Perché Santi tra le mani

Vi siete mai trovati fra le mani un santino?
Naturalmente non quelli odierni, magari che conservava vs nonna?
Bene voglio farvi riflettere su un punto .
Quel santino è molto più di un "pezzo di carta".
Non rappresenta solo un immagine da coservare .
Immaginate solo per un momento perchè vi ritrovate quel santino, perchè qualcuno lo ha conservato gelosamente !
Perchè magari gli è stato donato da una persona cara, o solo perchè era devoto a quel santo.
*Ma la cosa affascinante è il ritrovare su alcuni di essi scritte in bella o brutta grafia, frasi di preghiera, di augurio, di ricordo o di dedizione o magari solo una firma o una data.
Per lo più a volte sono parole semplici o anche forbite poesie magari in rima . Quindi testimoniano una fede autentica e un epoca che è passata.*(frase del collezionista Mario Tasca)
Per non parlare poi della loro bellezza intrinseca santini fatti a mano, disegnati e colorati da mani leggere e esperte, da artisti per lo più ignoti che hanno creato piccoli capolavori .
In questo mio blog, oltre a presentare la mia collezione che potete visionare nella slide a destra settimanalmente, prenderò in esame un santino o un argomento che mi sta più a cuore cercando di darvi più notizie possibili.
Ovviamente si accettano commenti critiche suggerimenti e approvazioni.
Buona lettura!

FRASI CELEBRI

"Chi è
capace di creare immagini,
come e quando vuole,
non conosce la tristezza
della realtà quotidiana
e può dar libero sfogo
alla magia delle sue allucinazioni"
S.Dalì

Ogni grande opera d'arte ha due facce, una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità
Daniel Barenboim

Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
Vivere nel mondo senza diventare consapevoli del suo significato è come aggirarsi in una grande biblioteca senza toccarne i libri.
[Manly P. Hall]
"Il SAPERE rende LIBERI è l'Ignoranza che rende PRIGIONIERI".
Socrate


PREFAZIONE
LA FILICONIOMANIA DI GIOVANNI BATTISTA BONDESAN

E' l'interesse per la cultura in generale, e la forte passione per un prezioso settore storico ed artistico purtroppo trascurato che a partire dal 2002 ha impegnato con fervore singolare Giovanni Battista in una rigorosa, approfondita e puntuale ricerca.
La quale non si è svolta in un ambito ristretto, ma via via si è estesa ai Santuari, alle Chiese, agli Archivi, alle Biblioteche, ecc. ecc. fino alle persone interessate e sensibili, da quelle colte e titolate alle più semplici, depositarie "spesso" di Immaginette devozionali, conservate gelosamente e ordinate per il gusto di collezionare e per il piacere di conservare il ricordo tramandato.
Si tratta a mio avviso di una "mania" encomiabile, che va molto apprezzata e sostenuta per un duplice motivo.
Il primo consiste nel fatto che Bondesan con le sue originali ricerche, sempre rigorosamente documentate, sta arricchendo con nuovi contributi questo significativo settore dimostrando tra l'altro, come l'arte "dei Pezzettini di Carta" non è "Minore" ma esprime con la più alta dignità l'evoluzione della cultura e l'intreccio tra la componente Cattolica Cristiana e l'influenza di impliciti elementi del Classicismo Greco e del Giudaismo sino a cogliere talvolta sottili implicanze con alcune espressioni della cultura Massonica.
Ritengo che siano soprattutto validi i suoi efficaci interventi chiarificatori sui significati della complessa ricca ed insieme misteriosa simbologia ricorrente.
Il secondo motivo, anche da lodare sta nella opportuna e instancabile divulgazione degli esiti via via acquisiti con le sue faticose ricerche e con studi approfonditi sia attraverso il dialogo con tutti coloro che si interessano di queste problematiche sia in occasione dei convegni che nei chiari e frequenti interventi sul Blog.
In conclusione auguro a Giovanni Battista di raccogliere finalmente tutte le soddisfazioni che merita, in quanto giovane studioso e che possa continuare ad arricchire con il suo esemplare entusiasmo.
Professor Vittoriano Caporale
Ordinario in quiescenza di Storia della Pedagogia Università di Bari e già Docente di Storia delle Tradizioni Popolari Università di Taranto sede distaccata di Bari.

