Perché Santi tra le mani

Vi siete mai trovati fra le mani un santino?
Naturalmente non quelli odierni, magari che conservava vs nonna?
Bene voglio farvi riflettere su un punto .
Quel santino è molto più di un "pezzo di carta".
Non rappresenta solo un immagine da coservare .
Immaginate solo per un momento perchè vi ritrovate quel santino, perchè qualcuno lo ha conservato gelosamente !
Perchè magari gli è stato donato da una persona cara, o solo perchè era devoto a quel santo.
*Ma la cosa affascinante è il ritrovare su alcuni di essi scritte in bella o brutta grafia, frasi di preghiera, di augurio, di ricordo o di dedizione o magari solo una firma o una data.
Per lo più a volte sono parole semplici o anche forbite poesie magari in rima . Quindi testimoniano una fede autentica e un epoca che è passata.*(frase del collezionista Mario Tasca)
Per non parlare poi della loro bellezza intrinseca santini fatti a mano, disegnati e colorati da mani leggere e esperte, da artisti per lo più ignoti che hanno creato piccoli capolavori .
In questo mio blog, oltre a presentare la mia collezione che potete visionare nella slide a destra settimanalmente, prenderò in esame un santino o un argomento che mi sta più a cuore cercando di darvi più notizie possibili.
Ovviamente si accettano commenti critiche suggerimenti e approvazioni.
Buona lettura!

FRASI CELEBRI

"Chi è
capace di creare immagini,
come e quando vuole,
non conosce la tristezza
della realtà quotidiana
e può dar libero sfogo
alla magia delle sue allucinazioni"
S.Dalì

Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità
Daniel Barenboim

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
Vivere nel mondo senza diventare consapevoli del suo significato è come aggirarsi in una grande biblioteca senza toccarne i libri.
[Manly P. Hall]
"Il SAPERE rende LIBERI è l'Ignoranza che rende PRIGIONIERI".
Socrate


PREFAZIONE
LA FILICONIOMANIA DI GIOVANNI BATTISTA BONDESAN

E' l'interesse per la cultura in generale, e la forte passione per un prezioso settore storico ed artistico purtroppo trascurato che a partire dal 2002 ha impegnato con fervore singolare Giovanni Battista in una rigorosa, approfondita e puntuale ricerca.
La quale non si è svolta in un ambito ristretto, ma via via si è estesa ai Santuari, alle Chiese, agli Archivi, alle Biblioteche, ecc. ecc. fino alle persone interessate e sensibili, da quelle colte e titolate alle più semplici, depositarie "spesso" di Immaginette devozionali, conservate gelosamente e ordinate per il gusto di collezionare e per il piacere di conservare il ricordo tramandato.
Si tratta a mio avviso di una "mania" encomiabile, che va molto apprezzata e sostenuta per un duplice motivo.
Il primo consiste nel fatto che Bondesan con le sue originali ricerche, sempre rigorosamente documentate, sta arricchendo con nuovi contributi questo significativo settore dimostrando tra l'altro, come l'arte "dei Pezzettini di Carta" non è "Minore" ma esprime con la più alta dignità l'evoluzione della cultura e l'intreccio tra la componente Cattolica Cristiana e l'influenza di impliciti elementi del Classicismo Greco e del Giudaismo sino a cogliere talvolta sottili implicanze con alcune espressioni della cultura Massonica.
Ritengo che siano soprattutto validi i suoi efficaci interventi chiarificatori sui significati della complessa ricca ed insieme misteriosa simbologia ricorrente.
Il secondo motivo, anche da lodare sta nella opportuna e instancabile divulgazione degli esiti via via acquisiti con le sue faticose ricerche e con studi approfonditi sia attraverso il dialogo con tutti coloro che si interessano di queste problematiche sia in occasione dei convegni che nei chiari e frequenti interventi sul Blog.
In conclusione auguro a Giovanni Battista di raccogliere finalmente tutte le soddisfazioni che merita, in quanto giovane studioso e che possa continuare ad arricchire con il suo esemplare entusiasmo.
Professor Vittoriano Caporale
Ordinario in quiescenza di Storia della Pedagogia Università di Bari e già Docente di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Taranto sede distaccata di Bari.

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venerdì 29 marzo 2013

AUGURI BUONA PASQUA

  1684 - Resurrezione - Sr I. Piccini
BUONA PASQUA A TUTTI!

La splendida incisione è tratta dal sito:

Congregazione dell'Oratorio San Filippo Neri - Brescia

in cui troverete altre splendide immagini tratte da Messali.




 

venerdì 22 marzo 2013

SANTINO CELEBRATIVO DEL GRAN MAETRO JOSEF KOPPE ?

