Perché Santi tra le mani

Vi siete mai trovati fra le mani un santino?
Naturalmente non quelli odierni, magari che conservava vs nonna?
Bene voglio farvi riflettere su un punto .
Quel santino è molto più di un "pezzo di carta".
Non rappresenta solo un immagine da coservare .
Immaginate solo per un momento perchè vi ritrovate quel santino, perchè qualcuno lo ha conservato gelosamente !
Perchè magari gli è stato donato da una persona cara, o solo perchè era devoto a quel santo.
*Ma la cosa affascinante è il ritrovare su alcuni di essi scritte in bella o brutta grafia, frasi di preghiera, di augurio, di ricordo o di dedizione o magari solo una firma o una data.
Per lo più a volte sono parole semplici o anche forbite poesie magari in rima . Quindi testimoniano una fede autentica e un epoca che è passata.*(frase del collezionista Mario Tasca)
Per non parlare poi della loro bellezza intrinseca santini fatti a mano, disegnati e colorati da mani leggere e esperte, da artisti per lo più ignoti che hanno creato piccoli capolavori .
In questo mio blog, oltre a presentare la mia collezione che potete visionare nella slide a destra settimanalmente, prenderò in esame un santino o un argomento che mi sta più a cuore cercando di darvi più notizie possibili.
Ovviamente si accettano commenti critiche suggerimenti e approvazioni.
Buona lettura!

FRASI CELEBRI

"Chi è
capace di creare immagini,
come e quando vuole,
non conosce la tristezza
della realtà quotidiana
e può dar libero sfogo
alla magia delle sue allucinazioni"
S.Dalì

Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità
Daniel Barenboim

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
Vivere nel mondo senza diventare consapevoli del suo significato è come aggirarsi in una grande biblioteca senza toccarne i libri.
[Manly P. Hall]
"Il SAPERE rende LIBERI è l'Ignoranza che rende PRIGIONIERI".
Socrate


PREFAZIONE
LA FILICONIOMANIA DI GIOVANNI BATTISTA BONDESAN

E' l'interesse per la cultura in generale, e la forte passione per un prezioso settore storico ed artistico purtroppo trascurato che a partire dal 2002 ha impegnato con fervore singolare Giovanni Battista in una rigorosa, approfondita e puntuale ricerca.
La quale non si è svolta in un ambito ristretto, ma via via si è estesa ai Santuari, alle Chiese, agli Archivi, alle Biblioteche, ecc. ecc. fino alle persone interessate e sensibili, da quelle colte e titolate alle più semplici, depositarie "spesso" di Immaginette devozionali, conservate gelosamente e ordinate per il gusto di collezionare e per il piacere di conservare il ricordo tramandato.
Si tratta a mio avviso di una "mania" encomiabile, che va molto apprezzata e sostenuta per un duplice motivo.
Il primo consiste nel fatto che Bondesan con le sue originali ricerche, sempre rigorosamente documentate, sta arricchendo con nuovi contributi questo significativo settore dimostrando tra l'altro, come l'arte "dei Pezzettini di Carta" non è "Minore" ma esprime con la più alta dignità l'evoluzione della cultura e l'intreccio tra la componente Cattolica Cristiana e l'influenza di impliciti elementi del Classicismo Greco e del Giudaismo sino a cogliere talvolta sottili implicanze con alcune espressioni della cultura Massonica.
Ritengo che siano soprattutto validi i suoi efficaci interventi chiarificatori sui significati della complessa ricca ed insieme misteriosa simbologia ricorrente.
Il secondo motivo, anche da lodare sta nella opportuna e instancabile divulgazione degli esiti via via acquisiti con le sue faticose ricerche e con studi approfonditi sia attraverso il dialogo con tutti coloro che si interessano di queste problematiche sia in occasione dei convegni che nei chiari e frequenti interventi sul Blog.
In conclusione auguro a Giovanni Battista di raccogliere finalmente tutte le soddisfazioni che merita, in quanto giovane studioso e che possa continuare ad arricchire con il suo esemplare entusiasmo.
Professor Vittoriano Caporale
Ordinario in quiescenza di Storia della Pedagogia Università di Bari e già Docente di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Taranto sede distaccata di Bari.

