Perché Santi tra le mani

Vi siete mai trovati fra le mani un santino?
Naturalmente non quelli odierni, magari che conservava vs nonna?
Bene voglio farvi riflettere su un punto .
Quel santino è molto più di un "pezzo di carta".
Non rappresenta solo un immagine da coservare .
Immaginate solo per un momento perchè vi ritrovate quel santino, perchè qualcuno lo ha conservato gelosamente !
Perchè magari gli è stato donato da una persona cara, o solo perchè era devoto a quel santo.
*Ma la cosa affascinante è il ritrovare su alcuni di essi scritte in bella o brutta grafia, frasi di preghiera, di augurio, di ricordo o di dedizione o magari solo una firma o una data.
Per lo più a volte sono parole semplici o anche forbite poesie magari in rima . Quindi testimoniano una fede autentica e un epoca che è passata.*(frase del collezionista Mario Tasca)
Per non parlare poi della loro bellezza intrinseca santini fatti a mano, disegnati e colorati da mani leggere e esperte, da artisti per lo più ignoti che hanno creato piccoli capolavori .
In questo mio blog, oltre a presentare la mia collezione che potete visionare nella slide a destra settimanalmente, prenderò in esame un santino o un argomento che mi sta più a cuore cercando di darvi più notizie possibili.
Ovviamente si accettano commenti critiche suggerimenti e approvazioni.
Buona lettura!

FRASI CELEBRI

"Chi è
capace di creare immagini,
come e quando vuole,
non conosce la tristezza
della realtà quotidiana
e può dar libero sfogo
alla magia delle sue allucinazioni"
S.Dalì

Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità
Daniel Barenboim

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
Vivere nel mondo senza diventare consapevoli del suo significato è come aggirarsi in una grande biblioteca senza toccarne i libri.
[Manly P. Hall]
"Il SAPERE rende LIBERI è l'Ignoranza che rende PRIGIONIERI".
Socrate


PREFAZIONE
LA FILICONIOMANIA DI GIOVANNI BATTISTA BONDESAN

E' l'interesse per la cultura in generale, e la forte passione per un prezioso settore storico ed artistico purtroppo trascurato che a partire dal 2002 ha impegnato con fervore singolare Giovanni Battista in una rigorosa, approfondita e puntuale ricerca.
La quale non si è svolta in un ambito ristretto, ma via via si è estesa ai Santuari, alle Chiese, agli Archivi, alle Biblioteche, ecc. ecc. fino alle persone interessate e sensibili, da quelle colte e titolate alle più semplici, depositarie "spesso" di Immaginette devozionali, conservate gelosamente e ordinate per il gusto di collezionare e per il piacere di conservare il ricordo tramandato.
Si tratta a mio avviso di una "mania" encomiabile, che va molto apprezzata e sostenuta per un duplice motivo.
Il primo consiste nel fatto che Bondesan con le sue originali ricerche, sempre rigorosamente documentate, sta arricchendo con nuovi contributi questo significativo settore dimostrando tra l'altro, come l'arte "dei Pezzettini di Carta" non è "Minore" ma esprime con la più alta dignità l'evoluzione della cultura e l'intreccio tra la componente Cattolica Cristiana e l'influenza di impliciti elementi del Classicismo Greco e del Giudaismo sino a cogliere talvolta sottili implicanze con alcune espressioni della cultura Massonica.
Ritengo che siano soprattutto validi i suoi efficaci interventi chiarificatori sui significati della complessa ricca ed insieme misteriosa simbologia ricorrente.
Il secondo motivo, anche da lodare sta nella opportuna e instancabile divulgazione degli esiti via via acquisiti con le sue faticose ricerche e con studi approfonditi sia attraverso il dialogo con tutti coloro che si interessano di queste problematiche sia in occasione dei convegni che nei chiari e frequenti interventi sul Blog.
In conclusione auguro a Giovanni Battista di raccogliere finalmente tutte le soddisfazioni che merita, in quanto giovane studioso e che possa continuare ad arricchire con il suo esemplare entusiasmo.
Professor Vittoriano Caporale
Ordinario in quiescenza di Storia della Pedagogia Università di Bari e già Docente di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Taranto sede distaccata di Bari.

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lunedì 28 maggio 2012

La tempesta sedata di Bernard Picart e Jacob Adam


La stupenda incisione che analizzeremo oggi è un opera a tecnica mista bulino e acquaforte misure 17 x 10,5 alla stampa 8,8 x 12,9. databile forse verso la fine del XVIII secolo.