Il Santino di cui  voglio parlare oggi è stato postato alcuni giorni fa dal mio Amico Biagio sulle pagine di Fb che mi ha molto incuriosito e che cercheremo di analizzare secondo una MIA "Personale interpretazione", a proposito di questo vorrei fare un inciso, mi è arrivata una email  sulla mia posta personale da persona a me sconosciuta, che si dichiara collezionista da molti anni che non condivide ciò che  scrivo sul mio Blog in quanto con le mie spiegazioni e collegamenti su Dei Pagani e Massoneria dico il Falso e non sarei quindi un Buon Cristiano.
Premettendo che il Web è come la televisione se un programma non ti piace cambi canale, quanto al non essere un Buon Cristiano questo è un giudizio che lascio al Buon Dio quando sarò costretto per forza maggiore a lasciare questa terra.
D'altro canto mi rendo conto che per essere credibili a questo Mondo bisogna essere titolati, avere una laurea incute rispetto e mi viene in mente quel poverino di Oscar Giannino che pur di farsi ascoltare ha millantato lauree e Master e ora che si è scoperto che mentiva non se lo fila più nessuno ma mi viene anche in mente  un altro personaggio che pur titolato, un certo Galileo Galilei  davanti al tribunale inquisitore disse "Eppur si muove".
Comunque per continuare con le citazioni "Chi mi ama mi segua"( la  citazione corretta è : Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. dal Vangelo secondo Matteo, 16, 24,e per chi crede nei numeri coincidenza vuole che 16 è il giorno del mio compleanno e 24 quello del mio onomastico ).
Ovviamente si avvisa che parlerò di Massoneria quindi chi non condivide può cambiare canale! 
Ma passiamo finalmente alla nostra immagine che vista così ricalca l'iconografia classica che riscontriamo in vari santini e dipinti e cioè con Gesù Bambino in braccio e con un ramo di gigli

 Vi sono però tre particolari che hanno attirato la mia attenzione che esulano un pò dall'iconografia classica i primi due sono visibilmente individuabili e cioè la presenza di un'Ara cioè di un Altare su cui sono poggiati un compasso sovrapposto ad una squadra mentre il terzo si nota con una più attenta analisi e cioè il braccio sinistro alzato di Gesu Bambino che con l'indice indica se stesso.

Partiamo dall'immagine di Gesù che indica se stesso, riferimento bibblico in cui Gesù più volte indica se stesso come Dio. 
 Questo nome, Gesù lo ha attribuito a Se stesso più volte nel Vangelo, tanto è vero che, al sentire queste espressioni, i suoi nemici prendono le pietre per lapidarlo. 
Ciò è avvenuto quando Gesù disse: "Prima che Abramo fosse, IO SONO". 
Così pure, nel Getsemani, quando viene circondato dai soldati, Egli dice loro: "Chi cercate?" Rispondono: "Gesù, il Nazareno". E Lui non risponde "Sono io", ma risponde "IO SONO" e a quelle parole stramazzano a terra atterriti...  
Nell'iconografia classica il bambino Gesù è  spesso raffigurato con l'indice verso l'alto o nell'atto benedicente naturalmente ve ne sono anche altre compresa quella del nostro santino ma più avanti vedremo come tale simbolismo assumerà un significato diverso.
Anche per quanto riguarda i simboli squadra e compasso fanno parte in generale dell'iconografia di San Giuseppe ma in maniera particolare la squadra insieme ad altri oggetti usati dal falegname come possiamo notare in queste tre immagini. 