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mercoledì 29 febbraio 2012

La crocifissione dell'incisore P. Langer



Prima di esaminare in dettaglio il santino che vi presento, è bene fare un exscursus sul significato iconografico della croce e in particolar modo della crocifissione di Gesù.
Prima di tutto, dobbiamo dire che la croce,  come simbolo non è nata con il cristianesimo.
Già Nell'antica Mesopotamia, la croce, era simbolo del Dio Nibiru 
I Sumeri, rappresentavano con una croce, il Dio Tammuz (Dumuzi in sumero),
gli abitanti della citta di Tiro, in Libano, rappresentavano con una croce l'organo genitale maschile. (Tammuz non era altro che il dio della Fertilità).
Il simbolo della croce lo ritroviamo anche nel simbolo della donna che rappresenta un piccolo specchio rotondo con l'impugnatura a croce detto "specchio di Venere".

Fatta questa precisazione, che ci permette di capire che la croce esisteva già come simbolo,  prima del cristianesimo legata alla rappresentazione di un Dio.
Per il Cristianesimo, la croce è  simbolo di speranza, poiché il Cristo risorge  e  di salvezza, nel senso di liberazione dal male,  per i cristiani  questa è la chiave di lettura della Bibbia.


            
Nel periodo Paleocristiano, il simbolo della croce, si trova di rado, molto spesso invece, troviamo segni come il pesce o l’ancora.
Prima, che il Cristianesimo adottasse il simbolo del pesce, questo simbolo personificava la "Grande Madre" e l'utero.
Era disegnato verticale (girato a sinistra di 90°) e rappresentava la vulva della grande madre.
Il legame alla fertilità, alla nascita e alla naturale forza delle donne era condiviso anche dai Celti e dalle altre culture pagane nel nord Europa.
Solo con l’avvento dell’Imperatore Costantino la diffusione del simbolo della Croce si espande.
La Croce, diventa così simbolo di culto (prima della battaglia contro Massenzio Costantino ha la visione della croce).
Un ruolo fondamentale, nella diffusione del cristianesimo, lo ebbe la madre di Costantino, Elena (sant’Elena), che secondo la tradizione, trovò la  Vera Croce  e i quattro chiodi della crocifissione.
Per le reliquie di Gesù vedi il sito
http://www.viaggiestoria.com/reliquie01.pdf
Sempre, secondo la tradizione e in base agli scritti, di storici di quel tempo o immediatamente successivi, la croce dopo il 600 d.c. fu riportata a Gerusalemme da Eraclio,  se ne ha notizia sino all’anno mille,  poi ridotta in diversi frammenti, fu distribuita in varie parti del mondo cristiano e ne troviamo alcune schegge anche in Italia tra le quali:
Santa Croce in Gerusalemme a Roma, 
il Duomo di Pisa e Santa Maria del Fiore 
parrocchia di Civitella Casanova in Abruzzo 
possiede, accuratamente riposte in un reliquiario d'argento, delle reliquie attribuite alla Croce di Cristo.
Chiesa di San Vito a Chiaramonte Gulfi (RG)
si conservano due frammenti del legno della Vera Croce uno custodito in un prezioso reliquiario in filigrana di argento 
 Chiesa Commendale del S.M.O.M. di San Giovanni Battista
 custodito in un reliquiario di argento insieme ad altre reliquie accompagnati da un documento che afferma  l'autenticità della preziosa reliquia
Cattedrale di Santa Maria Assunta  a Gerace (RC) si conserva un piccolissimo frammento della croce di Gesù Cristo in un grande reliquario contenente 100 tessuti dei santi.
File:SabinaCrucify.jpg




Dal V secolo in poi, oltre a rappresentare la croce, si  rappresenta anche la crocifissione, come quella che troviamo intagliata, sulla porta in legno della Basilica di Santa Sabina sull’Aventino.

Nel XII secolo, ci fu un proliferare di Croci dipinte di ispirazione bizantina.
L'immagine che veniva raffigurata, era un  Cristo "trionfatore sulla morte".
La posizione di Cristo era eretta con gli occhi aperti, fiero senza nessun segno di sofferenza.
Con gli inizi del XIII secolo, compare invece un nuovo tipo di raffigurazione "il Cristo morto".
Nasce dalla predicazione francescana che racconta di un Cristo sofferente, con la testa reclinata sulle spalle con occhi chiusi e il corpo incurvato per gli spasmi del dolore.