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giovedì 30 maggio 2013

San Pietro Martire il Dio Uccello e il Poema alla Memoria del Maestro difeso

l'incisione che sto per presentarvi oggi è stata posta alla nostra attenzione (all'interno del nostro Forum http://www.accademiadeifiliconici.com/t52-notizie-su-questo-santino#158 ) qualche giorno fa dall'Amico collezionista MarioAldo che ci/si domanda che tipo di incisione sia e chi è il personaggio raffigurato.
Partiamo innanzi tutto col dire che siamo di fronte ad una Xilografia cioè quella tecnica incisoria effettuata su matrici in legno.
Per una miglior comprensione e come riconoscere le varie tecniche vi rimando al seguente sito 
Questa prima analisi ci permette orientativamente di collocare questa incisione in un periodo  purtroppo molto ampio che oscilla tra la fine del XIV secolo e gli inizi del XVII  (ma vedremo più avanti che riusciremo a restringere notevolmente tale periodo).
Fra le più antiche oggi esistenti, una delle più note, anche per motivi religiosi, è quella della Madonna del Fuoco di Forlì.
Il più antico testo che parla di legni incisi è il "Trattato della pittura o libro dell'arte" di Cennino Cennini del 1437.
Nel XVI secolo si diffuse la tecnica di incisione detta a chiaroscuro con due, tre e quattro legni, la xilografia diventa una forma d'arte estremamente raffinata, come testimoniano le opere di Albrecht Durer, Lucas Cranach,  di Hans Holbein e altri maestri tedeschi della prima metà del Cinquecento.
Non si sa se l'invenzione sia da attribuirsi all'olandese Jost de Negker, che rivendicò l'invenzione nel 1512, o al veneto Ugo da Carpi, che nel 1516 chiese alla Repubblica di Venezia il riconoscimento di paternità.
L'utilizzo di legni morbidi e facili da lavorare, tagliati nel senso della venatura facilitavano il lavoro dell'incisore, ma le matrici si deterioravano velocemente così già all'inizio del XVI secolo il legno fu quasi abbandonato, sostituito dalle matrici in metallo e fu utilizzata solo per stampe e incisioni popolari tra cui appunto le immaginette devozionali.(tratto da Wikipedia)
Fatta chiarezza sulla tecnica usata dall'Anonimo Artista (più avanti  scopriremo  forse che tanto anonimo non è! In quanto un piccolissimo particolare ci potrebbe aiutare nell'attribuzione) e sul periodo in cui collocarla, passiamo ora alla figura rappresentata.
Nella Xilografia non è presente nessun cartiglio che ci indica chi sia il personaggio raffigurato per cui  rivolgeremo la nostra attenzione ai simboli presenti nell'incisione  così da individuare gli Attributi che identificano il Santo.
Vi sono 3 oggetti,  nella mano sinistra il Santo stringe una Palma e un coltello  mentre con la destra sorregge un Libro tali attributi ci conducono ad identificare nella figura rappresentata San Pietro Martire (o San Pietro da Verona) (Verona ca1205 - Seveso 6 aprile 1252) al secolo Pietro Rosini fu un predicatore ed inquisitore appartenente all'Ordine dei Domenicani.
Potete leggere la sua interessante "Passio" su Wikipedia e sul sito
Avendo risposto ai dubbi del nostro amico collezionista potremo concludere il post ma vi sono altre cose interessanti da analizzare e come detto vi è un particolare che potrebbe svelarci chi è  l'autore della xilografia.
Inutile dire che siamo di fronte ad un "Santino" particolare che possiamo sicuramente catalogare tra quelle immaginette devozionali da me definite "ESOTERICHE" che gli incisori utilizzavano sia per dichiarare la loro appartenenza ad una Gilda (tra il XV e il XVII secolo) o ad una Loggia Massonica (tra il XVIII e XIX secolo) o per scagliarsi (in alcuni casi) contro il potere di un Gran Maestro che non reputavano all'altezza dell'incarico o a loro difesa come nel caso di questa incisione.
Cercheremo a questo punto di confutare questa mia ultima affermazione visionando l'immagine nei più minimi particolari e sono sicuro che scopriremo molte cose!
Nel visionare l'immagine  ingrandita si evidenziano alcuni segni che possiamo ricondurre a simboli cabalistici o riferimenti evangelici che analizzati e concatenandoli tra loro ci sveleranno il contenuto (il messaggio criptato) che l'incisore con abile maestria ha nascosto eccone  qui alcuni esempi , premesso che inizialmente ci limiteremo solo ad una analisi dei singoli simboli per poi relazionarli tra loro:

Come si può notare da questo primo ingrandimento siamo in presenza di quella che sembra una frase scritta con molta probabilità con lettere ebraiche di difficile interpretazione  e forse quello che potrebbe essere un numero 2.
Tralasciamo questo indizio che purtroppo con i miei mezzi a disposizione risulta difficile da decodificare e passiamo ad un altro particolare forse più importante.