 Il compasso come possiamo notare non è presente e per quanto io abbia cercato non vi è la presenza dello stesso in nessun dipinto o raffigurazione di San Giuseppe.(ma può darsi che mi sia sfuggito)
Come si nota nella raffigurazione centrale il "nostro" falegname e raffigurato con una squadra nella mano sinistra e nell'immagine dei Fr.lli Koppe la squadra è appunto posta a sinistra (insieme al compasso) tale collocazione diventa un simbolismo ben preciso come d'altronde ci conferma anche questa splendida incisione fiamminga presente su Ebay   in cui  però manca il compasso.
Altro particolare da tenere in considerazione è che i vari strumenti  di lavoro  in molte opere pittoriche così come in alcuni santini sono inseriti in un contesto che racconta un'azione quindi dinamico "Giuseppe è raffigurato intento ad agire attorniato dai suoi strumenti di lavoro", mentre nel caso specifico squadra e compasso non sono in un contesto lavorativo dinamico ma in una rappresentazione statica, quindi estrapolati dallo stesso e collocati nella parte bassa dell'immagine svolgono così un azione esclusiva e mirata di indicazione e quindi di simbolo con un significato ben preciso.
La sua collocazione a sinistra dell'immagine o nella mano sinistra rafforza la valenza simbolica poichè  la sinistra in ambito cristiano sta a rappresentare la purezza dei sentimenti la perfezione della saggezza.  
Pur essendo la squadra  collegata alla figura del Padre putativo di Gesù, che nei Vangeli Matteo  considera un uomo Giusto,
"Matteo 1:19
Giuseppe, suo marito, che era uomo giusto e non voleva esporla a infamia, si propose di lasciarla segretamente."
poichè attrezzo di misurazione perfetto e ovviamente giusto, l'aggiunta del compasso (sempre collegato al "Falegname" poichè simbolo di perfezione spirituale) e la loro conseguente sovrapposizione e collocazione spaziale ne fanno un "emblema". 
In antichità, il compasso era considerato l’emblema delle scienze esatte, in Occidente, specialmente a partire dal medioevo, questo strumento fu dunque il simbolo della geometria, dell’ordine cosmico e dell’azione pianificatrice.
In una miniatura del 1250 è mostrato il Creatore del mondo come un geometra che con il compasso definisce il cerchio della Terra
Le locuzioni “rimettere in sesto” e il verbo “assestare”, etimologicamente, sono due espressioni che hanno strettissime attinenze col compasso, la cui apertura corrisponde ad un sesto della circonferenza descritta e perciò l’arco a tutto sesto, per gli antichi muratori operativi, fu dunque il simbolo della precisione esecutiva, dell’ordine e dell’armonia. 
Da cui il suo contrario, dissesto e dissestare il compasso richiama anzi la figura umana per il fatto che presenta una testa e due arti che si allargano a volontà. 
 Del resto la stessa etimologia della parola, “cum” e “passus”, richiama l’atto dell’uomo che misura con precisione la terra attraverso i suoi passi.
La Geometria che faceva parte delle Arti liberali, propedeutica all'insegnamento della teologia e della filosofia aveva come figura allegorica una donna che guarda in basso, con un compasso nella mano destra e una squadra in quella sinistra. (foto a destra)
Il compasso e la squadra sono attribuiti rispettivamente delle due metà —maschile e femminile — dell’Androgino ermetico Rebis, (dal latino res bis, "cosa doppia", è un termine alchemico usato per indicare il risultato di un matrimonio alchemico e designa la pietra filosofale, intesa come unione degli opposti, compositum de compositiis) corrispondenti al Sole e alla Luna, che sovrasta un vecchio drago. 
Nella tradizione ermetico—alchemica, la figura androgina del Rebis, tiene nella mano destra (lato maschile) il compasso e in quella sinistra (lato femminile) la squadra, come ci illustra il Viatorum spagyricum del 1625 o Il Trattato dell’Azoth di Basilio Valentino del 1659.
Alla luce di quanto sinora detto, Squadra e Compasso sono strumenti indispensabili per costruire edifici dalle forme regolari e dall’impianto stabile. 
Per analogia quindi, si ergono a simboli dei mezzi ordinatori delle virtù e delle conoscenze che inducono alla perfezione dello spirito. 
Se vista in quest’ottica la Squadra simboleggia la morale, la rettitudine e la determinazione d’intenti, in altre parole rappresenta una regola immutabile e un obbligo; il Compasso simboleggia  la spiritualità, la volontà, la capacità e il genio. 
 Trasponendo questo significato possiamo affermare che la Squadra e il Compasso sono simbolo dell'ordine degli elementi e delle leggi naturali che governano l'Universo e come tali poichè il loro significato è alla base della cultura Massonica ne sono l'emblema principale.
A corroborare l'ipotesi che il binomio squadra/compasso   oltre che simbolo riferito alla figura del Padre putativo di Cristo sia anche simbolo Massonico è dovuto alla presenza nell'immagine di un'Ara cioè di un Altare su cui appunto sono poggiati.
Nelle varie rappresentazioni pittoriche tale particolare è completamente assente vi è invece raffigurato molto spesso il tavolo da lavoro. 
Il simbolo di squadra e compasso lo ritroviamo anche sulla facciata di una Chiesa di Spoleto, del XVII secolo,  che fu costruita dalle corporazioni dei falegnami e dei fabbri.
Compresa la doppia valenza del simbolo entriamo ancor più nello specifico cercando di scoprire il perchè vengono rappresentati uno sopra l'altro e questo spiegherà di conseguenza la loro presenza nell'immagine. 
In ambito massonico all'apertura dei cosiddetti "Lavori di Loggia"  sul Libro Sacro (che può essere la Bibbia ma anche il Corano o qualsiasi altro libro contenente il "Sapere") posto su un Altare vengono poggiati una squadra e un compasso contrapposti.
Tali oggetti vengono poi collocati in posizione diversa a seconda che tali lavori si svolgano in Grado di Apprendista di Compagno o di Gran Maestro di Loggia (che rappresentano i tre Gradi in cui è suddivisa la Massoneria).
In Grado di Apprendista la Squadra è posta sopra il Compasso a significare che la materia prevale sullo Spirito.
In Grado di Compagno, Squadra e Compasso sono intrecciati tra loro Materia e Spirito interagiscono e si equilibrano fra loro. 
In Grado di MAESTRO il COMPASSO è SOVRAPPOSTO alla SQUADRA per significare che lo Spirito prevale sulla Materia.
A questo punto possiamo azzardare una teoria sulla presenza di questo emblema .
Secondo una mia personale ipotesi potremmo essere di fronte a un Santino per così dire "CELEBRATIVO".
L'autore dell'incisione uno dei Fratelli, Josef o Leopold Koppe, immagino magari il più grande e chissà forse proprio Josef, abbia celebrato con questo Santino la sua elezione a Gran Maestro di Loggia presente nella sua Città .
L'appartenenza ad una corporazione ad una Gilda o ad una Loggia non ci deve suonare strano in quanto all'epoca era una cosa usuale farne parte paragonabile all'appartenenza oggi  ai Lions o al Rotary.
Pare che la prima Loggia sia stata fondata proprio a Praga il 26 giugno 1726 dal Conte F.A. Špork ma, ad oggi, a testimonianza di tale evento, resta solo una medaglia. 
La Loggia si chiamava Zum Drei Sterne e sorgeva nell’attuale sede delle Poste Centrali di Praga non lontano dalla Piazza di San Venceslao. 
Intorno al 1741, sempre a Praga, vennero fondate altre due Logge: una itinerante ad opera di alcuni ufficiali francesi sull’isola di Kampa vicino al Ponte Carlo, chiamata Les trois cannons, e un’altra, successivamente, dal generale sassone Rutowsky.
L'ipotesi che possa essere un santino "CELEBRATIVO" e non puramente devozionale è dato dal fatto che l'incisione è disseminata di segni riconducibili a numeri e simboli ebraici ed esoterici, poco visibili per la verità, vuoi per l'usura del tempo o  perchè ricoperti da una colorazione coeva.
Probabilmente tale santino nato inizialmente come celebrativo dell'elezione a Gran Maestro (ricordiamo che in ambito religioso i preti o le suore celebravano con un "Ricordino" la loro vestizione o prima messa e si ricordavano così anche battesimi o prime comunioni) e quindi distribuito forse a una ristretta cerchia di persone, in un secondo momento per una questione unicamente commerciale sia stato riprodotto e colorato in modo da poter essere distribuito più diffusamente, cancellando o rendendo irriconoscibili quei simboli che agli occhi di un semplice devoto sarebbero risultati alquanto strani. 
In questo ingrandimento alcuni simboli e numeri presenti sull'incisione nella parte alta della cornice
Altro ingrandimento questa volta dei due visi si noti che in direzione dell'indice sono presenti sul capo alcuni simboli purtroppo poco decifrabili data anche la cattiva risoluzione dell'immagine