File:San Domenico39.jpg


Tale atteggiamento di sofferenza lo ritroviamo nel Crocifisso dipinto dal pittore Giunta Pisano nel 1260 dove il corpo di Cristo è inarcato verso destra.


Ma è verso la fine del XIII secolo con Giotto che il Cristo assume una posizione più veritiera, non più con il corpo inarcato, ma accasciato, sotto il peso del corpo le braccia stirate inchiodate alla croce e con la gambe piegate o incrociate bloccate da un solo chiodo(quindi i chiodi passano da quattro a tre) il capo reclinato e sofferente, coperto dalla corona di spine.
Subisce, invece una notevole variazione, il contesto in cui è immersa la crocifissione.
La scena, in alcuni casi si fa più ricca di partecipanti, e compaiono sempre più spesso, simboli iconografici, come il teschio alla base della Croce, che oltre ad indicare il nome del monte Calvario, che significa appunto teschio, interpreta il Cristo, come un nuovo Adamo che con la  morte, porta l’umanità a una nuova vita, ma si collega anche alla credenza nata nel medioevo, che la croce fosse stata piantata, sopra la tomba di Adamo e quindi a rappresentare il riscatto dal peccato originale.
Gli angeli,la luna e il sole, l'agnello sacrificale, Satana, il serpente, la Chiesa, la Sinagoga, e il pellicano che nel medioevo si credeva avesse la capacità di far rinascere i propri figli morti bagnandoli con il proprio sangue.

Per i simboli del cristianesimo vedi il sito
www.serenoeditore.com/milano/archeo/iconografia.htm
Michelangelo
Raffaello


Durante il Rinascimento, gli studi approfonditi sull'anatomia del corpo umano e lo studio sulla prospettiva danno ancora più veridicità all'immagine della crocifissione presentando l'opera in tutta la sua tragicità.




Velasquez
Van Dyck
Ma è con il barocco che ne abbiamo la sublimazione, il Cristo flagellato e contorto dal dolore viene messo in risalto da una esasperata e perfetta riproduzione del corpo che assume posizioni plastiche messe in risalto da sfondi cupi o addirittura neri che ne esaltano il movimento e la drammaticità.
Per ammirare altri capolavori:


http://www.sanpioxcinisello.it/Album/Crocifissi/slides/Copertina.html
Nell’iconografia della crocifissione notiamo come inizialmente in qualche dipinto medievale il Cristo appare legato con corde,  poi compaiono i chiodi, solo sulle mani mentre i piedi restano liberi o legati da una corda e successivamente, anche i piedi furono rappresentati trapassati da chiodi.
Quindi in totale quattro chiodi seguendo appunto, ciò che imponeva la tradizione cristiana, in quanto in racconti risalenti al '300   Sant’ Elena madre di Costantino oltre alla Vera Croce trovò anche i quattro chiodi che servirono per la crocifissione.
Per la storia delle reliquie di Cristo vi rimando al sito
http://www.viaggiestoria.com/reliquie01.pdf

Con l’avvento, della scuola di Cimabue e Giotto, si passa a un solo chiodo sui piedi accavallati.Il passaggio, da quattro a tre chiodi, fu dovuto sicuramente solo a una questione puramente stilistica, in quanto si era passati da una raffigurazione del Cristo “trionfatore sulla morte”  e quindi ritto sulle gambe, a un "Cristo sofferente", con le gambe piegate dal peso del corpo e tale posizione era possibile e in maniera più evidente, solo se i piedi erano accavallati e infilati da un solo chiodo .
L’utilizzo dei tre chiodi, dava all’immagine anche un ulteriore significato per il cristianesimo, allegorico (il 3 rappresenta la trinità), ed esoterico (il numero tre rappresenta la perfezione).
Discorso diverso per i chiodi nelle mani.
Dallo studio in epoca moderna della sindone e da studi scientifici, risulta, infatti che il Cristo, non può essere stato crocifisso con i chiodi nelle mani, in quanto, non avrebbero sorretto il peso del corpo,  quindi l’iconografia cristiana ha mostrato per un semplice errore storico-iconografico, le ferite  inferte dai chiodi, in una posizione sbagliata.
Troviamo l'utilizzo dei chiodi nei polsi solo in due opere del periodo barocco di Rubens e Van Dick
chiudichiudi

Ora possiamo cimentarci nell'analizzare il "santino" che vi ho proposto inizialmente.