In questo secondo ingrandimento si noti come le ombreggiature diano vita a due immagini stilizzate la prima  un Calice, la seconda ad una figura antropomorfa (ma lo scopriremo in seguito).






Sul calice sono presenti due simboli  lettere dell'alfabeto ebraico che hanno il significato l'una di sostegno l'altra di trasformazione.(vedi tabella degli archetipi a fianco).
Sul lato sinistro sono presenti anche dei numeri 2 5 5.Tra la raffigurazione del Calice e la figura umana vi è questo simbolo > che in matematica indica maggiore ma negli archetipi ebraici ha il significato di cedere
Passiamo ora all'analisi della figura antropomorfa che come vedremo è la rappresentazione di un Dio in cui vi sono racchiusi  altri simboli, vediamo il primo:

Questi numeri sono un riferimento evangelico e precisamente ai capitoli 45 versetto 2 di:
Genesi 45
[2] Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. 

Salmi 45
[2] Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce

Siracide 45
[2] Lo rese glorioso come i santi
e lo rese grande a timore dei nemici.

Isaia 45
[2] Io marcerò davanti a te;
spianerò le asperità del terreno,
spezzerò le porte di bronzo,
romperò le spranghe di ferro.

Geremia 45
[2] "Dice il Signore, Dio di Israele, su di te, Baruc: 
Ezechiele 45
[2] Di essa sarà per il santuario un quadrato di cinquecento cubiti per cinquecento, con una zona libera all'intorno di cinquanta cubiti

Da questo ingrandimento si può notare la presenza di due lettere latine che formano la parola RA ad indicare il Dio Egizio del Sole che era identificato anche con il Bennu un uccello sacro che rappresentava il Ba del Dio RA, di cui era l'emblema, infatti nel tardo periodo il geroglifico raffigurante il Bennu era usato per rappresentare il Dio Sole.
Accanto alla figura  è presente  ben visibile una parola latina MOLITA che deriva dal lemma MOLIOR che tradotto potrebbe essere (in questo caso specifico, poi vedremo perchè) ABBATTERE.
Nella parte bassa della figura sono nuovamente presenti  numeri anche questi riferiti ad un passo del Vangelo 
Levitico 25
[52] se rimangono pochi anni per arrivare al giubileo, farà il calcolo con il suo compratore e pagherà il prezzo del suo riscatto in ragione di quegli anni. 

