Perché Santi tra le mani

Vi siete mai trovati fra le mani un santino?
Naturalmente non quelli odierni, magari che conservava vs nonna?
Bene voglio farvi riflettere su un punto .
Quel santino è molto più di un "pezzo di carta".
Non rappresenta solo un immagine da coservare .
Immaginate solo per un momento perchè vi ritrovate quel santino, perchè qualcuno lo ha conservato gelosamente !
Perchè magari gli è stato donato da una persona cara, o solo perchè era devoto a quel santo.
*Ma la cosa affascinante è il ritrovare su alcuni di essi scritte in bella o brutta grafia, frasi di preghiera, di augurio, di ricordo o di dedizione o magari solo una firma o una data.
Per lo più a volte sono parole semplici o anche forbite poesie magari in rima . Quindi testimoniano una fede autentica e un epoca che è passata.*(frase del collezionista Mario Tasca)
Per non parlare poi della loro bellezza intrinseca santini fatti a mano, disegnati e colorati da mani leggere e esperte, da artisti per lo più ignoti che hanno creato piccoli capolavori .
In questo mio blog, oltre a presentare la mia collezione che potete visionare nella slide a destra settimanalmente, prenderò in esame un santino o un argomento che mi sta più a cuore cercando di darvi più notizie possibili.
Ovviamente si accettano commenti critiche suggerimenti e approvazioni.
Buona lettura!

FRASI CELEBRI

"Chi è
capace di creare immagini,
come e quando vuole,
non conosce la tristezza
della realtà quotidiana
e può dar libero sfogo
alla magia delle sue allucinazioni"
S.Dalì

Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità
Daniel Barenboim

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
Vivere nel mondo senza diventare consapevoli del suo significato è come aggirarsi in una grande biblioteca senza toccarne i libri.
[Manly P. Hall]
"Il SAPERE rende LIBERI è l'Ignoranza che rende PRIGIONIERI".
Socrate


PREFAZIONE
LA FILICONIOMANIA DI GIOVANNI BATTISTA BONDESAN

E' l'interesse per la cultura in generale, e la forte passione per un prezioso settore storico ed artistico purtroppo trascurato che a partire dal 2002 ha impegnato con fervore singolare Giovanni Battista in una rigorosa, approfondita e puntuale ricerca.
La quale non si è svolta in un ambito ristretto, ma via via si è estesa ai Santuari, alle Chiese, agli Archivi, alle Biblioteche, ecc. ecc. fino alle persone interessate e sensibili, da quelle colte e titolate alle più semplici, depositarie "spesso" di Immaginette devozionali, conservate gelosamente e ordinate per il gusto di collezionare e per il piacere di conservare il ricordo tramandato.
Si tratta a mio avviso di una "mania" encomiabile, che va molto apprezzata e sostenuta per un duplice motivo.
Il primo consiste nel fatto che Bondesan con le sue originali ricerche, sempre rigorosamente documentate, sta arricchendo con nuovi contributi questo significativo settore dimostrando tra l'altro, come l'arte "dei Pezzettini di Carta" non è "Minore" ma esprime con la più alta dignità l'evoluzione della cultura e l'intreccio tra la componente Cattolica Cristiana e l'influenza di impliciti elementi del Classicismo Greco e del Giudaismo sino a cogliere talvolta sottili implicanze con alcune espressioni della cultura Massonica.
Ritengo che siano soprattutto validi i suoi efficaci interventi chiarificatori sui significati della complessa ricca ed insieme misteriosa simbologia ricorrente.
Il secondo motivo, anche da lodare sta nella opportuna e instancabile divulgazione degli esiti via via acquisiti con le sue faticose ricerche e con studi approfonditi sia attraverso il dialogo con tutti coloro che si interessano di queste problematiche sia in occasione dei convegni che nei chiari e frequenti interventi sul Blog.
In conclusione auguro a Giovanni Battista di raccogliere finalmente tutte le soddisfazioni che merita, in quanto giovane studioso e che possa continuare ad arricchire con il suo esemplare entusiasmo.
Professor Vittoriano Caporale
Ordinario in quiescenza di Storia della Pedagogia Università di Bari e già Docente di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Taranto sede distaccata di Bari.

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domenica 30 dicembre 2012

SAN BIAGIO E LA FALENA SATURNIA PYRIS


Concludiamo questo 2012 con un post dedicato a San Biagio, raffigurato in un santino della tanto "amata "EGIM" .
Cosa potrà mai raccontarci questo santino che già non sappiamo?
Ovviamente non parleremo delle differenze di colore che si riscontrano su santini con la stessa immagine, o dei differenti  Loghi utilizzati nel corso degli anni dalla casa editrice e soprattutto non parleremo di quest'ultima, l'unica cosa che ci interessa di questo santino è il suo numero di serie che è il 27 e vedremo come questo numero non indica solo una mera posizione all'interno di una data serie ma ne è parte integrante interagendo con l'immagine stessa diventandone rappresentativa e questo ci permette di affermare che probabilmente nella maggior parte dei casi il numero di serie e strettamente collegato con l'immagine raffigurata e questo santino ne è la dimostrazione.
Ovviamente questa mia affermazione troverà molti pareri contrari e naturalmente sarò ben contento di tornare sull'argomento con altri post dimostrativi.
Ma non parleremo solo di questo, vedremo anche cosa lega San Biagio a Saturno.
Ma andiamo per ordine e inquadriamo innanzitutto la figura del Santo.
San Biagio fu vescovo di Sebaste, in Armenia, e martire nel IV secolo presumibilmente sotto l’imperatore Licinio (307-323) collega di Costantino.
Nella sua città Sebaste, in quella che oggi è l’Anatolia, pare facesse il medico e quindi fu fatto vescovo.
Rimane una figura misteriosa in quanto si trova per così dire in bilico tra la storia e la leggenda: la documentazione storica è labile, ma le testimonianze numerose; il leggendario invece è considerevole e bella la sua Passio, anche se tarda.
Il suo culto è molto esteso in Oriente e anche in Occidente dove è documentato fino dai primi secoli.
Moltissime sono le Chiese a lui dedicate, costruite su antichi luoghi di culto pagani.
Si può pensare quindi che per la sua popolarità il Santo sia stato uno di quelli preferiti dalla Chiesa per soppiantare culti pagani particolarmente radicati.
Nella commemorazione  (che era forse il 2 febbraio slittata poi al 3) anticamente si è verificata poi una probabile sovrapposizione con il ricordo di un altro santo dello stesso nome: San Biagio di Cesarea, in Cappadocia, che faceva il guardiano di armenti (Blasius armentarius).
Nel martirologio compare però solo Biagio di Sebaste, mentre non c’è quello di Cappadocia.
Non è da escludere che le due figure coincidano per il fatto che Biagio ebbe un culto molto vivo nel mondo della campagna e della pastorizia dove, sulla spinta di una leggenda, contese a Sant’Antonio il patrocinio degli animali e nulla di più facile che la figura si possa essere sdoppiata.
Questo santo è comunque fortemente individuato e popolare come protettore degli animali ed è ancora conosciuto come protettore contro il mal di gola.
Anche tale patrocinio è dovuto alla narrazione della sua Passio, nella quale si riferisce una prodigiosa guarigione di un bambino al quale si era confitta una spina di pesce nella gola.
(Tratto dal sito www.lucisullest.it)
Ed è appunto questo patrocinio che lega il Santo al numero di serie 27 difatti simbolicamente rappresenta la lingua e se guardiamo alle Sacre Scritture la parola LINGUA la troviamo in
Giobbe 27[4]
mai le mie labbra diranno falsità e
la mia lingua mai pronunzierà menzogna!
Se poi allarghiamo la ricerca alla parola bocca in
Proverbi 27[21]
Come il crogiuolo è per l'argento
e il fornello per l'oro,
così l'uomo rispetto alla bocca di chi lo loda