Santino di fine '700 su carta non vergata tecnica puntinata a bulino misure 7,6 x 14,2 cm.
Nella parte bassa della cornice è riportata in lingua tedesca un passo del vangelo secondo Giovanni  12.32

che in lingua tedesca è
Wenn ich von der erde werde erhohet seyn will ich alle an mich ziehen.
che tradotto :
Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me.
Iconograficamente alla base della croce troviamo  i simboli del serpente e della mela che rappresentano il peccato originale di Adamo rappresentato appunto dal teschio.
Secondo la tradizione cristiana lo stipes cioè il palo orizzontale fu piantato dove vi era la tomba di Adamo.
Sullo sfondo, alla base della croce si intravedono le mura di Gerusalemme
Come nell'iconografia classica il capo è reclinato verso destra incoronato dalle spine con  un viso  estatico con gli occhi rivolti verso l'alto verso il Padre.
Il corpo, è leggermente flesso verso destra, le gambe sono stese, leggermente flesse, poichè i piedi sono sostenuti da un suppedaneo, tale atteggiamento richiama le opere di stile bizantino del XIII secolo.
I chiodi risultano essere 4 e non 3 ed è un palese  richiamo all'iconografia del "Cristo trionfatore" del XII secolo.
Ovviamente non essendo un laureato in storia dell'arte e tantomeno un critico d'arte non so se l'autore dell'incisione si sia ispirato a qualche altro autore ma sicuramente l'opera di Francisco de Zurbaran (Cristo in croce 1630-1640 Siviglia Museo de Bellas Artes) richiama molto l'incisione.
File:Jesus crucificado expirante.jpg



Nella parte in basso  a destra sulla cornice troviamo il nome dell'incisore
Johann Peter von Langer



L'autore di questo santino fu il pittore e incisore, Johann Peter von Langer.
(Calcum 1756 - Monaco 1824). Fu allievo dell’Accademia
di Düsseldorf, divenendone professore nel 1784 e direttore nel 1789. Venne chiamato a Monaco nel 1806 per organizzare e dirigere l’Accademia, di cui si era appunto decisa l’istituzione. Qui rimarrà legato fino alla morte, malgrado la presenza a Monaco di Cornelius a partire dal
1819, a uno stile improntato a modelli neoclassici, a parte
una tardiva conversione al culto romantico della pittura
tedesca primitiva.
Il figlio Robert (1783-1846), che terminò la carriera come
direttore generale della galleria del re di Baviera in sostituzione di Dillis, rivela nelle sue opere uno stile eclettico,
debole e anacronistico.  
Opere di Langer tratte dal sito

Johann Peter Von Langer - Badende An Einem WaldseeJohann Peter Von Langer - Portrait d'une dame.  Signé et daté 1793


Johann Peter Von Langer - Betender Engel. Bleistiftzeichnung Auf Bütten. 16,3 X 9,1 Cm. Anfang 19. Jh. Signiert.                                            LANGER Johann Peter von Entwurfsskizze zu mir die "Lasset zu kommen Kindlein", Ketterer Kunst, Hambourg


Come sempre mi auguro che abbiate trovato interessante le notizie di questo post.
Vi ricordo che i post sono frutto di mie conoscenze e ricerche e qualsiasi forma di riproduzione di queste notizie deve essere autorizzata dall'autore che ne ha il copyright ogni violazione sarà perseguibile penalmente.