Prendiamo ora in analisi la figura antropomorfa e cerchiamo di comprendere cosa l'Autore (per il momento anonimo) abbia voluto rappresentare.
Ricalcandone i contorni in rosso e riempiendo l'immagine della figura si ottiene la rappresentazione di un idolo con tanto di cappello  becco   e piume (le striature obblique) , il DIO UCCELLO.
In antichità molti popoli avevano Dei che venivano raffigurati come uccelli ed un esempio lo abbiamo  menzionato parlando del Dio RA le cui lettere  troviamo appunto incise  sull'idolo, (foto in alto)   si noti l'uso del copricapo.
Ma l'idolo inciso non raffigura un Dio Egizio bensì il Dio Uccello venerato dagli abitanti dell'Isola di Pasqua (Rapa Nui) che nella loro lingua era chiamato Tangata Manu.
So che questa mia affermazione  può sembrare assurda proverò quindi a legittimare tale ipotesi.
L'uccello che vedete in foto confrontato con l'idolo inciso è una Sterna Grigia che nidifica sull'isola di Motu Nui una delle tre isole vicine a Rapa Nui ed è proprio alle Sterne Grige che è legato il Culto dell'Uomo Uccello, che sostituì intorno al 1500 d.c. il culto degli antenati Moai (le grandi teste con cappello scolpite che si trovano sull'isola).
Le Sterne hanno il capo nero (foto in alto a destra)  quasi come se avessero un cappello che ritroviamo nella rappresentazione dell'incisione senza contare poi che le stesse enormi teste scolpite, i Maoi  venivano realizzati con un copricapo.
Infine a suggello di tale ipotesi si confronti una delle tante raffigurazioni presenti sull'isola del Dio Uccello con quello dell'incisione.(foto sotto)
Se tale attribuzione è esatta questa ci permetterà di dare una datazione più corretta della xilografia in esame così come abbiamo fatto in precedenza (chi mi segue si ricorderà) nel post SAN BIAGIO LE RUNE E LO SQUALO CHLAMYDOSELACHUS
L'isola di Rapa Nui fu avvistata per la prima volta  dal Pirata Edward Davis nel 1687 che ne riporto l'avvistamento sulle sue carte nautiche ma il primo a sbarcare sull'isola fu l'olandese Jakob Roggeven la Domenica di Pasqua del 1722 motivo per il quale l'isola fu battezzata Isola di Pasqua.
Fu poi la volta del capitano Don Felipe Gonzales de Haedo che per conto del Governatore e Vicere del Cile  sbarcò sull'isola nel novembre del 1770 cambiandole il nome in San Carlos.
Negli anni a seguire però la corona spagnola non inviò più altre spedizioni sull'isola perdendo di fatto la sovranità su di essa.
Fu però grazie alla spedizione di James Cook che sbarco sull'isola il 14 marzo del 1774  e al   Naturalista Johann Reinhold Forster e di suo figlio che con un opera di catalogazione minuziosa della flora della fauna dei siti archeologici degli usi e costumi della popolazione che Rapa Nui fu fatta conoscere agli Europei.
La spedizione rientrò in Inghilterra un anno dopo il 30 luglio del 1775 al suo ritorno il Naturalista Forster realizzò il Libro:
Observations Made during a Voyage round the World (osservazioni fatte durante il viaggio intorno al mondo) che fu pubblicato nel 1778.
Se prendiamo come data utile il 1778 in cui furono divulgate le notizie sull'Isola di Pasqua possiamo di fatto supporre che tale xilografia possa essere stata eseguita tra la fine del XVIII inizi XIX secolo e questa datazione potrebbe essere plausibile,(a meno che una analisi approndita della carta non ci smentisca!) visto anche che alcuni produttori di santini tra cui ricordiamo i Fratelli Koppe prediligevano utilizzare tecniche diverse dalla litografia, inoltre il contenuto simbolico fa pensare che si parli più di un Maestro di Loggia che di Gilda.
Datata con più precisione la xilografia torniamo a parlare dei simboli presenti correliamoli tra loro così da comprendere il messaggio nascosto....ma per avere un quadro ancora più chiaro che ci permetterà di comprendere appieno  ciò che vi è "scritto" , dobbiamo volgere la nostra attenzione ad un'altra zona della nostra incisione e più precisamente al libro tenuto in mano da San Pietro Martire.
Ad una analisi superficiale le parole scritte sulle pagine del libro appaiono  ai nostri occhi come semplici scarabocchi ma ingrandendo l'immagine ecco il risultato:
Appare quasi fosse una magia una frase in lingua latina, abbastanza aprossimativa
Aviurari      (1° rigo)     Abiuravi
ni lass sua  (2°rigo)      ni lassa sua
nui viss        (3°rigo)     nus vis
prioris vir   (4°rigo)     prior vir

La cui traduzione risulterà essere la seguente:

Non Ripudiare la moglie stanca
nessuna violenza
priorita all'uomo

Nelle varie rappresentazioni  San Pietro da Verona  è raffigurato con un libro in mano sulle cui pagine compare la scritta CREDO.
Tale attributo fa riferimento al momento della sua uccisione prima di spirare, con il dito intriso del suo sangue scrisse le parole:
Credo in unum Deum  [Credo in un unico Dio] (tratto da Vite dei santi, e beati cosi uomini...)
Oltre che essere tre concetti fondamentali che si ritrovano nella vita di San Pietro Martire (per questo vi rimando alla "Passio") Sono tre concetti base che ritroviamo nei racconti del Vangelo di Matteo.
Il Ripudio della Moglie
Matteo 19
[3] Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?".
[4] Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:
[5] Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola?
[6] Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".
[7] Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?".
[8] Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.
[9] Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".