Sono presenti sulla cornice due cartigli che riportano la stessa frase in latino e in tedesco, che danno il titolo all'opera:
8:25 Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo:
 Salvaci, Signore, siamo perduti!.

Frase tratta dal Vangelo secondo Matteo 8,25 che racconta " Il miracolo della tempesta sedata".
Tale racconto è presente anche nei Vangeli di Luca 8: 22,25 e Marco 4: 35,41.
Gesù si trovava con i suoi discepoli sul mar di Galilea, in realtà si tratta del lago a nord di Israele detto lago di Tiberiade o lago Kinneret dove per la sua collocazione geografica è facile che si sviluppino forti tempeste che all'epoca dei Vangeli potevano mettere in seria difficoltà le fragili imbarcazioni dei pescatori di quel tempo.
Il miracolo di quietare i venti e la tempesta sono un esempio del Dominio di Dio sulla Natura dove il mare sovente nella Bibbia impersonifica il regno del Male e Gesù calmandolo dimostra di poterlo sconfiggere.
Un tale esempio lo troviamo sia nel folclore greco, calmare le tempeste è un privilegio della divinità e questo dominio cosmico è a volte partecipato ad altri esseri privilegiati;
che nella glorificazione dell'imperatore nei suoi scritti  Cicerone scrive di Pompeo:
 "... che alla sua volontà non solamente acconsentivano i cittadini, gli alleati e i nemici, ma si piegavano persino i venti e le tempeste";
e anche presso i Giudei si ritrovano delle tradizioni analoghe.
Alle prese con una minacciosa tempesta, Rabbi Gamaliel grida:
"Mi sembra che tutto ciò mi capiti per causa  di Rabbi Eliezer" (che egli aveva esiliato).
Prega e la tempesta si calma.
Rabbi Tanchuma narrava: “un fanciullo navigava su una barca pagana. Quando una terribile tempesta mise in pericolo la barca, i pagani invocarono i loro dei; ma poiché tutto si dimostrò inutile,chiesero al bambino di invocare il suo Dio. Per la preghiera del bambino, la tempesta cessò e i pagani furono presi da meraviglia".


Nella parte bassa dell'incisione sono presenti a sinistra  l'autore  il francese Bernard Picart e a destra colui che l'ha riprodotta il tedesco Jacob Adam.