mentre significativo è il passo 27 in Giovanni 13
Giovanni 13[27] E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui.
Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto".
Si comprende come tali passi siano appunto collegati  al racconto della spina del pesce nella gola del bambino che altro non è che una metafora.
Nella numerologia legata al cristianesimo Il numero 2 simboleggia, la nascita della dualità, la separazione tra la luce e le tenebre, la separazione tra le forze del bene e le forze del male.
Esso rappresenta anche la Seconda Persona della Trinità, che prima della nascita dei numeri già viveva nel numero 1.
Il numero 7 rappresenta la Creazione, i giorni della Genesi, rappresenta le virtù ed i vizi capitali, rappresenta il numero di bracci del Candelabro Ebraico, che si accende prima del Sabato. Rappresenta il popolo eletto dal Signore. Si tratta di uno dei numeri più magici.
 Per i padri conciliari la liturgia è glorificazione perenne del Dio tre volte santo, e santificazione dell’uomo ripristinato nella bellezza originaria ad immagine e somiglianza  del suo Creatore.
(cf. Gen 1, 26)
27 nove volte 3 È culto a Dio “in spirito e verità” mistero e rivelazione (2), canto, parola, silenzio.amore, bontà, bellezza Verità (7)
In matematica il 27  è un numero composto dai seguenti fattori: 1, 3 e 9.
Poiché la somma dei relativi fattori è 13 < 27, è un numero difettivo (si noti la coincidenza con il Vangelo di Giovanni 13,27).
Il 27 è collegato anche alla LUCE DIVINA infatti la parola "Luce" è presente in
Salmi 27[1] Di Davide.
Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?

Se vogliamo meglio comprendere il legame del numero 27 con il Santo dobbiamo operare una trasmutazione nell'Alfabeto ebraico (che guarda caso è composto da 27 lettere)  infatti nella Kabbala  ebraica il 27 corrisponde a :
 (bet valore 2) ב  (zajin valore 7) ז
 che tradotto significa FALCO, tale animale è strettamente collegato alla storia del Santo, difatti;
 le caratteristiche del martirio del Santo iniziarono un giorno, mentre il cielo era coperto ed il vento soffiava forte e freddo, quando si avvio' al monte Argeo, inoltrandosi in una grotta, ove costrui' una piccola cella, in cui regnava sovrana la poverta.
Il solitario amava le rocce che si drizzavano nell'azzurro, le pianure che si distendevano senza confini, quasi verdi scialli trapunti di fiori, ascoltava la voce della montagna ed il mormorio delle foreste, che gli narravano le bellezze di Dio.
Mentre sorgeva il sole, nella grotta arrivava un falco col pane nel duro becco, cibo che il presule prendeva, il rapace, mentre dopo aver ricevuto la benedizione, riprendeva il volo; i leoni e i lupi lambivano le mani, stavano lì in compagnia e in difesa del loro protettore, o si trascinavano per aver guarite le ferite, perche' sempre il Santo doveva ad essi la sanita'.
A questo punto qualcuno potrebbe asserire che potrebbe trattarsi di un caso andiamo quindi a scomporre ulteriormente il numero 27 che può essere la somma di :
20 + 3 + 4
sostituendo le corrispondenti lettere ebraiche otteniamo 
ךדג

Il cui significato è PESCE anche in questo caso come per il falco il riferimento alla  prodigiosa guarigione del bambino al quale si era confitta una spina di pesce nella gola è palese.
Otterremo altre 2 frasi se scomponiamo il 27 in
20 + 2 +  5
così da ottenere
הבך
Il cui significato è CONFONDERE ma otteniamo anche
הב  ך
che corrisponde a IL SECONDO MERITO
Per poter comprendere queste due traduzioni dobbiamo guardare al nome proprio del Santo, BIAGIO
Etimologicamente deriva dal nome gentilizio latino BLASIUS, che significa letteralmente "BLESO" cioè balbuziente che a sua volta deriva dal greco BLAISOS che corrisponde a "STORTO".
A questo punto per  cogliere l'interazione che intercorre tra le  parole (CONFONDERE - IL SECONDO MERITO)BLAISOS (STORTO) dobbiamo operare un ulteriore traduzione dal greco in ebraico.


B  L   A  I  S O  S
β   λ   α   ι  σ  ο   σ


ב    ל   א  י   ש   ע   ש
(da destra vs. sinistra)
200   70     200      10     1    30      2  = 513 (multiplo di 27)
A sua volta composto da 500 + 10 + 3
ךיג
TRAMITE
La traduzione in ebraico da adito ad ulteriori due interpretazioni:
בלאי  שעש
Indossare falene
בלא  י  שעש
Fatto di falene 
Quindi ricapitolando BLAISOS = STORTO, CONFONDERE, SECONDO MERITO, TRAMITE, INDOSSARE FALENE, FATTO DI FALENE.
Ora non ci resta che comprendere cosa lega  queste traduzioni a San Biagio.
 Vi starete sicuramente chiedendo cosa c'entrano le Falene, sarà proprio una particolare specie a darci la risposta e precisamente La SATURNIA PYRI la più grande tra le falene può raggiungere un apertura alare di 15 cm.
http://www.naturamediterraneo.com/saturnia/
Il suo nome deriva appunto dal Dio Saturno (Kronos in greco) più precisamente dai CICLOPI SATURNIDI (data la sua grandezza).


