Il significato del mare è collegato a quello della madre come fonte di vita e nutrimento, un brodo primordiale nel quale l’esistenza si crea e si rinnova.
Mare-madre, mer-mére in francese, sono termini molto simili che tendono a perpetuare l’unione simbolica di questi due archetipi vitali.
Come la madre il mare può dispiegare tutta la sua carica “terribile ” e diventare strumento di distruzione e di dolore.
Maree, onde , inondazioni, tsunami hanno in se’ tutta la carica e la potenza che appartiene all’ acqua,, mettendo l'uomo a contatto con le profondità delle sue emozioni e del suo essere.
Il mare rappresenta l’inconscio, è l’ espressione di profondità misteriosa ed insondabile.
Tutte le religioni politeistiche, annoverano fra le loro divinità quelle del mare.
Nel politeismo di ogni tempo ad ogni primordiale o fondamentale elemento della
natura corrisponde una divinità, addirittura un gruppo di dei e dee,
secondo una disposizione in qualche modo anch'essa gerarchica che li poneva via
via sempre più a contatto degli uomini e delle loro vicende ed esigenze
quotidiane.
Nei miti cosmogonici sumerici della seconda metà del terzo
millennio avanti Cristo si fa riferimento alla creazione, da parte della dea
Nammu — l'Oceano primordiale - del cielo e della terra, allora uniti in una
vasta montagna cosmica.
E anche nella storia babilonese della creazione è Nammu
che con l'aiuto dei suoi figli creò gli esseri umani.
Il mare assume dunque un
doppio significato: non è soltanto il vasto fiume che circonda e contiene terra
e mare; ma anche, per molte mitologie, una divinità, il principio di tutto, e
quindi persino l'antichissimo padre degli dei: da lui hanno origine le acque
marine, quelle dei laghi, dei fiumi, delle fonti.
In Egitto con l'avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il culto di Iside si diffuse in tutto il Mediterraneo.
Iside divenne il prototipo della Madre e del Figlio.
Iside, la cui originaria associazione con Osiride fu sostituita dalla Dinastia tolemaica con quella al dio Serapide, fu una delle divinità più famose di tutto il bacino del Mar Mediterraneo.
Dall'epoca tolemaica la venerazione per la dea, simbolo di sposa e madre e protettrice dei naviganti, si diffuse nel mondo ellenistico, fino a Roma.
Il suo culto, diventato misterico per i legami della dea con il mondo ultraterreno e nonostante all'inizio fosse ostacolato, dilagò in tutto l'impero romano.
Nel sincretismo tipico della religione romana Iside venne assimilata con molte divinità femminili locali, quali Cibele, Demetra e Cerere, e molti templi furono innalzati in suo onore in Europa, Africa ed Asia. Il più famoso fu quello di File, l'ultimo tempio pagano ad essere chiuso nel VI secolo.
Durante il suo sviluppo nell' Impero il culto di Iside si contraddistinse per processioni e feste in onore della dea molto festose e ricche.
Il titolo di Stella Maris giunse al cristianesimo dal Culto di Iside.
Anche gli imperatori erano attaccati a questo culto.
Ottone presenziò vestito con un abito di lino (Seutonio (Ottone 12)). Commodo fece la stessa cosa, con la testa rasata, portando l’effigie di Anubio (cfr. "Il Ramo d’oro" di Frazer vol. vi, p. 118 nota 1).
paragona l’adorazione di Maria del Medio Evo a quella di Iside.
Egli afferma: "Infatti il suo solenne rituale, con i suoi sacerdoti sbarbati e tonsurati, i mattutini ed i vespri, la sua musica tintinnante, il battesimo e le aspersioni con l’acqua santa, le sue solenni processioni, le immagini della Madre di Dio ornata di gioielli, presentano molti punti in comune con lo sfarzo e le cerimonie del cattolicesimo" (Frazer ibid.).
Tutto ciò deriva da Iside.
Era da Iside con la sua successiva natura di protettrice dei marinai, che il culto di Maria fa derivare l’epiteto di Stella del Mare.
Frazer sostiene che gli attributi di una divinità marina potevano essere conferiti ad Iside dai Greci di Alessandria che andavano in mare (ibid. p.119).
Frazer afferma che essi erano abbastanza estranei all’originale natura ed alle abitudini degli Egiziani, che non avevano l’amore per il mare.
Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che i Greci ed i Romani abbiano adottato Iside ed i culti del mistero, che furono consolidati a Roma al tempo del cristianesimo.
In questa ipotesi, possiamo vedere che "Sirio la stella luminosa di Iside, nelle mattine di luglio, sorge dalle onde vitree del Mediterraneo orientale, un segno premonitore dei marinai del tempo di Halcyon, era la vera Stella Maris, "la Stella del Mare".
Origini della Tradizione Devozionale Alla Vergine Maria SS.