Giovanni Battista Bondesan

sabato 25 febbraio 2012

Santino preziosissimo su Ebay Stati Uniti



Ecco a voi un pregiatissimo santino fine 700 (che per ovvie ragioni ho reso poco riconoscibile) introvabile sul mecato italiano!
Infatti è in vendita su Ebay Stati Uniti  probabilmente in carta pergamena colorato a mano!
il Santino CONTIENE anche ANTICHE RELIQUIE:
LE FOGLIE DA ROSAI MIRACOLOSE DI S. FRANCESCO D'ASSISI-(probabilmente colte direttamente dalle mani di San Francesco!)
E PEZZI DA PORZIUNCOLA DELLA CHIESA MADRE DI S. FRANCESCO--
Alla irrisoria cifra di US $1.500,00 Circa EUR 1.114,16
Ci siete cascati?
Spero proprio di no!
La descrizione è falsa e anche il prezzo lo è.
Solo un bel santino cromolitografico con reliquia (foglie di rosa) a libretto di fine 800 inizi 900 valutazione max 10-15 euro

 Ecco a voi due santini praticamente identici di diversa casa editrice la tedesca Kühlen di Gladbach, foto gentilmente concessa dal collezionista Domenico Vella.
Siamo alle solite, siamo qui a parlare di vendite Ebay assurde, purtroppo a volte chi vende non si documenta o spera di trovare il pollo di turno!
Mi sembra inutile fare le mie raccomandazioni anche perchè sono sicuro che non ci sono polli in giro!

martedì 21 febbraio 2012

La Madonna della seggiola e I bigliettini di Sir Raphael Tuck

 


Quello che vi mostro oggi, non è propriamente un santino, ma un biglietto di Auguri

Natalizi di origine inglese degli inizi del '900 a libretto le misure sono:

chiuso 12,4x13,9, aperto 24,7x13,9, le misure dell'immagine litografata,dipinta a mano è

di 7,1x8,7.

Vi è rappresentata "La Madonna della seggiola".


La Madonna della Seggiola è un dipinto a olio su tavola (diametro 71 cm) di Raffaello


Sanzio, databile al 1513-1514 circa e conservato nella Galleria Palatina di Palazzo

Pitti a Firenze.
Il foglio interno, dove è presente uno scritto e una poesia natalizia in inglese, è rilegato

 alla copertina in cartoncino, tramite fili di seta, che si possono notare nella foto in alto.

















Il testo scritto a matita è una dedica in inglese:
From Fred to Laura India 1920 Bareilly
Traduzione:
Da Fred a Laura India 1920 Bareilly (città a nord dell'India nello stato federato dell'Uttar Pradesh)
Breve cenno storico:
L'india era colonia Britannica sin dalla metà del 18° secolo e nel 1920 alla guida del

 National Movement è nominato Mohandas Karamchand Gandhi, un avvocato della

provincia del Gujarat, un uomo che cambierà radicalmente la storia del paese.

Noto anche come il Mahatma, o ‘grande anima’, trasforma la sua lotta per l’indipendenza

in un movimento di massa, facendo della non violenza, satyagraba, ovvero ‘resistenza

non violenta’, il suo punto forte.

Sulla parte destra troviamo una poesia natalizia in caratteri gotici:

A joyful christmatide




O infant god!


O christ!

O light most beatiful!
Thou comest, son of joys all darkness to annul and brightest lights of earth beside thy

light are dull.

Una gioiosa festa natalizia

O Dio bambino !

O Cristo!

O luce più bella!

Tu vieni, figlio di tutte le gioie  la tua luce annulla le tenebre e le luci più

 brillanti della terra accanto alla tua luce sembrano spente.

Probabilmente un militare inglese di stanza in India, di nome Fred, che mandava gli
auguri di Natale, alla sua amata Laura.
Una piccola curiosità:
Nel Titolo della poesia la parola Christmatide è priva della "S" di Chrisma(s)tide, errore voluto, licenza poetica o un semplice errore di stampa?
Nella Chiesa protestante chrismas-tide (letteralmente in italiano marea di Natale)

 definisce una delle stagioni dell'anno liturgico nella maggiorparte delle chiese cristiane.
Tende ad essere definito (con lievi variazioni) come il periodo compreso tra la vigilia di

 Natale e l'Epifania.
Questo periodo è anche noto come i dodici giorni di Natale.
Molte Chiese protestanti aggiungono la stagione dell'Epifania a quella Natalizia,

 estendendo le celebrazioni del Natale per quaranta giorni fino alla festa della

 presentazione di Gesù al Tempio (candelora), il 2 febbraio.