Tale intuizione ci porta ad asserire  che San Biagio possa essere collegato al Dio Pagano Saturno e a conferma di tale ipotesi ci viene in aiuto anche la traduzione dal Greco di BLAISOS "STORTO" infatti il pianeta Saturno ha il suo asse di rotazione  che risulta inclinato di 26,731° e anche la sua orbita è inclinata di 2,488° rispetto all'eclittica.
 Identificato poi con il greco Kronos, padre di Zeus, Saturno era in origine un’antica divinità italica a carattere agreste.
Spodestato dal figlio Giove e cacciato dall’Olimpo, secondo la leggenda egli si rifugiò nel Lazio (il cui nome sarebbe derivato, appunto, dal verbo latere = «stare nascosto»).
 La sua permanenza in questa regione coincise con l’età dell’oro.
Dal suo nome l'Italia fu detta Saturnia Tellus e la Gente d'Italia Saturnia Gens
A Saturno i Romani dedicavano nel mese di dicembre dal 17 al 24 a festeggiamenti gioiosi detti Saturnalia.
Tutto questo testimonia come il passaggio dalla Grecia all'antica Roma fu soprattutto di tipo culturale in quanto se il Kronos Greco figura come un Dio del tempo dei cieli e della terra, il Saturno Romano è prevalentemente un Dio dell'Agricoltura.
A questo punto ci è chiaro il dualismo della figura di San Biagio che ci viene anche confermato dalle traduzioni ebraiche.
La sua figura si CONFONDE(RE) con quella del Dio Saturno e quindi ha un SECONDO MERITO ed è anche il TRAMITE della Divinità che è FATTA DI FALENE (cioè fatto di Luce) mentre San Biagio INDOSSA(RE) LE FALENE (cioè ricerca la luce).

Per concludere possiamo quindi affermare che anche San Biagio poichè anche in questo caso come per molti altri Santi Martiri le notizie storiche sono molto labili   e non confermabili da altre fonti, fa parte di quel sincretismo utilizzato agli Albori della Cristianità per soppiantare i culti Pagani .

AUGURI  DI BUON ANNO  A TUTTI !
dimenticavo un SALUTO  anche al mio caro Amico SATURNO GAMBA!

Giovanni Battista Bondesan

lunedì 24 dicembre 2012

I SANTI COSMO E DAMIANA "DEI" PAGANI

Premesso che tra  siti che trattano la stessa materia ( in questo nostro caso il collezionismo di santini)   sono  fermamente convinto debba esistere una stretta  collaborazione, eccomi qui a parlare dell'ultimo articolo postato sul sito Collezionare Santini dal titolo " I Santi Cosimo e Damiana?" del mio amico Biagio che gentilmente mi ha inviato la foto del santino in questione. Poichè la risposta risulta alquanto articolata ho ritenuto necessario rispondere dal mio Blog ovviamente con il benestare di Biagio. Per poter rispondere in maniera esaustiva come mia consuetudine dobbiamo analizzare l'immagine che può sicuramente darci degli indizi. Il santino risulta essere di Autore Anonimo quindi per poterlo collocare storicamente abbiamo due possibilità  l'analisi della carta e lo stile dell'immagine. Poichè per l'analisi della carta abbiamo bisogno di  un esperto andiamo oltre e proviamo a guardare lo stile. L'immaginetta è al quanto approssimativa, grezza nei tratti e nello stile il che  farebbe pensare ai secoli XVI- XVII  , ma poichè ritengo sia un santino stampato ad uso pretamente devozionale (poichè vi è un particolare nell'immagine che lo confermerebbe) la sua approssimazione stilistica è voluta, quindi penso si possa collocare intorno alla metà del 1700 il che mi trova concorde con il mio Amico Biagio  sempre chè un analisi approfondita della carta non ci smentisca.  A questo punto passiamo all'immagine dei 2 Santi. La raffigurazione simbolica risulta essere alquanto particolare. I Simboli che sovente troviamo nelle loro raffigurazioni sono la palma o un'ascia  simboli del Martirio, la scatola dei ferri chirurgici oppure  ampolle simboli del mestiere  o con il libro del vangelo. Nel caso specifico troviamo le palme nella  mano destra  mentre con la sinistra sorreggono la scatola dei ferri chirurgici. Soffermiamoci sul secondo simbolo le scatole.

Prima parlavo di un "particolare" che confermerebbe la natura pretamente devozionale quindi ad esclusivo uso dei fedeli, dell'immaginetta, vi domanderete e le scatole cosa c'entrano? Bene guardate l'immagine ingrandita delle 2 scatole vi sembrano scatole contenente ferri chirurgici o scatole per le offerte con la fessura per l'introduzione delle monete? Ovviamente è una mia personale interpretazione che però ha un fondamento, che ora vi spiego. La scatola contiene   i mezzi per la guarigione il "sapere". Nella tradizione si racconnta che i due "Medici" per le loro prestazioni non si facessero pagare ma che secondo la passio, tuttavia, in una sola occasione era stata elargita ai santi una ricompensa, di tre uova nelle mani del fratello minore Damiano, da parte di una contadina, Palladia, miracolosamente guarita dall'emorroissa. Il racconto delle 3 uova è un particolare molto interessante ai fini della nostra ricerca, tale spiegazione ci tornerà utile nella parte terminale del post: L'uovo cosmico è un simbolo del mito cosmogonico della creazione dell'Universo.
(Tra i miti, uno dei più diffusi fra tutti i popoli del mondo antico, è senza dubbio il mito cosmogonico, cioè il mito della creazione del mondo. Nella religione orfica, una storia mitica greca, racconta come dall'uovo d'argento, deposto dalla Notte nell'oscurità dell'Erebo e fecondato da un soffio di vento del Nord, contenente il cosmo, sia nato Eros.)
Quindi se vogliamo nell'immagine è inserita  la prima forma di pubblicità subliminale della storia  che invitava i fedeli a fare offerte per ottenere guarigioni. Questo primo aspetto conferma la particolarità di questa immaginetta, ma andiamo avanti.