Accostandoci più da vicino a questo mondo affascinante e di rara suggestione ci siamo accorti come il Culto Mariano affonda le sue radici, unico caso nell’umanità, nei secoli precedenti la sua stessa nascita;
In epoca pre cristiana il primo profeta d’Israele Elia (IX secolo a.c.), dimorando sul Monte Carmelo (giardino-paradiso di Dio), ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando una provvidenziale pioggia, salvando così Israele da una devastante siccità.
In quella piccola nube, tutti i cristiani hanno sempre visto una profetica immagine della Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.
Tuttavia, la devozione alla Vergine Maria SS. è nata con un certo ritardo e soltanto dopo il Concilio di Efeso del 431, quando furono condannate le tesi di Nestorio, secondo cui Maria era madre di un uomo, non di Dio e le venne riconosciuto il titolo di “Dei Genitrix”.
A celebrare questo importantissimo avvenimento ci pensò papa Sisto III (432-440) il quale fece costruire il primo santuario della cristianità sul colle dell’Esquilino a Roma.
Da quell’approvazione, il culto di Maria si diffuse velocemente in tutte le direzioni come il più bel fiore di quel giardino di Dio, che divenne la Stella Polare, La Stella Maris del popolo cristiano.
Le interpretazioni che sono state date sul significato del nome Maria sono molteplici.
Una di queste, fu data da San Girolamo che faceva risalire Maria alle parole ebraiche mar (goccia) e yam (mare), in latino stilla maris(goccia del mare) che, grazie ad una trascrizione errata divenne stella maris, cioè “Stella del Mare” che è rimasta una delle principali invocazioni alla Madonna.
L’Ordine Carmelitano partito dal Monte Carmelo in Palestina (Haifa) dove è attualmente ubicato il grande monastero carmelitano “Stella Maris”, si propagò in tutta l’Europa.
Alla Madonna del Carmine, come è anche chiamata, sono dedicate chiese e santuari un po’ dappertutto.
Essa, per la promessa fatta con lo scapolare, è onorata anche come “Madonna del Suffragio” e a volte è raffigurata che trae dalle fiamme dell’espiazione del Purgatorio le anime purificate.
Nel secolo d’oro delle fondazioni dei principali Ordini religiosi cioè il XIII secolo, il culto per la Vergine Maria ebbe dei validissimi devoti propagatori:
i Francescani (1209), i Domenicani (1216) i Carmelitani (1226), gli Agostiniani (1256) i Mercedari (S.Romualdo1218) ed i Servi di Maria (1233), a cui nei secoli successivi si aggiunsero altri Ordini e Congregazioni, costituendo una lode perenne alla comune Madre e Regina.
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raffigurazione di una Madonna che protegge un'imbarcazione,
la Stella Maris,
mosaico situato nella chiesa di San Nicolò a Capodimonte |
La più comune raffigurazione della Madonna dei naviganti, con le dovute varianti artistiche, proviene dalla chiesa di San Nicolò a Capodimonte, che si trova sull’impervia quanto suggestiva mulattiera sul versante di Punta Chiappa, che è di stile e costruzione romanica, anche se la tradizione fortemente radicata, la ritiene innalzata su una Cappella voluta dal Vescovo San Romolo nel 345.
Dopo l’abbandono del XVI secolo, la chiesa è stata restaurata nel 1870 e successivamente, durante il recupero di strutture e motivi decorativi originari effettuati tra le due grandi guerre, sono emersi antichissimi affreschi fra cui una raffigurazione della STELLA MARIS che testimonia quanto sia antica la devozione dei marinai già a partire dall’alto medioevo.
Quindi sin dall'antichità l'uomo ha avuto con il mare un rapporto simbiotico a conferma della dipendenza della vita dall'acqua, fatto di paura ma anche di rispetto verso colei che lo nutre lo protegge o lo punisce.
Le cerimonie religiose che ancora oggi si praticano in tanti porti del Mediterraneo sono incantesimi,perennemente reiterati contro il capriccio delle bufere e delle tempeste.
Gli ex voto di marinai scampati al pericolo parlano di quella paura annidata nel cuore degli uomini, che mai si abbandonano a cuor leggero alla perfidia delle onde.
E' alla Vergine Maria, "Stella Maris", Stella del Mare, che i marinai raccomandano i loro carichi, e soprattutto i loro corpi e le loro anime.
Dopo questa lunga prefazione che spiega il legame indissolubile tra uomo e mare possiamo comprendere meglio l' immaginetta che da il titolo al post.
L'immaginetta, che vi propongo, non è propriamente un santino, ma un "souvenir di traversata", che veniva donato a chi si imbarcava per una traversata oceanica come ricordo appunto di quella avventura.