Chi ha prodotto questo biglietto Natalizio?

nella parte bassa a destra della litografia raffigurante la Madonna della seggiola troviamo

 la scritta RAPHAEL pinx.

Nella parte posteriore al centro un timbro a secco che riporta:

Raphael Tuck & Sons ltd.




Tale stemma rappresenta l'onoreficenza Royal Warrant of Appointment  che la casa reale inglese concede per i servizi resi alla corona inglese. 
Sir Raphael Tuck fu l'inventore della cartolina postale così come la conosciamo oggi.
Ecco la sua storia .
In un piccolo negozio in Bishopsgate  Raphael Tuck e sua moglie Ernestine lavorarono insieme.
Il piccolo negozio, fu inaugurato nell'ottobre del 1866 sulla Union Street a Londra.
Ernestine era una donna d'affari saggia e competente  Raphael un perfezionista.
L'attività  iniziò con la vendita di quadri e cornici, ma dopo pochi mesi dal loro arrivo Raphael si è affermò come  distributore di stampe oleografie, e litografie in bianco e nero.
Tuck nacque il 7 agosto 1821 in Koschmin Poznan dove  dedicò i suoi primi anni allo studio del giudaismo, tra cui la conoscenza della lingua ebraica.
Il suo interesse per l'ebraismo ortodosso lo  portò a diventare un esperto studioso del Talmud.
Raphael sposò Ernestine Lissner nel marzo del 1848. 
Diede alla luce sette figli, quattro maschi e tre femmine, tutti nati in Prussia prima della loro migrazione verso l'Inghilterra. 
Tre dei quattro figli  parteciparono alla conduzione dell'azienda fondata dal padre.

Il loro secondo figlio, Adolph, fu presidente e amministratore delegato della Raphael Tuck and Sons, Ltd. fino alla sua morte il 3 luglio 1926.
Fu fatto baronetto il 19 luglio 1910.
Raphael aveva ricevuto una formazione nelle arti grafiche nel suo paese d'origine e, sebbene non fosse  un artista, ebbe idee di grafica pubblicitaria che spinsero il suo interesse in questo nuovo campo.
In Inghilterra,  catturò l'immaginazione del pubblico in modo tale che egli fu in grado di creare un nuovo business delle arti grafiche.
Era così riuscito, secondo il "Times di Londra", ad aprire un nuovo campo di lavoro per artisti, litografi, incisori, stampanti, inchiostro e produttori di pasta, di bordo e diverse classi commerciali diverse.
Possiamo classificarla come una delle ironie della storia che un Ebreo, un rispettoso studioso del Talmud, sarebbe stato ricordato come l'esponente principale  promotore e inventore della cartolina di Natale.