Bernard Picart nacque a Parigi  11 giugno 1673 appartenente a una famiglia di incisori. 
Il padre Stephan Etienne Picart nacque a Parigi nel 1631 detto " il Romano" poiché trascorse molti anni a Roma dove affinò la sua arte incisoria, morì ad Amsterdam nel 1721 collaborò alla raccolta conosciuta come l'Ufficio del RE.
Bernard fu allievo del padre che lo introdusse ai segreti dell'arte incisoria, studiò presso l'Acadèmie Royale e seguendo le orme paterne si fece notare per il suo notevole talento, ricevendo anche dei ricoscimenti.
Fu allievo nel 1689 di Sebastian Leclerc (1637-1714) ed ebbe rapporti per approfondire i suoi studi anche con Le Brun, Jouvenet e Benoit Audran il Vecchio.
Calvinista Protestante convinto con il padre fu costretto a trasferirsi nei Paesi Bassi ad Amsterdam in seguito alla revoca dell'editto di Nantes nel 1685.
Con l'Editto di Fontainebleau del 18 ottobre 1685 Luigi XIV di fatto revocava l'editto di Nantes stipulato da Enrico IV nel 1598 riprendendo così le persecuzioni contro i protestanti.
La sua prima opera conosciuta è successiva al 1693 " l'Ermafrodito Poussinnel", nel 1696 è all'Accademia di Anversa e lavorò come illustratore.
Nel 1698 tornò a Parigi poichè l'anticalvinismo si sopì, nel 1702  sposa  Claudine Prost con cui ebbe diversi figli, che morirono però tutti di malattia in età infantile, nel 1708 muore di malattia anche  la moglie Claudine.
Sempre per i problemi legati al calvinismo si trasferisce e nel 1710 è in Svezia a l'Aia, l'anno seguente ad Amsterdam  poi  ancora ad Anversa. 
Nel 1712 torna ad Amsterdam dove in società con il padre fonda una casa editrice che col tempo divenne una delle più importanti del paese grazie anche alla enorme quantità di lavoro e alla bravura nell'arte incisoria del Picart.
Per rifornirsi di carta sia per le sue opere che per la stampa di libri si mette in affari con un grosso cartolaio di Amsterdam ,il signor Vincent, questi ha una figlia in età da marito  Anne.
Picart alle soglie dei 40 anni e vedovo pensa bene di corteggiarla e alla fine la spunterà sposandola.
Tale matrimonio, siamo sicuri, fu dovuto all'amore, ma sicuramente portò dei benefici ad entrambe le famiglie.
 Picart si assicuro carta per le sue opere sia librarie che incisorie, la famiglia Vincent vide sicuramente  aumentare le commesse della carta. 
Si circondò di numerosi collaboratori, ebbe come suo allievo Jacob Van der Schley (1715-1779).
Non tornerà più a Parigi, morirà accudito dalla propria moglie l'8 maggio 1733 a 60 anni.
Oltre ad essere incisore di indubbio talento, fu anche pittore e scrittore, la sua produzione fu vastissima ( potete ammirare alcune sue opere nella Biblioteca Panizzi o basta andare su google.).
Vasta la gamma  dei soggetti trattati da Picart, dalla mitologia ai temi bibblici, satirici e licenziosi.
Eccone un esempio:
la visita medica
http://www.loriginedumonde.de/index.php?century=18&lang=fr
Il profumiere
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Bernard
_Picart_-_The_Perfumer.jpg
Picart progettò ed eseguì un gran numero di lastre, circa 1.300 molte delle quali sono ancora esistenti.
L'opera che lo rese famoso e popolare è il "Trattato delle cerimonie religiose di tutte le nazioni".
Il testo nell'edizione originale 1723-1743, 11 volumi redatto da J.F. Bernard e Bruzen de la Martiniere, deforma e ridicolizza i tratti delle figure e mette in ridicolo i dogmi e i riti della chiesa cattolica.
Anche l'edizione del 1783 insulta ugualmente la comunità cristiana.
Nelle edizioni successive le tavole usate furono 600, divise in 7 volumi.
Jacob Adam nacque a Vienna il 9 maggio 1748, e si formò all'Accademia delle arti del disegno e dell'incisione di quella città, acquisendo notevole abilità nell'esecuzione di ritratti di piccolo formato, attività alla quale si dedicò  quasi esclusivamente, fu anche cartografo qui di seguito alcune cartine:
Modern Map of Europe Jakob Adam (1748-1811/Austrian) Copper Engraving
http://www.google.it/imgres?hl=it&safe=off&sa=X&tbm=isch&prmd=imvnsob&tbnid=sW-s4Lgt-ENc4M:&imgrefurl=http://www.superstock.com/stock-photos-images/463-3650&docid=R3rA25Ouqyi-JM&im
mappa d'Asia
http://landkarten-sammeln.de/Landkarten/A1786001.htm
Ha inciso un numero notevole di personaggi austriaci famosi, e soprattutto i membri della 
famiglia imperiale. 
La sua bravura lo fece accreditare come incisore di Corte.
Le sue produzioni sono rifinite con infinita cura e precisione del tocco il tratto risulta essere morbido e  delicato.
Nel 1788 eseguì una grande stampa sul matrimonio dell'arciduca Francesco (poi imperatore) con la principessa Elisabetta di Wurtemberg. 
Fu anche editore fondando in collaborazione con J. E. Mansfield la casa editrice Artaria & Co.
Incide una serie di ritratti di persone illustri di rango e celebrità, che meritano di essere ricercati per la loro finezza esecutiva e per l'ornamentazione in puro stile Luigi XVI.
Appare chiaro, del resto, quando si esaminano le sue opere, che l'incisore aveva difronte, come guida e ispirazione, ma senza servilismo alcuno, una raccolta di ritratti di artisti francesi ritrenuti maestri del genere: Ficquet, Savart, Le Mire, Gaucher, Choffard. 
Al punto che talvolta il nostro incisore è chiamato il Ficquet di Vienna
La sua maniera sobria si avvicina a quella di questo artista, anche se Adam non ha la solidità e la chiarezza di Ficquet, e le sue stampe si affaticano velocemente e conservano tutto il loro merito solo nelle prime prove, che ancora non sono edite da Artaria.
Comunque sia, rimane, ripetiamo, un incisore  elegante e abile, in grado di raggiungere talora una raffinatezza sorprendente, come nel ritratto di Maria Teresa, moglie di Francesco II, a cavallo, e soprattutto in quelli dell'arciduchessa Maria-Cristina, sorella di Maria Antonietta, e Maria- Clementina, moglie del principe di Napoli. 
Il genere dei piccoli ritratti ornati in stile Ficquet sembra aver incontrato un certo favore nella Vienna degli ultimi anni del XVIII secolo; altri due incisori, Kohl e Mansfeld, lo sperimentarono con successo. 
Jacob Adam morì il 16 settembre 1811.