I due "Santi" , nelle varie raffigurazioni come detto vengono rappresentati a volte con il Libro del Vangelo in mano, in questo "santino"la particolarità sta nel fatto che il Libro Sacro è posto sotto i piedi dei due "Medici" il che assume una valenza ben precisa.
Come abbiamo visto nel precedente post quello su Sant'antonio,  egli è raffigurato con il piede sinistro sopra il Mondo dove  è raffigurata l'Africa, se in quel caso l'atto di porre il piede sopra indica un atto di superiorità nei confronti di chi sta sotto e cioè gli infedeli da convertire ma  ovviamente visto anche come atto caritatevole poichè viene utilizzato il piede sinistro (da equiparare alla mano sinistra la mano del cuore). 
Nel caso dell'immaginetta la superiorità dei due "Santi" è riferita al Libro Sacro.
 Il libro è il simbolo della scienza e della saggezza, ma anche dell’universo e dei segreti divini che vengono confidati agli iniziati.
Nella leggenda del Graal la coppa viene spesso identificata con un libro, con chiara allusione alla ricerca della Parola Perduta.
René Guénon ne Il Simbolismo della Croce scrive: «L’universo è un immenso libro i cui caratteri all’inizio erano scritti con lo stesso inchiostro e trascritti sulla tavola eterna per mano stessa di Dio; questa la ragione per cui i fenomeni nascosti nel “segreto dei segreti” furono denominati Lettere trascendenti.
E queste stesse lettere trascendenti, cioè tutte le creature dopo essere state virtualmente reinglobate nell’onniscienza divina, furono poi trasmesse dal soffio divino alle linee inferiori dove diedero vita all’universo manifestato». 
Tale  simbolismo utilizzato dall'autore anonimo è il primo tassello per una comprensione diversa di ciò che viene rappresentato.
Ritorneremo su questo concetto successivamente, continuiamo a visionare l'immaginetta.
Guardando l'immaginetta nella sua interezza  notiamo che le due figure non sono perfettamente uguali di fatti seppur notiamo gli stessi calzari, la stessa veste e la stessa postura differiscono leggermente nei tratti del viso, nella corona che a sinistra ha 8 punte mentre quella di destra 6, ma soprattutto nelle fattezze e in  altezza  infatti il santo di destra risulta essere più  grande e alto.

  Questa peculiarità è in contraddizione con la storia dei due Santi che ci racconta fossero gemelli, quindi questo particolare è il secondo tassello per poter "vedere ciò che non si vede" (o per sapere ciò che non si deve).
Immancabili nei miei post son i riferimenti numerici, abbiamo accennato alle due corone di 6 punte, formate da 4 cerchi concentrici più 1 di raggi (punte) quindi 5 cerchi che rappresentano l'unione del Divino (1) con il Terreno (4), il numero 5 corrisponde alla lettera hei dell'alfabeto ebraico (la lettera E dell'alfabeto latino), e rappresenta la divinità .
Se le due corone (che hanno anche il significato di vittoria,trionfo ma rappresentano anche il sole) ci permettono di accostare le due immagini a divinità la differenza nel numero delle punte ne sancisce la loro diversità quindi non più gemelli ma due entità distinte.
Il 6 della corona di destra nella simbologia degli archetipi rappresenta il potere dell'amore, è il numero dei giorni della creazione.
Sant'Agostino diceva: "che in ogni cosa dio ha creato un numero" e vi scorgeva il significato particolare del  6 riferendosi alla creazione nel fatto che è il risultato dei primi tre numeri 1+2+3 fosse appunto 6. 
Il 6 è anche 5+1(dove uno rappresenta l'inizio il Creatore), il  è la cifra dell’armonia cosmica, è creatrice come il tre e rappresenta l’essere umano inserito nella materia e simboleggiato dal pentagono.
Il cinque indica il quinto elemento ricavato dai primi quattro.
Questo numero rappresenta l’unione del centro e dell’equilibrio, esso è la cifra della ierogamia, l’unione tra il principe celeste con il principio materno terrestre, il simbolo dell’universo, rappresentato da due assi, uno verticale ed uno orizzontale che passano per il centro, ma esso è anche lo stemma della Volontà Divina che aspira all’ordine e alla perfezione e raffigura i cinque sensi e le cinque forze.
Nell'alfabeto ebraico il 6 è la lettera Vav ו
che rappresenta il completamento la lettera vav è la congiunzione essa rappresenta il legame tra cielo e terra.
realizza l'interscambio tra passato e futuro, implica assenza di tempo, portando l'uomo ad una più vicina comprensione del Divino.
L'8 della corona di sinistra, nella simbologia degli archetipi rappresenta il sovrano (8 l'uomo con la corona) quindi il potere terreno è il doppio di 4 (4+4) dove quattro rappresenta gli elementi acqua cielo terra e fuoco che rasppresentano appunto la terra.
Nell'afabeto ebraico l'8 è rappresentato dalla lettera (Het) ח
Associata alla Maternita simboleggia il bisogno e la capacità di nutrire e essere curati cosi come fanno  tutti gli animali e l'uomo  con i propri consimili così come la Nostra Madre terra  fa nei confronti di tutti gli esseri viventi.
Alla luce di queste spiegazioni  potremmo già facilmente dare una connotazione alle due entità. ma vi sono altri piccoli particolari dell'immagine da visionare, preferisco  darvi prima un quadro completo per poi tirare le conclusioni quindi andiamo avanti.
Nella foto delle due scatole avete potuto notare che sulla mano che regge la scatola nel santo di sinistra (per chi guarda) vi sono delle lettere proviamo a decifrarle.
Innanzitutto capovolgiamo l'immagine
 Sono rappresentate 3 lettere dell'alfabeto greco in ordine dall'alto verso il basso:
υ(upsilon) ρ(rho) τ (tau)
 per capirne il significato dobbiamo sostituirle con le lettere corrispondenti dell'alfabeto ebraico
ו (Vav) ר (Res) ת (Tav) (ricordo che l'ebraico si legge da destra verso sinistra)
A questo punto dobbiamo interpretare traducendo, se lasciassimo tale sequenza il corrispondente in lingua italiana è TARO che corrisponde al nome di un tubero  ma è anche il nome di un affluente del  fiume Po che scorre in Emilia Romagna nella provincia Parmense.
Da mie ricerche risulta l'esistenza a Sorbolo che però è attraversato dal Fiume Enza di un oratorio dedicato ai Santi Cosma e Damiano, ereditato dalla famiglia Ghidini che vi fondò un beneficio in data 24 settembre 1611, quindi non certo ma  plausibile che possa esserci stata una devozione ai Santi anche nella zona del fiume Taro.
Secondo Guillaume Postel (1510 - 1581) matematico e filosofo orientalista francese, docente di lingue orientali a Parigi, nonché studioso di Tarocchi che, nell'anno 1540, pubblica il libro "Clef des choses cachées", la parola "Taro" deriverebbe da "tar" = strada e "ro", "ros" o "rog" = del Re (Cioè strada reale o dei Re).
Si tratta di una tesi che, per quanto ingiustificata e sotto il profilo semantico parzialmente errata, contiene un aspetto interessante.
La teoria della strada reale, in effetti corrisponde ai "presagi reali" della mantica Sumera e, più in generale, Assiro-Babilonese. 
Molto più credibile invece la teoria che la parola TARO si riferisca alla Moneta d'oro Araba TARI presente anche in Sicilia durante la dominazione Araba intorno l'anno Mille 
 File:Rivista italiana di numismatica 1891 p 133.jpg
Su cui vi erano impresse
D/ — Giro esterno: (croce di S. Andrea) Ƨ ANDREAƧ (Caratteri cufici sformati) ƧALRN (Caratteri cufici sformati).
Giro interno: El Moez ledin illah Principe dei credenti.
Area: Cerchio con un punto nel centro.
R/ — Giro esterno: Caratteri cufici sformati, tra i quali, quattro volte ripetuta la parola ﺿﺮﺐ (battuto).
Giro interno: Non vi è altro Dio che Dio, Maometto è il Legato di Dio ed Aly l’amico di Dio.
Area: Cerchio con un globetto nel centro.
Coll. Sambon. — Oro. — Peso gr. 0,96 (F. D. C).

