Perché Santi tra le mani

Vi siete mai trovati fra le mani un santino?
Naturalmente non quelli odierni, magari che conservava vs nonna?
Bene voglio farvi riflettere su un punto .
Quel santino è molto più di un "pezzo di carta".
Non rappresenta solo un immagine da coservare .
Immaginate solo per un momento perchè vi ritrovate quel santino, perchè qualcuno lo ha conservato gelosamente !
Perchè magari gli è stato donato da una persona cara, o solo perchè era devoto a quel santo.
*Ma la cosa affascinante è il ritrovare su alcuni di essi scritte in bella o brutta grafia, frasi di preghiera, di augurio, di ricordo o di dedizione o magari solo una firma o una data.
Per lo più a volte sono parole semplici o anche forbite poesie magari in rima . Quindi testimoniano una fede autentica e un epoca che è passata.*(frase del collezionista Mario Tasca)
Per non parlare poi della loro bellezza intrinseca santini fatti a mano, disegnati e colorati da mani leggere e esperte, da artisti per lo più ignoti che hanno creato piccoli capolavori .
In questo mio blog, oltre a presentare la mia collezione che potete visionare nella slide a destra settimanalmente, prenderò in esame un santino o un argomento che mi sta più a cuore cercando di darvi più notizie possibili.
Ovviamente si accettano commenti critiche suggerimenti e approvazioni.
Buona lettura!

FRASI CELEBRI

"Chi è
capace di creare immagini,
come e quando vuole,
non conosce la tristezza
della realtà quotidiana
e può dar libero sfogo
alla magia delle sue allucinazioni"
S.Dalì

Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità
Daniel Barenboim

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
Vivere nel mondo senza diventare consapevoli del suo significato è come aggirarsi in una grande biblioteca senza toccarne i libri.
[Manly P. Hall]
"Il SAPERE rende LIBERI è l'Ignoranza che rende PRIGIONIERI".
Socrate


PREFAZIONE
LA FILICONIOMANIA DI GIOVANNI BATTISTA BONDESAN

E' l'interesse per la cultura in generale, e la forte passione per un prezioso settore storico ed artistico purtroppo trascurato che a partire dal 2002 ha impegnato con fervore singolare Giovanni Battista in una rigorosa, approfondita e puntuale ricerca.
La quale non si è svolta in un ambito ristretto, ma via via si è estesa ai Santuari, alle Chiese, agli Archivi, alle Biblioteche, ecc. ecc. fino alle persone interessate e sensibili, da quelle colte e titolate alle più semplici, depositarie "spesso" di Immaginette devozionali, conservate gelosamente e ordinate per il gusto di collezionare e per il piacere di conservare il ricordo tramandato.
Si tratta a mio avviso di una "mania" encomiabile, che va molto apprezzata e sostenuta per un duplice motivo.
Il primo consiste nel fatto che Bondesan con le sue originali ricerche, sempre rigorosamente documentate, sta arricchendo con nuovi contributi questo significativo settore dimostrando tra l'altro, come l'arte "dei Pezzettini di Carta" non è "Minore" ma esprime con la più alta dignità l'evoluzione della cultura e l'intreccio tra la componente Cattolica Cristiana e l'influenza di impliciti elementi del Classicismo Greco e del Giudaismo sino a cogliere talvolta sottili implicanze con alcune espressioni della cultura Massonica.
Ritengo che siano soprattutto validi i suoi efficaci interventi chiarificatori sui significati della complessa ricca ed insieme misteriosa simbologia ricorrente.
Il secondo motivo, anche da lodare sta nella opportuna e instancabile divulgazione degli esiti via via acquisiti con le sue faticose ricerche e con studi approfonditi sia attraverso il dialogo con tutti coloro che si interessano di queste problematiche sia in occasione dei convegni che nei chiari e frequenti interventi sul Blog.
In conclusione auguro a Giovanni Battista di raccogliere finalmente tutte le soddisfazioni che merita, in quanto giovane studioso e che possa continuare ad arricchire con il suo esemplare entusiasmo.
Professor Vittoriano Caporale
Ordinario in quiescenza di Storia della Pedagogia Università di Bari e già Docente di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Taranto sede distaccata di Bari.