RITRATTI 
Pio VI, 1782
Ignazio nato, mineralogista. Bayrin, pinx.datato 1782. 8vo.
Anthony Raphael Mengs, artista. te ipse, pinx.8vo.
Joannes Hermann, l. b. un Riedesel. Donat j., pinx. j. Adam, sc.Vienna,1782
Giuseppe II, Jacob Adam fecit Vienna 1782; in 12 
Giuseppe II, profilo destro, 1783 
Giuseppe II, tre-quarti a destra, in 8 ornato, 1788 
Maria Cristina, arciduchessa d'Austria, figlia di Maria-Teresa, sorella di Giuseppe II, 
sposa di Alberto di Sassonia, in-8 ornato, 1782. Uno dei più riusciti lavori di Adam. 
Pietro-Leopoldo, Granduca di Toscana, Arciduca d'Austria, nato il 6 maggio 1757. In-8 ornato,1784.
Rappresentazione della cerimonia nuziale di Francesco Arciduca d'Austria con la principessa Eliza di Wurtemberg, presso Vienna, 1788.
Vari ritratti di Leopoldo II e Maria Luisa (1790-1792) 
Francesco II, da Bosch. In-8 ornato, 1792. 
Maria-Teresa, da Bosch, In-8 ornato, 1792. 
Francesco, principe ereditario di Napoli, In-8 ornato, 1792. 
Maria-Clementina, Arciduchessa d'Austria, moglie di Francesco, principe ereditario 
di Napoli, da Beirin; In-8 ornato, 1793. Lavoro di grazia squisita, il capolavoro di Jacob Adam. 

tratto da: Les Graveurs du Dix-Huitième Siècle, di Roger Portalis e Henri Beraldi. Vol. I.  Paris, Morgand e Fatout, 1880.

Il sapiente utilizzo del chiaro-scuro abbinato ad una bulinatura sorprendente fanno di questo "santino" un vero capolavoro tenendo presente che le misure sono molto ridotte.

Notare nell'apostolo mentre "cazza la scotta" (in termini marinareschi "tira la corda che governa le vele"), le pieghe della veste al vento, e le ombreggiature del braccio che ne fanno risaltare la muscolatura.
Tra i grandi pittori che si cimentarono nella rappresentazione della "Tempesta sedata" troviamo l'olandese Rembrant Harmenszoon van Rijn 15giugno 1606 a Leiden, 4 ottobre 1669 ad Amsterdam.
  



Mettendo a confronto le due opere, il  contesto generale è molto simile, quindi è plausibile che il Picart nel disegnare tale opera, si possa essere ispirato al grande pittore olandese, onorando così anche  l'Olanda diventata la sua seconda Patria. 
Onore e merito inoltre, vanno anche all'incisore viennese Jacob Adam che fece dell'arte della miniatura il suo punto di forza, che  ha saputo riprodurre speriamo fedelmente tale capolavoro.
L' incisione eseguita da Adam fa  parte di una serie da lui prodotta in quanto è presente sul santino il numero:

Infatti
 santino trovato sul sito
Goethe

come potete constatare l'impostazione è la stessa ed è riportato sull'angolo in alto a destra il numero:





Per concludere vi lascio con un ultima curiosità, avete provato a contare gli Apostoli presenti nell'incisione?
Quanti sono?
Sono 9 quindi ne mancherebbero 3, poichè l'incisione è tronca nella parte sinistra infatti manca la poppa della barca, può darsi che l'incisore viennese non abbia riprodotto del tutto l'opera del Picart e che quindi i 3 Apostoli  possano essere nella parte mancante.
Ma siete sicuri che siano davvero 9? Riguardate la foto:


A molti di voi sicuramente sarà sfuggito, ma il 10° apostolo c'è eccolo:
Perchè risulta così nascosto? Quale Apostolo avrà  voluto rappresentare il Picart ?
Si porta una mano al mento l'espressione del volto che si percepisce è di paura, forse Giovanni il prediletto da Gesù e il più giovane degli Apostoli?
Chissà forse sì, ma possiamo solo supporlo.
Voi che ne dite?

Spero come sempre di aver contribuito ad arricchire il vostro (ed il mio) bagaglio di conoscenza.