moneta d'argento coniata in Sicilia fra il 1732 e il 1793 da Carlo III e Ferdinando IIIL' Oncia d'argento da 30 tarì, coniata a Palermo con l’argento proveniente dalle miniere siciliane è la più grande moneta d'argento coniata sotto i Borboni italiani(quella in foto ha un diametro di 55mm ed un peso di quasi 69 gr)ed era una moneta che raramente si vedeva in commercio(majorca)la presenza della figura della Fenice sul rogo viene spiegata dal Lancillotto Castelli come segue: "Alludendosi colla Fenice che l'Oncia rimasta per tanto tempo moneta ideale risorgeva dalle sue stesse ceneri come è stato scritto di questo favoloso uccello."
A questo punto la provenienza del Santino è  certamente siciliana.
Ora invertendo le lettere in tal modo:
 ת (Tav)  ו (Vav)    ר (Res)
Otteniamo la parola Pietà difatti simbolicamente la mano sinistra poichè vicina al cuore simboleggia tale sentimento e ne troviamo conferma nel libro scritto da Cesare Ripa
 Trattato di Iconologia del 1767  
Se ancora una volta invertiamo le lettere così da ottenere questa sequenza    
   ו (Vav)  ת (Tav)   ר (Res)
 risulterà la parola Servire
chiaro riferimento all'opera svolta dai due Santi Medici.

Su questa stessa figura esaminiamo ora un altro particolare che si trova più in basso sulla tunica


Come possiamo notare il simbolo rappresentato all'apprenza non è altro che la semplificazione del Cristogramma che utilizza le lettere greche Χ (Chi) e Ρ (Rho) con l'aggiunta di α (alfa) e ω (omega), nella raffigurazione l 'autore non ha però inserito la lettera X , l'Alfa maiuscola è inglobata nella lettera Rho mentre l'Omega risulta distaccata quasi invisibile e capovolta perchè?

Per spiegarlo, ancora una volta cambiamo alle lettere greche le corrispondenti ebraiche così da ottenere:
 (aleph=Α) א (reš=Ρ) ר  -  (ajin =Ω) ע
che tradotto è:
Con  RA
Ovvio il riferimento al Dio Ra egiziano.
Andiamo oltre e guardiamo il bordo della tunica

Vi troviamo le lettere JN  e dei numeri 12 e 25  il riferimento è ad un passo di Giovanni evangelista appunto capitolo 12 passo 25 che viene utilizzato durante la Liturgia dei Santi Cosma e Damiano estrapolati dal Discorso di Sant'Agostino 329.

[24] In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
[25] Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
www.maranatha.it

Da questo ingrandimento delle stringhe dei calzari notiamo la presenza di alcune lettere che giocano sulla parola del titulus crucis INRI, agli estremi però sono presenti 2 lettere, la prima presumibilmente una P e l'ultima forse una C mentre la N diventa una A così da formare la Parola

P.IARIC
volutamente ho puntato la lettera P poichè ho la netta sensazione che possa essere la firma dell'Autore dell'immaginetta. IARIC o JARIC è un cognome di origini slovene.
Per poter spiegare il successivo ingrandimento dobbiamo partire spiegando  perchè il piedistallo su cui sono rappresentate le due Entità è composto da 5 gradini o livelli.
Non sono altro che la rappresentazione della Terra con la sua Atmosfera che partendo dal suolo, si suddivide in 5 strati: Troposfera; Stratosfera, Mesosfera, Termosfera, Esosfera dove l'ultimo strato è sede del Paradiso.
Come si può notare dall'ingrandimento capovolto sul livello è presente il numero 25, nei Tarocchi rappresenta il serpente.
Nella cabala ebraica il numero 26 corrisponde alla somma delle lettere che compongono il nome di Dio (come eterno) JHVH ma anche la somma dei singoli simboli grafici che compongono la lettera alef.
 Nei tarocchi estesi è rappresentato dall'aquila ((tale rappresentazione dell'aquila la ritroveremo più avanti quando parleremo di un'altra raffigurazione simbolica).
Il 25 nella scala numerica precede il 26, è quindi considerato incompleto, da cui la sua associazione negativa con il diavolo, demonio, il tentatore che nel paradiso terrestre era appunto un serpente, significativo è anche il fatto che venga disegnato capovolto che ne aumenta il suo significato simbolico di "contrario di opposto" al bene.
Si noti anche che tra i due numeri 2 e 5 è inserita la lettera ebraica  RESH ר
La lettera RESH rappresenta la scelta tra grandezza e degradazione.
Il Talmud sostiene che la RESH sta per RASHA' (malvagio).
Nella Hagadà di Pesach uno dei quattro figli è il malvagio.
Gli altri tre chiedono spiegazioni ai genitori "quando tuo figlio domanderà" (Deuteronomio 6:20), mentre il malvagio dice a suoi genitori "e quando i vostri figli vi diranno" (Esodo 12:26), in modo da disconoscere i comandamenti di Pesach.
Quando vi è fede, non ci sono più domande, quando non vi è fede non ci sono più risposte. (Chafetz Haim) Il Midrash nota che la parola HATZUR (la roccia), parola che allude ad una natura tenace e forte, si può leggere alla rovesca come ROTZE' (vuole).
Così come la TZUR (roccia) si può trasformare in ROTZE' (volontà), il rifiuto si può trasformare in propensione.
Sebbene la RESH allude al RASHA' (malvagio), essa contiene in sè la speranza per la sua redenzione.
La lettera RESH si può comparare ad un tubo piegato sul proprio asse, come una porta appoggiata al cardine.
Questo insegna che la persona malvagia si può girare verso la KUF - che rappresenta la santità - trovandosi così faccia a faccia con Dio.
La parola RESH (resh) significa ereditare, come disse Mosè ad Israele ALE' RESH (vai ed eredita la terra - Deuteronomio 1:21).
Ma le stesse lettere si possono leggere come RASH (povero) come in VELARASH EN KOL (il povero non ha niente - Samuele II 12:3).
La Kabbala dice che questi due termini contrastanti sono simboleggiati dalla forma della lettera RESH.
La lettera è come un corridoio attraverso il quale l'uomo può raggiungere il cielo.
Se lo gestisce bene, ottiene il grado di elevazione spirituale, portando così benedizioni sulla terra. Se invece è così legato alle cose terrene da non poter fare il grande passo, egli diventerà povero di benedizioni.
(Magen David) La RESH e la DALET sono molto simili.
L'unica differenza tra le due lettere sta nell'angolo superiore destro: nella DALET esso è acuto, sporgente verso sinistra, mentre nella RESH è arrotondato.
La DALET simboleggia stretta fedeltà ai valori di Dio, mentre la RESH simboleggia idolatrie antiche e moderne, che si piegano facilmente alle mode.
Alla luce di quanto detto sin'ora si noti come la raffigurazione di sinistra (per chi guarda) abbia assunto una connotazione pretamente terrestre.
Passiamo ora alla raffigurazione della seconda entità e notiamo subito un particolare presente su un lembo della Tunica.