cromolitografia bernard Kuhlen
 Monchengladbach
fine XIX secolo
Nessuna Violenza
Matteo 5
[5] Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
Priorità all'uomo
Quest'ultimo principio non fa esplicitamente riferimento a un passo  ma è il concetto cardine che permea l'intero Vangelo di Matteo che privilegia nella narrazione gli insegnamenti dell'Uomo tra gli Uomini.
Tra le sue peculiarità   oltre a mettere in evidenza rispetto gli altri Vangeli l' insegnamento del Cristo, c'è anche il racconto dell'incarico dato da Gesù a Pietro Apostolo, (guarda caso) che ebbe una grossa influenza nei secoli successivi.
Matteo 16
[18] E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.
E se Pietro Apostolo fu il fondatore della Chiesa di Roma  Pietro il Martire fu per le sue opere e la sua figura di inquisitore colui che divulgò il Verbo convertendo catari e  manichei.
L'accostamento Vangelo di Matteo Pietro il Martire non era infrequente e lo possiamo constatare in questa cromolitografia (foto al lato) di fine ottocento in cui viene utilizzato un passo del Vangelo di Matteo.
Matteo 5
[11] Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Tale passo evangelico fa riferimento  ad un episodio della vita del Santo in cui fu ingiustamente accusato di ricevere donne segretamente in convento.
Chiarito il legame tra le frasi scritte e il Santo che elimina così anche qualsiasi dubbio su chi è  rappresentato, rimane da comprendere il perchè l'Incisore abbia scelto tali frasi e quale significato ha voluto loro attribuire.
Così come Pietro ha scritto col proprio sangue "Io Credo in un solo Dio" l'Autore con   quelle frasi  ha voluto dichiarare il proprio Credo.
CREDO nel Non Ripudiare la moglie stanca
CREDO in nessuna violenza
CREDO nella priorità all'uomo
Ovviamente tale preghiera non va riferita al Santo o al Cristo ma al Gran Maestro di Loggia che a loro viene paragonato e in cui egli (l'autore) crede fermamente tanto da non accettare che venga condannato e giudicato per aver ripudiato la propria moglie,  chiedendo anzi che non si perpetri nei suoi confronti nessuna violenza morale o fisica e che anzi tutti dovrebbero guardare all'Uomo e non al Maestro e quindi comprendere, Credere.
Tale rilettura ci permette ora di interpretare i simboli precedentemente esaminati così da ottenere una chiara lettura del messaggio che l'autore ha voluto celare.
Partiamo dal calice, nella sua valenza esoterica ha il significato di Conoscenza.
Secondo la Tradizione, il Graal è al contempo il Calice dell’Ultima Cena e la Coppa che raccoglie il sangue del Redentore (Sang Real) .
Il sangue di Cristo viene raccolto da Giuseppe d’Arimatea nel Graal: ecco perché la Sacra Coppa è associata all’Eucarestia cattolica.
Il simbolo universalmente riconosciuto ed accettato che sta ad indicare il Cuore, non è altro che la “V” del calice sormontata da due semicerchi. (tenete a mente tale descrizione che ci tornerà utile nella parte terminale di questo articolo).
Che cosa è, infatti, il cuore se non un “vaso” destinato a raccogliere al suo interno il sangue, ovvero la linfa vitale?
Nella celebrazione liturgica dell’Eucaristia, durante la Messa, il sacerdote presenta ai fedeli l’ostia circolare, appellandola “Agnello di Dio”, poi la spezza dividendola in due semicerchi, infine la presenta nuovamente ai fedeli insieme al calice, posto al di sotto.
Ecco, dunque, ricreato perfettamente il simbolismo del cuore.
il simbolo del Sacro Graal è l’emblema della perfezione iniziatica e della purezza spirituale.
Una condizione estremamente difficile da ottenere, ma che costituisce il senso stesso e lo scopo finale dell'iniziato.
Nell'incisione il calice è raffigurato più grande rispetto al Dio Uccello (che rappresenta il Maestro) che  attesta appunto l'inadeguatezza  della sua posizione e tale affermazione è avvalorata dalla presenza di quel simbolo > (triangolo aperto) il cui significato attesta appunto la grandiosità del calice (la Gnosi) rispetto al Maestro e ne conferma il fallimento (negli archetipi ebraici tale simbolo ha il significato di cedere).
Se con tale rappresentazione l'autore conferma l'inadeguatezza del Maestro, iserisce però due simboli sul calice (quelli in blu nella foto) la lettera ebraica Vav e la lettera Samek con il significato rispettivamente di sostegno e trasformazione con le quali fa un affermazione ben precisa  a favore del Maestro e cioè che per ottenere una trasformazione c'è bisogno che questa venga sostenuta e non contrastata come viene attestato dalla parola latina MOLITA (abbattere) che troviamo incisa sul Dio Uccello.
Ancora più chiara risulta essere la difesa da parte dell'autore nei confronti del Maestro se analizziamo i capitoli dei Vangeli che lui stesso ci indica, dando vita ad  un poema epico la cui struttura comincia con un proemio una sorta di introduzione data dalle parole scritte sul libro.
Dove vi è un Eroe (il Maestro) che deve contrastare i suoi nemici e finisce con il compimento della sua missione.
Genesi 45
[2] Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone.
In questo primo "verso" del Poema l'Autore sembrerebbe accennare  ad un dramma che colpì il Maestro dando luogo ad una sua reazione spropositata che fu nota a molti, ma molto più probabilmente fa riferimento a comportamenti che denotano la sua inadeguatezza a ricoprire il ruolo di Maestro
Salmi 45
[2] Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce

Nonostante tutto poichè è presumibile che l'autore conoscesse le virtù umane del Maestro lo difende  elogiandolo."il mio cuore diffonde parole liete".
Siracide 45
[2] Lo rese glorioso come i santi
e lo rese grande a timore dei nemici.

Qui l'elogio continua investendo  la figura del Maestro della Gloria  dei Santi e Grande contro i nemici.
Isaia 45
[2] Io marcerò davanti a te;
spianerò le asperità del terreno,
spezzerò le porte di bronzo,
romperò le spranghe di ferro.

In questo versetto l'Autore si schiera apertamente al suo fianco difendendo  il Maestro e  le sue idee da ogni attacco.
Geremia 45
[2] "Dice il Signore, Dio di Israele, su di te, Baruc:
la sua Grandezza (del Maestro) è tale che il Signore parla di Lui.
Ezechiele 45
[2] Di essa sarà per il santuario un quadrato di cinquecento cubiti per cinquecento, con una zona libera all'intorno di cinquanta cubiti
Continua ad elogiarne la Grandezza definendolo un Santuario la cui perfezione è data dalle sue misure.

Il poema continua con una seconda parte se si considera la seconda coppia di numeri 25 52
In questo caso però l'individuazione del poema è resa leggermente più complicata dall'autore poichè il passo del Vangelo corrispondente Levitico 25,52 non ha altri corrispondenti nel Vangelo quindi quest'unico passo viene utilizzato come proemio.
Levitico 25
[52] se rimangono pochi anni per arrivare al giubileo, farà il calcolo con il suo compratore e pagherà il prezzo del suo riscatto in ragione di quegli anni.
Il Maestro è ormai anziano e manca poco alla fine dei suoi giorni (il Giubileo) e una volta al cospetto del Signore pagherà per le sue colpe riscattandosi.
In questa seconda parte del Poema che l'Autore cela nel passo 1 dei capitoli 25 di tutto il Vangelo egli racconta quale fu il peccato di cui si macchiò il Maestro la sua ascesa e la sua decadenza sino alla conclusione dei suoi giorni.
 genesi 25
[1] Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura
Il Maestro si macchiò di adulterio ripudiando la propria moglie (ecco l'accusa infamante che ritroviamo anche nel libro)
Esodo 25
[1] Il Signore disse a Mosè
Levitico 25
[1] Il Signore disse ancora a Mosè sul monte Sinai:
In questi due passi praticamente ripetuti il Maestro viene avvisato per ben due volte che ciò che stava per fare lo avrebbe reso vulnerabile e ricattabile agli occhi dei suoi confratelli che erano venuti a conoscenza della sua relazione.
Numeri 25
[1] Israele si stabilì a Sittim e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moab.
La sua relazione ebbe inizio malgrado fu più volte avvisato.
Deuteronomio 25
 [1]Quando sorgerà una lite fra alcuni uomini e verranno in giudizio, i giudici che sentenzieranno, assolveranno l'innocente e condanneranno il colpevole.
In questo passo l'Autore fa un auspicio e si augura  che benchè il Maestro fu giudicato verra comunque assolto e i veri colpevoli della congiura saranno giudicati e a loro volta  condannati. 
samuele 25
[1] Samuele morì, e tutto Israele si radunò e lo pianse. Lo seppellirono presso la sua casa in Rama. Davide si alzò e scese al deserto di Paran.
Il Maestro muore e da tutti venne pianto fu seppellito e un altro prese il suo posto non riuscendo però a colmare il vuoto lasciato dal predecessore.
Re2  25
[1] Nell'anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor re di Babilonia, con tutto l'esercito, marciò contro Gerusalemme, la circondò da tutte le parti e le costruì intorno opere d'assedio.
Cronache1 25