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domenica 3 febbraio 2013

Santa Cristina Sacerdotessa di Venere e Notizie sull'editore Zambini Albani di Milano

Incisore: MELLINI, Nicola (Bologna, op. dal 1795 al 1836)
Inventore: CANUTI, Gaetano (op. a Bologna dal 1815 al 1848 ca.)
Titolo: S. CRISTINA V.M. : Condannata da Dione secondo Tiranno, ad essere posta nella Caldaja di Olio, e Pece bollente
/ Gaetano Canuti inv. e dis. ; Niccola Mellini inc.e.
Descrizione: Acqf. e bul. ; 269x188, 323x217 mm
Della serie: Scene della vita di S. Cristina vergine e martire, da disegni di G. Canuti, V. Pizzoli e Anna Magnani. Incisioni di N. Mellini. S.l., 
Il santino che vi presento questa settimana è una cromolitografia fustellata degli inizi del 900 del secolo scorso in cui è rappresentata fedelmente riprodotta la statua a mezzo busto di Santa Cristina di Bolsena venerata nella Chiesa Collegiata a lei dedicata di Sepino paese in provincia di Campobasso.
Le sue misure sono 6,6 x 11,7





Sul retro del santino è presente una preghiera alla Santa, l'Imprimatur e la casa editrice di cui parleremo al termine del post.
Imprimatur è l'abbreviazione utilizzata per la frase Nihil obstat quominus imprimatur, tradotta letteralmente, significa non esiste alcun impedimento al fatto di essere stampato.
Questa espressione era utilizzata dall'autorità a ciò preposta dalla Chiesa cattolica per autorizzare la stampa di libri e in questo caso di santini.
Per brevità si usava riferirsi a tale autorizzazione semplicemente come Imprimatur
I libri ai quali veniva rifiutata venivano inclusi ipso facto nell'indice dei Libri proibiti che fu abolito da Papa Paolo VI nel 1966.
L'autorità preposta all'imprimatur fu il Vicario Generale Capitolare della Diocesi di Boiano (Boviani il nome latino) paese vicino a Sepino il canonico Domenico Colacchio nel giorno 28 settembre 1916. 
Si ha notizia di tale Monsignore nel Libro :
ACTA APOSTOLICAE SEDIS, COMMENTARIUM OFFICIALE del 19 gennaio 1914
Con Biglietti della Segreteria di Stato il Santo Padre si è degnato di
nominare :
Prelati Domestici di S. S.:
16 dicembre 1913
— Mons. Domenico can. Colacchio, vicario generale della diocesi di Boiano.
Incisore: MELLINI, Nicola (Bologna, op. dal 1795 al 1836)
Inventore: CANUTI, Gaetano (op. a Bologna dal 1815 al 1848 ca.)
Titolo: S. CRISTINA V.M. : Condannata dal Padre ad essere grafiata
/ Gaetano Canuti inv. e disegnò ; Niccola Mellini incise.
Descrizione: Acqf. e bul. ; 270x188, 320x213 mm  su carta vergata
Della serie: Scene della vita di S. Cristina vergine e martire, da disegni di G. Canuti, V. Pizzoli e Anna Magnani. Incisioni di N. Mellini. S.l., 
Santa Cristina di Bolsena è nota anche come Santa Cristina di Tiro, secondo la tradizione fu martirizzata sotto l'imperatore Settimio Severo, nell'anno 200.
La Passione di Santa Cristina  risale probabilmente al IX secolo, quindi molto più tardo rispetto agli avvenimenti ed eccessivamente agiografico.
Il racconto narra di una giovane undicenne di nome Cristina, che per la straordinaria bellezza venne segregata in una torre dal padre Urbano, ufficiale dell'imperatore, in compagnia di dodici ancelle. 
A nulla valsero i tentativi del padre di costringere la figlia, divenuta cristiana, a rinunciare alla sua fede; il padre passò allora dalle blandizie alle percosse: la fece flagellare e rinchiudere in carcere e in seguito la consegnò ai giudici che le inflissero vari e terribili supplizi. 
Nel carcere dove fu gettata a languire venne consolata e guarita da tre angeli.
Venne poi condotta al supplizio finale: legatale una pesante pietra al collo, la gettarono nelle acque del lago; la pietra però, sorretta dagli angeli, galleggiò e riportò a riva la fanciulla.
A quella vista Urbano non resse a tanto dolore e morì. 
Cristina fu ricondotta in prigione e a Urbano successe un altro persecutore di nome Dione. 
I giudici tornarono a infierire su di lei condannandola a terrificanti quanto inefficaci torture fino a quando non  fu uccisa con due colpi di lancia.