Sono la rappresentazione da parte dell'autore in maniera un pò fumettistica di una coccinella e di uno scorpione considerati in antichità simboli di fertilità.


Tra l'altro sono presenti due figure con sembianze umane uno sulla manica destra l'altro sul bordo della tunica in basso, tali rappresentazioni potrebbero essere legate al concetto di fertilita senza la quale l'essere umano non può esistere.

Come avete potuto notare se avete ingrandito l'intera immagine del "Santino" ho preso in esame  solo alcuni dei simboli presenti che ritengo siano sufficienti per ottenere una risposta al nostro quesito iniziale.
Esiste però in questa immaginetta un particolare che probabilmente  vi lascerà stupiti e che sicuramente mette in dubbio la storia di una scoperta molto importante degli inizi del XIX secolo.
La scoperta di cui sto parlando udite, udite è il TELEGRAFO inventato tra il 1835 e 1837 e del suo CODICE MORSE, ovviamente non metto in dubbio la nascita del telegrafo ma il codice.
Forse non tutti sanno che il vero inventore del codice fu il socio di Samuel Morse il signor
 Alfred Vail.
Ma vediamo ora dove si trova questo particolare

Nella mano destra chiusa a pugno per stringere la Palma del Martirio sono presenti dei punti e delle linee che tradotte dal linguaggio Morse danno la seguente frase in latino:

INIE SE HIT
che per una migliore comprensione va cambiato in
SE HIT INIE
la cui traduzione è  
VENGONO TUTTI COLPITI
La frase è confermata dalla posizione della mano a formare appunto un pugno.
Se le mie "fantasie" fossero esatte dovremmo far risalire il santino alla metà dell'800 ma questo si scontra con l'utilizzo di un codice criptato che ormai era di dominio pubblico.
Perchè utilizzare un codice ormai conosciuto per scrivere un messaggio nascosto?
Probabilmente una risposta a questa domanda c'è.
Premesso che il santino in questione è della metà del 700, rimane da capire come puo essere stato utilizzato un codice nato nel secolo successivo.
Per dipanare questa matassa dobbiamo tornare indietro e parlare del suo inventore Alfred Vaile.
Da mie ricerche è risultato essere un aderente alla Massoneria Americana e se ne trova notizia negli albi della SOCIETA' EUCLEIAN Loggia fondata dagli studenti dell'università di NEW YORK nel 1832.
Ora naturalmente vi chiederete cosa centra la Massoneria , non posso dirvelo è un segreto!
No, scherzo e che   studiando le incisioni dei Fr.lli Klauber  ho notato in questo "Santino" molte  similitudini  con le incisioni dei suddetti Fratelli che senza ombra di dubbio furono Massoni, quindi secondo me anche l'autore anonimo di questa incisione proprio per la notevole quantità di simboli  che vi si trovano possa essere stato un appartenente alla Massoneria e che era a conoscenza di un liguaggio criptico utilizzato solo ed esclusivamente dagli apparternenti alla stessa.
Tralasciamo ora questo aspetto che potrebbe essere argomento di un futuro post e continuiamo ad esaminare ancora l'immagine prendendo in considerazione la Corona





Come potete notare vi sono vari simboli ma quelli che principalmente mi incuriosiscono sono 3 lettere


Che risultano essere una d una M e una a


D

La M a sua volta nasconde una A e una I quindi
DAMI
a queste due sillabe aggiungiamo l'ultima lettera a ottenendo così la parola
DAMIA

ma potrebbe anche essere DAMIR parola che in Arabo è la scienza della lettura del Pensiero la quale fu insegnata agli Arabi dai Bramini Indiani.

