrazio!) di una incisione a bulino.
Alla luce di queste considerazioni possiamo sbagliare datazione solo se ci basassimo sull'autore del dipinto Jan Van Schoreel e l'incisore il fiammingo Jeremias Glaser.
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![]() |
Autore dell'opera |
![]() |
incisore |

Ha ottenuto il suo nome da Schoorl, un villaggio
vicino a Alkmaar
, dove era nato.
Ha studiato sotto Guglielmo il Cornelis, Jakob
Cornelis, e Mabuse, passò sotto l'influenza di Durer a Norimberga
, e in seguito ha visitato Venezia
, Gerusalemme
e Rodi
, e ha risieduto per diversi anni a Roma
, tornando nel 1525.
L' influenza italiana è particolarmente visibile nelle sue opere
![]() |
Adamo ed Eva 1527 |
Per quanto riguarda invece l'incisore Jeremias Glaser le notizie su internet sono quasi nulle,
1633 - 1675 Basilea
nel sito della Biblioteca Panizzi troviamo una incisione
Incisore: | GLASER, Jeremias (op. a Basilea nel sec. XVII) |
Titolo: | [Venere con due amorini] |
/ Jere. Glaser 1649 14 Apr. | |
Descrizione: | [S.l. : s.n., 16..]. - Acqf. ; 133x93, 135x95 mm |
Note: | In THIEME-BECKER, v. XIV, 1921, p. 238 si cita il 1633 come anno di nascita , e il 1684 come ultima data che accerti la sua esistenza. |
Note: | Vista la data di questo foglio, sembra che la data di nascita vada verificata. |
Note: | E' possibile tuttavia che la data della ns. stampa, non chiarissima, vada letta "1679". |
Numero frame: | 11182 |
Supporto: | Carta vergata |
Filigrana: | c.f. illeggibile |
Stato: | Buono
Dopo aver analizzato tutto quello che si poteva analizzare possiamo con certezza asserire che il santino esaminato con molta probabilità è databile fine XVIII primi del XIX secolo.
Come di solito spero di aver acceso la vs curiosità .
Giovanni Battista Bondesan
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Tutte la mie ricerche vengono depositate.
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