[1] Quindi Davide, insieme con i capi dell'esercito, separò per il servizio i figli di Asaf, di Eman e di Idutun, che eseguivano la musica sacra con cetre, arpe e cembali. Il numero di questi uomini incaricati di tale attività fu:
Cronache2 25
[1] Quando divenne re, Amazia aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Ioaddan.
L'autore a questo punto in questi tre passi ricorda le vicende che resero Grande il Maestro agli occhi di tutti, ricordando che divenne Maestro in giovane età scelto per le sue qualità e lo fu per molto tempo.
Giobbe 25
[1] Bildad il Suchita prese a dire:
Salmi 25
[1] Di Davide.
A te, Signore, elevo l'anima mia,
Proverbi 25
[1] Anche questi sono proverbi di Salomone,
Siracide 25
 [1] Di tre cose mi compiaccio e mi faccio bella,
di fronte al Signore e agli uomini:
concordia di fratelli, amicizia tra vicini,
moglie e marito che vivono in piena armonia.
In questi quattro passi vi è l'elogio funebre al Gran Maestro fatto da chi per primo lo accusò (Bildad) molto probabilmente il suo successore che pur elevandone l'anima a Dio ne evidenzia il peccato con cui si macchio mentendo.   
Isaia 25
[1] Signore, tu sei il mio Dio;
voglio esaltarti e lodare il tuo nome,
perché hai eseguito progetti meravigliosi,
concepiti da lungo tempo, fedeli e veri.
Geremia 25
[1] Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda - cioè nel primo anno di Nabucodònosor re di Babilonia -
Ezechiele 25
 [1] Mi fu rivolta questa parola del Signore:
Matteo 25
[1] Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.
Atti degli Apostoli 25
[1] Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme.
Negli ultimi cinque passi è lo stesso Autore che parla rivolgendosi  a chi  lo sostituì e a tutti i suoi confratelli concludendo questo poema criptato con un elogio funebre esaltandone le qualità e lodandone la figura che  perseguì  grandi e meravigliosi progetti e per questo come Gesù verrà accolto nel regno dei cieli  tre giorni dopo la sua morte .
Ultima analisi e conseguente ingrandimento che prenderemo in esame è la testa del Santo.
Nell'iconografia classica viene solitamente raffigurato con una ferita sulla testa dovuta all'aggressione che lo porterà alla morte,  nell'incisione in questione questo particolare è assente, ma il nostro autore ci stupisce ancora una volta prendendo a pretesto tale attributo secondario per inserire con un gioco di tratti e linee  una frase sul contorno che delimita i capelli sulla fronte.
in cui si legge :
LIMA CUI CILUM in cui la terza parola risulta essere la forma abbreviata di CILUMCULUS diminuitivo di CILO : colui che ha la fronte sporgente e il cranio allungato
Il cui senso è il seguente
CORREGGERE QUALE TESTA?
con questa domanda retorica l'Autore si rivolge ai suoi "LETTORI" lasciando  loro la facoltà di decidere chi avrebbe dovuto correggere le proprie azioni? Il Maestro da lui difeso o i suoi detrattori?
In conclusione l'Autore di questa incisione ci ha raccontato le vicende di un Gran Maestro la cui interezza fu scalfita dall'amore per un altra donna che lo portò a dover ripudiare la propria moglie causandogli una perdita di  stima da parte dei suoi confratelli che  non considerarono questo gesto solo come una debolezza umana ma ne fecero un pretesto per attaccare la sua carica di Maestro non ritenendolo più degno.
Storia quanto mai attuale! Non vi ricorda qualcuno?
Per finire proviamo ad attribuire questa splendida xilografia di fine 700.
Premesso che i simboli presenti all'interno dell'incisione sono molti di più di quelli da me descritti, quindi vi invito a trovarli, uno in particolare ha attirato la mia attenzione.