Tali immaginette danno vita ad un ulteriore collezionismo appunto dei "souvenir di traversata" per gli appassionati del mare vi segnalo un sito monotematico di un collezionista francese DEDICATO AL transatlantico Normandie
www.paquebot-normandie.net ricco di immagini e documenti sulla vita di questo transatlantico.
Le misure sono 8x12,7 con tecnica cromolitografica dei primi del 900 retro bianco
Il disegno;
nella parte alta centrale vi è la rappresentazione della Vergine "Stella
Maris" con a sinistra un ancora un
simbolo la cui forma ricorda una croce
(rovesciata) e che è collegata a Cristo
dalla Lettera agli Ebrei (6, 19-20).
il significato fondamentale è la
speranza nella promessa della vita
futura. Si legge nella Lettera agli Ebrei
(6, 19): "Tale speranza (nel
compimento delle promesse fatte da
Dio) è come l’ancora della nostra vita; è
sicura e robusta, e, attraverso il velo del tempio celeste, penetra fino al
santuario di Dio".
A destra invece troviamo la rosa dei venti
Nello studio dell’iconografia legata all’antica simbologia, la stella
ad otto punte rappresenta la dèa babilonese Ishtar.
E’ presente in antichità l’associazione della dèa, con il pianeta Venere.
Quindi nell’iconografia, la dèa è associata alla stella ad otto punte.
Tale simbolo si trova nell’iconografia cristiana in riferimento alla Madonna;
la Vergine Maria.
E’ un antico riferimento quello del simbolo con l’icona della divinità. E in particolare con la stella ad otto punte, che rappresenta spesso il Pianeta Venere.
Nella cultura occidentale la stella ad otto punte corrisponde al Centro Sacro, il quale viene raffigurato da un quadrato, nel quale vi sono due diagonali e due mediane.
In architettura esiste un chiaro riferimento tra la stella ad otto punte e il Centro Sacro.
L’unione delle punte formano l'ottagono e in origine i battisteri erano di forma ottagonale.
Partendo dalla questione che la stella ad otto punte è uno dei simboli fondamentali associati alla dèa Ishtar, con il passare del tempo, c’è stata una fase di stratificazione delle culture, come avviene in tutti i miti e i simboli.
Il culto si è adattato a tali cambiamenti.
In tal senso troviamo lo stesso simbolo associato alle successive divinità similari: Astarthe, Iside, Afrodite e Venere, fino al relativo recente culto mariano.
I Templari hanno adottato questo simbolo, nella costruzione delle grandi cattedrali gotiche.
Il Rosone gotico rappresenta il simbolo della Stella ad otto punte. Il Simbolo della Rosa, quello della Ruota.
Questi simboli si ritrovano tutti, in un unica icona: la Coppa del Santo Graal. Questa rappresenta simbolicamente la rinascita mistica.
Il Graal è l’immagine simbolica della coppa, che rappresenta il femminino relativo alla grande madre.
Sin dai tempi antichi la coppa, che accoglieva l’acqua che cadeva dall’altro, così come la terra veniva fecondata, era il simbolo della Magna Mater.
La madre di tutte Madri. La leggenda dei cavalieri alla ricerca del Graal, sta a significare il ritrovamento del femminino sacro rappresentato dalla stella ad otto punte.
Tale simbolo disegna la conciliazione tra la terra, che è raffigurata dal quadrato ed il Cielo figurato dal cerchio, così come nella simbologia dei solidi, la materia è rappresentata dal cubo e lo spirito dalla sfera.
L’emblema di questo equilibrio tra l’Avere e l’Essere è la Stella Polare: la Porta del Cielo.
Altra similitudine è la Rosa dei Venti, per l’utilizzo dell’indicazione dei punti cardinali.
La Stella Polare iconograficamente ha uno schema ottagonale, quindi la simbologia del numero otto e i relativi simboli del centro sono determinati dalla sua simmetria centrata.
Per tale motivo è chiamata Stella Polare, in altre parole è considerata simbolicamente il centro del Mondo.
E per tale motivo metaforicamente la Stella Polare è il simbolo della fonte della luce, per la salvezza materiale e spirituale.
Questa rappresenta metaforicamente il Centro Sacro attorno al quale ruota l’intero firmamento.
Come la Stella Polare indica la via giusta, la Stella ad Otto punte rappresenta la via dei giusti, la via della risveglio, secondo i più recenti miti popolari.
Sotto vi sono un veliero e una nave a vapore che solcano un mare in tempesta che quasi si incrociano a simboleggiare il passaggio di testimone tra un epoca passata e il presente (di allora).
In basso a destra possiamo notare la firma dell'autore del disegno ma molto più probabilmente uno pseudonimo ANDRE' DES GARGOILE e poi una data che sembra 1917
Nella seconda parte del "ricordo di traversata" troviamo
Dove il passeggero annotava il nome della nave e del suo capitano e il periodo della traversata.