Altro particolare che ai più sarà sfuggito è la presenza di un cordino il cui capo è tra  pollice e indice della mano sinistra di Giuseppe.
Simbolismo assolutamente non presente nell'iconografia di San Giuseppe che risulta essere un ulteriore indizio della particolarità di questa incisione. 
Il cordino percorre tutta l'immagine sino ad oltrepassarla terminando dopo la raffigurazione della Croce.
Tale cordino rappresentava in antichità il nostro odierno metro e serviva appunto a falegnami e carpentieri per le misurazioni la parola ebraica usata è “chebel” e indicava appunto lo strumento per le misurazioni,   l’unità di misura principalmente era il cubito (circa ½ metro).
Il cordino nella raffigurazione ha la funzione simbolica di  collegamento tra spirito e materia.
Tale concetto allegorico lo ritroviamo ben descritto anche nelle tavole disegnate dallo studioso accademico e scrittore italiano Cesare Ripa alla fine del 500 che fanno parte del libro dal titolo Iconologia overo Descrittione dell'imaginiuniversali cavate dall'antichità et da altri luoghi.























Ad ulteriore prova, che abbiamo a che fare con un "Santino" inusuale vi sono due ulteriori particolari da esaminare, che troviamo nei due putti che fanno da cornice.


L'ingrandimento dei drappi che avvolgono i due putti rende visibile  nella parte terminale  una strana conformazione dalle sembianze animali, un ulteriore ingrandimento renderà più visibile tali sembianze
come si può constatare ricalcandone i contorni il drappo di destra assume le sembianze di un serpente.












Mentre il drappo del putto di destra assume i contorni di un lupo
Proviamo ora a spiegare il perchè di tali rappresentazioni 
In tutte le civiltà tradizionali il Serpente è sempre stato un simbolo di grande rilievo.
Solo nella Bibbia questo essere simbolico ha un aspetto negativo egli è antitetico al Dio creatore e spinge Adamo ed Eva alla disobbedienza.Nella cultura cristiana è simbolo dell'astuzia che incita al peccato, la vergine lo schiaccia sotto il piede
Per gli Gnostici cristiani, invece, il serpente è il simbolo della conoscenza, della Gnosi: egli apre gli occhi ad Adamo ed Eva e li induce a disubbidire ai comandi del Dio Creatore.
Nell'antico Egitto il Serpente era raffigurato nel copricapo del Faraone, sinonimo di Saggezza e conoscenza.
Concludendo possiamo affermare che il significato Tradizionale del simbolo del Serpente è quello della Conoscenza Suprema, obiettivo finale di tutte le scenze esoteriche.
Benchè il significato simbolico del LUPO sia generalmente legato al male, alla distruzione e all'ingordigia, le sue qualità di fierezza possono anche assumere un carattere protettivo e quindi procurargli una forma di venerazione.
Nel suo aspetto maligno è associato con gli Dei della Morte e può rappresentare la morte stessa; nelle civiltà primitive, i lupi e i corvi rappresentavano spesso i "familiari" delle divinità dei morti. 
Viceversa il lupo appare sotto una luce generalmente favorevole nella mitologia celtica e irlandese. 