Come potete constatare dall' ingrandimento in questa zona dell'incisione sono presenti molti simboli ne ho evidenziati solo 6 tra quelli più riconoscibili, ma aumentiamo ancora l'ingrandimento 

Tralasciando i due simboli in alto che rispettivamente rappresentano una lettera ebraica e il nome del Dio egizio RA concentriamoci su i due simboli in basso  che ci portano a due conclusioni.
Il primo è sicuramente senza ombra di dubbio la rappresentazione di un teschio con le tibie incrociate e questa presenza ci dà un ulteriore conferma sulla databilità dell'incisione, tale simbolo era utilizzato dalle Logge Massoniche che nacquero nei primi del XVIII secolo (Inghilterra 1717).
Il teschio, simbolo proprio della massoneria, simboleggia la vittoria dello spirito sul corpo.
Il teschio, come saggezza, conoscenza e spirito dell'uomo,  le due tibie incrociate dividono in quattro, cioè "squartano", il corpo.
Passiamo ora al simbolo che più degli altri ha attirato la mia attenzione


Senza incertezze possiamo affermare che tale simbolo ha una significativa somiglianza con un altra rappresentazione  l'acronimo utilizzato  quale firma da una famiglia di Incisori Fiamminghi i Van Sichem
Prima però di affermare con certezza assoluta che si tratti della firma dell'incisore fiammingo c'è da considerare un altra ipotesi  oltre quella "zodiacale" da me esposta nel post sul Sichem e che tali lettere potrebbero essere l'acronimo latino di
CHRISTUS VINCIT SEMPER  (Cristo vince sempre) o nella sua versione negativa CHRISTUS VINCTUS SEMPER  (Sempre schiavo di Cristo).
Ovviamente è più facile ipotizzare che tale acronimo sia appunto l'abbreviazione latina piuttosto che il nome dell'incisore non fosse altro che per una leggera differenza tra i due acronimi infatti le lettere S e C nel simbolo in questione sono poste ai vertici della lettera V mentre nella firma dei Sichem le stesse si sovrappongono alla lettera centrale.
La flebile ipotesi che si tratti di una incisione firmata dai Sichem è data dalle notizie che ho trovato in merito alla Famiglia che parlano di un Christoff Van Sichem IV.  
visto che il capostipite Van Sichem nacque nel 1580 può essere plausibile che la quarta o quinta generazione possa essere vissuta alla fine del 700 continuando la tradizione di famiglia.
Ecco cosa riporta il sito www moma.org :

Christoffel van Sichem I fu il più dotato di una famiglia di quattro artisti con lo stesso nome che ha contribuito a mantenere xilografia illustrazione di libri vivo nel nord dei Paesi Bassi nel 17 ° secolo. Nelle sue opere, una visione di Amsterdam e alcuni ritratti Fantasy, dopo i disegni di Hendrick Goltzius e Jacob Matham (Hollstein:.. Dut & Flem, nn 137, 134-6), ha impiegato una tecnica gonfiore-line imitando la loro linea incisa. Suo figlio Christoffel van Sichem II ha lavorato anche dopo Goltzius e potrebbe aver tagliato le xilografie dopo la creazione di Werner van den Valkert, che erano normalmente stampato in chiaroscuro, uno dei quali, Caronte (. Strauss, 1973, n 156), è stata anche stampata in linea pura. Suo figlio Christoffel van Sichem III ha lavorato insieme a lui, e il figlio di quest'ultimo Christoffel van Sichem IV era un taglialegna precoce che aveva solo 12 anni quando ha fatto una serie di paesaggi

Che sia o no attribuibile a un Van Sichem poco importa l'importante e che dopo oltre 2 secoli questo "SANTINO" sia tornato a "PARLARE"






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