http://www.tradizionesacra.it/attenzione_rivolta_alle_dee_Yogini_nei_testi_Persiani_e_Arabi.htm
Ora non ci resta che un'unica chiave di volta per completare l' Opera analizzare l'angelo al di sopra delle due entità
Anche in questo caso se ingrandiamo le ali noteremo alcuni simboli e lettere 
Come potete notare i simboli sono molti ma quelli che ci interessano ai fini dell'interpretazione dell'immagine sono due lettere R e A che insieme formano il nome del DIO egizio RA che avevamo già trovato sulla tunica del primo santo
Ricordate abbiamo parlato del numero 26 che è la somma delle lettere che compongono il nome di DIO JHVH e nei Tarocchi il suo simbolo è l'Aquila, ma l'aquila e anche il simbolo utilizzato dagli egizi per il DIO RA
Eccoli a confronto, la testa a rappresentare il Sole le braccia aperte, le ali spiegate, si noti  in particolare i palmi delle mani  aperte che metteno in evidenza le linee della vita (È una linea che parte dal bordo del palmo sopra il dito pollice, spesso unita alla linea della testa, e gira ad arco verso il polso; rappresenta la vitalità e il vigore della persona, e può dare indicazioni sulla salute fisica e il benessere generale.)
Alla luce dei fatti sin qui dimostrati possiamo con certezza affermare che i Santi Cosma e Damiano fanno parte come molti altri (vedi ad esempio Santa Filomena) di quel sincretismo utlizzato sin dagli albori  per inglobare  e sostituire i culti pagani.
Il Culto dei due "Santi-Dei" nasce in Grecia e si propaga poi in Asia, Arabia per arrivare poi anche a Roma e conferma la abbiamo dal fatto che la vita dei Santi sia inserita nel contesto dei Libri Liturgici Greci.
Papa Paolo VI spostò la festa al 26 settembre rendendo il Culto "FACOLTATIVO".
C'è chi ha accomunato i Gemelli Cosma e Damiano a Castore e Polluce Dei della Tradizione Greca gemelli anch'essi, erroneamente.
CASTORE deriva dal Greco KASTOR che significa BRILLARE, ECCELLERE
POLLUCE anch'esso dal greco, nome composto da POLYS - MOLTO e DEUKES - DOLCE
Già dal significato dei due nomi si capisce la non compatibilità con i due Santi Cristiani nei racconti sulla loro vita nessuno dei due eccelle sull'altro e sicuramente come tradizione "entrambi" dolci e gentili.
Anche i nomi dei due "Santi" derivano dal Greco con ben altra connotazione.
COSMA - COSIMO deriva da KOSMIOS - BENE ORDINATO ma che indica anche la la TERRA nella sua totalità.
DAMIANO da DAMIANOS - DISCENDENTE DA DAMIA. DEA DELLA FERTILITA'
Quindi due entità Pagane strettamente correlate tra loro dove i 3 seguaci (il racconto delle 3 uovo nel racconto cristiano) ANTIMO, LENTIOS, EUPRERIO (anche questi nomi di derivazione greca) ANTHIMOS - FIORE CHE FIORISCE, LENTIOS - LEONINO, EU- BENE PREPEIN - ESSERE non sono altro che la raffigurazione della FLORA  la FAUNA e dell'UOMO presenti sulla MADRE TERRA, che fanno appunto parte di quel Mito Cosmogonico, cioè il Mito dell'origine dell'Universo che l'Uomo sin dai suoi albori ha tentato di spiegare.
Quindi in conclusione venendo alla domanda  che ha generato questo post "se i nomi così scritti sono il risultato di un errore tipografico o di uno scherzo dell'incisore" possiamo affermare che non è nè un errore nè uno scherzo ma la giusta pronucia dei due "Santi - Dei".
COSMO  da KOSMOS e DAMIANA da DAMIA e se ancora ci fossero dei dubbi ci pensa lo stesso AUTORE dell'INCISIONE a dipanarli inserendo all'interno dello scritto alla base del "Santino" due LETTERE

 All'interno della lettera O è presente la lettera A nella E la T che tradotto dal latino è
MA o TUTTAVIA

Mi auguro che tale post abbia risposto esaurientemente alla tua domanda che ne dici Biagio?
 Giovanni Battista Bondesan

mercoledì 19 dicembre 2012

SANT'ANTONIO E I FRATI DI QUARACCHI


Eccomi con una nuova ricerca, questa volta prendiamo in esame un santino a libretto dell' U.M.F. Unione missionaria Francescana nata alla fine del XIX secolo ad opera dei Frati Minori con l'intento di divulgare la parola di San Francesco.
Diverse associazioni nacquero inizialmente in Europa agli inizi del '900 in Portogallo  Olanda Francia e Germania
per sostenere con la preghiera e le opere il lavoro dei Frati Minori.
L'UMF fu benedetta da Papa Pio X prima e approvata completamente da Papa Pio XI nel 1922. 
L'immaginetta che vi propongo raffigura Sant'Antonio da Padova nella raffigurazione classica con il Bambino Gesù tra le braccia e la presenza dei gigli simbolo di purezza, ma con l'aggiunta di un mappamondo sotto il piede sinistro con il continente Africano in primo piano, l'immagine del santo infine è racchiusa in una cornice formata da gigli 34 grandi e 34 più piccoli.
L'immaginetta è degli anni 30 del'900 per l'esattezza del 1928 le cui misure sono 7,5x12,5 cm.  mentre completamente aperto risulta essere 22,3x12,5 cm.

Aprendo il libretto notiamo che risulta suddiviso in tre parti contenente lo statuto dell'UMF.
Nella parte terminale dopo lo Statuto una preghiera per la conversione degli Infedeli e infine l'attestazione di iscrizione all'UMF.


Come notiamo dall'ingrandimento il santino nella parte posteriore risulta manoscritto, purtroppo però non conosceremo mai il suo possessore in quanto chi lo deteneva si è solo divertito scrivendo Sede di Paradiso e Sigr Madre di Dio come membro Gesù.
Ma torniamo alla nostra immagine di Sant'Antonio.
Ormai conoscete la mia passione per la numerologia e per la simbologia , quindi andiamo ad analizzare la litografia (il libretto è stampato su carta rigida) e vediamo se questo santino ci riserva qualche sorpresa.
Iniziamo con la cornice

è composta da gigli simbolo di purezza  suddivisi in due misure piccoli e grandi posti in maniera alternata in totale la cornice è formata da 34 gigli piccoli e 34  grandi
la cui somma da 68 , sommando ulteriormente 6+8 otterremo 14 da cui avremo 5 in numerologia il suo significato è il seguente:
Cinque è collegato alla consapevolezza dei cinque sensi così come alla protezione. Rappresenta anche il servizio agli altri. In quanto numero delle dita della mano, il cinque indica il potere dell'uomo.
Questo significato si riflette nella matematca a base 10 (visto come doppio cinque), nelle costruzioni militari a forma di pentagono o di stella a cinque punte, nello stesso pentacolo.
il 5 comanda il sole e le stelle.
È un numero dalle molte facce che collega lo stato fisico alla salute mentale, che governa l'abilità di pensare chiaramente e la capacità intellettuale.
Rappresenta l'apertura a nuove idee ed esperienze, è altamente analitico e ha l'abilità di pensare in modo critico, ma può ponderare così eccessivamente un problema da fargli perdere significato.
È la ricerca della libertà, dell'avventura.
Se analizziamo di Sant'Antonio, la sua vita e le sue opere possiamo intuire come il numero 5 simbolizzi appunto tale figura.
Inoltre 34 sono anche gli anni Sant'Antonio quando si stabilisce a Padova nel 1229 due anni prima di morire nel 1231 la cui somma è 7 come la somma dei 34 gigli.
Guardiamo ora i Gigli posti a fianco del Santo
Sono in totale 16 e anche qui torna il 7.
 4 invece sono i gigli sbocciati mentre 2 non lo sono del tutto.