Una tribù irlandese sosteneva di discendere da un lupo e Cornac, re d’Irlanda era stato allattato dai lupi, come Romolo e Remo, e sovente si faceva accompagnare da loro.presso i Lapponi e gli Esquimesi, esso è venerato come una divinità apportatrice di vita e di morte, del sole e delle oscurità e per il suo straordinario potere sulla luce.
Nelle società cristiane il lupo è la raffigurazione del male, poiché esso è il più grande cacciatore e nemico dell’agnello, che rappresenta la bontà e la sottomissione.
Concludendo il simbolo del Lupo rappresenta quindi la capacità di saper discernere il pericolo, di operare per il bene della comunità di appartenenza e di trovare la strada giusta nella vita.
A questo punto tenendo ben presente il significato dei due simboli e rapportandoli alla ("mia") teoria del Santino "Celebrativo" dellla Elezione a Gran Maestro di Josef Koppe (ovviamente tale attribuzione non è confermabile ma dato il nome, accostarlo al santino risulta facile) egli si autocelebra comunicando ai propri adepti le sue qualità di grande conoscitore dell'iscendibile umano, capace di condurre sulla  giusta via riconoscendo ed evitando i pericoli  chi lo segue.
questo punto potremmo affermare di aver concluso l'analisi di questo stupendo quanto particolare Santino, ma l'Autore ci riserva un'ultima sorpresa confermando così quanto sinora espresso ma soprattutto che la scelta del soggetto raffigurato ha uno scopo ben preciso e cioè quello di paragonarsi a Giuseppe e ovviamente alle sue "Doti" sia materiali e cioè di "Costruttore" che Spirituali come Padre putativo di Cristo asceso al cielo.
Osserviamo il "Santino" nella parte dedicata al Titolo in cui leggiamo appunto in lingua tedesca  St. Josef cioè San Giuseppe poniamo ora l'immagine a testa in giù..
Prima di continuare e svelare il "giochino" con le lettere fatto dall'Autore dobbiamo fare una premessa.
Ritengo che  in tipologie di Santini a contenuto esoterico  è facile ritrovare giochi di parole  come anagrammi aggiunta o sottrazione di lettere o addirittura l'utilizzo di cronogrammi (ricordo ad esempio un mio post sui Santi Cosmo e Damiana    e un incisione di Klauber che trovate sul sito di Flavio Cammarano).
Detto ciò andiamo a svelare il perchè dell'inversione del Santino e capiremo tutto guardando l'immagine ingradita.
Concludendo si può  facilmente intuire che l'Autore con questo semplice stratagemma  conferma la mia tesi sul suo paragonarsi a San Giuseppe e a rafforzare poi l'ipotesi dell'utilizzo del nome capovolto si  riscontra  che  il nome GIUSEPPE in lingua tedesca ha due forme  JOSEF e JOSEPH per cui se l'autore avesse utilizzato il nome Giuseppe con il PH finale non avrebbe potuto "giocare" con le lettere.
 
 P.S. Biagio se ti vuoi disfare del suddetto sai a chi rivolgerti.

domenica 17 marzo 2013

Santino di scuola Praghese raffigurante l'Annuciazione?

Il santino di cui parleremo è stato oggetto di una accesa quanto piacevole discussione sulle pagine facebook del Gruppo HC postato dall'Amico e collezionista Domenico V.
L'incisione su rame a bulino di scuola praghese con colorazione coeva è del XIX secolo probabilmente intorno alla prima metà e l'autore è Johannes Pachmayer di cui non si sa nulla se non che fosse  un Calcotipista operante a Praga negli anni Venti e Trenta del XIX secolo (fonti arte e cultura nella Mitteleuropa, 1815-1848 e Si consegna questo figlio), anche se tali notizie mi portano ad avere qualche dubbio in quanto si fa riferimento a un Jan o Jean Pachmayer. inoltre è presente un Johannes Pachmayer anche in una lista di morti del cimitero Olsàny di Praga con data di morte 1832 (ovviamente potrebbe essere un omonimo).
Ma tralasciamo l'attribuzione di paternità del santino e cerchiamo di esaminarlo nei minimi particolari.
Sono presenti due cartigli, il primo è nella parte superiore e contiene la seguente frase
  sey gegrüßt der gnade! der herr ist mit dir, du gesegnete unter den weibern
  Rallegrati, piena di grazia! il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne!
Fin qui nulla di anormale la frase è quella che pronuncia l'Angelo Gabriele a Maria annunciandogli che lei partorirà il figlio di Dio e che troviamo nel Vangelo di Luca al capitolo 1 versetto 28:
E l'angelo, entrato da lei, disse: «Salve, o grandemente favorita, il Signore è con te; tu sei benedetta fra le donne».
Ma il dubbio che l'immagine NON rappresenti UNICAMENTE l'ANNUNCIAZIONE mi si è palesato leggendo il secondo cartiglio in basso.
 Siche! ich bin des herrn magd
 Ecco! Io sono la serva del Signore (Luca 1,38)
Ora anche in questo caso nulla di più semplice, anche questa è una frase che ritroviamo nel 1° capitolo versetto 38 del Vangelo di Luca ed è la risposta di Maria all'Angelo Gabriele, quindi tutto sembrerebbe coincidere con l'immagine rappresentata  e cioè l'ANNUNCIAZIONE, ma un particolare ha attratto la mia attenzione:

Alla fine della frase ci saremmo aspettati come naturale l'indicazione da cui è tratta la frase e cioè dal Vangelo di Luca 1,38 mentre con grande sorpresa vi troviamo la scritta Luc. 1 C che inizialmente  scambiato per un 10  mi ha portato a controllare il capitolo Luca 10.  
Con mia grande sorpresa scopro che si parla di Maria di Betania, la sorella di Marta e del risorto Lazzaro e qui mi sono posto alcune domande, cosa c'entra Maria di Betania con Maria e la raffigurazione dell'Annunciazione? 
Nei racconti dei vangeli Maria di Betania è insieme a Maria e  Maria Maddalena sotto la Croce e le ritroviamo di nuovo insieme al sepolcro nell'episodio  della resurrezione di Cristo.
Ma è possibile che l'incisore accomuni  Maria la Madre di Cristo a una Maria di Betania che nei Vangeli è comunque una figura di secondo piano?
Non sarà invece Maria Maddalena che  è stata identificata per lungo tempo con altre figure di donna presenti nei vangeli tra cui appunto Maria di Betania e la stessa Maria madre di Cristo?
Se tali mie supposizioni trovano conforto in un articolo apparso sul quotidiano Avvenire del Cardinale Gianfranco Ravasi;
<< riporto qui breve cenno che ci interessa :
"Usciamo dai Vangeli canonici ed entriamo nel mondo, magmatico e insicuro, degli apocrifi gnostici, sorti nella cristianità d'Egitto attorno al III secolo. 
Ora, in alcuni di questi scritti MARIA DI MAGDALA viene IDENTIFICATA con MARIA , la madre di Gesù! 
Identificazione, certo, nobilissima, ma che ancora una volta impediva a questa donna di conservare la sua identità personale. 
Anzi, la trasfigurazione raggiungerà in quegli scritti una tale altezza da sciogliere la figura di Maria Maddalena fino a renderla quasi un'idea, un simbolo, a Sapienza per eccellenza.
(per chi volesse leggere l'intero articolo: Maria di Magdala  )>>, c'è però ancora qualcosa che non mi convince, il doppio salto per arrivare a Maddalena passando per Maria di Betania e quel Luc 10 che ha uno zero che sembra una C.
Forse è tutto sbagliato! Sto prendendo  lucciole per lanterne, forse ha ragione il mio amico collezionista Gianluca  quando dice: 
<<Gianni, molte volte ci intestardiamo a voler cercare ciò che in realtà non ce.... secondo me è palese che si tratta di una semplice e tradizionale Annunciazione di Maria.>>
Eppure ,mi dico, sono sulla buona strada c'è qualcosa che mi dice che è come dico io!
Riguardo la frase dubbioso, e quel Luc 1 C, di colpo l'illuminazione, EUREKA! Trovato! La C è la terza lettera dell'alfabeto quindi Luca cap.1 versetto 3 e difatti :
Luc.1,3 così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo.
Ecco l'indizio che cercavo, la mia testardaggine ha avuto ragione, l'autore con questo piccolo stratagemma ci invita a  fare ricerche accurate in quanto ciò che sembra non è.
A questo punto rivolgo la mia attenzione sulla raffigurazione dell'Annunciazione per cercare  particolari che confermino quanto da  me intuito con la sola lettura dei cartigli.
L'incisione nella sua composizione è molto semplice,è composta da 8 raffigurazioni:
1) Colomba (spirito santo)
2) Altare
3) Inginocchiatoio
4) Arbusto fiorito
5) Pergamena
6) Arcangelo Gabriele
7) Tavole dei 10 Comandamenti
8) Maria (?)  
Quelle utili però ai fini della nostra analisi risultano essere solo 3.
Il primo indizio che prendiamo in esame è l'Arcangelo Gabriele ma non la sua figura bensì il colore della sua veste che è il verde.
Se  confrontiamo la nostra immagine con le opere di grandi pittori che si sono cimentati nel dipingere l'Annuciazione noteremo che il colore più usato per rappresentare la veste dell'Arcangelo era il Rosso difatti:
Annunciazione Scuola Bicci
Filippino 1460
Botticelli 1489
Raffaello