Nel 1099, al tempo delle crociate, alcuni pellegrini francesi in viaggio verso la Terra santa, sostarono a Bolsena e rubarono lo scheletro della santa per portarlo con loro in Palestina; durante il viaggio si fermarono a pernottare in un paesino del Molise, Sepino, ma durante la notte furono scoperti dalla gente del posto cosicché lo scheletro della santa rimase in questo piccolo paese.
Alcune delle ossa della santa furono donate a privati mentre,alcuni decenni dopo, gran parte dello scheletro fu portato nella cattedrale di Palermo: a Sepino, però, rimase l'osso del suo avambraccio. 
Delle antiche reliquie portate a Palermo, non se ne ha più traccia: forse furono nuovamente trafugate.
Ogni anno a Sepino si festeggia, tra il 9 e il 10 gennaio, la festa che commemora l'arrivo della santa in quel lontano 1099.
Nel 1880 una fortunata campagna di scavi archeologici, diretta da Giovanni Battista De' Rossi e Enrico Stevenson, consentì di ritrovare la sepoltura della  Martire.
Il grande sarcofago, in pietra locale con copertura ad acroteri, è di età tardo-imperiale  (284 476 D.C.). 
Sulla faccia posteriore presenta una apertura irregolare che lascia intravedere un'urna cineraria di marmo bianco con la scritta:
†I·RQES/CP·BAT·X·M  che starebbe per:
(†HIC REQUIESCIT CORPUS BEATAE XRISTINAE MARTYRIS -
 "Qui riposa il corpo di Beata Cristina Martire").
All'interno di quest'urna si rinvennero gran parte delle ossa "piccole" di un corpo umano di età inferiore ai 14 anni e una moneta d'argento del re Berengario (prima metà del X secolo). Il foro irregolare, le reliquie e la moneta, potrebbero confermare la tradizione antichissima delle Chiese Locali di Bolsena, Sepino e Palermo circa il furto di parte dei resti mortali della Santa compiuto da due pellegrini nel X secolo (dopodiché S.Cristina è divenuta patrona delle città di Palermo, Sepino, ... e le reliquie arrivano fino a Canterbury, Santiago...)
Le reliquie rinvenute nel sarcofago (nel 1880) sono oggi custodite in basilica, nella nuova Cappella di S.Cristina, in una preziosa urna di argento e smalti, sotto la statua della Santa
Appresa la Passio della Santa così come ci è stata tramandata e conosciuta la storia delle sue reliquie analizziamo il tutto partendo dal contesto storico.
Visionando il Martirologio Romano (su internet sono disponibili in pdf di varie epoche) alla voce Santa Cristina  il periodo storico non viene menzionato in nessuna edizione.
Secondo alcuni testi e storie sulla Santa trovati su internet che non hanno fonti certe ci troviamo durante l'impero di  Lucio Settimio Severo nato a Leptis Magna, 11 aprile 146  morto a York, 4 febbraio 211 fu un generale che divenne imperatore romano dal 193  sino alla sua morte avvenuta nel 211 il suo impero durò 18 anni.
Imperatore di origine libica vicino ai culti orientali. 
Sotto il suo regno non sono dimostrate persecuzioni sistematiche, ma anzi il suo rescritto del 202 che vietò il proselitismo ad ebrei e cristiani, è giudicato il primo caso di iniziativa diretta dell'imperatore in questo ambito.
È però un fatto che singoli funzionari si sentivano autorizzati dalla legge a procedere con severità verso i Cristiani. 
Naturalmente l'imperatore, a stretto rigore di legge, non ostacolava provvedimenti locali, che si verificarono in Egitto, in Tebaide e nei proconsolati di Africa e Oriente. 
I martiri cristiani furono numerosi ad Alessandria d'Egitto.
Severo non promulgò nuove leggi contro i cristiani, ma consentì l'applicazione di vecchie leggi. Non sono dimostrate persecuzioni sistematiche, ma anzi, ci sono prove che l'imperatore in molte occasioni proteggesse i cristiani dall'accanimento popolare.
Tanto è vero che negli scritti sia di Plinio il Vecchio che  di Cassio Dione (nella sua Storia Romana) non vi è cenno di persecuzioni di massa  in Italia nel periodo del regno di Settimio.
Consultando invece il testo:
Il perfetto leggendario della vita, e fatti di n.s. Gesù Cristo, e di tutti i santi edizione 1666
Di Alfonso de Villegas  datato 1666