Raphael diede ai disegni delle cartoline di Natale un impronta prevalentemente laica,  nonostante la maggiore consapevolezza religiosa dell'epoca vittoriana.
Nel 1871 Tuck curò la produzione di biglietti di auguri natalizi caratterizzati dagli aspetti religiosi che caratterizzano il periodo natalizio:
Gesù Cristo, la Santa famiglia, i Magi, la scena della Natività, così come il tradizionale Babbo Natale, agrifoglio e vischio
due mila sterlineNel 1880, il figlio Adolph lanciò il primo concorso nazionale che offriva 5.000 sterline in premio per i migliori  disegni sul Natale.
Oltre cinquemila furono i quadri  iscritti al concorso.
Il più grande periodo di espansione della ditta Tuck fu sotto la direzione di Adolf che si era unito al padre nel 1870. 
Gustave e Herman presto seguirono il loro fratello nel 1871. 
Adolph diventa amministratore delegato, che comprendeva il controllo del reparto artistico.
Gustave seguiva il settore librario, mentre Herman  gestì il settore finanziario dell'azienda.
Intorno al 1880 l'azienda si trasferisce nuovamente, questa volta a Coleman Street, con una filiale in Chiswell Street. 
Tuck stabilì uffici a Parigi, Berlino, Montreal e New York.
La filiale di Parigi aprì nel 1882 e la sede di New York fu inaugurata nel 1885. 
Nel 1883, la regina Vittoria concesse alla ditta la nomina  Royal Warrant.
Royal Warrant of Appointment è un'onorificenza rilasciata da parte della Famiglia Reale Britannica a un negozio o un'attività.
Il significato di questa onorificenza sta nel fatto che, con tale simbolo,  accerta che l'attività commerciale ha svolto, o tuttora svolga, servizi per la Corona Inglese.
Questo simbolo dona molto prestigio all'attività.
Nel 1895 la moglie Ernestine muore e la salute di Raphael cominciò a peggiorare. 
Come detto, la prima azienda ebbe sede in Union Street (ora Brushfield Street), Bishopsgate.
Durante la fine del 1800, l'azienda Tuck occupò diversi quartieri in City Road e Coleman Street.
Nel 1888 Raphael pose la prima pietra di uno splendido edificio all'angolo tra Moorfield e Tener Street.
Il 6 luglio 1899, Raphael House fu completato e inaugurato ufficialmente..
La foto sopra riporta una pubblicità del 1901, mostra la gamma di prodotti Tuck a cavallo del secolo.  
Nota: gli uffici in fondo sono l'India, Sud America e Sud Africa.
Raphael House non era attrezzato per la grande stampa, ma per la raccolta, progettazione e distribuzione di prodotti cartacei.
La maggior parte della stampa  continuò ad essere appaltata  in Germania fino alla prima guerra mondiale che interruppe le relazioni commerciali tra i due paesi.
La prima cartolina postale illustrata nacque in Europa intorno al 1870.
In Italia la prima fu creata in occasione delle nozze del principe Savoia di Napoli con la principessa Elena di Montenegro nel 1896.
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Erano molto costose e quindi il loro uso apparteneva a gente molto ricca.
Le prime cartoline non recavano saluti o comunicazioni del mittente erano
soltanto firmate.
I messaggi si scrivevano in uno spazio bianco al lato dell' immagine il retro
serviva per il solo indirizzo del destinatario.
Solo dal 1899  Tuck pubblica la sua prima serie regolare di cartoline, un gruppo di dodici numerate chromographic (cioè colorato) vedute di Londra. 
Il numero di post-carte emesse,  variava notevolmente, presumibilmente a seconda della domanda.
Il record dimostra che molte delle prime post-card numerate monocromatiche sono state emesse da Tuck ad un minimo di 6000 alla volta. 
Raphael Tuck  morì il 16 marzo 1900.
Egli non visse abbastanza per vedere come la cartolina divenne forma popolare di comunicazione sociale solo un decennio dopo la sua morte.
Adolph ei suoi fratelli continuarono a espandere il business dopo la morte di Raphael.
Fu grazie agli sforzi di Adolph Tuck che la cartolina subì una variazione di dimensioni che fu consentita dal Unione Postale Universale. 
Dopo quattro anni di negoziati, Adolph riuscì a convincere gli inglesi della Postmaster General, che una scheda più grande avrebbe potuto avere un quadro su un lato e un breve messaggio, nonché l'indirizzo e il timbro dall'altro.
Nel 1898, il ministro delle Poste  finalmente approvò, una nuova era è iniziata.
Swannanoa RIVER at Biltmore, NEAR Ashville, N.C.
Con l'avvento della Prima Guerra Mondiale  Adolph morì poco dopo e gli successe al  Reginald, suo figlio maggiore. 
Poco dopo andò in pensione anche Gustave e l'attività fu lasciata nelle mani dei figli Reginald e Desmond.
Ancora una volta, scoppiò la guerra, e la notte del 29 dicembre 1940, i nazisti versarono tonnellate di bombe su Londra. Al mattino, Raphael House era stata rasa al suolo. Settantaquattro anni  di lavoro e 40.000 e più foto originali e fotografie dei migliori artisti finirono in cenere. Ma Reginald e Desmond non si diedero per vinti e ricominciarono da capo.
Sir Reginald Tuck  morì nel 1954, e Desmond continuato l'attività fino al 1959 quando si ritirò.
La nuova società  diventò Corporation stampa britannica, che si trovava a breve distanza da dove nacque il primo negozio di Ernestine e Raphael Tuck .
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Come sempre spero abbiate apprezzato e mi auguro di avervi stupito, incuriosito e perchè no  invogliato a cominciare una nuova collezione.
Giovanni Battista Bondesan