  
Perchè il rosso è il colore del coraggio, della forza e della potenza celeste.
Emblema del dominio dello spirito sulla materia e quindi essenzialmente il colore dell'incarnazione e della manifestazione dello spirito nella materia e dipinto sulla veste dell'Arcangelo ne indica una funzione di rivelazione.
Dipingendolo di Verde   l'incisore ne cambia la sua funzione.
Il Verde  è simbolo di speranza per un domani migliore ma è anche il colore della rinascita, della rigenerazione. 
È il colore della primavera, è associato alla Pasqua, alla Resurrezione, non soltanto simbolo di vita ma anche di rinascita. 
Il verde come principio di rigenerazione interiore è estremamente importante. 
Sulla veste dell'Arcangelo il verde simboleggia dunque una funzione rigeneratrice di guarigione.
Questa prima interpretazione ci fa comprendere che l'immagine ha un secondo significato, difatti se rapportiamo il colore a Maria, lei non ha bisogno di speranze ma anzi vive nella certezza che il figlio che porta in grembo è il figlio di Dio, lei non rinasce a nuova vita con la nascita del Cristo ma percorre una strada prestabilita da Dio  e non deve guarire dai peccati poichè prescelta.
Analizziamo ora il secondo simbolo e cioè le Tavole della Legge i 10 Comandamenti:
Come si può notare dall'ingrandimento i comandamenti hanno una strana suddivisione, infatti vengono messi in evidenza su un unica tavola solo i primi 3 Comandamenti:
1) Non avrai altro Dio fuori di me.

2) Non nominare il nome di Dio invano.
3) Ricordati di santificare le feste.
Proviamo ora a spiegarli
Il primo Comandamento chiama l'uo­mo a credere in Dio, a sperare in lui, ad a­marlo al di sopra di tutto. 
Esso ci richiama alla virtù della religione.
Il secondo Comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore, perché il nome del Signore è santo. 
 Infine il terzo la domenica e nelle altre feste di pre­cetto i fedeli sono tenuti all'obbligo di par­tecipare alla Messa. 
Si devono poi astene­re da quei lavori e da quegli affari che im­pediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore, o il dovuto riposo della mente e del corpo.
Dopo aver compreso il significato dei 3 comandamenti rapportiamoli alla figura di Maria.
Maria era Ebrea e come tale di religione Ebraica quindi seguiva i precetti imposti dalla religione e fu prescelta da Dio proprio perchè rispettosa di tali comandamenti e priva di peccato.
se Maria era  priva di peccato per cui prescelta, per quale motivo l'autore dell'incisione  mette in primo piano i tre comandamenti nell'annunciazione?
Poichè i primi tre sono precetti basilari,  fondamento del rapporto dell'uomo con Dio un peccatore, (nel nostro caso una peccatrice), non rispettando i primi 3 non rispetterà anche i restanti 7 e quindi la peccatrice non è certamente Maria che ribadisco è priva di peccato.
Veniamo ora alla raffigurazione di Maria anche in questo caso come per l'Arcangelo Gabriele analizzeremo i colori con cui è dipinta.
Sono presenti 3 colori il GIALLO per il VELO, il ROSSO per la VESTE e BLU per il MANTO.
E' però indubbio che i maestri dell'Arte Sacra abbiano immortalato la Maria con vari colori, oltre al blu e alle sue sfumature, al rosso troviamo anche il bianco il verde e l'oro strumenti con cui veicolare il loro messaggio che non sempre era direttamente collegato alla figura di Maria. 
Tralasciando gli altri colori focalizziamo la nostra attenzione sui tre colori che caratterizzano la "nostra" Maria.
Nel linguaggio sacro il blu, nelle sue varie gradazioni ed intensità, rappresenta il mondo spirituale come il rosso, ma con una profonda differenza. 
Mentre il Rosso è il colore dello Spirito, del divino in sé, il Blu rappresenta la creatura che liberandosi dalle passioni terrene, dalla corruzione di questo mondo, attraversa la soglia del divino. 
Troviamo questo colore quindi non solo nella rappresentazione di Maria, ma anche in quella di Maria Maddalena.
Indubbiamente il blu rimanda anche all’idea stessa di vita, accogliendo in sé il colore delle acque e quello del cielo, ponendo l’accento quindi sulla natura umana e terrena delle 2 Marie.
Il Rosso è associato al fuoco spirituale, alla divinità amorevole che dall'alto dei cieli discende sulla terra, al sacrificio, all'azione di trasmutazione del fuoco. 
Il rosso è associato agli esseri spirituali, alle manifestazioni del divino tramite lo Spirito Santo, ed in genere è riservato allo stesso Gesù, in quanto la sua natura è anche divina. 
Qualora investa anche Maria Maddalena o la stessa Maria, sottolinea come lo Spirito Santo sia disceso su di loro concedendo i suoi doni spirituali e ultrasensibili. 
l'arte sacra ci tramanda innumerevoli opere dove  sia Maria Madre che Maria Maddalena hanno vestimenti di color rosso, questo ad indicare come l'elemento spirituale inevitabilmente arda in loro, anche se l'iconografia classica  predilige porre maggiormente l'accento sul bianco ed il blu nel caso di Maria. 
Il ROSSO diventa identificativo di Maria Maddalena poichè è anche legato ad una leggenda. Dopo la resurrezione di Gesù si recò al cospetto dell'Imperatore Tiberio mostrandogli un uovo,annunciando la resurrezione del Cristo.
L'Imperatore incredulo,rispose che era impossibile per alcuno risorgere dai morti così come era impossibile per un uovo diventare tutto rosso.
Immediatamente, come per miracolo, l'uovo della Maddalena si tinse tutto di rosso.
Altro colore che troviamo sulla "nostra" Maria è il GIALLO che colora il Velo che le ricopre il capo.
tenendo ben presente che anche le vesti oltre al colore hanno una funzione rappresentativa, la veste infatti è legata alla corporeità, il manto al diaframma fra ciò che è dentro e ciò che sta fuori, il velo infine all'intelletto .
Se la Veste Rossa e il Mantello blu indicano che siamo in presenza della raffigurazione della Madre di Gesù (pur richiamando i colori utilizzati per la rappresentazione iconografica della Maddalena anche se invertiti, così come riportato nel libro Arte Cristiana scuola Beato Angelico  :
<< Il ROSSO del mantello e il BLU dell'abito sono i colori iconografici di Maria Maddalena>>),  il velo sul capo di colore GIALLO ci rivela che alla raffigurazione di Maria  e sovrapposta quella di Maddalena poichè il colore indica una funzione iniziatica (Maddalena è iniziata dal Cristo) di meditazione e di rivelazione divina (le viene rivelato il "Verbo") ed inoltre porta con sè un ulteriore significato simbolico<< Il velo bianco fu in certe città prerogativa delle fanciulle, proibito con pene gravissime alle Meretrici che avevano quasi sempre un VELO GIALLO (da "Storia del Velo" Enciclopedia Treccani).
Il velo conferma la dualità dell'immagine di Maria che poichè madre di Cristo si fa genitrice di una nuova Maddalena che rinasce a nuova vita.  
Questa dualità  ci viene ulteriormente confermata dal gesto che Maria si accinge a fare, quello
 di scoprirsi la spalla.
Si noti come l'indice della mano destra è ritratto nell'azione di abbassare il lembo di veste che copre la spalla.   
Se da un lato tale azione richiama un gesto sensuale e quindi riferito alla figura di Maddalena è nello stesso tempo simbolo di iniziazione, cioè di inizio di un nuovo percorso che è quello che la Maddalena intraprenderà dopo l'incontro con Cristo. 
D'altronde tale raffigurazione richiama anche molti dipinti che raffigurano la Maddalena con la spalla o le spalle scoperte