Durante la festa del Giglio che si svolge a Nola  il 22 (2+2) giugno per le vie della città vengono portati a spalla 8 (4+4) enormi gigli costruiti in legno.
(per la festa vedi il sito http://www.lucianopignataro.it/a/la-festa-dei-gigli-di-nola-ed-il-pranzo-dei-collatori/6020/)

La parola Gigli e Giglio nelle Sacre scritture è presente in ben 19 versetti tra cui:
Cantico 4:5
Le tue mammelle sono due gemelli di gazzella
che pascolano tra i gigli.

Cantico 2:2
Quale un giglio tra le spine,
tale è l'amica mia tra le fanciulle.

Il giglio oltre ad essere prescelto dal cristianesimo per simboleggiare la purezza della Madonna.
Una leggenda narra, tra l'altro, che Maria abbia scelto il suo sposo proprio perché lo aveva notato tra la gente con un giglio tra le mani: questo spiegherebbe perché Giuseppe è spesso raffigurato con un bastone da cui sbocciano dei gigli bianchi.
Nella mitologia si narra invece che il giglio nacque da una goccia di latte caduta dal seno di Giunone mentre allattava il piccolo Ercole (vedi cantico 4,5).
   il significato di purezza e castità (che permane) è superato da quello di dignità e nobiltà       nell'atteggiamento e nell'animo.



Nella sua forma stilizzata utilizzata anche in araldica negli stemmi nobiliari rappresenta la trinità ed è anche utilizzato dalla Massoneria per celare il vero simbolo .
Il 4 nella numerologia Cristiana indica la Croce a cui si attribuiscono appunto i significati di purezza dignità e nobiltà d'animo.
Nella parte alta vi è una scritta in latino che recita:
S.Antonius de Padua Patronus Unionis Missionarie Franciscane
Sant'Antonio da Padova Patrono Unioni Missionarie Francescane.
I caratteri utilizzati ricordano il gotico antico utilizzato intorno al XIV secolo e l'intera immagine volutamente ricorda una calcografia di quel periodo vuoi per lo stile usato per i caratteri di scrittura che per l'immagine del santo e soprattutto per l'utilizzo del colore dell'inchiostro infatti nel XIV secolo , l'inchiostro utilizzato era a base ferrosa quindi in breve tempo si ossidava perdendo così il colore nero che diventava marrone.
Altro particolare il Mappamondo sotto il piede sinistro.
Dal Martirologio Romano:
«
Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore.
Significativo è il piede sinistro sul Mondo che ricorda la Madonna nell'atto di schiacciare il serpente con il piede sinistro.
Se nella simbologia i piedi rappresentano la libertà l'atto di  schiacciare rappresenta  un atto di forza, la sottomissione. 
Passiamo ora alla raffigurazione del Santo in cui vi sono 3 particolari degni di nota.

Il Rosario raffigurato riporta effetivamente 30 grani come quello che utilizzava San Francesco e che è stato scoperto ai suoi piedi all'interno della sua tomba nel 1818.
I Nodi sul cordone rappresentano i 3 voti dei Francescani Castità Obbedienza e Povertà ma in questo caso i nodi sono 2 perchè?
All'apparenza mancherebbe un Voto ma quale?
Secondo una mia personale ipotesi non era infrequente che in passato molti artisti rappresentassero alcuni santi  con due nodi invece di 3.
Il Nodo mancante sarebbe quello relativo all'obbedienza, naturalmente non riferito alla mancanza di quest'ultima verso Dio ma alla sua ingerenza (del Santo) nei confronti della  Gerarchia  della Chiesa.
Difatti molti Santi tra cui  San Francesco e ricordo uno storicamente più vicino a noi Padre Pio furono osteggiati dalla Chiesa stessa in quanto ritenuti dei sobillatori che sconvolgevano quelli che erano i precetti fondamentali della Chiesa di allora.
Nel 3° dettaglio l'autore dell'immagine ha voluto inserire un riferimento particolare penso possa trattarsi di un foglio di pergamena e non di un lembo del saio come a prima vista potrebbe sembrare dove sono segnati dei numeri che sono 534  questo riferimento numerico porta ad un libro
 il Catalogo dei Codici Manoscritti esistenti nella Biblioteca di Sant'Antonio di Padova

 libro del 1842 in cui alla pagina 134 posizione 534 si parla del codice manoscritto di Augusto Dunensis Honorius   o anche detto Onorio di Autum (1080-1154) monaco e teologo tedesco.
Tale riferimento numerico lega al suddetto Onorio, Sant'Antonio da PadovaSan Bonaventura, quest'ultimo vedremo ci porterà a parlare poi della casa editrice di questo santino.
San Bonaventura (1217-1274) fu un cardinale e ministro dell'Ordine Francescano.
Il legame che porta ad unire il Santo con un Teologo tedesco e un Cardinale sono le loro disquisizioni e controversie sulla concezione della Beata Vergine Maria che ritroviamo trascritte in un libro dal titolo appunto:
Controversia della concezione della beata Vergine Maria
Libro del 1703.
Infine nella parte bassa a sinistra
sono presenti 2 firme poco leggibili per la verità che potrebbero essere quelle degli autori dell'immagine e cioè il disegnatore e l'incisore.
 per terminare questa analisi, come possiamo notare da questo ingrandimento


Il "Santino" fu stampato a Quaracchi paesino a 8 chilometri da Firenze dalla Tipografia del Collegio di San Bonaventura e cosa inusuale nei "Santini" viene indicato l'anno di stampa 1928.
Il Collegio di San Bonaventura di Roma, anche conosciuto come Pontificio Collegio Sistino o "Seraphicum" fu fondato il 18 dicembre 1587 e deriva dagli antichi Studi Generali universitari dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, detti poi, appunto, Collegi.
Nel 1877 ad opera di Padre Fedele Maddalena da Fanna viene istituita la casa editrice con annessa tipografia a Quaracchi vicino Firenze nella Villa Rucellai una costruzione del XV° secolo , la casa editrice superò indenne le due Guerre ma nulla potè contro l'esondazione dell'Arno il 4 novembre del 1966, nella primavera del 1971 l'effettivo trasferimento a Grottaferrata vicino Roma e ancora oggi continua il suo lavoro editoriale.
Per conoscere meglio la storia di questa casa editrice:
http://www.fratiquaracchi.it/
www.ofm.org/educ/doc/quaracchi.rtf

Con questo post approfitto per fare gli Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a TUTTI e ci vediamo nel 2013 Apocalisse permettendo!
Giovanni Battista Bondesan