Alfonso de Villegas di Toledo, Teologo, e Predicatore.(1534-1615)

Così si legge:
La Vita di S. Cristina Vergine, e Martire , raccolta da San Isidoro da Seda (Vescovo siviglia560-636) , e da altri bravi Autori .
Questo Santo Dottore non dice altra particolarità di lei, pero bisogna,che noi cerchiamo altri Autori , che ci dicano , chi ella fosse . 
Sant' Isidoro Bedail Venerabile (672 ca. – 25 maggio 735) 
Adone (Monaco benedettino Sens 800 circa - Vienne 875), ed 
Usuardo (Monaco benedettino m. 877 circa)
 scrivono la vita in questo modo .
 <<La sua morte fu l'istesso giorno , che la Chiesa la di lei commemorazione, cioè alli 24. di luglio l'anno della nostra salute 185. al tempo di Massimiano , e Diocleziano Imperadori , Si dice, che col tempo il suo corpo fu portato a Palermo , Città dell' Isola di Sicilia....>>
Se da un lato finalmente troviamo una data certa di morte e cioè il 24 luglio 185 dopo Cristo dall'altra vi è un errore di attribuzione infatti il De Villegas che cita come fonti altri padri benedettini afferma che il martirio della Santa avvenne nel 185 al tempo di Massimiano e Diocleziano Imperatori, mentre sappiamo che nel 185 l'iperatore di Roma  fu Commodo. 
Lucius Aelius Aurelius Antoninus CommodusLanuvium31 agosto 161 – Roma31 dicembre 192) è stato un imperatore romano, membro della dinastia degli Antonini; regnò dal 180 al 192. 
Anche in questo caso gli storici del tempo non riportano nessuna persecuzione contro i Cristiani nei territori italiani nel 185, risale  invece al 180, sotto il regno di Commodo, l'episodio dei dodici martiri scilliani, ricordato nel più antico degli Atti dei Martiri.
Si racconta anche che Marcia  Liberta, imperiale e amante dell'imperatore Commodo fu invece di simpatie cristiane; sembra infatti sia stata lei ad intercedere per la liberazione di papa Callisto I dalla condanna alle miniere (Damnatio ad metalla) in Sardegna.
Naturalmente il Martirio di Santa Cristina  nel 185 potrebbe essere un caso isolato ma ciò si scontra con il rinvenimento della tomba nel 1880 che successivi studi in età moderna anno datato di età Tardo imperiale che va dal 284  al 476 D.C.  e quindi successiva sia all'impero di Settimio  che di Commodo.
Quindi a questo punto andando per esclusione e avendo come dati certi solo ed esclusivamente la datazione del sepolcro che come detto  è di età tardo-imperiale  (284- 476 D.C.), il martirio di Santa Cristina può essere avvenuto solo in quel periodo e possiamo dare per buona quindi che la morte possa essere avvenuta sotto Diocleziano imperatore di Roma dal 20 novembre 284 al 1 maggio 305 non però nel 185 ma nel 285 quindi un semplice errore di trascrizione.
C'è però da fare un ulteriore considerazione nei primi anni di impero Diocleziano fu molto tollerante verso i Cristiani e anche se nel 303 vi fu l'ultima delle persecuzioni questa fu molto cruenta solo nell'impero d'Oriente mentre in  Occidente il tutto si limitò alla distruzione di qualche Chiesa e di libri e alla proibizione di assemblee di Cristiani e non vi è cenno da parte degli storici di allora di uccisioni.