 
















Si noti  anche in questi dipinti la presenza  della figura di un Angelo.

L'autore ha  "giocato" con l'immagine celando la figura della Maddalena ma nello stesso tempo ha disseminato di indizi la raffigurazione  che hanno permesso la soluzione dell'enigma, tra l'altro la frase:
 Siche! ich bin des herrn magd
 Ecco! Io sono la serva del Signore
gioca proprio sul fatto che in lingua tedesca la parola "serva" si scriva MAGD che richiama ovviamente il nome MAGDALENA che prendendo il posto di MAGD cambia la frase in 
 Ecco! Io sono  la Maddalena del Signore.
Ma chi era Maddalena e soprattutto qual'è l'origine del suo nome?
Iniziamo col dire che Maria Maddalena non era una prostituta, infatti nei Vangeli di questo accostamento non ne troviamo traccia, tale accostamento fu fatto nel 591 da Papa Gregorio Magno.
Proviamo ora a capirne l'etimologia.

Secondo l'opinione più diffusa, il nome deriva dall'ebraico Magdalene e significa abitante o originaria di Magdala, località situata a circa 3 km a nord di Tiberiade. 
Magdala, a sua volta, deriva dall'ebraico Migdal, che significa 'torre'.
In realtà esistono vari studi che dimostrano come il nome possa essere stato volutamente modificato dall'originale aramaico Magdalta, con il significato di "Resa Grande" ovvero "Magnificata", nel più conveniente Magdalyta ovvero "originaria di Magdala". (vedi Stephen Huller: The Real Messiah).
Lasciare invariato il nome di Mariam Magdalta, ovvero Maria Magnificata, avrebbe probabilmente sollevato molti dubbi nei futuri fedeli della nuova religione, dato che questo era il titolo che spettava a coloro che nelle religioni esoteriche erano giunti all'illuminazione.
Dunque si fa derivare l'aggettivo Maddalena nel senso "di proveniente da magdala" dalla lingua latina o ebraica senza tener conto di un'altra lingua autoctona l'arabo, difatti Maǧd che in lingua araba si scrive المجد è un nome maschile arabo e significa "Gloria".
E' 'particolarmente comune tra i cristiani arabi.
Nell'Arabia pre islamica erano venerate un gruppo di 3 Dee (guarda caso tre sono anche le Marie ), considerate come figlie di Allah e menzionate nel Corano Sura 53,19 conosciute collettivamente come le 3 GRU.
AL UZZA Potente Dea della Stella del Mattino.
MENAT Crono Dea del Fato e del Tempo il suo simbolo è la Luna
AL LAT Dea Madre di prosperità che sovrintende la fertilità della Terra e delle Genti.
La Grande Madre il suo simbolo era il Sole che da vita.




Quindi il nome MADDALENA deriverebbe come altre volte dimostrato per altri nomi dall'unione di due parole arabe :
MAGD - AL LAT

المجد اللات
Gloriosa  Al Lat
che potrebbe essersi trasformata poi in
المجد الله
Gloria a Dio (Allah)
Che i Vangeli hanno trasformato in Maria di Magdala






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