Giovanni Battista Bondesan


Vi ricordo che i post sono frutto di mie conoscenze e ricerche e qualsiasi forma di riproduzione di queste notizie deve essere autorizzata dall'autore che ne ha il copyright ogni violazione sarà perseguibile penalmente.












































lunedì 21 maggio 2012

il santino doppio dei Martiri di Gorkum editi da Van Sande


I santini che esaminiamo oggi sono due incisioni fiamminghe della seconda metà del XVII secolo a bulino su lastra di rame  su carta vergata di cui uno con coloritura a mano coeva. le misure 7 X 9,7.
Il cartiglio sottostante spiega la raffigurazione:
Beati Martiri Gorcomiesi di Briella uccisi nell'anno 1572 il 9 luglio e dichiarati Beati nell'anno 1674 (tenete a mente questa due date che ci serviranno successivamente)
Chi furono i Martiri Gorcomiesi:
Si tratta di diciannove sacerdoti e religiosi di vari Ordini, che furono uccisi in odio alla fede in Olanda il 9 luglio 1572. 
I cristiani nel corso dei secoli hanno dovuto pagare un tributo continuo di sangue, per la difesa e l’affermazione della fede cristiana e cattolica; così in odio alla nuova religione sono stati uccisi nelle maniere più diverse dai pagani, sia al tempo dei romani, sia in tutte quelle zone del mondo ove si professava il paganesimo nelle sue varie ideologie e forme. 
Come pure essi sono stati assaliti dalle incursioni musulmane che in nome dell’unico Dio e delle guerre sante della loro religione, hanno massacrato intere popolazioni e schiere di martiri, morti per la difesa della fede cattolica. 
Tralasciando altre persecuzioni di diverse religioni come in Cina, Giappone, Corea, Africa, ecc. abbiamo poi avuto delle persecuzioni con innumerevoli martiri e certamente sono le più dolorose per la Chiesa militante di Cristo e sono quelle scaturite all’interno dello stesso cristianesimo, che poi hanno dato luogo ai vari scismi ed eresie, una per tutte, la Riforma Anglicana con tutte le sue stragi di cattolici. 
E in questo gruppo bisogna annoverare i calvinisti della Riforma Protestante, i quali molto spesso fomentarono persecuzioni e ostilità contro i cattolici, se non lo fecero anche direttamente come nel caso dei Martiri di Gorcum. 
Spesso la lotta e la persecuzione aveva anche un motivo politico a cui si aggiungeva il motivo religioso. L’Olanda che diventava man mano calvinista faceva parte dei Paesi Bassi e soggetta all’Impero spagnolo di Filippo II, la lotta che le Province del Nord dei Paesi Bassi (Olanda) intrapresero per la loro indipendenza contro la cattolica Spagna, si risolse alla fine a loro favore; gli accesi calvinisti che erano stati esiliati, si associarono nella lotta ad avventurieri e pirati, prendendo il nome di Gheusi, con uno spiccato odio contro i sacerdoti ed i religiosi. 
Fra l’aprile e il giugno 1572 i Gheusi s’impadronirono delle città olandesi di Brielle, Vlissingen, Dordrecht e Gorcum, in quest’ultima città vinsero la resistenza della piccola guarnigione del castello, in cui si erano rifugiati i frati francescani, il parroco e molti fedeli. 
Contrariamente a quanto promesso nelle trattative della resa, imprigionarono gli 11 francescani, di cui nove erano sacerdoti e tre sacerdoti diocesani fra cui il parroco di Gorcum; a questi si aggiunsero un canonico regolare di s. Agostino e il domenicano parroco di Hoornaert, che era accorso per dare loro i sacramenti. 
Dopo un periodo di detenzione, risultati vani i tentativi dei fedeli cattolici di liberarli, furono trasportati da Gorcum in altre cittadine, su una barca che veniva fermata nei vari luoghi, affinché ricevessero offese ed insulti dal popolo calvinista. 
A Brielle incontrarono Lumey, capo dei Gheusi e nemico fanatico della fede cattolica e dei sacerdoti; furono sottoposti a tormenti ed insulti, nella prigione locale furono uniti al gruppo, altri tre prigionieri: due monaci premostratensi ed un sacerdote diocesano. 
Furono sollecitati continuamente ad abbandonare la fede cattolica, ma al loro rifiuto, nonostante che nel frattempo fosse arrivata una lettera di Guglielmo d’Orange che raccomandava a tutte le autorità di non molestare sacerdoti e religiosi, Lumey, non solo non si attenne al decreto, anzi accelerò la morte dei 19 martiri, facendoli tutti impiccare nella notte del 9 luglio 1572 a Brielle. 
Il luogo divenne ed è meta di pellegrinaggi di fedeli; essi furono beatificati il 24 novembre 1675 da papa Clemente X e poi canonizzati da papa Pio IX il 29 giugno 1867. La festa liturgica si celebra il 9 luglio.(tratto da http://www.santiebeati.it )

Gorkum (Gorinchem) è una città dei Paesi Bassi nella parte occidentale nella provincia del South Olland fondata intorno all'anno 1000.