Se la collocazione storica ci porta i primi dubbi sulla veridicità della Passio, andando a leggere quest'ultima notiamo come sia molto simile a quella di un'altra Santa di cui ho parlato ampiamente nel passato post e cioè Santa Barbara, stesso padre cattivo, segregazione nella torre , martirio.
Ulteriori similitudini le riscontriamo anche in un altra poco nota Santa francese Santa Sigolene  anche lei guarda caso festeggiata il 24 luglio come la nostra Cristina.
Potete leggerne la Passio nel Libro
 Biblioteca sacra ovvero Dizionario universale delle scienze ..., Volume 17
Opera edita presso l'editore Milanese Ranieri Fanfani  nel 1837 scritta dai padri Richard e Giraud.
Le incongruenze storiche sin qui analizzate e le similitudini riscontrate con le "passio" di altre due Sante ne inficiano sicuramente l'attendibilità se si considera poi anche che l'attribuzione del sepolcro a Santa Cristina è dato dalla libera interpretazione delle lettere:
†I·RQES/CP·BAT·X·M  
incise sull'urna cineraria trovata nel sepolcro (porto ad esempio l'errore fatto sull'esistenza di Santa Filomena) si può sicuramente affermare che l'esistenza della Santa sia perlomeno non certa.
Diamo ora uno sguardo più attento al racconto, vi troviamo citati 3 nomi , ovviamente Cristina, quello del presunto Padre Urbano e il giudice Dione.
Analizziamoli etimologicamente.
Urbano in latino Urbanus che deriverebbe da URBE - JANUS cioè citta di Giano e quindi cittadino di Giano.
Nel mito Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium, fondando una città sul monte Gianicolo e donando la civiltà agli Aborigeni, suoi originari abitanti.
Mentre DIONE deriva dal greco Diono' e significa 'originato da Dio', ma Dione è anche una divinità Greca.
Nella mitologia greca Dione (in greco Διώνη, forma femminile di Zeus) è una delle dee della prima generazione divina.
Dione è anche la dea della quercia, e come tale è assimilata a Dioniso, di cui più volte è ritenuta la madre, frutto successivo del suo amore con Zeus, secondo Omero che la cita nell'Iliade era considerata dai Greci anche Madre di Afrodite (Venere per i romani).
Dione, assimilata anche alla Dea Madre era venerata insieme a Zeus nel santuario di Dodona le loro sacerdotesse erano chiamate Peleiadi.
Per quanto riguarda il nome Cristina deriverebbe dal latino christinus e sinonimo di christianus che significa seguace di Cristo che a sua volta ha origini Greche e proviene dal greco Christòs,'l'unto','l'eletto'.
La parola Christianus a ben guardare sarebbe l'unione di due parole
CRISTO  e GIANO che tradotte in latino sono
CHRISTUS e JANUS da cui appunto CHRISTIANUS
probabilmente parola nata per indicare tutti coloro i quali si accingevano a passare dall'adorare il Dio Giano (che era chiamato anche Janus Pater ad abbracciare la nuova religione cristiana ricordando che guarda caso Giano era detto il Dio bifronte poichè simboleggiato con 2 facce.
Ma torniamo ora alla "nostra" Cristina e come vi ho dimostrato in altri post traduciamo in ebraico così da ottenere
כרישתינא
Poichè in ebraico a ogni lettera corrisponde un valore numerico sommiamo i valori delle lettere che compongono il nome 
1+50+10+300+200+10+100+20=691
che tradotto in lettere sarà: 
 אצם 
crociata
א צם
A digiuno
אצ ם
fanno male
אםצ
sforzo
צםא
sete