Sulla cornice in basso a destra troviamo la casa editrice G. DEBERQUE
che aveva la sua sede in 33 Rue du Depart Parigi non si hanno notizie e non risulta nell'archivio nazionale librai litografi 1815-1870 quindi probabilmente ha iniziato la sua attività alla fine dell'800 inizi 900 e sicuramente si occupava della pubblicazione di libri e forse aveva uno studio fotografico e molto probabilmente non stampava santini, come risulta da questi documenti ritrovati su internet:
Alcanter di Brahm, Jeanne. vedere Carnavalet di documenti inediti . Imp. G. Deberque. Parigi:. Libri francese, 1920
Foto tratta dal libro "Les peres Ratisbonne et Notre Dame de Sion" Deuxsieme Edition. 1931
Sulla cornice in basso a destra troviamo un nome Demoulin seguito da due sigle fr. e Sc..
Solitamente nelle stampe nelle incisioni in basso a destra troviamo il nome dell'incisore che deduciamo anche per la sigla Sc. (che sta per scultore).
Sul nome Demoulin ci sono delle perplessità in quanto le notizie sono alquanto confuse, infatti da ricerche su internet risultano ben 17 possibili autori o riproduttori del disegno del presunto autore Andrè Des Gargoile .
Sul sito
Dizionario universale delle belle arti
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DEMOULIN
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n
| XVIII XIX sec. |
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DEMOULIN Bertrand
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n
| XVIII sec. |
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ø
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DEMOULIN Catherine
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n
| XX sec. |
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DEMOULIN Emile A.
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n
| XIX sec. |
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ø
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DEMOULIN Georges Charles
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n
| XX sec. |
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ø
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DEMOULIN Gustave
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n
| XIX sec. |
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ø
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DEMOULIN Henri Emile Jacques
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n
| XX sec. |
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ø
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DEMOULIN Jacques
|
n
| XX sec. |
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ø
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DEMOULIN Jean
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n
| XVIII sec. |
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ø
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DEMOULIN Jean Antoine
|
n
| XVIII sec. |
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ø
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DEMOULIN Jean Baptiste
|
n
| XVIII sec. |
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ø
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DEMOULIN Jérome René
|
n
| XVIII sec. |
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ø
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DEMOULIN Louis
|
n
| XIX sec. |
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ø
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DEMOULIN Madeleine
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n
| XX sec. |
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ø
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DEMOULIN Roméo
|
n
| XX sec. |
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ø
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DEMOULIN William Stanislaus
|
n
| XIX XX sec. |
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Chi fra questi è il Demoulin dell'immaginetta?
Difficile dirlo e forse nessuno di questi, ma più semplicemente, un disegnatore che lavorava per G. Deberque con lo stesso cognome.
Che giocando appunto sul suo cognome si sia ispirato invece al più famoso:
François Aimé Louis Dumoulin (Vevey, 10 agosto 1753 – Vevey, 16 febbraio 1834) è stato un disegnatore, pittore e incisore svizzero.
Dumoulin ricevette una formazione sommaria in disegno tecnico.
Destinato ad una carriera commerciale, si recò in Inghilterra nel 1772, e, l'anno seguente, si imbarcò per l'America.
Sbarcò nell'isola di Grenada (antille), occupata dagli inglesi dal 1763.
Dumoulin si occupò di diversi affari commerciali e disegnò anche delle vedute e delle mappe per il governatore inglese.
Dal 1776 al 1782, seguì vari episodi della guerra d'indipendenza americana. Effettuò degli schizzi all'acquarello delle battaglie navali francesi ed inglesi.
Sin dal suo ritorno a Vevey nel 1783, riprese i suoi disegni di Grenada per farne delle grandi pitture (marine e battaglie navali) a tempera, ad olio e ad acquarello.
Visse da allora di lezioni di disegno e della sua pittura.
Dalla fine del 1795 all'estate del 1797, soggiornò Parigi e approfittò del suo soggiorno per seguire dei corsi di anatomia e per copiare i maestri antichi al museo del Louvre (aperto da poco) e frequentò l'Accademia e la Scuola di costruzione della marina.
Espose due opere (battaglie navali) al Salon de peinture di Parigi del 1796.
Di ritorno a Vevey alla fine del 1797, aprì una classe di disegno tecnico per allievi destinati allo studio della meccanica.
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flottiglia di navi battenti colori inglesi 1806 olio su tela |
Quante cose può dirci un immaginetta, chissà se ha mai viaggiato su qualche bastimento?
Ma non credo.
Pensate a quante cose avrebbe potuto raccontarci se fosse stata compilata con il viaggio la data il nome della nave e del suo capitano!
Spero come sempre di aver contribuito ad arricchire il vostro (ed il mio) bagaglio di conoscenza.
Giovanni Battista Bondesan
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Tutte la mie ricerche vengono depositate.