Qui di seguito un elenco dei 19 Martiri:



I francescani cappuccini 

  • Nicola Pieck o Pichi, attestato anche come Nicolò Pick, Sansepolcro, 1534 - † Brielle, 9 luglio 1572 – Priore del monastero dei cappuccini di Gorcum. Aveva studiato presso l'università di Lovanio ed era stato ordinato sacerdote.
  • Girolamo da Weert 1522 - † Brielle, 9 luglio 1572 – Vicario del monastero dei cappuccini di Gorcum. Aveva studiato a Gerusalemme.
  • Nicasio Johnson da Heeze Heeze, 1522 - † Brielle, 9 luglio 1572 – Biblista, aveva studiato presso l’università di Lovanio. Domenicano.
  • Teodorico Embden Amersfoort, 1499 - † Brielle, 9 luglio 1572 – direttore spirituale delle monache del monastero di sant’Agnese a Gorcum.
  • Goffredo da Melveren do vicino Tongres, 1512 - † Brielle, 9 luglio 1572 – confessore e liturgista del monastero dei cappuccini di Gorcum.
  • Antonio da Weert Weert, 1523 - † Brielle, 9 luglio 1572 – predicatore.
  • Antonio da Hoornaert Hoornaar - † Brielle, 9 luglio 1572
  • Willehaldo di Deen Danimarca, 1482 - † Brielle, 9 luglio 1572 – Francescano danese rifugiatosi nei Paesi Bassi, il più anziano dei martiri.
  • Francesco da Roye Bruxelles, 1549 - † Brielle, 9 luglio 1572 – Il più giovane dei frati, aveva studiato a Bruxelles.
  • Cornelio da Wijk Wijck vicino Anversa, 1548 - † Brielle, 9 luglio 1572 – fratello laico.
  • Pietro da Assche Assche vicino Anversa, 1548 - † Brielle, 9 luglio 1572 – fratello laico.
  • I sacerdoti secolari 

    • Leonardo Vechel ° Bois-le-Duc, 1527 - † Brielle, 9 luglio 1572, parroco di Gorcum – aveva studiato presso l’università di Lovanio, aveva 39 anni ed era parroco da 16. La sua resistenza al calvinismo si fondava sugli insegnamenti del suo maestro Rudyard Tapper professore di teologia e accanito avversario della dottrina della Riforma.
    • Nicola Janssen (Poppel), di Weelde, 1532 - † Brielle, 9 luglio 1572- "Poppel" è il nome del villaggio dove era nato , vicino Weelde (Anversa). Aveva studiato presso l’università di Lovanio. Era parroco dell’altra parrocchia di Gorcum.
    • Goffredo van Duynen Gorcum, 1502 - † Brielle, 9 luglio 1572 - sacerdote secolare , aveva studiato a Parigi prima del suo sacerdozio che esercitò prima nel nord della Francia, poi andò a Gorcum.
    • André Wouters ° 1542 - † Brielle, 9 luglio 1572 - parroco di Heinenoord.
    Gli altri religiosi
    • Adriano da Hilvarenbeek Hilvarenbeek, 1528 - † Brielle, 9 luglio 1572, - - monaco agostiniano premostratense. Era stato da poco nominato parroco del villaggio di Monster.
    • Giacomo Lacops Audenarde, 1541 - † Brielle, 9 luglio 1572 - monaco agostiniano premostratense, vicario di Monster.
    • Giovanni Lenaerts d'Oosterwijk 1504 - † Brielle, 9 luglio 1572, canonico regolare di Sant’Agostino.
    • Giovanni di Colonia, † Brielle, 9 luglio 1572, Domenicano, parroco di Hoornaar


Se volete approfondire la storia dei Martiri Gorcomiesi vi invito a scaricare da Google libri:




:

Chi ha inciso questi due santini e perché uno è colorato ?


I due santini come si può notare dall'ingrandimento sono stati prodotti dalla Stamperia di:
 Iohannes Van Sande 
che oltre ad essere un editore  fu anche incisore e fa parte di quella schiera di incisori e produttori della scuola fiamminga di età barocca che furono i primi in europa ad avviare una produzione quasi industriale di immaginette devozionali.
Ricordiamo i fratelli Wierix, Raphael Sadler il vecchio, i Van Mallery, i Van Merlen, e le case tipografiche De Man, Huberti, Jan Collaert, la famiglia Galle.
Purtroppo del Van Sande sappiamo solo i presunti anni di nascita e di morte: 1600 - 1644 (anche in questo caso tenete a mente queste date).