La prima parola, CROCIATA fa riferimento alla traslazione delle sue ossa da Bolsena a Sepino nel 1099 ad opera di alcuni pellegrini che si dirigevano in Terra santa per la prima Crociata.
Le successive  4  come si può intuire si riferiscono ai suplizzi che la Santa fu costretta a subire durante il suo martirio così come ci vengono descritti nella "Passio".
Ma è traducendo e interpretando il nome Cristina in ebraico che scopriamo la vera etimologia del nome 
כרישתינא
Cristina
רכישת  גיאנע
acquisizione giano, 
sposa di Giano
In epoca pre-romana sulle coste del Lazio era venerata la Dea Venilia, la madre di Turno Re dei Rutuli (Rutuli italico antico Rudhuli, «i rossi» e cioè «i biondi» erano un popolo dell'Italia preromana stanziato sulle coste del Lazio, il cui centro principale era Ardea, era un'antica divinità del mare, spesso associata ad Afrodite (Venere per i romani), a volte "declassata" al rango di ninfa, e considerata moglie di Giano. 
A questo punto possiamo  ipotizzare che Cristina altri non era che una Sacerdotessa di Venere (sacerdotessa forse bambina da notare che nella passio viene rinchiusa insieme a 12 ancelle) appunto una "Sposa di Giano". che praticava la prostituzione Sacra.
Altri indizi che ci portano a dare manforte a tale ipotesi sono proprio le festività in cui viene festeggiata la Santa.
Il mese di Luglio nelle festività romane era il mese della fertilità e quindi dedicato a Venere e il giorno 24 il luminosissimo pianeta Venere domina il cielo mattutino prima dell’alba. L’elevazione di Venere sull’orizzonte orientale cresce velocemente facendo guadagnare al pianeta un ulteriore incremento di oltre un’ora di osservabilità. 
Complessivamente a fine mese  e cioè dal 24 Venere rimane osservabile per oltre 3 ore prima del sorgere del Sole.
Il mese di  Gennaio era il mese dedicato a Janus Giano (da cui il nome Gennaio) 
Giano era considerato come custode delle porte e quindi era anche il guardiano delle porte del cielo: i solstizi. 
Non a caso i suoi festeggiamenti iniziavano il 25 dicembre per concludersi il 9 gennaio con gli Agonalia dove si sacrificava un ariete nero.
E in mezzo a queste due date ci sta il Capodanno, il giorno dedicato al dio bifronte: con un volto rivolto all’anno vecchio e l’altro rivolto all’anno nuovo.
A conferma di tutto ciò infine ci vengono in aiuto anche i due paesi dedicati alla Santa e cioè Bolsena (latino Volsiniensise Sepino (Sepinum) che risultano aver avuto insediamenti umani in epoche pre romane è data la loro vicinanza all'acqua , il Lago per Bolsena e acque sorgive per Sepino erano luoghi di culto di Venere (o di ciò che in una fase successiva prese il nome della dea dell'amore) e di Giano Dio bifronte.
Altro particolare che ci fa capire che Santa Cristina non è altro che un opera di sincretismo attuato dalla Chiesa nel momento dell' ideazione del primo Martirologio Romano (che risale al XVI secolo e fu approvato dal Sommo Pontefice Gregorio XIII nell'anno 1586) è che Cristina ha le sembianze di una bambina a cui vengono fatte delle violenze inaudite e tale raffigurazione è da mettere in relazione al fatto che Afrodite/Venere secondo Platone rappresentava l'amore puro cioè l'amore verso gli efebi che oggi verrebbe chiamata pedofilia.