Analizziamo ora i due santini, come possiamo ben constatare i due santini sono perfettamente uguali, tranne che per la colorazione, di seguito a confronto altri particolari.





Dal confronto delle varie immagini, possiamo con certezza confermare, che la matrice cioè la lastra di incisione utilizzata è la stessa, ma  notiamo anche, come vi sia meno incisività nei tratti nel colorato, rispetto al secondo e inoltre la coloritura elimina in alcuni casi, particolari che si notano solo nell'incisione pura; come ad esempio il rosario sotto il braccio sinistro di San Nicola Pieck.
Quindi  come afferma  anche Ferdinando Pasquinelli studioso dell'arte incisoria degli inizi del '900  nel suo trattato:
Da ciò che viene affermato dal Pasquinelli possiamo quindi dedurre che il santino non colorato fa parte di quei circa 200 pezzi stampati che permettevano di avere un ottima tiratura, mentre quello colorato è successivo, cioè quando la lastra di rame risultava ormai consumata per le pressioni subite dalla pressa.
Questo spiega, appunto la coloritura coeva, l'incisione non perfetta veniva così colorata per essere venduta.
Dobbiamo pensare, che prima di essere incisori e stampatori erano commercianti e quindi per poter avere un maggior profitto usavano un piccolo "trucco", così come una donna per celare i propri difetti usa dei cosmetici, così i nostri "commercianti" truccavano i santini con il colore coprendone le imperfezioni.
Spiegato il perché della coloritura, viene spontaneo farsi un'altra domanda, perché era approssimativa?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima capire come si lavorava in una stamperia dell'epoca barocca.

 In questa stampa tratta da Nova reperta (1584) pubblicata da Philip Galle (1537-1612) ad Anversa si descrive il minuzioso e dettagliato lavoro di una stamperia.
Si notano gli addetti al torchio, c'era chi inchiostrava la lastra con dei tamponi e chi era alla pressatura,  poi ai tavoli gli addetti al componimento, cioè coloro che riproducevano un testo scritto con i caratteri mobili inventati da Gutemberg, gli stessi che con molta probabilità passavano poi alla coloritura dei santini.
Possiamo quindi intuire come la stamperia era una vera e propria catena di montaggio, dove ognuno aveva un compito specifico e con  tempi da rispettare.
Tenendo presente,che parliamo di santini popolari, ecco che si guardava più alla quantità che alla qualità, perciò i lavoranti addetti alla coloritura non andavano tanto per il sottile, davano tre quattro pennellate e passavano al successivo, infatti se dovessimo trovare un altro santino identico al "nostro" (ovviamente colorato) sicuramente vi saranno delle differenze nella coloritura.
Naturalmente ciò non avveniva per tutti i santini, vi sono collezionisti che hanno nelle loro collezioni esemplari unici per la loro bellezza e perfezione ma parliamo probabilmente di santini commissionati che con molta probabilità erano fatti in poche copie.
Torniamo a parlare del santino, con alcune curiosità. 
Dal libro "Storia dei diciannove Martiri Gorcomiesi" di Padre Agostino da Osimo
Capitolo XXIII Fiori e meraviglie sulla tomba dei Martiri

 Nel santino sono rapprersentati i 19 Martiri con in mano la palma del martirio, tale rappresentazione
fa riferimento alla visione, che nella stessa ora della loro morte nella notte tra l'8 e il 9 luglio, ebbe a Gorkum un tale Mattia Torano amico dei 19 martiri  mentre pregava Gesù Redentore:  "in mezzo a un mare di luce e sopra una candida nuvola sorretta da angeli vide comparire i 19 Martiri di Briella con le teste cinte da una immortale corona e con il petto adornato da bianchissime stole e ognuno aveva in mano la Palma della Vittoria".