Come per molte altre case editrici di santini del 900 reperire informazioni sulla loro esistenza risulta  molto difficile se non impossibile vuoi perchè ebbero o una vita limitata e quindi non una vasta produzione o perchè andarono completamente distrutte durante il secondo conflitto mondiale.
In questo caso molto probabilmente ebbe una vita limitata che possiamo molto probabilmente collocare fra le due Guerre Mondiali.
Non vi sono certezze sulla presenza di una ditta Zambini a Milano ma leggendo la storia della vita della Famiglia Zambini di Parma illustri fotografi possiamo ipotizzare che probabilmente intorno ai primi anni del 900 Alfredo Zambini abbia potuto costituire una società di Stampa in quel di Milano con un socio un certo Albani.
Le supposizioni si fermano a questo, qui di seguito riporto le vite dei Zambini così come sono riportate sul sito parmaelasuastoria.it
ZAMBINI ALFREDO
Reggio Emilia 5 maggio 1858-Parma 15 marzo 1939
Sulle orme del padre Pasquale, si dedicò alla fotografia. 
Nel 1887 si trasfero a Parma dove, socio con Gaetano Pavarotto, apro uno stabilimento fotografico nella piazza antistante il teatro Reinach: la Premiata fotografia artistica italiana diretta da Alfredo Zambini, con succursali a Reggio Emilia, Modena e Treviso. 
I due soci furono subito premiati all’esposizione Industriale e Scientifica (settembre-ottobre 1887) con una medaglia d’argento e un diploma di terzo grado. 
Lo stabilimento disponeva di un laboratorio per l’ingrandimento al naturale. 
Dal 1891 non appare più il nome di Pavarotto e il Zambini opera con un diverso socio, del quale non si conosce l’identità (ma che potrebbe essere appunto l'Albani che si legge sul santino), fino al 1893. 
Dal 1894 rimase solo a condurre la ditta nel Giardino del Reinach (con le succursali di Reggio e Treviso, cui si aggiunse casalmaggiore).
 Il retro di alcune fotografie informa di un premio ottenuto dallo Zambini a Vienna nel 1873 per quell’Esposizione. dovette trattarsi però di un premio al padre pasquale in quanto, all’epoca, lo Zambini aveva solo quindici anni. 
In sincronia alla sede principale vicino al Reinach, funzionò una sede secondaria in strada Garibaldi 42, iniziandosi coso una lunga tradizione di presenza degli Zambini in quella strada. Nel 1899 presents domanda per essere ammesso all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, assieme al dilettante Giovanni Sanvitale. 
Nel 1902 trasferì quindi lo studio in borgo Bondiola sotto la denominazione di Fotografia Spezia diretta da Alfredo Zambini. 
Nel 1906 lo Zambini ottenne due importanti riconoscimenti: fu onorato da sua maestà il Re e la Regina madre e si procura un premio all’Esposizione mondiale di Milano. 
Nel 1905, sempre mantenendo lo studio di borgo Bondiola, opera anche in strada Garibaldi 105, vicinissimo allo studio Vaghi Luigi e Carra Giuseppe, sorto un anno prima. 
Nel 1908 lo Zambini chiuse lo studio in borgo Bondiola e resta nell’unico gabinetto di strada Garibaldi, che in un primo tempo chiama Radium, dove potè disporre di tutto il primo piano dell’edificio. 
L’impegno nel campo fotografico coinvolse l’intera famiglia, dalla moglie Iride Beltrami, alle figlie Albina ed Elvira.
 Con loro fu anche un dipendente, Fernando Camurri di Reggio Emilia. 
Nel 1920 compie un altro trasferimento, ma solo dal 105 al numero 87 di strada Garibaldi. Frattanto i figli maschi, Egidio ed Enrico, a loro volta fotografi decisero di rendersi autonomi mettendosi in proprio. 
Allo Zambini nel 1921, quando gil i figli se ne erano andati, venne tassato un reddito di 10000 lire, che si colloca poco al di sotto di quello di Vaghi, il maggior fotografo sulla piazza di Parma.
FONTI E BIBL.: R. Rosati, Fotografi, 1990, 170-171
ZAMBINI EGIDIO
Parma 1884-Parma 1929
Figlio di Alfredo. 
Col fratello Enrico apro nel 1920 uno studio fotografico in via Vittorio Emanuele 23 a Parma. 
Nel 1904 fu inviato dal padre a Verona per dirigere la Fotografia Parma-Spezia. Moro all’età di 45 anni.
FONTI E BIBL.: R. Rosati, Fotografi, 1990, 171-172
ZAMBINI ENRICO
Parma 2 settembre 1887-1943Figlio di Alfredo, fotografo. Dopo essersi messo in proprio col fratello Egidio nel 1920, alla morte di quest’ultimo (1929) assunse su di sè non solo la conduzione dello studio ma le stesse responsabilità familiari del fratello. 
La ditta ebbe nove dipendenti impegnati in ritmi di lavoro massacranti (anche sedici ore al giorno). 
Lo Zambini si fece apprezzare soprattutto come fotografo di bambini, che ritrasse sempre con stile impeccabile, dopo averli preparati con trovate gustose.
Anche come ritoccatore fu fornito di doti notevoli. 
Quanto alle foto-tessera, le sue furono considerate le migliori della città
Lo stabilimento di strada Vittorio Emanuele ebbe una succursale in casalmaggiore, palazzo Stefanini
Nell’attività dello studio si insero anche Mario, figlio dello Zambini. 
Lo studio arrivò ad avere fino a 400 clienti al giorno. 
Il successo dello Zambini si dovette non solo a perizia tecnica e a indubbie doti organizzative ma anche al modo originale di proporsi al pubblico secondo slogan di sicuro effetto popolare.
 I dipendenti arrivarono a quindici, e ricevevano il compenso degli straordinari la sera stessa, al termine del lavoro. 
Una delle caratteristiche professionali dello Zambini fu quella di non nutrire fiducia nelle innovazioni tecniche: prefero per esempio effettuare personalmente le riparazioni e per quanto riguarda l’illuminazione, il dogma dello Zambini rimase quello della luce naturale.
FONTI E BIBL.: R. Rosati, Fotografi, 1990, 171-172
ZAMBINI ALBERICO
Parma 1917-Parma 6 maggio 1982
Dal 1I gennaio 1940, subito dopo co
la morte del nonno Alfredo, lo Zambini rileva lo studio fotografico di strada Garibaldi. 
Sui suoi esordi professionali tuttavia pess a lungo la parentesi bellica, nel corso della quale trascorse ben sei anni in Albania. 
Solo nel 1945 potÄ dedicarsi interamente al lavoro, ma si tratts di cominciare praticamente da zero. 
Lo Zambini dal 1948 a 1954 collabora ai quotidiani Il Resto del Carlino e Gazzetta di Parma: in pratica per sette anni fu il reporter della città Collabora anche con l’Unitl e fu il corrispondente da Parma dell’agenzia Publifoto, una delle prime in Italia.
FONTI E BIBL.: R. Rosati, Fotografi, 1990, 171.


Le bellissime incisioni dell'incisore italiano Mellini e di molti altri incisori  le trovate sul sito della Biblioteca Panizzi


Giovanni Battista Bondesan

3 commenti:

  1. Buona sera
    potrebbe essere : via albani - milano ?
    al 21,
    c'è il negozio delle Paoline
    Bellissimi post che seguo sempre
    saluti Ombretta

    RispondiElimina
  2. Cara Ombretta si certo potrebbe essere, però mi sembra strano omettere la parola via e lasciare solo Albani d'altro canto è alquanto curioso che alla via Albani al numero 21 ci siano le Paoline bè bisognerebbe indagare e magari provare a chiedere se prima delle paoline vi fosse un'altra ditta magari uno studio fotografico o una tipografia ma purtroppo non essendo io di Milano non posso farlo, vuoi farlo tu per me?
    No scherzo cmq rimango dell'idea che Albani si riferisca al nome del socio.
    Più che altro bisognerebbe fare una ricerca negli archivi della camera di commercio di Milano nel periodo tra le 2 guerre e vedere se esisteva una ditta con tale nome.
    Ti ringrazio per i complimenti e continua a seguirmi!

    RispondiElimina