Per quanto riguarda i fiori in primo piano, Padre Agostino da Osimo nel suo libro ne racconta il miracolo:
"i martiri riposavano ancora sotto all'insanguinato campo, quando all'inizio del secolo decimosettimo (XVII secolo un altra data da tenere a mente), spuntarono crescendo velocemente una piantina di candidi fiori di si vaga eleganza e prodigiosa forma da non riscontrarsene altri non solo da quelle parti ma in tutta Europa" .
La foto a destra è presa dal libro di Padre Agostino scritto 295 anni dopo, si noti la somiglianza con quello raffigurato nel santino.
Ora esaminiamo il santino in maniera diversa utilizzando la Numerologia:
che è lo studio della possibile relazione mistica o esoterica tra i numeri e le caratteristiche o le azioni di oggetti fisici ed esseri viventi.
La numerologia e la divinazione numerologica erano pratiche popolari fra i primi matematici come Pitagora, ma non sono più considerate parte della matematica.
Questo sviluppo è storicamente simile a quello avuto dall'astrologia nei confronti dell'astronomia o dall'alchimia nei confronti della chimica.
La teologia aritmetica è stata un elemento costante e ricorrente nel cristianesimo primitivo, tanto che sant'Agostino la giustificò in questi termini: 'Ignorare o sotto valutare il significato mistico dei numeri significa precludersi la comprensione di un'infinità di nozioni contenute, in forma di raffigurazioni, nella Scrittura. Uno spirito nobile non rinuncerà facilmente a cogliere il significato e la ragione dei quaranta giorni di digiuno di Mosè, di Elia e di Nostro Signore. E la chiave di questo mistero si trova unicamente riflettendo sul numero espresso (De Doctrina christiana).


Nel santino in questione sono presenti 3 numeri 3 - 11 - 19 relativamente riferiti a:
3- La Trinità raffigurata in alto
11- Gli Angeli presenti nella raffigurazione
19- il numero dei Martiri

Il 3 rappresenta la Trinità ossia Dio nella sua espressione totale, l'armonia e l'equilibrio dei contrari, che spezza la dualità e l'antagonismo. 
Per i cristiani primitivi era il simbolo del movimento e dell'equilibrio tra gli estremi. 
Per i greci il 3 significava l'origine di tutto ciò che era conosciuto; perciò quando volevano avere dei presagi, si ponevano su un tripode, bevevano 3 volte in onore delle 3 Grazie, così come suddividevano il mondo tra Giove, Plutone e Nettuno.
L'11 rappresenta la via della maturità spirituale e della conoscenza oltre il limite della comprensione umana.
Nel Cattolicesimo gli Angeli sono creature di Dio spirituali, incorporee dotate però di intelligenza e volontà propria, sono quelli con il più alto grado di perfezione e la loro esistenza è una verità di fede  confermata dalla tradizione cattolica.
Secondo Sant'Agostino il termine Angelo non definisce l'essere della creatura bensì il compito assegnato da Dio, sono realtà spirituali alle dirette dipendenze di Dio.
Il numero 11 rappresenta anche il dualismo maschile/femminile, nella tradizione cattolica gli angeli non hanno sesso ma racchiudono in loro tale ambivalenza.
Il 19 simbolizza la perfezione, per la cabala rappresenta il Sole, per il Tarot rappresenta la Luce della Rivelazione apportatrice di felicità di pace. 
Viene anche chiamato "numero felice" (Partendo con un qualsiasi numero intero positivo, si sostituisca il numero con la somma dei quadrati delle sue cifre, e si ripeta il processo fino a quando si ottiene 1 dove ulteriori iterazioni porteranno sempre 1) 
 Il 19 = 1 è direttamente collegato a Dio e la somma dei singoli numeri  è 10. 
Per i Cristiani primitivi simboleggiava la legge, dato che la loro legge era il decalofgo, ossia i Dieci Comandamenti.
Era anche chiamato numero "universale" perchè contiene tutti gli altri ed era considerato una rappresentazione dell'eternità, poichè  composto da 1, che simboleggia Dio, e da 0, il nulla, racchiude in sè la totalità. 
Per Pitagora la decade mistica era costituita dalla somma dei quattro numeri primi:
1+2+3+4=10  il significato era il seguente 1) Dio 2) materia 3) mondo fisico 4) riproduzione 
Il 10 rappresenta la totalità del cosmo.
Se 1 rappresenta Dio o nel caso specifico San Nicola Pieck .
Il 9 rappresenta i 18 martiri (1+8=9)
Il 9 fu considerato numero dal valore sacro da molti popoli dell'antichità.
Numero tre volte sacro, numero dell'Amore universale, rappresenta l'immagine completa dei 3 mondi, quello  materiale, spirituale e animico.
Simbolo di Verità totale e completa.
Torniamo ora a parlare delle date che vi ho segnalato ricapitolando:
1572 anno di uccisione dei Martiri
Inizi XVII secolo miracolo dei fiori.
1600-1644 anni in cui presumibilmente visse lo stampatore Van Sande
1674 anno di Beatificazione dei Martiri.

Alla luce di queste date possiamo datare il santino con molta probabilità tra il 1674 e il 1700  edito dalla stamperia  Van Sande sicuramente gestita da un erede del fiammingo editore.


Spero come sempre di aver contribuito ad arricchire il vostro (ed il mio) bagaglio di conoscenza.

Giovanni Battista Bondesan

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